The Project Gutenberg eBook, Psicologia criminale , by Michele Longo This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and most other parts of the world at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you'll have to check the laws of the country where you are located before using this ebook. Title: Psicologia criminale Author: Michele Longo Release Date: September 27, 2014 [eBook #46981] Language: Italian Character set encoding: ISO-646-US (US-ASCII) ***START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK PSICOLOGIA CRIMINALE *** E-text prepared by Giovanni Fini and the Online Distributed Proofreading Team (http://www.pgdp.net) from page images generously made available by the Google Books Library Project (http://books.google.com) Note: Images of the original pages are available through the the Google Books Library Project. See http://www.google.com/books?id=M-YVAAAAYAAJ NOTE DEL TRASCRITTORE: Corretti gli ovvii errori di stampa e di punteggiatura. Il testo greco traslitterato e indicato come #testo greco#. Il testo in grassetto e indicato come =testo grassetto=. PSICOLOGIA CRIMINALE * * * * * * PUBBLICAZIONI DELLO STESSO AUTORE =Lucrezio=--Saggio critico-filosofico-letterario L. 2-- =La causale a delinquere= " 3-- =Della responsabilita civile a seguito di un giudicato di assoluzione penale= " 1-- =Delle condizioni attuali del periodo istruttorio nella Legislazione penale italiana e delle riforme di cui avrebbe bisogno= " 2-- =Trattato di Codice penale italiano=--Parte I. Dei reati e delle pene in generale " 6-- =Il processo penale indiziario=--Libri due " 3-- =La premeditazione=--Libri due " 5-- =Del resto di ingiurie secondo il Diritto romano= " 1-- =Macbeth=---Studio di psicologia penale " 1-- =Schiller=-=Ibsen=--Studi di psicologia penale " 2-- =La coscienza criminosa=--Studio psicologico-giuridico " 3-- * * * * * * Avv. MICHELE LONGO Professore di Diritto e Procedura penale presso la R. Universita di Napoli PSICOLOGIA CRIMINALE Torino Fratelli Bocca, Editori Librai di S. M. Il Re d'Italia Roma Milano Firenze Corso Umberto I, 216-17 Corso Vitt. Eman., 21 (F. Lumachi Succ.) Via Cerretani, 8 _Deposit. gener. per la Sicilia_: O. FIORENZA. _Palermo_ _Dep. gen. per Napoli e Prov._: SOCIETA EDITRICE LIBRARIA, _Napoli_ 1906 Proprieta Letteraria N. 10217--Stab. Tip. Torinese, via Ormea, 3. ALLA SACRA MEMORIA DELL'AVVOCATO RAFFAELE JUSO 1906. PREFAZIONE _ Il lettore che, per avventura, abbia conoscenza delle precedenti mie pubblicazioni, vedra subito, scorrendo questo libro, che in esso io ho voluto sistematizzare le sparse nozioni di Psicologia criminale, dando loro una forma organica._ _Convinto, dopo lunga ed assidua meditazione, che qualunque branca dello scibile debba riconnettersi alla cognizione unitaria scientifica, la cui piu esatta ed elevata sintesi e racchiusa nel Monismo, ho creduto non ingannarmi col risolvere il problema soggettivo del delitto mediante teorie le quali ritraggono del processo dinamico di tutti i fenomeni della natura, dagli inorganici agli organici e da questi agli umani. E cosi che il compito del giudice si spoglia di tutto cio che fittizio son venuto creando vecchi errori metafisici, tradizionali preoccupazioni sociali; ed e cosi, benanche, che il diritto di punire rientra nel progresso evolutivo a cui tutte le discipline tendono ad avvicinarsi, in teoria ed in pratica. Se non che, questo libro non contiene che la parte generale o fondamentale della psicologia criminale. Perche le nozioni in esso svolte abbiano piu evidente dimostrazione, e necessario che a questo seguano altri due lavori; un trattato di Psicologia criminale etnologica, col fine di studiare l'azione delle forze ambienti sulla genesi e lo sviluppo del delitto; ed un trattato di Psicologia criminale speciale, che esamini per ciascuna categoria di fatti l'evento soggettivo criminoso._ _Spero che l'accoglienza, che io mi auguro per questi miei studi, mi sia conforto, in avvenire, a novelli sforzi e piu meritevoli._ _Lucera, 9 dicembre 1905._ M. LONGO. INTRODUZIONE 1. Contenuto scientifico della psicologia criminale.--2. Processo di _distinzione_ di qualunque fenomeno; formazione naturale del pensiero.--3. Come sorge l'evento psichico del dato giuridico punitivo.--4. Genesi della _sanzione_ sociale; concetto del _dolo_ nelle fasi evolutive della coscienza giuridica dei popoli.--5. Cenno storico dello studio psico-fisiologico del delinquente.--6. Gli odierni scrittori delle differenti discipline intorno al delinquente.--7. Stadio integrativo della psicologia criminale.--8. La teoria _dinamica criminale_ fondamento degli studi psicologici del delinquente; precedenti scientifici in Romagnosi ed in Carmignani. =1.=--La psicologia criminale e una branca distinta della psicologia comune e della scienza del diritto di punire. La psicologia comune insegna le leggi del pensiero o le leggi della formazione naturale della coscienza; la scienza punitiva si occupa della genesi giuridica del reato e delle norme legislative per prevenirlo e reprimerlo. Dall'accordo ultimo dei principi, che regolano la produzione e la evoluzione dei fenomeni psichici, con quelli inerenti al fenomeno del delitto, nasce la psicologia criminale il cui contenuto scientifico e nel _complesso delle leggi che presiedono alla formazione psichica del fenomeno del delitto considerato dal duplice aspetto di processo evolutivo e di processo dissolutivo_. La trattazione della materia assunta dara la spiegazione di quanto per ora enunciamo.--Ma come la psicologia criminale e nata e quali sono i suoi limiti di svolgimento? =2.=--Qualunque fenomeno progressivo, quello del pensiero compreso, non e che _distinzione_ operata su precedenti fenomeni meno distinti. Dalla formazione naturale del sistema solare alle piu alte manifestazioni della umana intelligenza il principio e costante e si concreta nell'accrescimento di precisione e coerenza con maggiore integrazione dell'effetto prodotto. La scienza puo concepirsi come conoscenza definita in opposizione alle conoscenze indefinite del volgo, e pero il suo carattere essenziale di progresso sta nell'accrescimento di precisione; di guisa che--secondo Spencer--se la scienza e stata, com'e indubitabile, uno sviluppo graduale delle cognizioni indefinite del volgo, compiutosi attraverso i secoli, e necessario che la conquista graduale della grande precisione che oggi la distingue sia stato il tratto principale della sua evoluzione. Il vero, che e l'obbietto della mente, dapprima lo percepiamo confuso con la esistenza delle cose; poscia grado a grado lo apprendiamo determinato nei rapporti di spazio e di tempo, per indi sottoporlo al potere riflessivo e precisarlo, distinguendolo, nelle molteplici attinenze dell'attivita del pensiero scientifico. Ne suppongasi che la distinzione interrompa la continuita dei processi formativi, che a cio si oppone la legge di persistenza di qualunque specie di energia; ne che l'unita del fenomeno impedisca che questo si decomponga negli elementi primigeni. Quindi, al dire di Ardigo, "il pensiero e, effettivamente, e molteplice e uno; poiche anch'esso, il pensiero, e natura, ossia una formazione naturale, come tutte le altre cose. E molteplice come l'aggregazione degli atomi dell'organismo, del quale e la funzione. E uno, come la legge per la quale gli atomi stessi non possono sottrarsi all'azione dell'uno sull'altro. Il pensiero e una formazione, ossia un effetto determinato, per la legge della distinzione, in un punto dell'universo, per la forza risiedente nel tutto, come ogni altra cosa. La contraddizione fra i due termini, della unita e della molteplicita, non e che la conseguenza d'una idea falsa e ormai discacciata definitivamente dalla scienza positiva; l'idea, cioe, della sostanza metafisica, sottoposta ai fenomeni del pensiero e della materia"[1]. =3.=--L'evento psichico del dato giuridico punitivo sorge per la distinzione ed organizzazione delle idealita sociali antiegoistiche di fronte alle tendenze egoistiche individuali. Ammesse le relazioni tra' simili, il primo insorgere d'una ragione naturale di diritto e nell'affermazione di _prepotenza_ del forte verso il debole; ovvero nell'esplicazione del talento egoistico in opposizione colla ragione antiegoistica o della idealita sociale o della giustizia. Gli effetti della civilta, e l'abito mentale di adattamento ai medesimi, partoriscono l'idea d'un _potere_ costituito il quale elimini o impedisca gli atti di prepotenza individuale, dapprima con la sanzione spontanea della pubblica opinione, con gli usi, con i costumi, col sentimento religioso; poscia con sanzioni preventive e repressive legali. Procedendo la vita sociale parallela alla creazione della idea di giustizia, ed essendo questa la condizione integrale perche l'aggregato collettivo conservi il suo organismo, si conclude, con l'Ardigo, che la giustizia sia la _forza specifica_ della Societa; ne e la forza specifica come si direbbe che l'_affinita_ e la forza specifica delle sostanze chimiche, la _vita_ delle organiche, la _psiche_ degli animali. =4.=--Assommandosi le esigenze delle idealita sociali in contrasto con l'uso della forza individuale, l'elemento psichico del delitto si venne vieppiu distinguendo; poiche, col tramutarsi l'idea di giustizia in forza di repressione, si separo il dato obbiettivo, di pericolo e di danno, dell'atto antigiuridico, dal dato soggettivo, di stato di coscienza contrario al modo comune di sentire, di pensare e di volere, e si concluse con la necessita di una _sanzione sociale_, merce l'applicazione della pena. Di qui il concetto del _dolo_, il cui significato, nelle fasi evolutive della coscienza giuridica dei popoli, e vario ed indeterminato. Il Mittermayer[1], il Nicolini[2] ne assegnano il fondamento or di inganno e di finzione, or di ogni arte e stratagemma onde nascondere altrui la propria intenzione nei fatti che serbano l'apparenza di essere ad essi contrari. Il Buccellato, dopo di aver detto che il _dolus_ in origine significa _esca_ (#del-ear#) e per traslato ogni mezzo di _adescamento_ per trarre gli altri in inganno, conclude che il _dolus_ si contrappose a _vis_, l'aperta violenza; dualismo che si riscontra anche nell'antico diritto germanico[3]. Finalmente il dolo, o elemento soggettivo del reato, si e mano mano integrato con la intenzione e volonta di infrangere l'ordine morale e giuridico, con la coscienza di contravvenire al dovere di rispetto verso i simili, con la volontarieta del fatto dannoso, e con altri fattori psichici ai quali si e ricorso per suffragare teorie indirizzate a meglio fissare il fondamento dell'imputabilita dell'individuo. Per l'influsso delle idee metafisiche ed aprioristiche intorno ai fenomeni della psiche e per la errata interpretazione dei fatti sociali si giunse a concepire il delitto un _ente giuridico_, ed il delinquente quale un essere fuori la influenza dell'ambiente o delle leggi naturali dinamiche alle quali tutti i fenomeni sono sottoposti. =5.=--Parallelo al processo storico-giuridico differenziale dell'elemento soggettivo del delitto, si maturava lo studio del medesimo obbietto, ma in campo diverso, con l'uso del metodo sperimentale ed induttivo, senza punto allontanarsi dall'osservazione della realta effettuale delle cose. Non gia, quindi, astratte supposizioni ed ipotesi gratuite ed arbitrarie suffragate dalla sola necessita logica di sistema; ma indagini analitiche, raffronti analogici, pazienti comparazioni, spassionate riflessioni furono i mezzi onde scienziati positivisti si indirizzarono alla soluzione del fenomeno del delitto col prendere ad esaminare la persona del delinquente, nelle sue qualita fisiche e morali e nelle cause ambienti che avrebbero potuto influire a destare ed a rafforzare le di lui tendenze malefiche. La maggiore attenzione fu dagli antichi rivolta alle note esteriori somatiche, teratologiche od atipiche, massimamente della fisonomia, ed al complesso dei segni degenerativi fisici, che facevano arguire qualita morali anormali. Aristotele e Galeno sono tra' primi; presso i Romani evvi Cicerone, per non parlare di minori. Ippocrate lascio preziose riflessioni circa l'azione del mondo esterno sulle nostre inclinazioni, non che il rilievo da attribuirsi alle forme irregolari organiche. Erano osservazioni profonde che dal campo della scienza passavano nel campo dell'arte e si rispecchiavano in concezioni geniali di sommi poeti. Il Tersite di Omero, eppoi, dello stesso, il brigante Autolico, nonno materno di Ulisse; Achille, Menelao predoni abituali e crudeli; e, nei tragici, Edipo parricida, Ulisse com'e dipinto nel _Filottete_ di Sofocle, l'Ercole furente di Euripide, l'Ajace di Sofocle, ed in fine Oreste, delinquente tipico impulsivo, si maestrevolmente tratteggiato da Eschilo (nelle _Coefore_ e nelle _Eumenidi_), da Sofocle (nell'_Elettra_), da Euripide (nell'_Elettra_ e nell'_Oreste_), sono a dimostrarci quanto l'arte valga ad anticipare le scoverte della scienza, e come essa, cogliendo direttamente la visione della realta, meno si allontani dalle vie del vero, dal quale ci distoglie, si di frequente, il ricercato sussidio di una logica artificiale. =6.=--Era, pero, riserbato ai nuovi tempi l'assunto di dettagliare ed approfondire la conoscenza psicofisica del delinquente. Ed ecco una schiera di nomi, nelle cui opere e sparso tutto il materiale scientifico che dovra servirci di fondamento alle applicazioni nella nostra disciplina: G. B. Porta, Lavater, Gall, Lauvergne, Gasper, Morel, Lucas, Ferry, Wilson, Nicolson, Thompson, Despine, ecc. Ai nostri di nessuno piu sconoscera il merito sommo di C. Lombroso che, avendo sistematicamente raccolti i dati antropologici del delinquente, agevola di molto il compito del psicologo inteso a costruire su solide basi la scienza della psiche del criminale, in applicazione di teoriche positive le piu accettate da reputati scrittori di psicologia generale. 7.--Ma, anche ad ammettere che sia gia preparato il materiale scientifico, in molta parte sperimentale, per la sistemazione di teorie psicologiche criminali, la peculiare branca distinta manca tuttavia di contenuto proprio. Molti confondono la psicologia criminale con l'antropologia, con la sociologia criminale o con la psichiatria. Krafft-Ebing, ad esempio, nel suo magistrale trattato di _Psicopatologia Forense_, non fa che limitare lo studio psicologico alla discussione della liberta o meno degli atti criminosi, ed ai principi fondamentali della imputabilita: il resto e materiale di patologia o neuropatologia. Ne altrimenti avviene in altri scrittori, compresi Lombroso, il Virgilio, il Marro tra' nostri; vi sono nozioni isolate preziose; manca l'ordine, la coordinazione, l'unita del sistema. Forse--e lo vedremo--un indirizzo organico scientifico comincia ad apparire nel dominio della psicologia criminale collettiva, dopo le opere del Tarde, del Rossi, del Sighele: ma oh! quanto e ancora desiderabile che le ricerche avanzino perche si possa dire di aver tracciati sicuri confini di separazione tra la nostra disciplina e le affini. In generale il difetto promana dalla esagerata importanza accordata al fattore o lato patologico del reato a detrimento dei fattori psichici: il che non deve recar meraviglia, se si consideri che quelli che piu di frequente si propongono il compito di esame del delinquente non sono psicologi di professione, ma psichiatri: cio che abbonda in un campo, manca nell'altro. =8.=--Lo stadio percorso, fino a noi, dalla psicologia criminale e semplicemente _descrittivo_: vi sono le nozioni, manca la scienza. La psicologia generale e, pero, si innanzi da facoltarci ad avvalerci dei suoi lumi per coordinare il prezioso materiale sparso intorno ai principali problemi della psiche del delinquente, fecondarlo ed unificarlo. La teorica, che da anni noi propugniamo e che va sotto il nome di _teorica dinamica criminale_, segna l'estremo limite di conciliazione tra i veri generalmente accettati dalla psicologia dell'uomo normale e le nozioni delle anomalie, somatiche e psichiche, proprie del delinquente. L'uomo e una energia, od un complesso di energie in atto: o che egli si svolga normalmente, o che devii dal funzionamento della media degli uomini, non si liberera giammai dal potere delle leggi dinamiche che si riconnettono, in ultima espressione, alla legge di causalita. Comprendere, dunque, la genesi, le variazioni, le oscillazioni, l'antagonismo delle energie psicofisiche dell'uomo comune; saperne cogliere l'aumento ed il decremento, le successive trasformazioni, la repentina insorgenza ed il lento accumularsi e stratificarsi di esse negli atti riflessi e nel fondo oscuro dell'inconscio, e sufficiente preparazione per scendere nei penetrali inesplorati dell'anima del delinquente e render palesi le leggi ond'ella e governata. Che se ai canoni derivati dalla psicologia si aggiungano i sussidi della psichiatria, dell'antropologia e della sociologia criminale, il compito ci riuscira meno difficile e con piu probabile buon esito. A dir vero, in Italia non e la prima volta che siasi intuita la genesi dinamica del delitto: il Romagnosi ne fu l'antesignano. Egli comprese che "esiste una infallibile e costante connessione fra i motivi, che sono presenti all'intendimento, e le determinazioni dell'umana volonta; e queste determinazioni sono sempre relative e proporzionate alle specie e alla energia dei motivi medesimi"[4]. Ed altrove: "Se entro le idee reprimenti non fosse racchiusa una naturale energia operante sulla sensibilita e volonta umana; se il consenso di queste facolta non piegasse a seconda ed a proporzione delle forze delle idee suddette, come potrebbesi spiegare ed asserire, non dico soltanto che esse abbiano efficacia a frenare o a rallentare gli altri precedenti impulsi, ma che nemmeno abbiano la facolta di produrre un effetto qualunque?"[5]. Anche il Carmignani afferma, che la forza dell'animo necessaria all'offesa non puo decrescere che per l'azione di forze estranee che la deprimono; ed oltraccio, che la forza dell'animo umano e come tutte le altre forze, che agiscono in natura, soggetta ad anomalie, ad aberrazioni, ed a vicende prodotte da altre forze, le quali, quasi episodiche alla principale, s'innestano, la modificano e talvolta ne cambiano l'indole affatto[6]. Le idee sostanziali del novello indirizzo erano bene apprese: ma prima che la filosofia non abbandonasse il metodo aprioristico, e prima che la biologia, la fisiologia e la psicologia non si uniformassero al comune sistema evolutivo unitario, mancavano i mezzi per verificare nei singoli fatti o nei multiformi stati di coscienza del delinquente la non difformita, al dir del Carmignani, della forza dell'animo umano, da tutte le altre forze che agiscono in natura. La psicologia criminale, finalmente, non soltanto si propone l'intento di analizzare ed apprezzare il fenomeno del delitto nel suo contenuto soggettivo, ma si propone ancora di tentare il problema penitenziario o repressivo, nei modestissimi confini a lei imposti; di contrapporre al funzionamento psichico pericoloso del delinquente qualche rimedio di cui ci sia concesso disporre senza infrangere le esigenze della giustizia _forza specifica_ della Societa. CAPO I. Le funzioni psichiche criminose. 1. Concetto scientifico della parola _funzione_.--2. Funzionamento psicofisico proprio del delinquente.--3. Anormalita del medesimo: legge generale di equilibrio violata dal delitto.--4. Il concetto di equilibrio psichico e l'unico criterio di distinzione tra l'uomo normale ed il delinquente.--5. L'equivalente etico dello squilibrio psichico; suoi riflessi al dato soggettivo ed oggettivo del delitto.--6. In che consistano le funzioni psichiche criminose nel loro aspetto intrinseco ed estrinseco. =1.=--Gli atti della nostra vita son tanti effetti che si connettono a reciproche cause. Se queste cause ci son note, ce ne serviamo per qualificare l'atto, distinguendolo da tutti gli altri che con esso abbiano rassomiglianza. Diciamo, per esempio, che taluno sia stato sottoposto ad operazione _chirurgica_ per significare che l'atto su lui operato sia il prodotto di causa intelligente, che noi riferiamo alla persona di un chirurgo. Oltraccio, noi siamo soliti, costretti dal bisogno, di rivolgerci all'opera di un tecnico per la costruzione di qualche macchina, per la cura d'una malattia, per la difesa d'una lite; e cio perche presupponiamo che le dette persone sieno le piu _adatte_ a soddisfare il nostro desiderio. Congiungendo il primo dato di esperienza al secondo, concludiamo che le qualifiche, con le quali distinguiamo la specialita degli atti e la ragione di scelta delle persone piu capaci a compierli, s'integrano nel giudizio abituale di ritenere che date cause con maggiore _facilita_ producano dati effetti. Identica osservazione facciamo, riflettendo sul perche si distinguano i nostri organi di senso. Noi affermiamo la virtu propria dell'occhio a vedere, dell'udito ad udire, poiche ci e noto che questi organi posseggono le qualita adatte per gli effetti riferiti; che in essi risegga l'attitudine di percepire i colori, di apprendere i suoni. L'idea di attitudine, di capacita, di facilita sottintesa negli esposti giudizi e espressa, in termine generale, dalla parola _funzione_. In fisiologia parlasi di funzioni di tessuti, di organi, di apparecchi; di funzioni di nutrizione, di riproduzione, di relazioni, per significare dei fenomeni, isolati o complessi, compiuti dall'organismo per la conservazione dell'individuo e della specie. La sociologia si occupa di funzioni sociali; la psicologia di funzioni della mente. In ogni caso, la parola funzione e accompagnata dal senso di processi con piu agevoli disposizioni ad effettuare determinati risultati. Il Wundt bene osserva, che tutte le volte che, come per gli apparati, a struttura si complessa, del sistema nervoso, noi non abbiamo alcuna coscienza della composizione reale delle modificazioni molecolari, nelle quali consiste l'esercizio, ci resta solamente questa espressione generale di _disposizioni funzionali_, la quale puo sempre prendersi in un buon senso: quindi, al contrario della teoria delle tracce materiali persistenti, questa espressione suppone un'azione consecutiva, la quale e dapprima durevole e sparisce di nuovo gradatamente per la cessazione o il difetto di esercizio, effetto consecutivo che non consiste punto nella continuazione della durata della funzione, ma nella facilita, con la quale essa riapparisce[7]. E lo stesso aggiunge, che se, dal dominio fisico, trasferiamo questo modo di considerazione al dominio psichico, le sole rappresentazioni coscienti dovranno essere riconosciute come rappresentazioni reali; e le rappresentazioni, sparite dalla coscienza, lascieranno dopo di se delle _disposizioni psichiche_, di specie sconosciuta, al loro rinnovarsi. L'unica differenza, che separa il dominio fisico dal dominio psichico, e la seguente: dal lato fisico egli ci e permesso sperare che gradatamente perverremo a conoscere piu intimamente la natura di coteste modificazioni permanenti, che noi designiamo in breve col termine di disposizione; mentre che, dal lato psichico, questa speranza ci e sempre interdetta, poiche i limiti della conoscenza segnano, nel medesimo tempo, i limiti della nostra esperienza interna[8]. =2.=--Se la funzione dipende dall'esercizio ed ha per esponente una piu perfetta disposizione, siamo facoltati a credere che essa si rannodi all'adattamento ed alla selezione organica. L'antagonismo tra la legge della _variabilita_, delle forme e dei caratteri, e la legge della _ereditarieta_, che mantiene o conserva la specie tra gli individui; non che la sopravvivenza e la prevalenza di individui piu adatti e di attitudini meglio consolidate, ci inducono a ritenere che la funzione, fisica o psichica, sia l'equivalente di energia piu conforme all'ambiente esterno od interno, e piu omogenea al nostro stato di specificazione. Accingendoci, quindi, allo studio della psiche del delinquente, noi, per prima, troveremo opportuno di formarci un concetto generale del medesimo; ritenendo _a priori_, salvo dopo a dimostrarlo, che, occupando, nella scala differenziata dell'uomo, il delinquente una _varieta_ sociale e morale, debba anche presentare nell'esercizio delle sue energie un funzionamento affatto proprio, di cui dobbiamo fin da ora tener conto. Le inclinazioni al delitto, appunto perche tali, debbono farci supporre che l'individuo che, n'e affetto, possegga la specialita di vincere gli ostacoli che nell'imperio della psiche vi si frappongono, pel piu facile corso verso l'azione esterna. La funzione apparisce quando la facolta dallo stato puramente _potenziale_ passa allo stato _attuale_; essa, percio, mentre segna il grado evolutivo degli individui, ne rende palesi le impronte e ci fornisce il mezzo per caratterizzarne le azioni. =3.=--A chi guarda gli effetti del delitto apparisce evidente la idea che, nella specie, trattisi di qualche cosa di anormale; di funzionamento psichico non obbediente alle norme logiche, etiche, sociali comuni al rimanente della cittadinanza; ond'e che, anche prima dei lumi apportatici dalle scienze antropologiche, la coscienza della maggioranza considerava il delinquente un essere di tempra eccezionale, da sottoporsi alla sanzione di leggi preventive e repressive. Chi voglia appellarsi al criterio di senso comune, sentira rispondersi che questi non serba nelle sue azioni la legge di _equilibrio_ e che, infrangendo lo stato di ordine, mostrasi disadatto alla vita civile. La risposta, si facile e spontanea, suppone il principio _che la vita degli esseri, a qualunque categoria appartengano, non sia che ordinata sequela di atti retti dalla legge di equilibrio, e che, non appena questa legge si viola, o gli esseri spariscono o sopravvivono lottando con continue difficolta per adattarsi all'ambiente_. Spencer ha scritto: "la coesistenza universale delle forze antagoniste, che produce l'universalita del ritmo e la decomposizione di tutte le forze in forze divergenti, rende anche necessario l'equilibrio definitivo. Ogni moto, essendo sottoposto a resistenza, subisce continuamente delle sottrazioni che finiscono colla cessazione del movimento. Cosi, quando in mezzo a cambiamenti ritmici, che costituiscono la vita organica, una forza perturbatrice opera un eccesso di cambiamenti in una direzione, essa e gradualmente diminuita e finalmente neutralizzata dalle forze antagoniste che effettuano un cambiamento compensatore in una direzione opposta, e ristabiliscono, dopo oscillazioni piu o meno ripetute, la condizione media. Tale processo e quello chiamato dai medici _forza mediatrice della natura_"[9]. L'equilibrio psichico suppone piu forze o sistemi di forze in antagonismo. Esso non e la inerzia, ma la risultante di contrari movimenti che compensano le loro spinte per la eliminazione di qualunque cangiamento. Analogamente al sentimento chiamato _senso di equilibrio_, pel quale il corpo conserva la sua posizione ed orientazione, gli atti della nostra vita psichica trovansi in equilibrio allorche il loro centro di gravita non si sposta dalla ordinaria sfera di azioni; segnano la linea ascendente e discendente con moto _retto_ o _rettilineo_, non si allontanano dalle norme d'una condotta che fa dell'individuo parte integrale del tutto sociale, ed il tutto sociale armonizza ai fini prossimi o remoti della nostra esistenza. Il delitto, negando l'equilibrio, e elemento da eliminarsi; non e soltanto un processo distinto e che trovi il posto nella serie multiforme di effetti della legge di variabilita, ma e epifenomeno o prodotto sovraggiunto, che si distacca dall'armonia dell'insieme e, per soprappiu, ne mina le basi, introducendovi forze disgregative contrarie alla natura evolutiva dell'uomo civile. =4.=--L'anormalita del delinquente ci dice che esiste il tipo dell'uomo normale. Non vogliasi, pertanto, esagerare il significato d'una distinzione meramente relativa agli scopi della vita sociale ed alla necessita protettiva di ciascuno. Quando diciamo tipo normale o anormale di uomo, vogliamo intendere concetti che rispecchiano date condizioni di cose; mutate le quali, ogni nozione perde il valore scientifico. Il concetto di equilibrio psichico e l'unico criterio di distinzione tra l'uomo normale ed il delinquente. La coscienza, l'io individuale, non sarebbe concepibile, negli stati successivi del tempo, se non poggiasse su base stabile ed invariabile che si rende evidente nella fisonomia di ciascun atto, e serve ad enucleare le nostre azioni in organismo compatto ed analogo, pur subendo svariate trasformazioni. Cio che e per l'individuo, e per l'uomo collettivo; cio che e per la specie, e pel genere. Merce l'astrazione noi ci formiamo l'idea del tipo, simbolo d'un modo di essere differenziato e permanente. L'osservazione sulla esistenza e sulle norme regolatrici d'individui formanti la gran maggioranza sociale ci mena all'induzione di regole di funzionamento e di condotta comune, donde l'idea astratta del tipo di uomo normale. Le variazioni, cui il tipo e soggetto, sono analoghe alle condizioni di ambiente o sociale o storico o etnico. Insomma, il concetto di tipo non si diparte da cio che e inerente a qualunque altro concetto della nostra mente e che si riassume nell'infrascritto principio: _il pensiero non e che il prodotto necessario della relativita delle nostre funzioni psichiche._ Nell'antagonismo di forze divergenti il centro di gravita del processo intero e sempre fisso; nella deviazione di moto l'azione e la reazione corrispondono ad oscillazioni compensatrici. Allo stesso modo, la instabilita e la stabilita dell'equilibrio psichico dipende, nella serie di oscillazioni, dall'uso maggiore o minore di _potere inibitorio_ o di forza di resistenza e di arresto. Cio, in seguito, sara ampiamente dimostrato. =5.=--L'equivalente etico dello squilibrio psichico risponde al _disordine_ causato da volizioni ed azioni non conformi alla media di esistenza sociale in armonia al benessere individuale o collettivo; il delitto turba, di per se, questa media di ordine, e cio perche con esso il comune centro di gravita della nostra attivita e spostato; e scosso o negato l'accordo tra l'individuo ed i suoi simili. Uno dei tratti della condotta detta immorale--osserva Spencer--e l'eccesso, mentre la morale ha per carattere la moderazione. Gli eccessi implicano divergenze delle azioni da un medio; la moderazione, per contro, implica conservazione della via di mezzo; donde segue, che le azioni dell'ultima specie possono essere definite piu facilmente che non quelle della prima. Chiaramente, la condotta che non e repressa si raggira fra grandi ad incalcolabili oscillazioni, per cui differisce dalla condotta che e moderata, le cui oscillazioni naturalmente sono fra limiti ristretti. Ed essendo fra limiti ristretti, apporta necessariamente determinazioni relative di movimenti[10]. Le regole di condotta ci apprendono che vi sieno determinati intenti a cui dobbiamo dirigere le azioni; e che vi siano modi o maniere da prescegliere onde si pervenga ai detti intenti. La nostra attivita, estrinsecandosi, e accompagnata, negli atti consecutivi, dalla consapevolezza, spontanea immanente o riflessa, di relazioni preordinate o sistematizzate a causa della nostra previsione o dell'abitudine. Il delitto, cagionando danno privato e pubblico, e in contraddizione con i fini della coesistenza, di concorrere al benessere dei simili; ed e in contraddizione, ancora, con i modi o le maniere onde debba estrinsecarsi l'attivita nelle azioni. L'esquilibrio, quindi, dal soggettivo si proietta nel mondo oggettivo; e desta allarme, perche scuote la sicurezza del benessere altrui e minaccia di privare, la esistenza, delle condizioni che le sono piu propizie. Finche l'esquilibrio resta nello stato soggettivo, non vi e ragione di esserne allarmati; vi sono dei primi atti di estrinsecazione, i quali neppure richiedono di essere repressi: potendo i medesimi servire a scopi indifferenti o criminosi, nel dubbio, il dovere impone di sospendere qualunque decisione. Ma, tostoche dagli atti incerti, di mera preparazione, si passa agli atti di esecuzione, accrescendosi il pericolo sociale, la legge provvede a che la minaccia sia repressa, poiche nessuno ha il diritto di turbare quell'ordine od equilibrio di vita, il quale e fondamento e condizione imprescindibile di esistenza. Proseguendo a riflettere, si avra il perche certi fatti, pur ristretti in termini di mera possibilita di danno, sieno dalla legge puniti; ad esempio il tentativo in alcuni reati, la falsita in atti che debbono serbare la impronta della pubblica fede. L'esquilibrio proprio del delitto, obbiettivandosi esteriormente, conserva sempre i caratteri intrinseci di soggettivita: senza che si renda causa di atti che _materialmente_ o _realmente_ offendano i simili, in costoro, soggettivamente, apporta un'alterazione di benessere, il cui esponente e l'allarme o il timore di veder rotta la compagine sociale, ed infranto il reciproco dovere di assistenza e di rispetto tra i componenti l'aggregato. Il concetto di equilibrio o di esquilibrio etico o sociale, soggettivo od oggettivo, va inteso sempre comparativamente alle esigenze di condotta o di benessere comune tra le persone facienti parte d'una societa; donde il dovere d'una giustizia distributiva, che s'ispiri, cioe, all'obbligo di salvaguardare il diritto di ciascuno in proporzione del bisogno di mantener saldi i legami delle parti verso il tutto. I costumi, gli usi, le leggi sono tanti termini delimitativi delle umane azioni; sono le pietre miliari che segnano le tappe progressive dell'uomo sul cammino della civilta. Ma sono, anche, argini opposti al dilagare di correnti che minacciano di travolgere povere vittime. Cio che altera la costante evenienza dei fenomeni di natura non puo tornar mai di bene per l'uomo; ed il delitto n'e l'esempio. =6.=--Riassumendo, diciamo, che le funzioni psichiche criminose, considerate nel loro aspetto intrinseco, sono l'equivalente di facolta disadatte all'uso del potere inibitorio ed allo stato di equilibrio; considerate nell'aspetto estrinseco, sono le cause di turbamento di quell'ordine sociale che e la forza specifica del benessere individuale in accordo col benessere collettivo. CAPO II. Gli elementi psichici criminosi. 1. Legge di _continuita_ nei fenomeni psicofisici; legge di _correlazione_ tra l'essere ed il suo ambiente.--2. La legge di continuita e di ambiente rispetto al delitto.--3. Ragioni per cui il funzionamento psicofisico anomalo del delinquente sfugge all'analisi sperimentale; norme relative alla prova della genesi fisica del delitto.--4. Gli elementi psicofisici del delitto e l'interno stato di equilibrio.--5. Stato di esquilibrio psichico; forza e movimento; motivo, causa ed azione.--6. Che cosa s'intenda per impulso; duplice principio fondamentale della psicologia monistica.--7. La psicofisica ed il suo valore nei fenomeni di esquilibrio del delitto. =1.=--Tutti i fenomeni da noi percepiti sono accompagnati dal carattere essenziale di reciproca coordinazione o di continuita. La distinzione che sogliamo fare tra l'uno e l'altro fenomeno, tra l'uno e l'altro modo di esistenza, tra la vita psichica e la fisica non serve che alla nostra conoscenza, la quale, stante la _relativita_ di sua natura, non potrebbe apprendere il vero delle cose se non procedesse per singole nozioni. Questa legge suprema dell'umana conoscenza, detta legge di _continuita_, impera ancora nella genesi e nella serie evolutiva dei fenomeni psicofisici. La vita mentale e la corporea sono due lati di un unico processo integrativo con gradi ascendenti di maggiore distinzione e complessita: dagli atti puramente automatici, dalle semplici azioni riflesse alle alte concezioni del pensiero non vi e che progresso ininterrotto per gradi infinitesimali. Chi, dunque, si accinga a studiare qualunque fenomeno psichico non deve arrestarsi alle sue forme estreme; deve, invece, saper cogliere la genesi ed apprezzarne il graduato sviluppo dagli elementi primigeni al piu alto esponente della intelligenza. La seconda legge, base anch'essa della evoluzione organica, e quella di correlazione tra l'essere ed il suo ambiente; la quale legge e espressa, secondo Spencer, dal canone, che la vita non sia che _corrispondenza_. =2.=--Il delitto sottosta egualmente alla legge di _continuita_ e di _ambiente_. La continuita riguarda piu intimamente l'elemento soggettivo; ossia lo stato di coscienza sintesi di tutti i coefficienti interni i quali concorrono a far si che la energia criminosa si effettui esternamente merce l'azione antigiuridica. E da osservare che, essendo il delitto azione anomala in confronto alla media della comune condotta, anche la legge di continuita, nella correlazione dei fenomeni psichici del delinquente, debba subire qualche variazione, di genesi e di sviluppo, da distinguersi, per chi ne analizzi gli elementi informativi, da cio che avviene per l'uomo normale. La differenza di genesi e analoga alla natura propria della energia criminosa ed ai fattori fisici che ne originano il primo grado di apparizione. La differenza di sviluppo e in relazione specialmente all'azione dei motivi onde la energia criminosa e determinata. =3.=--Noi non abbiamo nozioni esatte circa i fattori fisici del delitto; il funzionamento psicofisico anomalo del delinquente sfugge all'analisi diretta permessa col sussidio dell'esperienza. Cio avviene per tre ragioni: _a_) perche non e concesso di riprodurre a nostro beneplacito il fenomeno del delitto; _b_) perche nel momento in cui questo fenomeno si manifesta l'opera riflessiva dello scienziato non puo aver luogo; _c_) perche, sottostando la produzione del delitto alla influenza dell'ambiente, questa e relativa alle circostanze accidentali e fugaci ond'e accompagnata. Quindi le seguenti norme, le quali vanno ricordate in materia di prova della genesi fisica del delitto: 1^a Non essendo permesso sul delinquente che l'uso del metodo _a posteriori_, ossia quel metodo che dalla constatazione di qualita permanenti organiche risale, per supposto, all'accertamento di cio che nel momento del delitto sia avvenuto, in definitiva non ci e dato apprendere, della genesi fisica del delitto, che nozioni affatto probabili; 2^a La certezza induttiva, sul riguardo, non superando il valore d'ipotesi, e motivo per cui nell'affermazione della imputazione e nella commisurazione della pena evvi un limite abbandonato all'arbitrio del giudice il quale sappia, merce criteri di esperienza personale, integrare la prescrizione repressiva di legge con la relativita di colpa del delinquente. =4.=--Gli elementi psicofisici del delitto si risolvono in tanti equivalenti della natura intima, ereditaria o acquisita, del delinquente, in concorso con gli stimoli, esterni od interni, efficaci a mettere in moto la energia criminosa. Lo studio dei detti elementi ci apprende: _a_) che il delitto, avvisato come entita giuridica, sia il composto di fattori diversi la cui analisi deve precedere la sanzione repressiva; _b_) che il delitto, considerato siccome la risultante di coefficienti psicofisici individuali, ha bisogno di prove, le quali raccolgano, in sintesi logica, quanto sia necessario pel convincimento del magistrato. Cosi per lo studio del lato giuridico che per quello del lato psicofisico del delitto ci occorre un concetto fondamentale che sia punto di partenza della nozione dei fatti: concetto, per quanto logicamente semplice, altrettanto obbiettivamente adatto a fissare l'idea di normalita e quella di anormalita nel dominio morale. La esistenza di energia criminosa importa funzionamento difforme alla natura normale dell'uomo, cioe alla media di rettitudine di condotta in conformita a norme imprescindibili di ordine sociale o giuridico. Questa difformita e conseguenza d'un interno stato di _squilibrio_ o disturbo di armonia di stati di coscienza e contrasto col mondo esterno configurato nella vita di relazione con i propri simili. L'adattamento, per intima tendenza ereditaria e per qualita acquisite, apporta nel ritmo degli stati di coscienza un funzionamento di regolarita che noi chiamammo di _equilibrio_, secondo il quale i fatti psichici _rappresentativi_, _emotivi_ e _volitivi_ si svolgono con nessi, di successione e di simultaneita, integrativi, ossia con la legge costante di corrispondenza al grado ed alla entita degli impulsi che imprimono il moto iniziale all'azione. Siffatto stato di equilibrio, permanendo nei successivi atti esterni, si trasforma in tanti altri stati che, prendendo il nome dalla sfera di azione in cui appariscono, sono altrettanti fulcri di vita individuale o collettiva e corrispondono a differenziata sanzione preventiva o repressiva. Indi abbiamo la prima forma di stato giuridico di equilibrio nell'ordine della famiglia; poscia in quello delle differenti specie di societa create dalla legge od imposte dalla esigenza di assicurare e garantire i mezzi per l'esplicamento dei nostri bisogni; per ultimo, in quello piu ampio ed universale che dalla idea di nazione, di umanita arriva fino al concetto di giustizia assoluta. Sono stati di equilibrio, il cui fondamento va sempre riposto nell'armonia di facolta e di atti, di funzioni e di leggi: dall'individuo all'uomo collettivo il processo e unico, garantire il ritmo del funzionamento cosciente, non fallire all'intento di perfezionamento progressivo che assicuri il benessere proprio con quello degli altri. =5.=--Lo stato di squilibrio e di natura opposta a quella esaminata. Indi la nozione di stato _anomalo_, ovvero contrario al funzionamento normale dell'uomo. Abbiamo detto che lo stato psichico di equilibrio e ereditario ed acquisito: il funzionamento principale, su cui poggia, e posto da natura, poiche e regola imprescindibile psicologica, che qualunque atto interno emotivo o volitivo abbia la genesi spontanea nel processo organico individuale.--Tostoche negli stati di coscienza comincia a mancare il ritmo, all'azione di qualche stimolo non corrisponde la reciproca reazione; vien meno, percio, l'attitudine, sia anche passeggiera, al processo integrativo; le correnti di energia funzionale si turbano; le tendenze impulsive vincono l'azione reattiva delle facolta di arresto; la efficacia dell'impulso non comporta piu resistenza; spariscono i confini del campo visivo della coscienza ed all'ottenebramento dell'intelletto succede lo scoppio della passione. Il fenomeno qui descritto, ristretto propriamente al fatto del delitto, c'impone, innanzi tutto, lo studio dei motivi o degli impulsi dell'azione interna ed esterna della energia criminosa. L'equivoco che in generale si vuole ingenerare, nella dinamica, tra la idea di forza e l'idea di movimento, assumendosi la prima per una potenzialita astratta ed il secondo per qualche cosa che non inerisca alla materia, ma di questa sia modalita accidentale, si riscontra tuttodi tra l'idea di motivo o di impulso e quella d'azione. Si confonde il motivo con la causa; non riflettendo che il primo e in realta cio che la seconda e, in astrazione o nei rapporti logici, con l'idea di effetto. Ora, a chi ben guardi apparira che il motivo o l'impulso, dinamicamente, si confonde con l'azione; ne e l'essenza e la realta concreta. La energia psichica, con funzionamento normale o anomalo, e sempre in attivita: appena si effettua l'azione di qualche impulso, il precedente stato di coscienza subisce cambiamento; comincia cosi un effetto che percorre i gradi di svolgimenti conformi alla intensita impulsiva, e o si esaurisce, perche arrestato, nel dominio interno, ovvero si riversa nel mondo esterno e si completa in analogo atto di condotta. L'atto esterno e l'equivalente di quello interno, il che spiega la ragione del moto causale dell'impulso, la continuita della energia psicofisica dal momento iniziale di sentimento o di idea fino al termine dell'azione, ed in ultimo il perche si connetta l'imputabilita fisica dei nostri atti ad analoga imputabilita morale. =6.=--Cio che chiamiamo impulso non e che una scossa, un primo movimento, il quale, rientrando nel campo visivo della coscienza, o influisce a creare un novello stato, ovvero, per identita di natura, riproduce stati precedenti passati nel dominio dell'inconscio o assopiti da non destare piu alcun interesse. Per quanto facile, ad intendersi, sembri l'asserto, esso racchiude il problema fondamentale della vita. Che e mai, in fatti, la vita, se non, al dire di De Blainville, il duplice movimento interno di composizione e decomposizione, a un tempo generale e continuo? ovvero, secondo lo Spencer, la coordinazione delle azioni? Ne movimento interno e verificabile, ne coordinazione senza che vi sia un fenomeno chimico e fisico di assimilazione e di trasformazione della energia dello stimolo, senza che l'organo del senso non vi si presti a trasmettere ai centri il cambiamento dinamico subito. Migliore definizione della vita, nel senso qui appresa, e quella suggerita da G. H. Lewes, che cioe essa sia una serie di cambiamenti definiti e successivi, tanto di struttura quanto di composizione, che hanno luogo entro un individuo senza distruggere la sua identita.--La psicologia monistica, considerando la concezione naturale della vita psichica quale somma di fenomeni vitali che, come tutti gli altri, sono legati a determinato substrato materiale, detto _psicoplasma_ (Haeckel), rapporta i fenomeni dell'anima _alla legge della sostanza_, vale a dire al duplice principio della conservazione della materia e della energia; e pero ne deriva la conclusione, che all'assimilazione dell'energia trasformata, dello stimolo, segua la funzione delle cellule mediante la irritabilita, la sensibilita ed il movimento. Io accetto pienamente la dottrina di Haeckel, che cosi si esprime: Il problema neurologico della coscienza e soltanto un caso speciale del problema cosmologico che abbraccia in se tutti gli altri, il problema della sostanza. Se noi avessimo compreso l'essenza della materia e della forza, si potrebbe anche comprendere come la sostanza, che ne e il fondamento, possa, sotto determinate condizioni, sentire, desiderare e pensare. La coscienza e, come la sensazione e la volonta degli animali superiori, un lavoro meccanico delle cellule gangliari, e si deve, come tale, ricondurre a processi fisici e chimici che avvengono nel plasma di queste. Inoltre, applicando i metodi genetici e comparativi, arriviamo alla convinzione che la coscienza--ed insieme anche la ragione--non e affatto una funzione esclusiva dell'uomo; al contrario questa si riscontra anche in molti animali superiori, non solo vertebrati ma anche articolati. La coscienza dell'uomo e diversa solo a gradi, per uno sviluppo maggiore, da quella degli animali piu perfetti, e lo stesso vale per le altre attivita spirituali dell'uomo[11]. =7.=--Data la permanenza di rapporti tra l'azione esterna degli stimoli e gli stati susseguenti sensoriali, Fechner fondo la novella scienza che chiamo _Psico-fisica_. Egli, pero, si arresto alla misura delle sensazioni; altri, discepoli piu diretti di Weber, estesero la misura alla sensibilita in genere; altri arrivarono fino alla misura della durata degli atti psichici, ed ai nostri di, con maggiore precisione, all'analisi quantitativa delle percezioni. Il Fechner, per mezzo di operazioni matematiche, dedusse la sua "legge psicofisica fondamentale", secondo la quale "le intensita delle sensazioni crescono in proporzione aritmetica, mentre quelle degli stimoli crescono in progressione geometrica"[12]. Checche altri ne pensi in contrario, noi riteniamo, e ne daremo la prova, che la psicofisica abbia grande valore, specialmente in fenomeni di squilibrio psichico, per comprendere i dati sensibili ed emotivi della conoscenza, i quali contribuiscono alla formazione della percezione, e per misurare i fenomeni psichici attraverso i fenomeni fisici. Di gia appariscono i primi prodotti, abbastanza plausibili, nelle perizie psichiatriche: la psicologia criminale si varra di siffatti studi in piu larga copia, non sfuggendo ai suoi cultori il rilievo di norme sperimentali che, quantunque spesso ipotetiche, tendono a raggiungere la esattezza matematica. CAPO III. La dinamica dei motivi. 1. Centro di attivita psichica; che si intenda per motivo, impulso, movente.--2. Motivi sensitivi, rappresentativi ed ideali.--3. Che cosa s'intenda per _motivo criminoso_; differenza tra i motivi di azioni lodevoli ed i motivi di azioni riprovevoli.--4. Postulati sull'energia del motivo e sullo stadio evolutivo dei motivi criminosi.--5. La dottrina della inibizione, base dinamica della coscienza criminosa.--6. Modi onde avviene il processo integrativo psichico della energia dei motivi.--7. Assimilazione e fusione dei motivi.--8. L'addizione o la sovrapposizione del processo integrativo psichico dei motivi.--9. Stato emotivo criminoso. =1.=--Nella coesistenza e successione degli stati di coscienza e a notare la maggiore o minore permanenza di qualche centro, sensitivo o intellettivo, di attivita, al quale convergono, per impulso di affinita o di analogia, delle correnti che atteggiano l'io a propria fisonomia e ne differenziano le qualita accidentali. Il centro di attivita psichica e causato dalla sovrapposizione, agli stati precedenti di coscienza, di novello elemento il quale, cominciando col divergere le correnti interne, finisce per dirizzarle ad un punto diverso od opposto a quello cui dianzi tendevano. La espressione _centro di attivita psichica_ e presa nel senso reale, perche l'alterazione o cambiamento di coscienza per noi equivale a nuovo modo onde l'energia dell'io sposta il suo centro di gravita; dovendosi ritenere che, nella reciproca attrazione di coefficienti interni, la gravita prevalente sia prodotta dalla maggiore energia di azione o di reazione di fronte alle energie concorrenti. L'elemento transitorio integrativo o disintegrativo degli stati di coscienza noi l'appelliamo _motivo_, _impulso_, _movente_. Esso _a_) e contraddistinto da una energia propria iniziale; _b_) e sottoposto alla legge generale di causalita ed alla speciale di assimilazione; _c_) agisce o reagisce sugli stati precedenti concomitanti o consecutivi secondoche corrisponde ai medesimi per natura organica ereditaria, per grado di attivita genetica o per unita di coerenza. =2.=--I motivi si distinguono, secondo i piani successivi degli stati di coscienza, in sensitivi, rappresentativi ed ideali. Il lato sensitivo del motivo e accidentale, transitorio; resta, pero, di esso, nella serie progressiva di trasformazione psicofisica, qualche cosa corrispondente al _grado_ ed alla _natura_ della energia in attivita, e che, permanendo, si riproduce quantitativamente nei fenomeni di coscienza ond'e seguito. Maggiore energia occorre perche l'impulso o motivo sensitivo si ripresenti o riproduca; il che s'intende dal riflettere che il motivo, per la primitiva azione sensitiva, trova il soggetto in istato di piu o meno passivita e quindi incontra minori ostacoli reattivi; mentre, riproducendosi, deve vincere le difficolta provenienti da stati similari od opposti coesistenti ed il cumulo di reazioni inerenti alla natura del soggetto. Nel piano ideale il motivo assomma la energia di tutti i sentimenti ed i rapporti mentali ond'e preceduto ed accompagnato. Trasformatosi in idea od in concetto esercita sulla condotta la influenza che il Baldwin chiama _suggestione motrice_. Essa significa--secondo il detto psicologo--che noi non possiamo avere alcun pensiero o sentimento, sia che provenga dai sensi, dalla memoria, dalle parole, dal contegno o dal comando degli altri, che non abbia una influenza diretta sulla nostra condotta. Noi non possiamo per nulla evitare l'influenza dei nostri propri pensieri sulla nostra condotta, e spesso gli avvenimenti piu comuni della nostra vita quotidiana agiscono come suggestione di fatti di grandissima importanza per noi stessi e per gli altri[13].--E qui cade a proposito un'altra originale osservazione del Baldwin; che cioe noi non possiamo eseguire un atto qualsiasi senza che gli corrisponda nella nostra mente il pensiero o l'immagine o la memoria che spinge all'azione. Questa dipendenza dell'atto dal pensiero, che lo spirito ha in un dato momento, si dimostra in modo evidentissimo in certi casi di paralisi parziali, ecc. Un numero considerevole di tali casi autorizza a stabilire il principio generale, che per ognuno degli atti, che abbiamo intenzione di compiere, noi dobbiamo avere qualche modo particolare di pensare l'atto stesso, o di ricordare l'impressione che esso produce e la forma che possiede; noi dobbiamo avere nello spirito qualcosa di _equivalente_ all'esperienza del movimento stesso. Questo principio vien detto dell'_equivalente cinestetico_, espressione che perde il suo imponente aspetto quando ci ricordiamo che _cinestetico_ non significa altro se non la coscienza del movimento[14]. =3.=--Quando diciamo _motivo criminoso_ intendiamo dire determinante del delitto. Ne segue, che la parte fondamentale della psicologia criminale consista appunto nell'esame dinamico dei motivi. Il che non sfuggiva al grande Romagnosi, il quale assegnava tanta parte, nella genesi del diritto punitivo, alla dottrina dei motivi. Sarei, anzi, per dire, che la specialita delle discipline repressive sia la conseguenza di vedute teoretiche e pratiche intorno ai motivi delle azioni che noi giudichiamo violatrici della legge penale. Tra' motivi di azioni lodevoli ed i motivi di azioni riprovevoli non vi ha differenza dinamica se non per gli elementi che, nel dominio psichico, li generarono o li precedettero ed accompagnarono. Questi elementi sono di natura rappresentativa ed ideale; sono anche di natura emotiva e si distinguono per certo grado di intensita della loro attivita evolutiva. Suppongasi, ad esempio, che Tizio abbia ucciso Sempronio: il motivo puo essere la vendetta o l'odio. Ma cio nulla spiegherebbe, che la vendetta o l'odio per tanto mostrano di impulsivita per quanto, alla loro volta, sono generati ed animati da altro stato di coscienza, o coefficiente dinamico, che, nella fatta ipotesi, potrebbe essere l'idea ed il sentimento dell'_offesa_ ricevuta. E non basta ancora. La offesa qualche volta merita ed attira il perdono: perche nel caso di Tizio fu cagione di spinta all'omicidio? E da osservare due cose: la prima, che qualunque stato di coscienza agisce e reagisce sugli stati concomitanti; ha un ritmo di equilibrio mobile con tendenza ad addivenire stabile: la seconda, che nell'azione e reazione di ciascuno stato sugli altri, il processo integrativo psichico, che ne consegue, ha per fulcro l'unita cosciente dell'io col grado quantitativo di attitudine all'adattamento. Chi voglia, percio, dallo stato emotivo interno, prodotto dall'offesa, estendere la riflessione sugli stati che, in dato momento della nostra vita psichica, sono ad esso concomitanti, deve rendersi di cio conto col constatare i rapporti intercedenti fenomenici, senza punto pretendere di coglierne il nesso intimo ed essenziale: l'umana conoscenza non puo estendere il suo potere oltre la ricerca delle circostanze subbiettive ed obbiettive dello stato individuale di coscienza, circostanze che formano l'ambiente in mezzo a cui il motivo agisce ed a cui l'io e indotto necessariamente ad adattarsi. Tizio, per proseguire l'esempio, nel momento dell'offesa era eccitato per questa o quest'altra ragione; in lui la offesa ebbe presa maggiore perche fatta alla presenza di persone di cui egli voleva conservare la stima; in pubblico, mentre, per circostanza accidentale, egli era alquanto ebbro, esaltato da precedente dispiacere, e cosi via dicendo. =4.=--In conclusione di quanto si e esposto raccogliamo i seguenti postulati: _a_) La energia del motivo ritrae dell'azione o reazione degli stati di coscienza similari coesistenti e successivi; ne aumenta o diminuisce il grado secondo lo adattamento individuale alle circostanze favorevoli o sfavorevoli; _b_) I motivi _criminosi_ appartengono segnatamente allo _stadio evolutivo_ degli stati rappresentativi od ideali; la loro energia e in ragione della complessita degli elementi con i quali sono in rapporto di causalita e di successione. Il primo postulato e abbastanza chiaro da non richiedere ulteriore spiegazione. Non cosi il secondo. Esso s'intendera bene quando si pensi, che per _stadio evolutivo_ vogliamo significare il processo dinamico integrativo o disintegrativo di coscienza, quel periodo, breve o lungo che sia, durante il quale avviene il cambiamento di stati interni con moto equivalente all'impulso iniziale, trasformato, del motivo. Il cambiamento o il moto si determina tra stati rappresentativi ed ideali. Finche il motivo fosse presente, senza uscire dalla sfera della sensibilita o dell'affettivita, non produrrebbe reazione se non istintiva od automatica. Noi istintivamente allontaniamo la mano dalla fiamma che ci scotta, ci avviciniamo al cibo quando siamo tormentati dalla fame. Se, in simili operazioni, alla mente non si affaccia o ripresenta l'idea, che la fiamma bruci, che il cibo sia il mezzo per soddisfare il bisogno della fame, non si hanno azioni coscienti di cui si possa esser chiamato a rispondere. Il processo psichico evolutivo comincia dal momento che la energia del motivo passa la soglia della coscienza e si prospetta all'attenzione con fisonomia propria, sia trasformandosi in immagine, piu o meno vivace e colorita, del fatto esteriore, sia destando sentimento di piacere o di dolore in precedenza non provato. Si ha la prima ipotesi allorche la mente ha avuto agio di riprodurre, o per ricordo o per istantanea rappresentazione, il fatto nella totalita delle circostanze determinanti il cambiamento, integrativo o disintegrativo, di coscienza; il che succede quando l'individuo ha qualita atte ad imporsi una certa calma, mediante l'uso, anco momentaneo, dei poteri inibitori di arresto. Il cambiamento, che ne segue, o integra la coscienza, procurandole nuovo stato che con i precedenti si accordi e si armonizzi, dando luogo ad equilibrio piu stabile; ovvero la disintegra, causando un turbamento, il cui effetto si compie esternamente con azione criminosa. Chi ne desideri la dimostrazione ricordi due esempi. Per fortunate circostanze della vita versiamo in istato di contentezza; inopinatamente ci si annunzia qualche notizia apportatrice di grande consolazione. La notizia e appresa e ripresentata alla mente con i caratteri piacevoli, ond'e accompagnata; essa influisce ad accrescere lo stato interno di felicita, ossia integra, rafforzandolo, il precedente stato di equilibrio di coscienza. Suppongasi, all'opposto, che ci venga riferita qualche notizia dolorosa; essa mette subito in agitazione l'animo e finisce con lo squilibrare, disintegrandolo, il precedente stato di coscienza. Ognuno vede che nella rappresentazione, o riproduzione immaginaria, del fatto esterno, si accompagna un senso di piacere o di dolore. Allorche tale senso, attesa la intensita, e fenomeno secondario o semplicemente conseguenziale della rappresentazione ideale del fatto, obbietto del motivo, il cambiamento di coscienza segue il processo piu normale, con serie di trasformazioni interne percepibili; ma, avvenendo il contrario, nella ipotesi che la impressione piacevole o dolorosa predomini con potere irresistibile, qualunque reazione di arresto si indebolisce o sparisce, e ne succede il repentino scoppio dell'azione. =5.=--A meglio chiarire gli enunciati principi, racchiudenti la teoria fondamentale della dinamica dei motivi in genere, e dei criminosi in ispecie, sentiamo il dovere di ritornare sulle idee avanti espresse intorno alla importanza da accordarsi alla dottrina della inibizione, base, senza dubbio, della genesi dinamica degli atti di coscienza piu interessanti allo studio del delinquente. Tra le teorie svolte da Lourie, e riassunte magistralmente dall'Oddi, in un libro[15] che tutti i cultori di psicologia dovrebbero meditare, intorno alla inibizione, opino che la piu esatta sia quella insegnata dal Wundt, cioe che non vi sono apparati distinti per l'inibizione, bensi esistono diversi processi, uno _attivo_ di _eccitamento_, l'altro _depressivo_ di _inibizione_. E teoria fondata sulla _meccanica molecolare_; sul principio che l'aggregazione fisica (molecolare) e l'associazione chimica (atomica) presentano analogia completa in quanto si riferisce al lavoro molecolare. "Il sistema nervoso--riferisce l'Oddi--non entra in attivita se non viene _irritato_ da qualche stimolo. E mestieri dunque distinguere lo stato di attivita e lo stato di riposo. Questo stato di riposo non e che apparente, come in tutti i casi nei quali si tratta di stati stazionari del movimento. Gli atomi di queste combinazioni complesse eseguiscono dei movimenti continui. Essi sortono da tutti i lati, dalle sfere di azione degli atomi, ai quali essi erano legati fino a quel momento, entrano nelle sfere d'azione di altri atomi, che sono egualmente divenuti liberi. In altri termini, si hanno dissociazioni ed associazioni; e se all'esterno non apparisce nulla, gli e perche questi due processi contrari si compensano vicendevolmente. Lo stato di riposo, adunque, e uno stato di equilibrio. Il lavoro molecolare interno resta press'a poco _costante_, il lavoro esterno press'a poco _nullo_. Nel nervo, durante il processo di eccitamento, quando, cioe, ad esso viene applicato uno stimolo, due effetti opposti si manifestano: un effetto _stimolante_, che apparisce sotto forma di contrazione muscolare, secrezione, sensazione, ecc.; un altro _inibitore_, che tende a sopprimere il movimento, a sospendere la secrezione, a ricondurre il nervo allo stato primitivo di equilibrio. Questi due effetti cominciano nel nervo contemporaneamente: sul principio predominano gli effetti di arresto; quando lo stimolo e molto debole, questi possono essere la sola manifestazione dell'irritazione, poiche gli effetti opposti non arrivano ad estrinsecarsi; se invece lo stimolo e forte, gli effetti d'arresto, che crescono molto piu lentamente che non quelli di eccitamento, vengono tosto superati da questi ultimi. L'effetto finale, il risultato esterno, e una contrazione muscolare o un equivalente. Riferendoci ai dati meccanici sopra esposti, cio vuol dire che per l'influenza dello stimolo irritante si rompe nel nervo lo stato di equilibrio: le molecole e gli atomi subiscono una specie d'urto che li spinge ad entrare in nuove combinazioni. E la spinta e doppia, poiche doppi sono gli effetti; e si ha contemporaneamente lavoro positivo e lavoro negativo, con prevalenza del primo.--In ultima analisi ed in modo riassuntivo, si puo dire che per Wundt il processo di eccitamento rappresenta l'effetto della disintegrazione del tessuto nervoso, quello dell'inibizione e l'espressione della sua integrazione"[16]. =6.=--La efficacia criminosa del motivo non si comprende bene se, dopo essersene conosciuta la genesi, non se ne conoscano i modi di adattamento nella coscienza individuale o collettiva. Il processo integrativo psichico della energia dei motivi avviene: _a_) o per assimilazione; _b_) o per fusione; _c_) o per addizione o sovrapposizione sulle energie dei precedenti stati di coscienza. L'assimilazione del motivo criminoso va intesa nel senso che le qualita ereditarie individuali si prestino ad identificare, con la propria natura essenziale, la efficacia dinamica del novello coefficiente entrato nel campo della coscienza; il che importa adattamento, dell'elemento accidentale, all'ambiente morale predisposto dalla natura ereditaria dell'individuo. L'adattamento avviene in modo _spontaneo_ quando tra il novello coefficiente ed i vecchi siavi _identita_ assoluta; mentre, poi, occorre un certo sforzo di interna tensione allorache tra essi siavi sola _uniformita_. La proclivita, o facilita, e la repugnanza ad assimilare dati sentimenti o date idee non sono che effetti di quanto e detto: noi crediamo che cio dipenda da libera scelta, ma non e guari difficile accorgerci di essere soggetti ad un'illusione, facilmente spiegabile se si rifletta allo sforzo, qualche volta inutile, per vincere la tendenza o la resistenza di stati di animo in contrasto con impulsi che ne variano l'atteggiamento. Se due correnti di due diversi fiumi si incontrano in un punto e scorrono sul medesimo declivio, si mescoleranno senza difficolta e continueranno il loro percorso: ma, se le correnti sono di opposta direzione, prima che si uniscano e perdano l'apparenza di direzione diversa, e d'uopo che tra loro succeda un contrasto, un gorgoglio, e che insieme si rimescolino a seconda la prevalenza di spinta o di piu agevole piano su cui ciascuna scorre. =7.=--Nel processo di assimilazione, dei motivi, si tien conto dell'adattamento alla natura ereditaria individuale; in quello di _fusione_ l'attenzione cade specialmente sulle relazioni intercedenti tra la energia del coefficiente psichico rappresentato dal motivo e l'energia di coefficienti acquisiti ed assimilati in precedenza. Nella fusione dei motivi le correnti psichiche impulsive al delitto sono tante forze concorrenti la cui risultante consiste nella loro somma organizzata ed unificata dalla tempra del carattere individuale. La convergenza delle correnti si verifica per l'attrazione di qualita ereditarie o acquisite; la differenza, tra esse, sparisce subito che il moto potenziale addiviene attuale e si ristabilisce l'equilibrio relativo. =8.=--L'addizione o la sovrapposizione del processo integrativo psichico dei motivi si origina, per lo piu, in un periodo _statico_ dell'io criminoso. O che questo periodo sia precedente all'altro di preparazione e di esecuzione del delitto, o che interceda tra atti intermedi, certo e che esso e contrassegnato da maggior calma interna e comporta il potere di controllo della riflessione. Insomma, nell'addizione dei motivi, alla mente appariscono chiari i termini che debbono sommarsi o sovrapporsi. La educazione e le mal contratte abitudini molto influiscono a sovrapporre, al carattere primigenio e spontaneo personale, delle tendenze o inclinazioni le quali finiscono per avere il sopravvento ed alterare l'equilibrio interno; di guisa che, data la occasione propizia, lo stato di coscienza si turba e subisce la trasformazione che ad esso imprime qualche motivo accidentale sopravvenuto. Non essendo avvenuta la fusione delle correnti di energie sovrapposte, sara agevole, mediante l'uso di potere inibitorio, di sceverare, nell'addizione, i termini a sommarsi, e di paralizzare quei motivi che, estranei all'indole ed al carattere individuale, riescirebbero altrimenti a turbare l'equilibrio ed a spingerci al delitto: il che avviene quando, con mezzi preventivi, si allontanano le occasioni propizie all'insorgere di sentimenti e di passioni incomposte, oppure al formarsi di idee di egoistici intenti prevalenti. =9.=--Il lato emotivo del motivo criminoso attiene al sentimento. Dipendendo l'azione del motivo dalla serie di atti ripetuti in tempi successivi, il sentimento dapprima e di disgusto, di repulsione ed ha pochissima presa nel campo della coscienza. Basta che correnti piacevoli o dolorose attraversino l'animo perche il velo dell'oblio si estenda sulla triste impressione provata. Ma, ammesso che il motivo si ripeta e la riflessione ci avverta che possa ulteriormente rinnovarsi, al disgusto succede l'impulso rapido ed alquanto intenso che, rafforzandosi pel ricordo del precedente atto repulsivo, si trasforma in sentimento di odio. Comincia dal fondo della coscienza a venire a galla il primo conato reattivo; pero ben tosto e represso per la speranza che l'atto non abbia a ripetersi e per l'influenza dei controstimoli emotivi interni. Durando l'azione del motivo, con graduale attenuazione si indebolisce in noi il potere spontaneo inibitorio e si crea un ambiente psichico piu adatto alla germinazione di sentimenti e passioni di cui per lo innanzi non si aveva l'esempio. Lo stato interno, che vieppiu si va specializzando, e qualificato da un senso di costrizione o di depressione; l'io si avvede di esser sotto l'incubo di potere estraneo e, per quanto si sforzi a liberarsene, comprende che riesce vano. Ne succede lo stato di sconforto: la vittima e consapevole che la forza di resistenza comincia a venir meno, e si addolora al pensiero dell'abisso che si scava nell'animo ed in cui potrebbero precipitare tutte le buone intenzioni, i naturali istinti di rettitudine. Durando tuttavia il motivo, di tratto in tratto il campo visivo della coscienza si restringe, si abbuia: l'inconscio piglia il predominio e l'animo e maggiormente oppresso da ricordi di precedenti stati di felicita, da idee frammentarie che passano con rapido corso innanzi alla mente, mostrando appena da lontano un lembo luminoso od oscuro di loro esistenza, la visione crepuscolare di avvenire incerto, alterato dalla fantasia, con aspetto reso pauroso dall'incertezza e dal mistero. L'epilogo di questo dramma psichico si compie o con irresistibile reazione, per la scarica di energia scoppiata con atti rapidi ed irrefrenabili, ovvero, allorche l'azione del motivo sia perdurata, con indebolimento totale dei controstimoli e con l'insorgenza di poteri reattivi di disordine. La emotivita del motivo e ben altra cosa dalla serie di emozioni speciali che, in tempo piu o meno prossimo alla prima spinta al delitto, destansi nell'animo. Inoltre, lo stadio criminoso della emotivita, per chi voglia comprenderne a fondo lo sviluppo, dev'essere esaminato, non solo nel corso ordinario di genesi e di progresso, ma, in singolar guisa, per rispetto alle categorie di delitti ed alla diversita dei motivi capaci ad esercitare un'azione sui medesimi. La emotivita, nei delitti di scoppio repentino e tumultuoso di passioni di ira, di odio, di vendetta, non sorpassa la sfera del sentimento; mentre, nei delitti di calcolo e di riflessione, si estende fin nel campo della ideazione. Si prenda in esame il delitto di furto. Il ladro, nel concertare il piano della sua azione, e animato dalla idea di arricchire, la quale idea, alla sua volta, si converte in iscopo o intento del delitto. Chi ben rifletta sul contenuto dinamico dei motivi del furto, si accorgera di leggieri che questi sono scevri della vivace impulsita passionale propria dei reati d'impeto, causati da odio o da vendetta. Il lato emotivo rilevante, nel furto, e affatto ideale, nel significato d'intento calcolato alla stregua di mero interesse. Cio costituisce il peculiare stato psichico che io chiamo _stato emotivo ideale criminoso_, dipendente da bisogni insoddisfatti, da desideri vivi, da speranze o lusinghe di miglioramento di benessere personale. CAPO IV. Cenestesi del criminale--Fisio-psicologia dei motivi. 1. Cenestesi o sensibilita generale del criminale.--2. Ontogenesi e filogenesi dell'anima del criminale.--3. Insensibilita e disvulnerabilita dei criminali.--4. La eredita.--5. L'infanzia del delinquente.--6. La teoria psico-fisiologica dei motivi.--7. Efficacia attuale e potenziale dei motivi; concomitanti somatici caratteristici del piacere e del dolore.--8. La dinamica del _motivo-idea_; specificazione della coscienza criminosa. =1.=--Allargando ed approfondendo l'esame della vita psicofisica minore dei criminale, c'incontriamo nel problema della sensibilita generale o cenestesi del medesimo. "Il senso cenestetico--scrive il Bianchi--e la sintesi di tutte le sensazioni, in cui si riassume la personalita organica. Le informazioni di tutte le funzioni organiche, e di tutto il lavoro compiuto dagli organi nelle diverse officine organiche della vita, vengono trasmesse ai centri nervosi superiori. Da tutte le parti dell'organismo, anche le meno importanti e le piu lontane, e un continuo flusso di onde nervose che stabiliscono rapporti tra tutti gli organi ed i centri nervosi superiori. A queste si aggiungono tutte le sensazioni specifiche, per mezzo delle quali il soggetto sperimenta una serie infinita di mutazioni per gli immediati contatti col mondo esterno, la cui ultima risultante e la progressiva comprensione del proprio organismo, sempre piu distinto nell'ambiente in cui vive, merce la riproduzione mnemonica di tutte le qualita fisiche del mezzo e delle modificazioni che l'organismo subisce sotto l'influenza degli agenti che operano su di esso"[17]. Questo apparato o composto organico, il cui equivalente psicologico corrisponde alla neuropsiche, quarto grado principale della psicogenesi filetica, e il sostrato della vita psichica di tutti gli animali superiori, non che di quella dell'uomo, la quale, secondo l'Haeckel, "e legata ad un _apparato psichico_ piu o meno complicato, e questo si compone sempre di tre parti principali: gli _organi di senso_ portano le varie sensazioni; i _muscoli_, per contro, determinano i movimenti; i nervi compiono la comunicazione tra i primi e gli ultimi, attraversando un organo centrale particolare, il _cervello_ o _ganglio_. La disposizione e il funzionamento di questo apparato psichico si paragona comunemente con un sistema di telegrafo elettrico; i nervi sono i fili conduttori, il cervello e la stazione centrale, i muscoli e gli organi di senso sono le stazioni locali subordinate. Le fibre nervose motrici conducono centrifugamente ai muscoli gli stimoli volontari o impulsi, e determinano il movimento con la contrazione muscolare; le fibre nervose sensitive, per contro, conducono centripetamente le varie sensazioni degli organi di senso periferici al cervello, e riferiscono le impressioni ricevute dal mondo esterno. Le cellule gangliari o _psichiche_, che compongono l'organo nervoso centrale, sono le piu perfette di tutte le parti organiche elementari; poiche esse non compiono solo la comunicazione tra i muscoli e gli organi di senso, ma anche le piu alte tra tutte le funzioni della psiche animale, la formazione di rappresentazioni e di pensieri ed all'apice di tutto la coscienza"[18]. =2.=--La cenestesi del criminale, analogamente a quella dell'uomo normale, va considerata sotto il duplice aspetto, ontogenetico e filogenetico. Le conseguenze, che ne trarremo, agevoleranno il compito di seguire la formazione dell'anima del criminale nelle fasi d'integrazione fino all'ultimo grado evolutivo di coscienti azioni esterne. Sono nozioni appartenenti alla biologia ed alla psicologia. La biologia ci apprende come tutti i fenomeni di coscienza si connettano alla vita di relazione col mondo esterno; che dal protoplasma alla piu elevata funzione cerebrale qualunque cambiamento organico abbia per esponente uguale modificazione integrativa o disintegrativa della vita psichica; che il nesso causale tra lo sviluppo _biontico_ (individuale) e quello _filetico_ (storico), legge suprema d'ogni ricerca biogenetica, ha lo stesso valore per la psicologia, come per la morfologia (Haeckel). Ci apprende eziandio che la _sensibilita_ non sia che carattere di vita degli esseri, e che dal _psicoplasma_ (o sostanza psichica nel senso monistico), dal _riflesso_ o _funzione riflessa_ o, meglio, _atto riflesso_, alla rappresentazione cosciente ed all'intelletto non evvi che trasformazioni continue di sanzioni soggette alla legge di eredita e di adattamento. La mente, sintesi delle leggi psicologiche, non e in fin dei conti che l'altra faccia della vita e costituisce come un organismo che ha la sua storia evolutiva ed e retta nelle sue esplicazioni da leggi fondamentali comuni alla vita in genere (Bianchi). La concezione unitaria, adunque, o monistica degli esseri ci obbliga a concludere, che la genesi cenestetica del delitto, fenomeno affatto naturale, si connetta alla legge di continuita, o che vogliasi semplicemente riferire alla psicogenia individuale o biontica, o che si estenda alla storia genealogica della specie. =3.=--Il Lombroso, riflettendo sulla preferenza singolare dei delinquenti per un'operazione cosi dolorosa e spesso lunghissima e pericolosa, com'e quella del tatuaggio, e la grande frequenza in loro dei traumi, s'indusse a sospettare in essi una sensibilita ai dolori piu ottusa del comune degli uomini, come per l'appunto accade in alcuni alienati, dementi in ispecie[19]. Dall'insieme dei fatti da lui osservati dedusse, in effetti, la verita della tesi, concludendo che la insensibilita al dolore ricorda assai bene quella dei popoli selvaggi che possono sopportare, per le iniziazioni della puberta, torture non tollerabili da un uomo bianco[20]. Al che si aggiunge una gran forza vitale che ripara prontamente i tessuti in caso di ferite o di lesioni gravi, cio che Benedick designa col nome di _disvulnerabilita_[21]. Uguali caratteri si riscontrano nella sfera della sensibilita morale, causa dell'assenza di pieta o della ferocia onde si consumano molti delitti. Fisiologicamente la spiegazione e nella genesi del dolore, il quale, dipendendo da differenziazione progressiva ontogenetica e filogenetica, pel perfezionamento e sviluppo maggiore degli organi dei sensi, non che per raffinata squisitezza di sentimenti altruistici, nel criminale ha dovuto arrestarsi in un grado molto basso, indice o di forma degenerativa o di reversione atavica ad organismi meno perfetti. =4.=--Ontogeneticamente la sensibilita del criminale dipende in primo luogo dalla _eredita_. E fin dal momento della generazione e della vita intrauterina che le qualita malefiche pigliano consistenza e cominciano a palesarsi. Le leggi della eredita fisiologica e patologica si applicano specialmente alla biogenesi del delitto. Le varieta di risultati, che spesso mettono in dubbio la verita delle leggi generali, dipendono dalla infinita serie di circostanze imprevedibili. Ma la indagine accurata sui germi embriologici del delitto, non trascurando alcuno degli elementi ereditari ed atavici, i quali potettero influire direttamente o indirettamente sulle qualita acquisite dalla nascita, deve fornirci molti lumi, intorno alla conoscenza delle qualita medesime, senza i quali resteremmo di fronte ad imperscrutabili misteri. Fin dal momento che la vita individua comincia con la cellula-uovo fecondata o cellula stipite (_cytula_), i caratteri organici dei genitori si trasmettono nella prole. Il dubbio che ne potrebbe sorgere, secondo che abbiamo detto, e dal non conoscersi ancora esattamente le trasformazioni tutte inerenti alla legge di _variazione_ nei novelli organismi sorti dalla unione dei germi dei genitori: pero eziandio in cio vige il principio universale dell'unita della vita nello spazio e nel tempo, non che l'altro della varieta con la identita sostanziale degli esseri. =5.=--Dalla biogenesi cenestetica del criminale passiamo ai primi stadi di sviluppo, alla infanzia. Qui troveremo analoghi caratteri tra cio che si osserva nei fanciulli e la delinquenza nei selvaggi. L'imprevidenza, la crudelta, la insensibilita, l'impetuosita, sono distintivi dell'infanzia del criminale e trovano perfetto riscontro in uomini barbari a livello sottostante alla civilta. La natura di questo scritto mi dispensa dall'addurre esempi comprovanti l'asserto, i quali, d'altronde, furono cosi bene raccolti dal Lombroso nel primo volume del suo _Uomo delinquente_. Concludendo, diciamo, che la genealogia del delitto, sopratutto nelle forme inferiori della vita psicofisica, non deve mai scompagnarsi dagli opportuni riscontri con lo sviluppo delle qualita criminose dell'individuo; i due campi di studi s'integrano e si completano a vicenda. Vogliamo soltanto aggiungere, che le anomalie di sensibilita, fisica o morale, del fanciullo, piu che da costituzione organica, dipendono dalla deficienza o mancanza di discernimento di molte operazioni causanti effetti dolorosi per se o per gli altri. Molti psicologi dell'infanzia furono sorpresi di atti in apparenza crudeli in fanciulli che, cresciuti in eta adulta, diedero prova di squisita sensibilita e tendenze altruistiche. Essi attribuirono il mutamento, in bene, all'opera della istruzione e della educazione. Si ingannarono. La insensibilita era l'effetto dello stato d'incoscienza o di imprevidenza del fanciullo; la qualita opposta nacque dal momento che si acquisto consapevolezza di cio che equivalga produrre uno stato doloroso. L'attenzione, facolta molto tarda a svilupparsi; la riflessione, prodotta dalla padronanza negli interni processi di arresto, giuocano influenza massima sui fenomeni di percezioni sensitive: mancando di regola, od essendo molto deboli nei fanciulli, non vi e a meravigliarsi se questi si mostrino cosi poco sensibili e si poco inchinevoli alla pieta per i dolori altrui. =6.=--Conosciuta la cenestesi del criminale, riprendiamo la trattazione dei motivi, sotto il riguardo della teoria fisio-psicologica. Abbiamo visto che l'azione dei motivi, sulla nostra sensibilita, interna od esterna, obbedisce a leggi affatto dinamiche. Essi, in altri termini, non sono che altrettanti coefficienti di energie. La loro principale legge e la _legge della dinamogenesi_, per cui ogni stato di coscienza tende a continuarsi in un movimento. I motivi furono da noi distinti in esterni ed interni. Essi, pero, in quanto sono efficienti o coefficienti dei delitti, non sono che equivalenti di _sentimenti_ o di _idee_. Vedremo, a suo tempo, la natura differenziale delle emozioni criminose, e quanta efficacia abbiano nel predisporre al delitto. Per ora diciamo, che l'azione dei motivi, con la energia di sentimenti, svolgesi nella regione dei fenomeni affettivi. Senza pretendere, che non ne sarebbe il luogo, di fare distinzioni dei fenomeni medesimi, bastera dire, pel nostro intento, che essi tutti o sono causa di _dolore_, ovvero di _piacere_. Ridotta la energia dei motivi alle due forme primigenie della nostra vita emotiva od affettiva, non resta che ricorrere alle leggi generali, onde quelle sono rette, per concludere a nozioni soddisfacenti. Il piacere ed il dolore sono i due limiti estremi in cui si polarizza la nostra vita. Corrispondono al primo tutti gli stati psicofisici che rialzano la tonalita delle funzioni al grado di maggiore successo, per esuberanza di energia attuale che non superi la media del bisogno e che agevoli l'opera dell'attenzione ad effettuarsi senza incontrare ostacoli. Corrispondono al secondo gli stati depressivi delle energie psicofisiche; ne sono cause le difficolta al funzionamento, l'arresto o l'impedimento alla soddisfazione di bisogni, lo squilibrio parziale o totale dell'organismo. Che vi sieno stati interni indifferenti io non ne dubito; ma indifferenti verso chi?--Certo verso il soggetto che non li avverte, non in se stessi considerati o nelle loro cause. Il passaggio da un estremo ad un altro, in ogni specie di fenomeno, e segnato da punti intermedi. Il campo visivo della coscienza ha dei limiti abbastanza mutabili, che acquistano o perdono estensione a seconda della luce mentale riflessa: ma chi puo dire che nei piu oscuri confini essa manchi di contenuto; o che, al disotto o nei pressi della sua soglia, non funzionino delle energie di cui non abbiamo neppure il sospetto? =7.=--I motivi o agiscono per efficacia _attuale_ o per efficacia _potenziale_. Diciamo che la efficacia sia attuale allorche dipende da motivo presente; diciamo che sia potenziale allorche dipende da motivo trascorso e del quale si serbi ricordo. L'attualita del motivo ha importanza grande nei delitti passionali o d'impeto, non cosi nei delitti di calcolo per i quali il materiale dinamico della determinazione consiste nella risonanza piacevole o dolorosa di svegliati ricordi. Di qualunque genere si consideri il motivo, purche sia causa di stato piacevole o doloroso, esso si accompagna a concomitanti somatici caratteristici. "Concomitanti somatici--scrive il Bianchi--del piacere sono: aumento della circolazione del capo senza corrispondente aumento della pressione arteriosa (secondo Meynert, il quale ammette dilatazione vasale con pressione arteriosa diminuita); dilatazione volumetrica degli organi periferici (Lehmann); elevazione del polso; acceleramento del cuore; viso raggiante (si dice gonfio dalla gioia); aumento delle sensazioni; rapidita ed energia dei movimenti; aumento della profondita dell'ispirazione, ritmo respiratorio accelerato; aumento della potenza muscolare. Il piacere e dinamogeno.--Concomitanti somatici del dolore sono: diminuzione del calibro dei vasi per contrazione delle pareti vasali; pallore della cute per ischemia; diminuzione di alcune secrezioni (la bocca secca, la scomparsa del latte) e l'aumento di alcune altre (lagrime); costrizione dei vasi polmonari donde quel senso d'oppressione che avvertono tutti quelli che sono sotto la tirannia del dolore; senso di freddo; atonia dei muscoli volontari, donde il capo curvo (curvato dalla tristezza, dice Lange), la faccia allungata; la voce fioca; gli occhi piu grandi (maggiore apertura delle rime palpebrali); il dolore e paralizzante"[22]. =8.=--Allorche il motivo si trasformi in equivalente ideale, dal campo affettivo passa nel campo percettivo o rappresentativo. All'azione diretta dell'efficacia determinante si sostituisce l'azione riflessa. Il fenomeno e molto complesso e formera obbietto degli ulteriori studi sul processo formativo della coscienza criminosa. Limitandoci ora alla parte affatto _determinante_ del _motivo-idea_, non ci allontaneremo dal rapporto puramente _causale_, che intercede tra la dinamica ideale del motivo criminoso e l'effetto di squilibrio di coscienza. L'idea, chi lo ignora? e di per se un composto psichico. I coefficienti sensitivi o fisiologici ne sono la base soggettiva; le presentazioni o percezioni del mondo esterno ne apprestano il materiale. La forza, dunque, integrante o disintegrante dell'idea equivale alla risultante di componenti fusi insieme in fenomeno di tensione sulla medesima linea direttiva. Scomposta negli elementi, l'idea si risolvera in fattori fisici e psichici assimilati od unificati per _coesione_ immediata o successiva. Ma perche il motivo-idea pel criminale e causa di squilibrio, a differenza di quanto avviene nell'uomo normale? Perche l'offesa e respinta sempre con pari o maggiore offesa dall'impulsivo ed e motivo di generoso perdono per l'uomo virtuoso? La risposta e contenuta nelle nozioni svolte intorno allo stato di equilibrio e di squilibrio psichico, non che nelle leggi della dinamica dei motivi criminosi, secondo le quali, nel criminale, la nota culminante dello stato psicofisico e l'_anomalia_. Manca, non per tanto, un altro dato ai precedenti e qui crediamo utile ricordarlo. La legge di coesione nelle formazioni psichiche ci da il grado e la fisonomia di ciascun nuovo composto. Essa, pero, e completata dalla legge di _continuita nella coesione psichica_. Piu coesione, piu specificazione; meno coesione, meno specificazione (Ardigo). Quindi, date le attitudini del criminale a maggiormente assimilare le energie squilibranti dei motivi, ed a renderne piu coerenti gli effetti, lo stato proprio che ne seguira, di squilibrio, sara piu differenziato o specificato. Nel ritmo psichico le energie seguono la linea di minore resistenza. Il fondo degenerativo del criminale, meno ostacolando il predominio di tendenze malefiche, piu ne rende agevole la specificazione; il che vale tanto per la singola formazione psichica, quanto per la continuita della intera vita psichica. CAPO V. Il processo cosciente del delitto. Stadio di formazione. 1. Formazione naturale della psiche.--2. I germi malefici del delitto nei primordi della vita. 3. La genesi di forze antagoniste nella vita di relazione.--4. Il periodo primordiale di tendenze criminose nel fanciullo.-- 5. Il secondo periodo formativo della personalita individua del delinquente.--6. La legge di imitazione nell'infanzia del delinquente.--7. La selezione organica degli elementi integrativi del delitto.--8. Il fenomeno della _simpatia_ e le sue leggi--9. Influenza dell'ambiente di famiglia e del fattore economico sul delitto; la educazione ed i pervertimenti ereditari. --10. Influenza delle necessita sociali.--11. Effetto degenerativo dell'azione suggestiva criminosa.--12. Influenza dei motivi sentimentali che agiscono sulla immaginazione. =1.=--La nostra vita psichica non e che un alternarsi di stati di coscienza. Dalla sensazione alla ideazione, dalla volizione all'azione il processo integrativo dell'io si risolve in atti successivi che o si collegano o si elidono o si fondono insieme. La consapevolezza della vita psichica comincia dal momento che lo stimolo, coefficiente dinamico, agendo sulle nostre tendenze ereditarie od acquisite, entra nel campo visivo della coscienza e ne muta la superficie. Da siffatto momento ha principio la vita psichica con equivalenti paralleli alle funzioni organiche. Da siffatto momento comincia il processo di formazione della coscienza e nel singolo individuo si rendono percepibili le prime distinzioni di qualita destinate ad ulteriori progressi nel tempo. Chi desideri formarsi esatti giudizi sul perche di tendenze spiccate ad azioni virtuose o meno, deve, fin da questo primo periodo, diro embrionale, della psiche, non tralasciare di notare tutti i modi onde l'organismo psicofisico si va formando, e le leggi che ne regolano lo sviluppo. Avanti ci occupammo della delinquenza nella eta dell'infanzia e ne rassegnammo le somiglianze con la natura dell'uomo selvaggio. Simile analogia ontogenetica e filogenetica, in gran parte, ha la origine in germi ereditari non per anco differenziati per l'adattamento dell'ambiente sociale; cio che, con l'opera del tempo, molto facilmente potra avvenire. Volendo, frattanto, conoscere come, fin dall'indicato periodo, l'anima del delinquente a poco a poco si venga plasmando, egli e d'uopo rifarci alquanto indietro e, ripigliando la trattazione dei motivi o dei determinanti al delitto, vedere quale efficacia essi giuochino in concorso a tutti gli altri coefficienti, esterni ed interni, nel dare il primo contenuto organico alla coscienza. =2.=--La forma indistinta delle tendenze ereditarie ci apprende, che nei primordi della vita i germi malefici del delitto siano involuti in centri di energie di natura siffatta da non sottostare necessariamente alla immanenza di speciale differenziazione. La ereditarieta, tuttoche sia la principale scaturigine del bene o del male operato dall'individuo, non e a concepirsi sotto l'aspetto di _causa fatale_; che, cosi dicendo, si trascurerebbero tutti gli elementi di ambiente e di adattamento, i quali concorrono, simultaneamente o successivamente, alla formazione dell'organismo psicofisico. Invece egli sembra piu esatto il pensare, che i germi ereditari o, meglio, le energie costituenti l'organismo dell'individuo, nella loro forma involuta primigenia, diano luogo all'apparire di caratteri che facilmente si confondono insieme ed agevolmente sono convertibili negli atti esteriori. La inclinazione al mal fare, all'altruismo, alla carita, alla beneficenza sono qualita che in pratica possono effettuarsi in maniere svariate. Mal fa l'egoista, l'ambizioso, il delinquente; eppure non si dira che l'uno equivalga gli altri. In breve, e verita incontrastabile che la ricerca del male, o etico o giuridico, debba eseguirsi non gia in se o nella essenza organica germinativa, bensi nei primi atti esteriori con note differenziali. Proponiamoci, dunque, il dovere di vedere perche ordinariamente nel fanciullo si riscontrino le qualita dell'uomo selvaggio; vale a dire perche nei primordi della nostra esistenza il delitto rimugghi dal fondo dell'anima e desti l'allarme in chi n'e spettatore. =3.=--Il sentimento primo fondamentale della nostra vita e il sentimento di esistenza. Esistere non significa soltanto essere o vivere, ma avere il senso immanente della potenzialita ad agire ed a mettersi a contatto col mondo esterno. Insieme a questo sentimento un altro ne sorge: il sentimento della difficolta nell'esplicarsi, ossia il senso di ostacoli frapposti al proprio funzionamento organico. E dal contrasto dei due sentimenti suddetti che sorge la prima forma di forze antagoniste nella vita di relazione; e dalle successive vittorie, effettuate dalla potenzialita sugli ostacoli funzionali, che il progresso personale si concreta con gradi vieppiu ascendenti. Dagli atti riflessi dei primi mesi di vita, del fanciullo, alle azioni reattive contro qualunque ostacolo si frapponga alla soddisfazione dei piu vivi suoi desideri, vi sono esempi d'una coscienza automatica ed istintiva ad affermare vieppiu la prevalenza di energia del tutto personale, base della vita incipiente della psiche e della identita dell'io in mezzo alla varieta incessante dei fenomeni. Fra le relazioni interne, o delle funzioni interne, e le relazioni esterne si stabilisce un rapporto sempreppiu costante: piu l'ambiente addiviene complesso e piu l'individuo, differenziandosi, si organizza, fino a che egli, in mezzo a' simili, assume fisonomia personale stabile. =4.=--Or, considerate il fanciullo nel descritto periodo primordiale di vita di relazione, e vi accorgerete, di leggieri, che, se germi malefici egli ha ereditati, questi faranno la loro prima comparsa nell'accentuare la energia reattiva personale verso intenti per nulla altruisti, con la scelta di mezzi meno adatti all'ambiente civile. In somma, a dir breve, la genesi psicofisica del delitto, mentre biologicamente non si allontana dalle leggi dell'ontogenesi e della filogenesi, leggi comuni a tutte le specie degli organismi viventi, si ricongiunge al principio generale di perenne lotta per l'esistenza, con la prevalenza degli organismi piu adatti all'ambiente. Il senso di delitto, a certe azioni eticamente condannabili e legalmente reprimibili, trova la spiegazione giuridica nella necessita dell'ordine sociale: la sua origine naturale deve attingersi direttamente alle leggi della vita ed alle condizioni ond'essa si accompagna pel progresso dell'organismo umano. Data la lotta tra l'energia individuale e le energie antagoniste, si ha contrasto tra stimoli e controstimoli, e l'aumento di potenzialita e a detrimento della possibilita ad essere indirizzati dalla forza degli agenti esterni che, o naturalmente o artificialmente, hanno effetto su noi. La prima ed elementare differenza avvertita dal fanciullo, nell'apprezzare l'entita d'un'azione, e improntata dall'attrattiva di sentimento piacevole o doloroso. L'ostacolo, un impedimento alle nostre funzioni, reca dispiacere; l'azione istintiva e di allontanarlo. Il contrario avviene con obbietti piacevoli, i quali ci attraggono a contendercene il possesso. Il sacrificio di astenersi da cio che piaccia e ben raro che si esperimenti nel bambino. La ragione e perche esso si connette ad un processo di arresto, che nei primi anni della vita manca in noi. Nel bambino la sensazione del piacere e seguita immediatamente da impulsione esterna: mancando l'ideazione dell'atto, il fenomeno e semplicemente riflesso ed istintivo. =5.=--Formatosi il primo abbozzo della personalita individua, i dati della coscienza si vanno gradatamente aumentando e spunta la prima volta la distinzione in principio semplicemente intuita poi imposta dalla necessita di adattamento tra le azioni lecite e le non lecite o, meglio, tra cio che e conseguibile e cio che dev'essere rispettato. Le impulsioni verso oggetti o atti piacevoli sono frenate dal contrasto dei controstimoli, di cui si comincia a percepire la esistenza; il mondo esterno, durante la lotta, e rappresentato con piu precise modalita e confini; fino a che, nel ritmo di azioni e reazioni crescenti, non cominci ad apparire la prima forma di equilibrio o di squilibrio. Il fanciullo, proiettando al di fuori la sua personalita, assorbe dalle personalita altrui le energie similari alle ereditarie o, accidentalmente, acquisite per sopravvenute modificazioni organiche. Di qui i due potenti coefficienti della evoluzione o dissoluzione personale, la _imitazione_ e la _simpatia_. =6.=--Nessuno scrittore, che io mi sappia, ha dato al adeguata importanza alla imitazione quale coefficiente genetico del delitto, anzi quale mezzo principale di organizzazione spontanea della coscienza del delinquente. La origine della imitazione si connette ad un fenomeno di vera _suggestione_, che distingueremo col nome di _motrice_. Ogni atto, anzi ogni pensiero, ogni sentimento implicano movimento o muscolare o cerebrale: movimento che deve trasmettersi esternamente. I fenomeni telepatici, e cio che la quotidiana esperienza ci apprende, sono li per dimostrarci che nei nostri centri cerebrali, ideativi, emotivi o volitivi, si ripercuotono ininterrottamente movimenti che ci vengono dal di fuori e che rispondono alla equivalenza di energie in via di trasformazione. Reciprocandosi, in tal modo, la relazione dinamica tra noi ed i nostri simili, finiamo col prendere le abitudini mentali, le inclinazioni morali trasmesseci a contatto od a distanza. La imitazione e il fatto piu complesso del riferito principio. Essa si connette dall'un lato alla energia potenziale delle qualita ereditarie, dall'altro alle influenze attrattive degli atti o delle azioni costituenti l'ambiente morale e civile in mezzo al quale ci esplichiamo. E si grande la influenza imitativa che, qualche volta, arriva alla forza di contagio. Tra la infezione delle malattie fisiche e la infezione delle malattie morali evvi si stretta analogia che quasi noi possiamo, per spiegarcene l'essenza, supporre dei microbi del vizio e del delitto. Alcuni scrittori, sforzandosi con pazienti osservazioni di costruire una psicologia scientifica dell'infanzia, incorsero nel difetto di origine di porsi sempre da un sol punto di vista; facendo le loro osservazioni e gli esperimenti in ambienti privilegiati, tra fanciulli nati e cresciuti in famiglie civili, con qualita ereditarie normali. Ben altrimenti dovrebbe praticare chi desiderasse formarsi opinioni illuminate sulla psicologia della delinquenza, il cui massimo esponente si ritrova nei bassi fondi sociali, negli ambienti preparati alla fecondazione spontanea dei germi del male. Non giova farsi illusioni: la vita sociale, come ovunque si svolge, e formata a strati si differenti tra loro da non permettere neppure la rassomiglianza di analogia. Pensieri, costumi, azioni son tanto diversi dall'uno all'altro strato sociale che erroneo sistema sarebbe quello di confonderne le osservazioni e le illazioni; peggiore il credere di aver conseguito l'intento scientifico col raccogliere dei principi o dei canoni d'indole interamente relativa, di valore unilaterale. =7.=--La imitazione ad assorbire, ad assimilare gli elementi psicofisici del delitto succede, in ambienti adatti, per legge spontanea di selezione organica. Il delinquente, piccolo o adulto, non si accorge neppure delle infezioni malefiche delle quali e la vittima; proprio allo stesso modo onde le piu letali malattie ci trasmettono il loro germe senza che ne avessimo consapevolezza. Durante il periodo di incubazione, embriologico del delitto, la imitazione, agevolandoci i mezzi di contatto e di riproduzione dei germi del male, e la via meglio adatta per la trasmissione di energie criminose destinate a causare, nel soggetto passivo, cambiamenti ed impulsioni a futuri delitti. Per comprendere il meccanismo o la statica e la dinamica della imitazione criminosa, noi dobbiamo ricordare un altro fenomeno abbastanza trascurato in psicologia, il fenomeno della _simpatia_, sulla quale non a torto Adamo Smith fondava la morale. =8.=--La simpatia fisiologicamente si rapporta alla teoria delle azioni riflesse; psicologicamente e l'attitudine a riprodurre in noi i piaceri ed i dolori dei simili; sociologicamente e la base della legge di solidarieta umana; naturalmente non e che uno dei tanti modi della legge universale di attrazione. Le distinzioni, che delle forme svariate della simpatia, massime sotto il riguardo fisio-patologico, fecero gli scrittori, sono argomenti della importanza ad essa generalmente attribuita e dell'obbligo che si ha di tenerne quel conto che effettivamente merita. Barthez distingue le _sinergie_ dalle _simpatie_; Tissot le simpatie _attive_ e le _passive_; Hunter le simpatie per continuita e le simpatie per contiguita. Noi, riferendoci al sistema meccanico unitario, diciamo che anche la simpatia debba spiegarsi con la legge di attrazione di centri di energie e con la piu agevole trasformazione di movimenti per le vie di _minore resistenza_. Quindi e che la simpatia, nelle relazioni con i simili, e la ragione davvero efficiente della imitazione; poiche questa non si verificherebbe se tra esseri consimili intercedesse tale avversione da allontanarci irremissibilmente l'uno dall'altro. In conclusione, e tenuto presente tutto quanto e sopra detto, possiamo tirare l'infrascritta prima legge: L'_attitudine ereditaria inclina verso l'azione attrattiva di energia similare per la prevalenza di potere di simpatia_. L'osservazione quotidiana e che i simili si attraggono con i simili; tra essi, qualche volta, si desta una corrente di affinita irresistibile. Sono le molecole fisiche sociali, che si attraggono, si unificano per formare l'essere virtuoso o il delinquente: e l'immanente potere della vita nelle variazioni delle forme omogenee ed eterogenee, e la perpetuazione degli individui e delle specie nella selezione continua organica e sociale. La seconda legge, di evidente applicazione all'ambiente del delitto, e che _la simpatia agisce con l'attenuare la forza di arresto delle tendenze antagoniste, col rafforzare la efficacia degli stimoli analoghi tra energie a contatto, con l'abituare l'attenzione a trascurare cio che meno ci alletta, con l'unificare i motivi sinergici_. Chi abbia l'agio di osservare l'amicizia di individui dediti al delitto, vedra che tra gli stessi ogni divergenza di opinioni o di abitudini tace allorche trattasi di stringersi nella vicendevole fiducia di sentirsi adatti a commettere date azioni, e nel suggestionarsi, con sforzi reciproci, a non temere la minaccia della legge o le difficolta che ostacolano la perpetrazione del reo disegno. La forza di simpatia duplica in ciascuno la spinta al delitto, come smorza o attenua l'opera della controspinta; oltre che fa sorgere un senso di compiacimento per l'opera propria, purche questa riesca gradevole altrui. Una terza legge, che nelle osservazioni pratiche potra tanto giovare, e la seguente: _La simpatia, in quanto influisce ad organizzare la coscienza criminosa, distinguesi in individuale o collettiva, diretta od indiretta; la prima attiene alle persone con cui si abbia uniformita; la seconda dipende dalla inclinazione a voler commuovere favorevolmente la pubblica opinione_.--L'influsso della pubblica opinione sull'animo del delinquente e di estrema considerazione. Consistendo, d'ordinario, il delitto in prevalenza di _forza_ o di _astuzia_, porta seco la lusinghiera persuasione del compiacimento di coloro da cui amiamo essere ammirati e dell'ammirazione della generalita degli uomini. =9.=--La prima fonte di morale degenerazione e la mal costituita famiglia; il primo rimarchevole fattore e l'economico. Anche a non accettare le estreme conclusioni del materialismo storico, che coordina tutti i fenomeni sociali al sottosuolo dei rapporti economici e pretende che dall'espandersi delle energie produttive sieno determinati gli incessanti contrasti, cause di cambiamenti nella vita pubblica o privata, egli e ragionevole ritenere che la mancanza o la deficienza dei mezzi necessari alla esistenza ed alla disciplina delle personali facolta debba molto concorrere all'arresto d'incremento progressivo dell'organismo fisico e morale. Il problema, tuttoche complesso negli elementi, e di facilissima soluzione a chi attenda a quanto avviene tuttodi sotto gli stessi suoi occhi. La miseria e baratro scavato ai piu nobili sentimenti morali, alle migliori iniziative dell'esistenza: e tenebra in cui il lume della intelligenza poco a poco si spegne; e causa di sconforto e di esaurimento per le volonta piu robuste e meglio agguerrite. A contatto forzato con genitori scioperati, bevoni, dediti al vizio, al delitto; in mezzo a gente non guidata che da motivi di egoismo; privi di controstimoli o di esempi di virtu; col microbo latente e costituzionale del delitto, chi vorra pretendere atti onesti da uomini si sventurati? Aggiungasi l'opera incessante, potente dei pregiudizi, il falso convincimento d'una morale fittizia esclusivista, e si avra il dato giusto del come e perche la famiglia sia, nei bassi fondi sociali, la vera scuola della demoralizzazione e degli istinti perversi.--Dimandato F. B., un giovanetto di 17 anni, da me difeso pel reato di omicidio, dopo altre due condanne per ferimenti, perche mai, senza sufficiente motivo, in tenera eta si fosse reso colpevole di delitto si grave, rispondendomi, mi racconto una lunga istoria di reati in famiglia, dei quali uno di assassinio commesso dal padre morto in carcere, e concluse: "Che cosa potevo far io se non uccidere il primo che mi avesse offeso?". Difesi, in tempi diversi, sei individui della famiglia D. F., tutti per delitti di sangue: l'ultimo rivoltosi al mio patrocinio, perche responsabile di ferimento, essendo stato richiamato sui precedenti dei congiunti, mi rispose: "Non e a meravigliarsi; e malattia di famiglia!...". La educazione puo molto modificare i pervertimenti ereditari, ed aiutare lo sviluppo dei buoni semi: ma per educazione, osserva Lombroso, intendiamo non le semplici istruzioni teoriche che di raro giovano, anche agli adulti, per cui vediamo si poco approdare la letteratura, i discorsi, le arti dette moralizzatrici, e meno ancora le violenze con cui al piu si ingenerano degl'ipocriti, si trasforma non il vizio in virtu, ma il vizio in un altro vizio; bensi una serie di impulsioni, moti riflessi sostituiti lentamente a quegli altri che furono cause dirette o almeno favorevoli al mantenimento delle prave tendenze, e cio col mezzo dell'imitazione, delle abitudini gradualmente introdotte colla convivenza in mezzo a persone oneste e con precauzioni sapienti per evitare che sorga in terreno adatto a proliferarsi l'idea fissa che vedemmo divenire si fatale nell'infanzia"[23]. =10.=--La seconda fonte piu abbondante e piu probabile di morale degenerazione e di preparazione al delitto e l'ambiente di necessita sociali analogo alla classe a cui ciascun di noi appartiene. I fattori dell'umano progresso, generalmente intesi sotto il nome comune di civilta, in quanto sono elementi differenziati di maggiori attitudini nella lotta per la vita portano la conseguenza di accrescere la incapacita di adattarsi alle risorse di cui si contentavano i nostri avi. Indi e che, come bene osserva Fere, la consumazione di alimenti, di eccitanti, di materie d'ogni specie da soddisfarsi si accresce di giorno in giorno. "Per soddisfare i suoi bisogni incessantemente moltiplicati, l'uomo si esaurisce nella lotta contro gli elementi; ed e per compensare gli effetti di questo esaurimento ch'egli si sforza di chiamare in aiuto delle deboli sue braccia le risorse del suo spirito, le quali dovranno compensare con molteplici invenzioni la insufficienza delle lor proprie forze. Ma ciascun nuovo sforzo di adattazione, ciascun progresso di cio che noi chiamiamo civilizzazione, e una nuova causa di esaurimento il quale si manifesta ognora con piu intensita sugli individui maggiormente indeboliti. Questi individui divengono ben tosto incapaci di continuare la lotta, e soccombono sia a disordini generali della nutrizione, sia a degenerazioni piu o meno localizzate, trasformandosi in affezioni organiche diverse o in disordini funzionali con predominio verso l'organo il piu debole"[24]. Nelle attuali condizioni di lotta per l'esistenza, in particolare nelle citta, e sopratutto il sistema nervoso centrale che sopporta le spese del lavoro d'adattazione; l'esaurimento puo risultare tanto per sforzi fisici che psichici. "Uno dei principali effetti dell'esaurimento nervoso e l'incapacita dello sforzo continuato. E vero che per i soggetti congenitamente sani e ben conservati il lavoro eccessivo non determina che una fatica in generale facilmente riparabile; ma, se a questo lavoro eccessivo si aggiungono delle privazioni di ogni sorta, ne segue un esaurimento piu profondo e piu duraturo, il quale non pure favorisce la discesa individuale, ma ancora prepara le attitudini morbose della generazione seguente. E meno in ragione della fatica personale che in ragione dell'esaurimento ereditario, dello spossamento capitalizzato, che la razza subisce l'imposta progressiva della degenerazione e diviene meno capace di sforzi produttivi"[25]. =11.=--I moltiplici esempi di vizi e di azioni delittuose agiscono, sulla organizzazione della coscienza criminosa, con la forza di stimoli suggestivi. Ne alcuno piu dubita sull'effetto degenerativo della suggestione in ambiente propizio alla germinazione di esempi viziosi. Essa altera profondamente la psiche, producendo perversioni nella sensibilita e nelle piu alte funzioni cerebrali; giunge perfino a mutare interamente i caratteri della personalita ed a far sorgere inclinazioni e bisogni per lo innanzi sconosciuti. L'effetto equivale ad una stratificazione graduale di sentimenti e di idee, all'abitudine d'adattazioni coscienti o incoscienti a percepire in diverso modo la realta, a creazione di poteri psichici difformi dai precedenti, a risultati psicofisici con relazioni ed indirizzi nuovi. Dopo alcun tempo, piu o meno lungo, il candidato al delitto si trova preformato e preparato all'esperimento; non mancano che le occasioni, le quali, di certo, non si faranno guari attendere. Lo avete voi mai osservato quel fanciullo che, poco amante di un'ordinata e costante occupazione, ama spesso sfuggire all'autorita paterna e si abbandona al vagabondaggio; buona parte della giornata, di niente altro preoccupato che di provar gusto nel giuoco, nei piccoli vizi, negli atti di sopraffazione, nell'uso di audace astuzia pel conseguimento di qualche intento, con imprevidenza dell'avvenire, con trascuratezza di ogni atto meritevole di lode? Seguitelo nei susseguenti anni della vita. Egli un bel giorno si ribellera all'autorita dei genitori; ne schernira i consigli, acquistera di se la coscienza autonoma d'una energia disordinata, in lotta con i freni sociali, con chiunque gli apparisca di ostacolo alla soddisfazione di bisogni resi urgenti dalla eccezionalita di vita. Lo sforzo di vincere le difficolta, nella lotta impegnata, si traduce in un aumento di pericoli di soccombere, da un istante all'altro, sia sotto la sanzione repressiva della legge, sia sotto la reazione altrui; finisce, pero, sempre o con l'esaurire la energia, causando qualche forma di degenerazione, ovvero col trasformare fisicamente e psichicamente il soggetto e spingerlo irremissibilmente nel baratro del delitto. E la storia uniforme di quasi tutti i frequentatori della prigione: dalla vita di disordine si passa al vizio; dal vizio al delitto. =12.=--Non poca influenza deve attribuirsi a tutti i motivi sentimentali che agiscono direttamente sulla immaginazione. E incredibile dire quanta forza suggestiva sulla pubblica opinione e sui singoli animi possano esercitar delle credenze artificiosamente o morbosamente ridestate; dei sentimenti di malintesa pieta, di falso entusiasmo, di un'attesa ansiosa, di un volere imposto fin con la costrizione di morale supremazia. Dapprima quello che e impossibile fin anche a pensarsi, appare possibile, ma sotto condizioni eccezionali; poi si rende plausibile con le date circostanze di fatti; indi si ritiene per sicuro, anzi certo, e finisce con l'impossessarsi degli animi e col trascinarli fatalmente la dove la ragione non avrebbe giammai permesso che si arrivasse. La immaginazione, massimamente se ravvivata dal sentimento, e la facolta magica che tutto trasforma e colorisce, alcuna volta in bene, quasi sempre in male. Chi potra mai calcolare l'effetto dinamico, sulla immaginazione di poveri degenerati o deboli di mente, prodotto per la teatralita di drammi giudiziari dai colori i piu foschi, dalle scene le piu atroci? Chi e abituato, avvocato o magistrato, nelle aule dei Tribunali e della Corte di assise, ha dovuto, oh! quante volte, accorgersi che di fronte alla figura audace, feroce d'un imputato od accusato, il pubblico minuto di persone indifferenti, di donne, di ragazzi, restava estasiato, ammirato. In quelle ore di pubblico spettacolo, in quel periodo di ansie, di godimento morboso, la coscienza degli spettatori e cosi suggestionata, e cosi scossa che, quando si arriva all'epilogo o della condanna o dell'assoluzione, molti buoni sentimenti si saranno affievoliti, correnti passionali han preso possesso della coscienza, germi deleteri di pervertimenti futuri han messo radice: e dire che tutto questo succede perche la giustizia funzioni! CAPO VI. Le norme fondamentali della psicologia criminale. 1. Si riassumono le principali verita in precedenza svolte.--2. Norma che guidar deve la conoscenza dei rapporti interni con i fenomeni esterni; legge principale di anomalia del delitto.--3. L'ordine morale ed il processo di arresto inibitorio.--4. L'_autosuggestione motrice_; legge della risultante impulsiva al delitto.--5. Rapporti dinamici e logici tra i motivi.--6. Processo organico ed accidentale dei motivi criminosi.--7. Conservazione e sviluppo dei fattori psicofisici del delitto.--8. Legge di _atipicita_; tipo antropologico del criminale.--9. Disintegrazione dell'anima del criminale; dissoluzione della funzionalita psicofisica organica.--10. In che, psicologicamente, consiste tale dissoluzione.--11. La teoria degenerativa del delitto.--12. La fenomenologia clinica di dissoluzione della personalita.--13. Norma per constatare la ipotesi del processo evolutivo della energia criminosa e la ipotesi d'intervento di qualche affezione patologica; differenza tra anomalia ed infermita; importanza psicologica del criterio della pena.--14. Inefficacia scientifica e pratica delle perizie psichiatriche.--15. Disposizioni dell'articolo 46 e 47 del Codice penale; quali sieno le norme dei periti perche riescano a constatare le condizioni di integrita psichica necessaria alla imputabilita penale.--16. Necessita, pel perito, di una seria coltura psicologica.--17. In che consistano il metodo di _esperimento_ e quello di _osservazione_; l'indirizzo sperimentale nei fenomeni psicologici; come debbano servirsene i periti psichiatri.--18. Ragioni di antagonismo tra periti e magistrati: dovere del perito psichiatra; dovere del psicologo e del giurista. =1.=--Pervenuti a questo punto sentiamo il bisogno di riassumere le verita che sono la base di cio che in prosieguo verra svolto. Abbiamo detto che il delitto sia un prodotto di attivita psicofisica effettuata nell'azione antigiuridica esteriore. Questa attivita e sottoposta alla _continuita_; il suo processo, nel tempo, ha un principio ed una serie di atti consecutivi i quali cessano con la violazione della legge penale. La detta attivita, soggettivamente presa, tende alla formazione della coscienza criminosa; gli atti psichici corrispondenti si risolvono nell'associazione di fatti elementari organizzati ed unificati secondo leggi statiche e dinamiche. I fatti psichici criminosi non sarebbero possibili senza il fondo di degenerazione ereditaria o acquisita, senza la _divergenza_ o l'_allontanamento_ dell'attivita psichica dalla comune linea di condotta sociale. L'attivita soggettiva del delinquente e causata pel funzionamento di un'_energia criminosa_ specializzatasi nella trasformazione, dell'azione esterna o interna dei motivi, in impulsi al delitto; oggettivamente essa consiste nella serie dei fattori fisici e sociali che predispongono l'azione esterna in antagonismo con l'interno processo di arresto inibitorio e con i controstimoli reattivi. =2.=--Ammessa l'anomalia del delitto, le leggi che ne accompagnano la genesi e lo sviluppo debbono presiedere fin dai fattori elementari dell'attivita psichica; da quando incomincia la organizzazione della coscienza criminosa con integrazione degli elementi costitutivi. Nella serie dei rapporti interni con i fenomeni esterni, in particolar guisa se trattasi di conoscenza di fenomeni sociali, la norma che ne regola la disamina e la nozione e quella che non si scosta dalla costanza di realta delle cose. Sorprendere e concepire la realta dei fenomeni esterni val quanto sentire e rappresentare nel campo visivo della coscienza la identica _attualita_ statica o dinamica di cio che corrisponde alla verita degli obbietti presi a considerare. Il che, a ben riflettere, non si verifica se le condizioni antropologiche del soggetto non sono in istato di equilibrio funzionale; se tra esse non esiste coerenza di facolta ed armonia di atti. Or, nella dinamica del mondo psichico in relazione col mondo esterno, l'alterazione di funzionamento avviene o perche l'obbietto della cognizione non si percepisce adeguatamente per difetto dei sensi, o perche, percepito, non si assimila che in modo erroneo. L'errore e relativo o alla conoscenza o all'affettivita, perche o nasce da alterazione di nessi di causalita, o e prodotto da esuberanza passionale del sentimento che ci offusca la mente e fuorvia la volonta. Dicendo _condotta retta_, vogliamo intendere conformazione delle nostre azioni alla realta delle esigenze sociali: con lo scostarci dalla realta non soltanto neghiamo implicitamente ed esplicitamente il nesso intrinseco di verita tra le cose, ma ci allontaniamo dalla maniera onde le cose ci si rappresentano. Cio premesso, osserviamo che la legge principale di anomalia del delitto e inerente allo stato di squilibrio di coscienza in contatto col mondo esterno; essa si concreta nella tendenza ad alterare l'ordine reale delle cose col seguire dettami di falsa logica. Questa tendenza, che assomma i coefficienti psicofisici degenerativi, si sostanzia nella preponderanza di sentimenti egoistici e nel difetto di adattamento di relazione. =3.=--L'ordine morale, o armonia di doveri e di diritti, non e che adattamento di arresto delle tendenze individuali entro i limiti imposti dalla necessita della vita in comune. Nel detto arresto e riposto il fondamento del dovere etico. Chi non possa o non sappia comprenderlo trovasi straniero tra simili: in lui gl'impulsi alla soddisfazione dei bisogni s'impongono senza freno e la vita di relazione si svolge attraverso continui sacrifici della felicita altrui per assicurare la propria. Si consideri la fase evolutiva dell'anima del criminale: ogni tappa sulla via del delitto e segnata da un accumulo e da una scarica di energia; accumulo il quale, in definitiva, non appare altrimenti che quale aumento di attitudine a date azioni esteriori, mediante l'opera dell'adattamento. Gli atti psichici, dalla sensazione alla volizione, sia che integrino o che disintegrino la coscienza, sono riducibili ad accumulo o scarica di energia: in altri termini, essi sono gli equivalenti di stimoli ed impulsioni, isolate od organizzate, nel ritmo perenne della vita dello spirito. =4.=--Il processo qui descritto di _selezione organica_ e specialmente l'effetto di _autosuggestione motrice_. La vita sensitiva e la percettiva, addivenute coscienti, si convertono in cause interne di analoghi atti esteriori. Si giunge cosi--attraverso mutamenti di coscienza--a rinnovare di continuo la fisonomia della personalita, pur rimanendo integra l'unita sostanziale. Ma questi rinnovamenti non restano inefficaci: essi finiscono con lo scuotere le basi naturali dell'io e col creare delle inclinazioni, dei sentimenti e delle volizioni per lo innanzi sconosciute. In cio e a segnalare lo sforzo sopportato per fissare il motivo cosi da renderlo centro del nucleo accumulativo di energia la cui azione immediata e di mutare i precedenti stati di coscienza nel novello stato che e l'ambiente morale meglio adatto agli ulteriori gradi evolutivi degli interni atti psichici. I modi, onde il novello stato di coscienza si esplica, sono: _a_) di sopire o reprimere le correnti di attivita psichica inerenti agli accumuli di energie di precedenti stati; _b_) di creare novelli centri di impulsivita in proporzione della spinta del motivo; _c_) di restringere o allargare il campo visivo della coscienza nei confini permessi dalla efficacia quantitativa della energia volontariamente accumulata. Il motivo, tuttoche sia da noi concepito quale unita astratta, e, a sua volta, risultanza di coefficienti dinamici decomponibili. L'idea di offesa comprende tante idee sottostanti; il sentimento ed il concetto della dignita personale violata, l'ingiustizia dell'atto, le conseguenze del medesimo e via dicendo. "In un pensiero--scrive l'Ardigo--anche singolo, di un uomo, molti e diversi sono gli elementi psichici costitutivi: come gli elementi materiali in ogni individualita fisica. E l'unita propria di un pensiero non e altro che il fenomeno accidentalissimo della concorrenza dei momenti mentali, che entrano a formarlo; vale a dire, in ultima analisi, delle sensazioni elementari e dei tenuissimi risentimenti non avvertiti ed innumerevoli, nei quali ciascuna di esse si risolve"[26]. L'estimare l'idea di offesa nel senso logico di causa a reagire o di forza motrice alla vendetta, trascurando gli elementi onde promana, sarebbe grave errore, poiche si verserebbe nella ipotesi di spiegare l'ignoto con l'ignoto; l'ignoto della ragione del delitto con l'ignoto insito a ciascun elemento inavvertito del motivo impulsivo all'azione. Raccogliendo le esposte osservazioni e facendone l'applicazione alla nostra disciplina, abbiamo l'infrascritta legge: _che nella serie consecutiva di stati di coscienza, per l'accumulo o la scarica di energia criminosa, la risultante impulsiva al delitto e proporzionata alla somma degli elementi psichici del motivo_. =5.=--Non basta: proseguendo l'analisi degli elementi del motivo, ci troviamo a considerare i rapporti dinamici e logici tra gli stessi. Cosi, nella idea di offesa, gli elementi sopra enumerati si compongono diversamente tra loro e la diversita trae al risultato: _a_) di differenza qualitativa o quantitativa del motivo; _b_) di modalita o fisonomia peculiare del medesimo. Il predominio della idea di dignita individuale violata, su i rimanenti componenti della idea di offesa, ci trascinera, per esempio, a ricorrere ad una riparazione per le vie cavalleresche; prendendo la reazione, diro cosi, fisonomia piu analoga allo stato di civilta in cui si vive. Il sentimento di ingiustizia dell'atto, se accompagnato da ambiente morale corretto del paziente, indurra costui a ricorrere all'ausilio della legge. Ma, data la preponderanza, nell'offeso, di energia reattiva impulsiva, con deficiente potere di arresto, si vedra subito l'effetto di immediata personale vendetta. =6.=--Gli elementi dei motivi criminosi s'integrano per processo organico, ovvero accidentale. L'integrazione organica e per sovrapposizione di fattori similari agli ereditari. La tendenza ereditaria, per esempio, ai reati di sangue non raggiungera subito il grado estremo; ma si rafforzera durante la perpetrazione di reati consecutivi, passando dai delitti di lesioni all'omicidio; il che, nei riguardi della forza dei motivi, vi dice che gli elementi, onde questi si compongono, acquistano efficacia maggiore secondo la progressiva integrazione nel tempo. La integrazione si concreta o per _concezione_ e _discriminazione_ dei fattori fisici e sociali, o in virtu di _esperienza_. La serie cogitativa degli elementi del motivo, obbietto della conoscenza, comincia dalla oscura visione d'un mondo, dello spirito, confinante con l'inconscio, e si estende ed eleva alla forma piu complessa ed evoluta del pensiero. Ne acquistiamo consapevolezza soltanto dopo che ne _concepiamo_ la forza rinnovatrice di stati precedenti: cio che ratifica la legge di relativita, secondo il concetto di Bain, il quale ammette che noi non percepiamo una impressione, non diventiamo coscienti senza un cambiamento di stato o d'impressione. Il processo di _discriminazione_ comincia dal momento che, accumulato il materiale integrativo del motivo, ci sentiamo in grado di porre tra gli elementi una distinzione qualitativa o quantitativa. Colui che voglia dare sfogo all'ira, col far ricorso alla vendetta, dapprima avverte in complesso i coefficienti determinanti all'azione criminosa, non scorgendo innanzi a se che l'intento d'un castigo da infliggersi all'avversario; poscia egli distingue e misura la importanza (qualita) e la efficacia (quantita) di ciascuno dei detti coefficienti in relazione al fine da conseguire pel mezzo del delitto. La esperienza completa la discriminazione, dando peso, per la conoscenza degli effetti degli atti a compiersi, al valore rappresentativo e logico di ciascun elemento del motivo. In che mai va riposto questo valore? Nella possibilita maggioro o minore di creare il nesso causale tra la idea astratta del motivo e l'intento ultimo e reale del delitto: possibilita la quale, relativamente alla ricerca della prova, si traduce in quel _perche_ logico di imputabilita generalmente inteso con la espressione di _causale a delinquere_. =7.=--Un'altra legge qui ricorre: quella di _conservazione di sviluppo dei fattori psicofisici del delitto_. Lo sviluppo non significa soltanto accrescimento dinamico dei fatti, o aumento della energia risultante pel composto organico degli stati di coscienza; ma significa ben anche maggiore coerenza degli stati di gia rassodati. La educazione morale, abituandoci all'idea del bene, alla pratica della virtu, forma il tipo dell'onesto; l'azione lenta o rapida, che sia, del male, aiuta i germi degenerativi a metter radice e a crescere; il rigoglio, che ne segue, e effetto duraturo di alterazione e ricomposizione di sopravvenuti stati di coscienza. Insomma, la energia criminosa, conservandosi, non perde le forme psichiche acquisite; onde, in estremo limite, i caratteri differenziati delle specie di delinquenti. E interessante osservare, oltre al gia detto, che la enunciata legge di conservazione e soggetta ad un ritmo di qualita morali, che indichero col principio di _compensazione di qualita negative_. I termini piu opposti e contrari si compensano con costanza infallibile. Potremmo tracciare una tabella quasi esatta per scriverci, l'una accanto all'altra, qualita di natura opposta e che pure ricorrono nei singoli individui. La timidezza, per esempio, e compensata dall'astuzia; la mancanza di discernimento e di riflessione e compensata da grande impulsivita. Sono osservazioni di pratica comune; caratteristiche non sfuggite a scrittori di antropologia criminale. Ma che questo debba riferirsi ad una legge, non credo sia stato detto. =8.=--Avanzandoci nel processo di differenziazione dei caratteri dei delinquenti, comprendiamo che cio segue un'altra legge, la quale, allontanando i singoli caratteri da quelli della comune degli uomini, ci fa acquistare il concetto piu preciso dell'anormalita integrata di ciascuna specie di delinquente. Tale legge la denomineremo di _atipicita_, appunto perche per essa il delinquente, differenziandosi dal tipo dell'uomo comune, ne apparisce da questo palesemente dissimile. Quanto piu l'atipicita e perfetta, altrettanto si ingenera il tipo antropologico del criminale. Discutere se questo tipo esista o non esista in forma perfetta, cioe distinto al grado da essere una individualita a se, e ignorare la relativita delle umane concezioni, delle nozioni scientifiche.--Il diritto penale e il portato della civilta sociale; esso spunta tostoche le relazioni individuali si tramutano in relazioni collettive, e la idea della difesa personale si allarga fino al concetto di guarentigia dell'ordine giuridico. Eguale processo evolutivo ha subita la idea di delinquente. Dall'inimico individuale al tipo criminale evvi una serie indefinita di concezioni di atipicita, le quali si distinguono a seconda il grado di avanzamento del concetto del diritto di difesa, dalla guarentigia della persona privata, rispetto alla integrita fisica o morale ed ai beni patrimoniali, alla guarentigia delle relazioni tra' simili e dei bisogni nascenti dallo stato di avanzata civilta sociale. Dire, dunque, secondo qualcuno, che il criminale rappresenti un tipo a se e che esso abbia qualita tali da non trovare riscontro se non con folli e degenerati, non altrimenti deve intendersi che nel senso di un essere racchiudente note si spiccate da indurre se ne abbia speciale concetto antropologico. =9.=--Le svolte osservazioni ci agevolano il mezzo onde studiare la psiche del delinquente da un punto nuovo di vista. Ci siamo sforzati di dimostrare come dalla cenestesi, o sensibilita generale, agli estremi e piu complessi atti della coscienza criminosa si proceda per alterna integrazione e disintegrazione, assorbendosi ed assimilandosi i germi malefici ed affievolendosi i poteri morali di arresto, con risultato ultimo di squilibrio funzionale instabile. L'anima del criminale, abbiamo anche detto, si accompagna a forme specifiche di degenerazione; ond'e che molta analogia esiste tra i suoi atti e gli atti di persone affette da affezioni morbose. Anzi alcuni non dissimularono il convincimento che il delitto, in fondo, non sia che una delle tante specie della umana degenerazione, mettendo, cosi, piu in evidenza il lato patologico dello stato psicofisico del criminale, e confondendo questo col pazzo morale e con l'epilettico psichico. Noi, proseguendo il precedente sistema di studi, diciamo che la morbosita del delitto sia un altro lato della genesi e sviluppo di fenomeni psicofisici che, avendo la base in leggi puramente naturali, possono pero giungere ad assumere caratteri talmente patologici da costringerci a ravvisarli sotto l'aspetto di vere affezioni morbose. Lo stadio di formazione della psiche criminale, nel processo, diro, ordinario, non e che graduale trasformazione evolutiva di una energia che, messa in moto dalla dinamica dei motivi, si organizza in istati specifici di coscienza ed e la causa di azioni la cui equivalenza morale e nella negazione della condotta comune informata a principi di ordine sociale. Ma--dato che il lato degenerativo del delitto si accentui ed affetti si il delinquente da trasformarlo in soggetto del tutto patologico--la conseguenza e di assistere, non piu a processi _evolutivi_ della energia criminosa, ma ad uno stadio di _dissoluzione psicofisica_. Anche nel delitto, dunque, e negli analoghi stati psichici, ha vigore la legge della evoluzione e della dissoluzione; legge universale degli esseri inorganici, organici e superorganici, ed a cui dobbiamo riferire le nozioni della nostra disciplina se non vogliamo che essa si distacchi dalla conoscenza unitaria fondamento dell'odierno indirizzo positivo scientifico. Vi sono forme fisiologiche e forme patologiche del delitto; la distinzione serve a farci meglio apprendere il doppio lato dell'identico fenomeno, non che il grado minore o maggiore del germe degenerativo fondamentale del medesimo. Delle distinzioni, per esempio, fin'ora seguite di delinquente di occasione e di delinquente nato o epilettico psichico o pazzo morale, possiamo ritenere che la prima specie risulti propriamente dalla forma comune fisiologica di manifestazione della energia criminosa: non cosi la seconda specie che si sostanzia nello stato morboso di evidente _dissoluzione_ della funzionalita psicofisica organica. =10.=--In che, psicologicamente considerata, consiste essa mai questa dissoluzione? Abbiamo detto che lo stato interno normale del delinquente sia contraddistinto da _squilibrio_ funzionale _instabile_; ne abbiamo inferito che da cio appunto nasce il carattere di _anomalia_ del delitto. Ora, ammesso il caso di malattia ereditaria od acquisita, che, aumentando l'effetto degenerativo di germi criminosi, giunga ad alterare talmente l'organismo da invertire o pervertire completamente lo stato funzionale psicofisico, si avra, in conseguenza, che lo squilibrio instabile addiverra _stabile_ e l'anomalia si convertira in _affezione morbosa_. Krafft-Ebing scrive: "Tra gli arresti di sviluppo e le alienazioni mentali v'ha un gruppo intermedio che comprende delle forme psicopatiche le piu svariate a seconda dei vari individui. Esse, in rapporto con le malattie mentali propriamente dette, vanno considerate come dei semplici vizi di conformazione, e tra questi e quelle intercorre la stessa differenza che passa tra una _anomalia_ di sviluppo ed una malattia. Del resto, la parentela che queste speciali forme, di cui veniamo ad occuparci, hanno con le malattie mentali e dimostrata prima di ogni altra cosa dal fatto che quelle molto spesso rappresentano il rudimento, il periodo premonitorio, od uno stato di transizione alle psicosi vere e proprie. Immenso e il pericolo che corrono questi individui di perdere il _labile equilibrio_. A cio portano facilmente le critiche situazioni nelle quali essi facilmente si trovano a causa della loro stravaganza e del deficiente adattamento alla vita sociale, in dissolutezze di ogni genere (eccessi sessuali, alcoolici, ecc.), ai quali essi sono singolarmente predisposti a motivo della deficiente evoluzione del loro carattere, dell'astenia del loro sistema nervoso e dell'anomalia della loro vita istintiva, ed in fine a causa delle passioni e delle nevrosi le quali rappresentano una delle molte manifestazioni della labe organica da cui sono bollati.--Ora, appunto per il fatto che le loro funzioni psichiche piu elevate in parte non hanno raggiunto la loro maturita di evoluzione ed in parte sono foggiate in modo pervertito; e altresi per il fatto che in conformita di cio questi individui deviano dal normale sviluppo psichico e da cio che costituisce il normale processo di formazione della individualita psichica, essi si possono designare come dei _degenerati_ e l'anomalia della loro esistenza psichica come una _degenerazione psichica_.--Questi stati degenerativi hanno dei punti di ravvicinamento e di transizione negli stati d'arresto di sviluppo, inquantoche anche in quelli si tratta, in definitiva, di un cervello in via di sviluppo che in questa sua evoluzione naturale viene disturbato per delle cause organiche. Per altro, questo danno che il cervello viene a risentire non ne ferma addirittura l'ulteriore sviluppo in modo da portare per effetto finale la idiozia o una imbecillita; che anzi permette che esso sviluppo progredisca; soltanto cio avviene in una direzione morbosamente pervertita e spesso in maniera incompleta. Questo disturbo della evoluzione cerebrale, pur non portando, come dicemmo, ad una vera e propria debolezza mentale (a meno che nei casi in cui trattasi di forme di transizione), rende difettoso lo sviluppo delle funzioni psichiche piu elevate (giudizio, sentimenti ed idee morali). Mentre il processo formale della ideazione puo essere risparmiato, la elaborazione delle intuizioni fondamentali ed universali superiori, sia nell'orbita della morale che in quella della ragione e che guidar debbono un ben determinato volere, e incompleta e non puo farsi addirittura. Ne risulta che in questi individui manca il carattere e lo spirito di penetrazione del valore, dei doveri e dell'importanza della propria esistenza. Le conseguenze psichiche di cio sono la inettitudine a raggiungere ed a mantenere una posizione nella societa; la incapacita a pensare e ad agire con salda energia e con coscienza sicura dello scopo a cui mirasi, ad utilizzare i mezzi, come, ad esempio, il danaro, a conseguire uno scopo elevato nella vita; la incapacita a condursi secondo i dettami della morale, con il pericolo di dover soccombere ad istinti immorali ed anche criminosi, i quali, per giunta, per lo piu sono pervertiti e si fanno sentire con una potenza veramente morbosa. Il pubblico non vede in questi individui che dei vagabondi, della gente di scarsa moralita, degli scialacquatori, dei delinquenti; l'uomo di scienza, invece, vi riscontra le stigmate di un infralimento delle funzioni psichiche piu elevate, il quale puo a volte aver i caratteri di una vera e propria imbecillita.--Questi stati degenerativi si distinguono poi dalle psicosi--quali malattie acquisite di un cervello che nella maggior parte dei casi ha raggiunto il suo completo sviluppo e che fin qui ha funzionato normalmente,--per il fatto che sollecitamente e stabilmente le funzioni psichiche si alterano, per il sopravvento che le anomalie dei sentimenti superiori e degli istinti ed in generale del carattere prendono sopra i fenomeni intellettuali (imbecillita, delirio, illusioni sensoriali); pero anche sotto questo rispetto e da avvertire che talvolta trovansi delle sfumature e delle forme di transizione per il fatto che su questo fondo degenerativo si possono sviluppare, sia a mo' di episodio o come forme terminali, delle psicosi. Talche puo dirsi che in questi stati degenerativi l'intimo nucleo della personalita psichica venga colpito mentre trovasi in via di sviluppo"[27].--Ed il Sergi: "Di che parlano quelle anomalie, quelle deformita, quegli stati morbosi, quelle perturbazioni funzionali, quando s'incontrano nel delinquente? di che sono indizio? Ricerchiamo. O l'organismo psichico non si e mai formato, o e in dissoluzione; manca l'equilibrio delle funzioni e manca assai spesso qualche elemento integrante dello stesso organismo psichico. Il carattere o non esiste affatto, o e a frammenti, mescolati i nuovi coi vecchi strati e confusamente. La condotta diventa frammentaria e percio squilibrata. L'organismo psichico, cioe, non e normale, quando non e normale il fisico; l'abnormita totale o parziale di questo apporta abnormita analoga in quello: cio e una condizione morbosa"[28]. =11.=--La unilateralita della teoria degenerativa del delitto segna una fase dell'antropologia criminale, con i nomi, specialmente, del Morel, Lucas, Ferrus, Despine, Thompson, Wilson, Nicolson, Maudsley, Fere. Oggi appena, con i progressi fatti dalla psicologia sperimentale e dalla psichiatria, i due campi dell'antropologia criminale, il psicologico ed il patologico, hanno propri confini delineati. E quindi oggi possibile integrare le cognizioni tutte scientifiche intorno alla psiche del delinquente, seguendone le ricerche funzionali nella fase affatto normale o fisiologica e nella fase patologica, nello stadio di evoluzione e nello stadio di dissoluzione. =12.=--La fenomenologia clinica degli stati morbosi, a cui si riferisce la fase degenerativa di dissoluzione della umana personalita, e svariatissima quant'altra mai. La ereditarieta ha importanza principalissima, fino ad ammettersi che vi sieno intere famiglie fatalmente destinate alla degenerazione criminosa. Nel campo della _funzionalita sensitiva_ spesso verificasi una abnorme suscettibilita; dal _lato sensoriale_ si trova la propensione alle iperestesie, fin anco alle allucinazioni, ed una accentuazione estremamente energica e talvolta anche pervertita (idiosincrasia) delle percezioni piacevoli o spiacevoli; in cio che si riferisce alla _funzionalita vasomotoria_ si manifesta il labile equilibrio dei centri nervosi; dal lato della _motilita_ si riscontrano, quali residui del disturbo funzionale indotto da quei processi morbosi che colpirono il cervello durante la vita fetale o l'eta infantile, il nistagmo, lo strabismo, le paralisi spastiche, gli accessi epilettici ed epilettoidi, ecc.; oppure, quali estrinsecazioni di una reattivita convulsivante agli stimoli sensitivi, le smorfie della faccia, il tic convulsivo e via dicendo (Krafft-Ebing). Nel campo della ideazione manca la coordinazione, la coerenza; vi e, ora sistematicamente ora ad intervalli, insorgenza di idee coatte, di intenti fissi o a sbalzi, senza motivi o interesse reale. La vita affettiva e disturbata da impreveduti turbamenti, da morbosa eccitabilita, che da luogo, il piu delle volte, a passioni impulsive, ad atti irresistibili. Nell'animo di cotesti degenerati ora evvi la calma ed il sereno, ora la tempesta e l'uragano: manca il centro sicuro di gravita delle correnti psichiche, manca qualunque freno morale. La facolta che piu se ne risente e la volonta, che e debole, ed obbedisce alla azione rapida di stimoli accidentali, in forma esplosiva; ovvero mostra impronte di tanta apatia ed indifferenza da far sospettare che qualunque energia personale siasi spenta. Il delitto, che si di frequente corona l'opera disordinata di costoro, finisce col concorrere a prestare le occasioni di piu celere dissoluzione psichica. La vita in prigione, tra stenti, al contatto di altri degenerati, che facilmente si prestano a porgere l'esempio e le istruzioni del male, crea l'ambiente meglio adatto di pericolosissimo contagio morale, le cui tracce restano, durante la vita seguente, a maggiormente disintegrare le poche attitudini che ancora rimanevano in istato di integrita. In generale, la media della intelligenza--nei degenerati--delinquenti--e molto bassa. Molte volte noi ci inganniamo alle apparenze. Confondiamo l'intelligenza con l'astuzia, con l'avvedutezza nel disimpegno di peculiari atti della vita. Chi e abituato, pero, a frequentare la popolazione carceraria, ed a studiarla, si accorge subito che la media dei delinquenti e affetta da palese depressione psichica e che coloro, i quali mostrano maggiori anomalie fisiche teratologiche od atipiche, sono anche meno adatti ad un'associazione ideativa coordinata o ad atti volitivi coonestati da intenti logici. "Malizia, simulazione ed insensibilita--scrive il Marro--sono i tratti caratteristici di questi miserabili, discendenti quasi sempre di genitori alcoolisti, neuropatici od alienati. Le sorgenti dell'affettivita sono in essi pressoche inaridite: disamorati della famiglia, incapaci di amicizia ai compagni, essi sono indifferenti per lo stesso loro benessere, che ogni momento compromettono, ed incuranti della propria vita, di cui per un nulla tentano spogliarsi col suicidio. La loro esistenza segna un tormento continuo per tutti; per le famiglie cui procurano mille angustie, non che per la societa che e continuamente minacciata dalle stranezze dei loro impulsi; ed in carcere, dopo avere stancate guardie e direttore, vengono colle loro finzioni e simulazioni a mettere in imbarazzo il medico, il quale, mentre le scopre, e obbligato a riconoscere l'anormalita del loro stato psichico ed a tenerne conto nei giudizi che emette su di essi, non che nel trattamento che adotta a loro riguardo"[29]. Son cotesti i caratteri spiccati della forma piu culminante della dissoluzione psichica, la forma della pazzia morale. Essa, secondo le osservazioni fatte dal Marro e che corrispondono a verita, e cosi connaturata coi delinquenti che il numero dei pazzi, a stretto rigore, abbraccierebbe buona parte di quanti frequentano il carcere. =13.=--Il psicologo criminalista, contemplando il delinquente nella doppia fase, di uomo il cui organismo psicofisico si distingue per speciali anomalie e di un degenerato affetto da grado piu o meno di dissoluzione, ha il dovere di domandarsi: come si fara a porre un criterio teoretico il quale riesca sufficiente, nella pratica, a far bene indicare quando, per assodare la causa del delitto, si debba far ricorso al processo evolutivo di energia criminosa, e quando si debba accontentarsi di constatare l'azione morbosa di qualche affezione patologica? Ben osserva il Maudsley, che come in tutti i fatti naturali v'hanno gradazioni d'intelligenza dal genio all'idiozia, cosi ancora, secondo la legge naturale, v'hanno gradazioni della forza morale fra la suprema energia d'una volonta ben costrutta e l'assenza completa del senso morale. Ed in oltre, egli aggiunge: fra il delitto e la pazzia corre una linea intermedia; da una parte osservasi poca pazzia e molta perversita; dall'altra e insignificante la perversita e tiranna la pazzia[30]. Insomma, ritornando a quanto gia scrivemmo, lo squilibrio psicofisico, caratteristica del delinquente, allorche si arresta a semplice anomalia funzionale o percettiva o di stati di coscienza, ci faculta a servirci delle comuni nozioni che sono il fondamento della imputabilita; se poi esso giunga a prendere le parvenze di stato patologico, effetto di disintegrazione psichica morbosa, ci costringe a ricorrere al giudizio peritale del medico, con previsioni di trovarci dinanzi piuttosto ad un infermo che ad un delinquente. Ma--si aggiungera--e qual'e la differenza tra anomalia ed infermita? Comincio con l'accettare quanto scrive il Maudsley a proposito della nota zona intermedia tra pazzia e stato di ragione, e che essa sia popolata da cosi fatti equivoci che mette bene studiare. "A nostro avviso--la conseguenza d'un simile studio, sebbene a tutta prima sembra miri a cancellare distinzioni da tutti accettate, e a rendere incerto cio che prima appariva sicuro, non puo che riuscire ad una reale utilita. L'esperienza giornaliera ci addita come molte persone, senz'essere pazze, presentano talune originalita di pensieri, di sentimenti, di carattere che le fan ben spiccare dalla comune degli uomini e le rendono oggetto di rimarco. Puo darsi che queste persone divengano o non divengano mai pazze, ma esse discendono da famiglie in cui esiste o la pazzia o qualche altra affezione nervosa; esse, infatti, portano nel loro carattere l'impronta della loro peculiare eredita: hanno un temperamento nervoso particolare, una certa _nevrosi_, e talune altre ancora un temperamento piu peculiarmente pazzo, vale a dire una _nevrosi mattesca_" [31]. Ritenuta la continuita di processi psicofisici dallo stato normale all'esquilibrato ed al patologico, a meno che non ricorrano casi spiccati e tipici da non farci dubitare del grado cosciente di azione nella perpetrazione del delitto, il criterio da seguire, in pratica, credo che debba, _a posteriori_, attingersi da una nozione estranea alla diretta indagine del delinquente, dalla nozione della _pena_. Il perito, il magistrato, invitati a pronunciarsi sulle condizioni fisiche e morali d'un delinquente, sono obbligati, merce il cumulo di fatti che potranno assodare, di risolvere il quesito, se, nella specie, trattisi di fatto imputabile e punibile _penalmente_, ovvero se trattisi di atti che si rapportano ad una causa morbosa, priva delle qualita necessarie perche si ricorra a mezzi repressivi. Assunto gravissimo, siccome ognun vede; ma che, con l'uso dei mezzi sperimentali o peritali, onde disponiamo, puo essere conseguito con speranza di molta esattezza. Il criterio della pena, innanzi enunciato, e criterio, oltre che giuridico, sopratutto psicologico; perche esso implica il concetto che, e riguardo all'individuo e riguardo alla societa, sia vano ricorrere a mezzi repressivi nel caso che l'individuo, incapace a comprenderne e risentirne la efficacia, non ne otterrebbe alcun utile; e la societa, in contemplazione della incoscienza del soggetto, ne risentirebbe piuttosto pieta e repugnanza. Anzi, il criterio psicologico ne avverte che la pena, in esseri degenerati o mentecatti, e nuova cagione di danno all'individuo e di pericolo alla societa; all'individuo che, nell'ambiente propizio del carcere, perverrebbe al risultato di definitiva dissoluzione psichica, ed alla societa che da un essere di simile specie dovrebbe, in avvenire, temere maggiori delitti. Non sara mai proclamata abbastanza la verita, che rischiarar deve l'attenzione di ognuno sulla necessaria instituzione di ricoveri di cura di uomini la cui eccezionale natura degenerata attende dalla scienza e dalla pratica illuminata i pronti rimedi! La legge repressiva, la pena per costoro non ha effetto di sorta, quando pure non concorra ad esserne di nocumento. Il pubblico, che assiste nelle aule di giustizia, il magistrato che pronuncia la sentenza, pur troppo si accorgono della differenza onde la pena e accolta da molti condannati: essi cio chiamano cinismo, depravazione morale!--Nessuno, o qualcuno appena, si accorge che il presente stato di indifferenza cinica sia causato da incoscienza; da si profondo ottundimento morale che non lascia neppure il modo, al disgraziato, di comprendere quanto avvenga a lui dintorno. Non una, ma tante volte, dopo grave condanna, il detenuto e stato condotto via tra la curiosita ed i lazzi del pubblico: il di seguente--dopo 24 ore!--recatomi in carcere a porgere la parola di conforto al misero, che indarno io cercai dimostrare ai giudici trattarsi di epilettico o di pazzo morale, egli, tra lo stordito e l'apatico, mi ha dimandato quale condanna si abbia ricevuta, non avendo nulla compreso della sentenza del tribunale! Le guardie carcerarie, se dotate di alquanta coltura e sano discernimento, hanno intimo il convincimento della inutilita della pena per la maggior parte dei detenuti. Essi sanno che costoro, nelle carceri, sono il tormento dei superiori: la disciplina, per loro, e motivo non di freno ma di intemperanza, di stranezze, di atti pazzeschi. Molte volte, per liberarsene o aver tregua, li assegnano nelle infermerie dove il detenuto e trattato da infermo, mentre non ha mali apparenti; trova, pero, la calma relativa, vivendo lontano dagli incentivi ad esaltarsi, a commettere atti pericolosi verso le persone con cui tratta. =14.=--E utile aggiungere alcune altre osservazioni, che riflettono sopratutto il modo onde generalmente si suol procedere alle perizie psichiatriche su delinquenti il cui stato di mente offra dei sospetti di infermita. Oggi, in generale, i cultori di psichiatria comprendono il dovere di erudirsi negli studi di psicologia per le ricerche da praticare sugli stati mentali dei soggetti loro affidati. Ma, oh quanto talune perizie lasciano a desiderare di esattezza scientifica e di chiarezza di vedute!--Ordinariamente gli esami procedono piuttosto bene nella constatazione delle misure antropometriche, delle rilevanti note somatiche, della vita psichica minore (sensibilita, emotivita, affetti, sentimenti); ma quando si passa alla vita psichica superiore, a dover assodare la maniera onde funziona la coscienza, la intelligenza, la volonta, i periti psichiatri, se non posseggono soda coltura psicologica, incorrono in inesattezza ed errori da meritare il biasimo del giudice, chiamato, sui lumi da essi forniti, a decidere sulla imputabilita del prevenuto. Lo stesso Lombroso, che con l'ultimo suo libro dal titolo "La perizia psichiatrico-legale" si e proposto di assegnare i canoni ed i metodi da seguire nell'esame peritale dei delinquenti, e abbastanza limitato nella parte psicologica. Egli da molto rilievo alla scrittura, alla pronunzia, alla misura dell'emozione e riflessi vasali; alla attenzione; alla suggestibilita visiva; alla misura del campo appercettivo; alla memoria, ed a niente altro! Dovremmo concludere che, a seguire i dettami peritali del Lombroso, ben scarso materiale psicologico avrebbe a sua disposizione chi volesse risolvere, nei singoli casi, il problema della responsabilita. =15.=--L'ultima conclusione, cui deve tendere il perito psichiatra, nel campo psicologico, e di risolvere il problema giuridico col constatare se nel fatto in esame esista o non esista punibilita per colui che n'e autore, tenuto conto del suo stato di mente. Accio si riesca nell'arduo compito, e necessario che, prima di qualunque altra nozione, il perito abbia il concetto esatto del contenuto giuridico degli art. 46 e 47 del nostro Codice penale. Nel primo articolo e detto: "Non e punibile colui che, nel momento in cui ha commesso il fatto, era in tale stato di infermita di mente da togliergli la coscienza o la liberta dei propri atti". La parola _mente_, giusta quando scrisse il Zanardelli, va intesa nel suo piu ampio significato, si da comprendere tutte le facolta psichiche dell'uomo, innate ed acquisite, semplici e composte, dalla memoria alla coscienza, dall'intelligenza alla volonta, dal raziocinio al senso morale. Il legislatore, con la formola sanzionata, non ha voluto, dunque, indicar altro se non uno stato psichico affetto da tale malattia che tolga il funzionamento di qualcuna o di tutte le facolta onde promana la consapevolezza dell'atto antigiuridico e la libera esplicazione della volonta. Chi non ha compresa la natura criminosa di cio che operava o, per forza irresistibile impulsiva, non era in condizione di far uso dei poteri inibitori, non deve rispondere penalmente del suo operato: egli e un povero infermo, non un delinquente. Il perito, usando delle cognizioni tecniche, desunte dalla psichiatria, ha il dovere, primamente, di constatare l'esistenza d'una malattia, fisica o psichica, che affetti il funzionamento cosciente ed affettivo del soggetto; e non basta: dopo di aver fatto questo, egli entra nel dominio esclusivo della psicologia, perche e chiamato a dire se e fino a che punto lo stato morboso abbia agito sugli atti coscienti e liberi. Poiche, o lo stato morboso e si grave da far scomparire completamente la imputabilita penale dell'atto, e quindi la responsabilita, e si versa nella ipotesi dell'art. 46; ovvero esso e tale da scemare grandemente la imputabilita, senza escluderla, e si versa nella ipotesi dell'art. 47. Riassumendo, dunque, il problema complesso, la cui soluzione formar deve il compito del perito, diciamo che questi debba: _a_) intendere chiaramente il disposto di legge, sulla cui base il giudice e necessitato di far ricorso al di lui giudizio tecnico; _b_) indagare se nel soggetto si riscontri, o non, una malattia la quale interessi il suo funzionamento psichico; _c_) determinare la facolta lesa o, meglio, quale regione cerebrale e quale serie di atti psichici ne risentano la patologica influenza; _d_) dire il grado maggiore o minore della malattia e della sua influenza; _e_) esaminare se la detta influenza si versi nel campo della coscienza od in quello della volonta, e se produca l'effetto di alterare, di restringere, di sopprimere il primo, annullandone la interna _visione_; od anche di turbare il secondo si da abbattere e distruggere il potere della pienezza di arbitrio. A prescindere dalle cognizioni tecniche attenenti alle forme molteplici di malattie che affettano la sensibilita, la ideazione, l'attenzione, la emotivita, la personalita, la volonta, la libera o spontanea esplicazione degli atti interni; il perito, nel risolvere il problema psicologico, cioe il problema del _funzionamento normale o meno della coscienza e della volonta, non che il grado di responsabilita soggettiva dell'atto formante obbietto d'imputazione_, deve _a_) aver chiare ed esatte nozioni psicologiche sulle leggi onde si producono e si effettuano tutti i fenomeni interni, dalla sensazione all'ideazione, dall'attenzione al giudizio, dalla riflessione alla volizione, dalla consapevolezza dell'io alla sua spontanea manifestazione nel mondo esterno; _b_) saper cogliere il _motivo_ vero dell'azione incriminata, misurarne ed apprezzarne l'efficacia dinamica in relazione agli stadi di coscienza del prevenuto; _c_) mettere in palese, non solo il rapporto logico tra il motivo e l'azione, ma ancora lo stato _funzionale_ della coscienza e della volonta circa l'effetto esercitato dal motivo o isolatamente (ipotesi di _responsabilita_) o in concorso con cause patologiche (ipotesi di _irresponsabilita_), per concludere alla normalita o non degli atti psichici ed alla spontaneita (_liberta_) dell'azione, ovvero al carattere di _necessita_ della medesima. =16.=--Donde trarra il perito le cognizioni utili ed i metodi per riuscire nell'intento di risolvere il problema concernente lo stato psichico del prevenuto, non che le condizioni di responsabilita per l'atto da lui compiuto? Dai sommi scrittori di psicologia. Ma non e sufficiente; che, in complesso, i risultati della odierna psicologia, per quanto ammirevoli, non sono poi tali da suffragare abbastanza tutte le esigenze pratiche a cui deve giungere l'esame peritale. Per provare l'asserto e perche nello studio del delinquente si abbia il concetto dei giusti confini, entro i quali debbono limitarsi le pretese del perito, ci permetteremo, a compimento di questo capo, di tracciare sommariamente le nozioni alle quali deve farsi ricorso se vuolsi avere i criteri scientifici in materia di coltura generale psicologica. =17.=--Qualunque fenomeno psichico e di sua natura un processo composto risolvibile in elementi. Anche in cio evvi la riprova d'una legge fondamentale di natura, che ogni parte sia un tutto e che ogni tutto sia il prodotto di parti; non solo, ma che ogni formazione naturale sia il risultato di unita relative. Cosi, i primi elementi psichici, secondo l'Ardigo, sono i proestemi, le sensazioni minime, i dati ipotetici non sperimentabili direttamente e che entrano nella somma di ciascuna sensazione da noi percepita. La psicologia, avendo per proprio oggetto non contenuti specifici dell'esperienza ma l'_esperienza generale nella sua natura immediata_, non puo servirsi di altri metodi che di quelli usati dalle scienze empiriche, cosi per l'affermazione dei fatti, come per l'analisi e pel causale collegamento di essi (Wundt). Due sono i metodi, di cui dispongono le scienze naturali, l'_esperimento_ e l'_osservazione_. L'_esperimento_ consiste, giusta le definizioni del Wundt, in un'osservazione, nella quale i fenomeni da osservare sorgono e si svolgono per l'opera volontaria dell'osservatore; l'_osservazione_, poi, in senso stretto, studia i fenomeni senza un tale intervento dello sperimentatore, ma cosi come si presentano all'osservatore nella continuita dell'esperienza. L'indirizzo sperimentale (e vedremo fino a che punto) nei fenomeni psicologici e tutto una conquista dell'odierno positivismo filosofico. Esso, per non parlare che dei fondatori, si deve sopratutto all'opera di Tetens, del Weber, del Fechner, del Wundt. Gli esperimenti che si eseguono nei laboratori sono di due specie; alcuni attengono alla misura della sensazione ed all'esame delle rappresentazioni, rientrando nel compito della _psicofisica_; altri si estendono ai processi psichici piu complessi ed interessanti, formando materia della _psicometria_. L'indole del mio libro mi dispensa dal rassegnare tutti i sistemi pratici che si tengono per constatare le leggi, a cui obbediscono i rapporti tra gli stimoli e le sensazioni, le rappresentazioni di spazio e di tempo; non che dal ricordare che, con l'uso degli esperimenti _psicometrici_, si pervenga a misurare il cosidetto _tempo di reazione_, l'estensione della coscienza e dell'attenzione, i processi mnemonici ed associativi. Il Wundt pretende che la psicologia, per il modo naturale in cui sorgono i processi psichici, e costretta al metodo sperimentale, appunto come la fisica e la fisiologia. Egli spiega: "Una sensazione si presenta in noi sotto condizioni favorevoli all'osservazione, se essa e suscitata da uno stimolo esterno; una sensazione di suono, ad esempio, da un movimento sonoro esterno, una sensazione di luce da uno stimolo luminoso esterno. La rappresentazione di un oggetto e originariamente determinata da un insieme sempre piu o meno complesso di stimoli esterni. Se noi vogliamo studiare il modo psicologico in cui sorge una rappresentazione, noi non possiamo usare alcun altro metodo che quello di imitare questo processo nel suo svolgimento naturale. In questo modo abbiamo il grande vantaggio di potere volontariamente variare le rappresentazioni stesse, facendo variare le combinazioni degli stimoli agenti nelle rappresentazioni, e cosi di giungere ad una spiegazione dell'influenza che ogni singola condizione esercita sul nuovo prodotto. Le rappresentazioni della memoria non sono, e ben vero, direttamente suscitate da impressioni sensibili esterne, bensi le seguono solo dopo un tempo piu o meno lungo; ma e chiaro che anche sulle loro proprieta, e specialmente sul rapporto loro alle rappresentazioni primarie svegliate da impressioni dirette, si giunge alla piu sicura spiegazione quando non ci si affidi alla loro casuale apparizione, ma si tragga vantaggio di quelle immagini che sono lasciate dagli stimoli precedenti in un modo sperimentalmente regolato. Non altrimenti si fa coi sentimenti e coi processi volitivi; noi li potremo porre nella condizione piu opportuna ad un'esatta ricerca, se a nostra volonta produrremo quelle impressioni che, secondo l'esperienza, sono regolarmente legate alla reazione del sentimento e del volere. Non vi e quindi alcuno dei fondamentali processi psichici pel quale non sia possibile usare il metodo sperimentale ed egualmente alcuno per la cui ricerca questo metodo non sia richiesto da ragioni logiche"[32]. Io non oso contestare al Wundt quanto egli ritiene nel campo della psicologia generale; forse qualche eccezione va fatta per i sentimenti e la volonta; ma, ripeto, fino a che noi versiamo nell'esame di processi psichici comuni, il metodo sperimentale riuscira di inestimabile vantaggio. E lo stesso per i processi psichici criminosi? I periti psichiatri se ne servono, con buon risultato, nell'esame della vita psichica inferiore (la sensazione, la emotivita, l'appercezione, la memoria); ma che diremo delle applicazioni da essi fatte nel dominio della intelligenza o della coscienza, e tanto piu nel proporsi l'intento di risolvere il quesito psicologico-giuridico intorno alla responsabilita del prevenuto pel reato da lui commesso? I periti, di consueto, credono di aver adempito al dovere se, con adatti istrumenti, abbiano avuto i dati psicofisici del soggetto; convinti che gli atti di coscienza, di intelligenza o di volonta non dipendano che dalla vita fisica, o che il parallelismo psicofisico si estenda, non solo ai processi sensitivi ed appercettivi, ma eziandio a tutti gli altri che costituiscono la nostra vita psichica superiore. L'errore non e perdonabile. Poiche la vita dello spirito, nella crescente evoluzione delle funzioni coscienti, si appalesa di grado in grado piu svariata, piu complessa: dagli elementi protoestematici, o dalle impercettibili e minime sensazioni, alle piu alte concezioni dei rapporti causali tra le cose ed alle ideali aspirazioni d'un bene altruista, vi e, e vero, continuita di processi, ma vi e puranco si differenziata distinzione qualitativa di fenomeni, che, ad estimarne l'intima essenza, non bastano le leggi apprese per spiegarci gli atti puramente fisici della vita psichica inferiore. A tutti ormai e noto, che negli atti o nelle manifestazioni della psiche non e a cogliere solamente una somma di elementi informativi, quantitativamente multipli; ma un'unita ed identita che, nel mentre suppongono dei processi composti, si staccano dalla serie degli stati sottostanti e permangono con attivita e leggi proprie. La sensibilita, la emotivita, chi ne dubita?, si ricongiungono, per leggi dinamiche, con la potenzialita della intelligenza e della volonta: ma altra cosa e la eccitazione prodotta da movente passionale, altra cosa scorgere il nesso causale tra un atto e la responsabilita che se ne assume; tra la scelta di qualsiasi mezzo e l'effetto che vuolsi raggiungere; tra la rappresentazione del motivo a delinquere ed i moltiplici stati di coscienza prodotti; tra il cumulo di nozioni e di apprezzamenti sulla natura soggettiva dell'agente e la conclusione giuridica di ammettere od escludere o graduare la responsabilita delle azioni di cui questi fu causa. =18.=--Il delitto, avvisato soggettivamente, e un processo di organizzazione della energia criminosa. La scienza sua propria e la psicologia criminale. E, allo stesso modo che ogni scienza si risolve in unita elementare--la biologia nella molecola, la fisica nell'atomo, la chimica nella monade eterea--la psicologia criminale si risolve nei motivi, che sono i minimi psicofisici del fenomeno complesso dell'anima del delinquente. Ha il perito la coltura sufficiente per risalire, con analisi minuta, dal motivo criminoso alla determinazione del delitto? Ha egli l'abitudine, per non dir l'attitudine, di riunire in sintesi i dati raccolti e rivolgerli ad illuminare se medesimo ed il giudice nella risoluzione, alla base di criteri affatto giuridici, del problema penale? Quante volte mi son trovato di fronte a coltissimi medici, i quali, credendo di avere esaurientemente risposto all'ufficio di perito psichiatra, col constatare la esistenza, nel soggetto sottoposto ad esperimenti, di qualsiasi manifestazione psicopatica, concludevano, senz'altro considerare, pel vizio totale o parziale di mente; per la irresponsabilita o per la semiresponsabilita! Essi, come negli esercizi acrobatici, facevano un salto nel vuoto: e se la parola del magistrato o del difensore li richiamava all'apprezzamento psicopatologico della causale del delitto, al decorso dell'azione impulsiva di qualche motivo; eppoi, allo stato normale o transitorio di coscienza, al grado e specie di coordinazione associativa delle idee, dei sentimenti, delle volizioni del prevenuto; alla estensione del di lui campo visivo di coscienza, all'attitudine di attendere, di riflettere, di prevedere; alla forza maggiore o minore di far uso dei poteri inibitori; alla fisonomia che d'ordinario prendono gli affetti; alla vivacita delle immagini, alla energia delle idee; alla specie dei ligami delle vita di relazione; ed, in ultimo, al complesso di levatura della mente del soggetto, di energia della sua volonta; i periti, d'ordinario, o rimanevano incerti e reticenti, ovvero finivano col confessare che cio non rientrava nel loro assunto tecnico. Peggio, poi, e avvenuto nel caso siasi richiesto al perito, che cosa ne pensasse, tenuto conto dello stato psicopatico dell'imputato, circa la responsabilita attribuitagli del fatto compiuto. O non si aveva che risposta evasiva, ovvero i giudici doveano accorgersi che una qualsiasi risposta era data senza tener punto calcolo, non solo dello stato del soggetto, bensi di tutti i coefficienti processuali; eppero si e sempre finito coll'annettere minima importanza al giudizio dell'uomo che dicesi _tecnico_! Di qui l'antagonismo sistematico tra periti e magistrati. Si riconosca una volta per sempre: le perizie, come generalmente son praticate, hanno gran valore pel lato esclusivo dell'esame patologico dell'imputato: il rimanente appartiene al cultore di psicologia, appartiene al giurista: voler confondere l'un ufficio con l'altro e lo stesso che emettere giudizi unilaterali, o erronei o punto confortati dai lumi della scienza. Le nozioni peritali debbono servire di punto di partenza nell'apprezzamento dello stato psichico dell'accusato; esse, cioe, debbono servirci per premettere che l'atto incriminato non possa avere che decorso morboso; mentre, il pronunziarsi sul come e perche del decorso istesso, sulla genesi e sulle fasi di progresso, non che sulla opportunita di ricorrere, tenuto riguardo alla difesa sociale ed al pericolo di ripetizione dell'atto commesso, a mezzi repressivi, rientra nella sfera di altra coltura che non sia la patologia o la psichiatria: e per altra via, che quella segnata dal perito, che il criterio _a posteriori_ della pena, del quale avanti facemmo motto, si integrera col criterio _a priori_ dell'intima conoscenza del prevenuto, ed e cosi che il giudice emettera il suo giudizio retto ed illuminato. CAPO VII. Processo cosciente del delitto. Stadio di sviluppo. =1.=--Le diverse classi di elementi constatativi dell'io cosciente del criminale.--2. Sviluppo del carattere individuale; sua importanza nella psicologia criminale dell'infanzia.--3. Condizioni e modi onde si organizza la coscienza comune e quella del delinquente.--4. Le fasi di successiva integrazione della psiche del criminale.--5. Esame delle emozioni criminose; le diverse teoriche--6. Svolgimento della essenza unitaria dell'evento psichico, dalla forma monistica alla manifestazione complessa del pensiero.--7. Errori di James e di Lange intorno alla genesi delle emozioni.--8. Natura delle emozioni criminose.--9. Reazione, periodicita, antagonismo delle emozioni: la reazione.--10. La periodicita.--11. L'antagonismo.--12. La dissoluzione psicologica; teorica meccanica. 1.--Lo stadio di sviluppo di coscienza del delitto suppone un materiale, ereditario ed acquisito, di fattori antropologici, fisici e sociali criminosi. L'io del delinquente si viene plasmando gradualmente quale prodotto di assimilazione dei motivi che a lui porge l'ambiente in mezzo al quale si svolge. Gli elementi, ond'egli assomma e trasforma le energie, sono i medesimi che nella esistenza di ciascun individuo concorrono a dare il peculiare assetto differenziato alla singola coscienza. Questi elementi, secondo la giusta teoria di James, si possono dividere in tante classi costituite rispettivamente: _a_) dall'io materiale; _b_) dall'io sociale; _c_) dall'io spirituale; _d_) dall'io puro. Il delinquente comincia col risentire, sopratutto, gli effetti del proprio organismo, o che funzioni nello stato di equilibrio, diro cosi, fisiologico, o che risenta l'influsso di cause patologiche. Indi egli assimila i germi deleteri del vizio o delle tendenze depravate nella propria famiglia, e molto in cio influisce la condizione economica di privazione di mezzi necessari perche egli sollevi il suo stato morale con sufficiente coltura e retta educazione. Le enunciate cause sono altri tanti elementi costitutivi dell'io _materiale_ del delinquente. Vengon dopo gli elementi sociali, quei fattori che promanano dalla vita di relazione con i simili; quindi gli esempi di virtu o di vizi, che eccitano la nostra tendenza imitativa; l'influsso della pubblica opinione col corredo dei pregiudizi, degli usi, dei costumi, specialmente tradizionali; la cura, la sollecitudine di conservare integra la buona fama personale, comunque essa s'intenda e per qualunque via si giunga a conquistarla. Ed eccoci all'io spirituale, cioe alla somma delle disposizioni e delle attitudini personali, al complesso delle energie di cui disponiamo per estrinsecarci nella realta della vita. Sostanzialmente, per questo verso, l'io si viene sviluppando attraverso una lotta continua di tendenze in contrasto tra loro, una successione ininterrotta d'impulsi e d'inibizioni; in guisa che si dovrebbe concludere che cio che costituisce la coscienza, che noi abbiamo di noi stessi, e essenzialmente il sentimento di _movimenti accomodativi_, oppure, se si vuole, di impulsioni motrici, di riflessi inibiti[33]. Il primo effetto peculiare, che ne emerge dallo sviluppo organicamente composto dell'io criminoso, e l'antagonismo che vieppiu si viene accentuando tra il fattore antropologico, il cui esponente si sostanzia nella aperta tendenza di egoismo, ed il fattore di ordine sociale nascente dal complesso dei controstimoli, naturali od imposti. Il fattore antropologico agisce per _azione impulsiva_; il sociale per _azione repulsiva_; il primo, nel ritmo dinamico della vita di relazione, e l'equivalente d'un _moto accelerato_; il secondo di un _moto ritardato_. Il diritto ed il dovere si limitano reciprocamente; ove l'uno finisce, l'altro comincia. Non e concepibile l'individuo in societa senza che a lui si imponga di sacrificar qualche cosa pel benessere altrui: data la ipotesi che l'individuo sia regolato da impulsi incomposti di egoismo, l'armonia tra la parte ed il tutto scompare, e nell'urto dei moti, con opposte direzioni, l'equilibrio e indotto da una forza estranea, la quale impedisce che ne provengano disastrose conseguenze: indi la legge repressiva, la funzione del magistrato. =2.=--Dalla lenta o accelerata lotta antagonista tra i sentimenti e le idee del delinquente, improntate ad un fondo di egoismo, manifestantisi in atti di squilibrio psichico, ed i freni imposti dalla sanzione naturale e sociale in correlazione alle umane azioni, si viene assodando e sviluppando il carattere individuale. La fisonomia del criminale si rende meglio delineata; spuntano i segni della specie a cui egli in avvenire apparterra: la coscienza criminosa si fa piu salda, piu sicura; l'io personale, bene organizzato, puo dire oramai di essere una individualita a se, non confondibile, per chi sappia bene osservarla, con le rimanenti individualita in comunione. La psicologia criminale dell'infanzia dovrebbe aver di mira, segnatamente, questo periodo di sviluppo del delinquente; periodo fecondo di utilissime osservazioni, perche l'io criminoso, non trovando peranco la via unica d'incanalamento (mi si passi la frase) della propria energia, la via del delitto, e proteiforme e si lascia sorprendere senza difficolta nelle attinenze con la vita esteriore. Si vedra, per esempio, subito il futuro sanguinario, nel fanciullo, alquanto adulto, che compie, senza mostrare di impressionarsi, atti di crudelta sulle bestie; che, ribelle o impulsivo, corre la dove lo chiamano le compagnie dei peggiori; che ha posa di prepotente, si accende ad ira per la minima offesa, per un benevolo richiamo; serba odio, cova la vendetta, si sente felice di sacrificare l'altrui benessere ad un momento solo di felicita. Egli ha mobilita di atti, ha scatti felini; esuberante, alle volte, nell'affetto, non sa nascondere il fondo egoistico: la passione lo accieca; lo alletta, lo trascina l'idea di se, l'umiliazione del debole, dell'oppresso. 3.--E da osservare con Wundt, che "la coscienza individuale soggiace alle stesse condizioni esterne che tutto l'insieme dei fatti psichici, del quale essa e soltanto una espressione diversa, che serve specialmente a mettere in luce le relazioni reciproche delle parti onde esso e costituito. Come sostrato delle manifestazioni di una coscienza individuale ci si offre dappertutto un individuale organismo animale; nell'uomo e negli animali a lui somiglianti l'organo principale della coscienza e la corteccia del cervello, nei cui tessuti cellulari e fibrosi sono rappresentati tutti gli organi che stanno in relazione coi processi psichici. Noi possiamo considerare la connessione generale degli elementi corticali del cervello come l'espressione fisiologica della connessione dei processi psichici data nella coscienza; e la divisione di funzioni nelle diverse regioni corticali, come il correlativo fisiologico delle varieta numerose dei singoli processi di coscienza. Ma, certamente, in quel centralissimo organo del nostro corpo la divisione di funzioni e pur sempre soltanto relativa; ogni formazione psichica composta presuppone sempre la cooperazione di numerosi elementi e di molte regioni centrali"[34]. Ugualmente, nella coscienza del delinquente, si organizzano e si unificano tutti i germi degenerativi che si accumulano per le forme atipiche delle funzioni a lui proprie. L'antropologia vi dira in che consistano i caratteri differenziali tra il fondo permanente del delinquente e quello dell'uomo normale; la fisiologia descrivera il funzionamento anormale dell'organismo fisico, onde gli atti psichici hanno il primo materiale avariato; la psicologia, prevalendosi dei lumi tolti alle discipline affini, dira come e perche il delitto sia il prodotto naturale di condizioni psichiche, il cui esponente causale e nello squilibrio di stati di coscienza. 4.--I germi criminosi, fermentando, componendosi, organizzandosi, con processo parallelo psicofisico, vengono gradatamente trasformandosi da forme omogenee ed indistinte in eterogenee e definite. Dapprima le tendenze egoistiche non sono che l'indice generale di stato funzionale di squilibrio: i segni esteriori, in eta, in ambienti diversi del delinquente, lasciano appena intravedere l'essere futuro; il nucleo, diro, centrale di ciascuna formazione psichica, il colorito dei sentimenti, gl'intenti prossimi o remoti della vita di relazione, il tutto insieme dei processi di affettivita, di attivita addimostrano il fondo di incoerenza, di insensibilita, di immoralita: il vizio ed il delitto, nei primi stadi di sviluppo dell'anima del criminale, si confondono e si unificano. Ma, se le forze ambienti non giungono a modificare le correnti malefiche dei germi in fermentazione, verra giorno in cui queste prenderanno direzioni distinte, e l'io del criminale, organizzandosi, si unifichera e rafforzera, merce l'assorbimento e la fusione, con la propria energia, di tutte le energie similari coerenti alla inclinazione verso data specie di delitto. Avviene, allora, che tutto intero l'organismo psichico subisca novella trasformazione, e, seguendo un'altra fase di processo disintegrativo ed integrativo, abbandonera, per legge di selezione organica, gli elementi difformi alla specie di delitto in prevalenza e si rafforzera a percorrere la discesa fatale su cui si e messo. Le idee morali, i sentimenti, l'intero corredo dei pregiudizi, il cumulo delle impulsioni sociali, fin i convincimenti religiosi avranno modificazioni appariscenti: un nuovo mondo si va enucleando, con leggi e con moto proprio. Il sanguinario, l'uomo dall'abitudine alla violenza, attingera coraggio all'offesa, alla vendetta da idee strane, ma sistemate, di falsi pretesti protettivi dell'onore e della dignita personale; da sentimenti morbosi di alterigia di supremazia; da passioni dissolute al giuoco, all'alcoolismo, ai piaceri sessuali; dalla frequenza del delirio di persecuzione; da credenze religiose inchinevoli piuttosto al feticismo, che alla concezione di sanzione dell'ordine etico. Egli, assorbito dall'io egoistico primeggiante, sdegnera di attentare alla proprieta, di commettere furti; rifuggira dall'abusare dell'altrui buona fede, dal commettere frodi o falsita; anzi, la esagerata coscienza di se, gli imporra l'obbligo di prestare, financo, aiuto a chi sia caduto vittima dell'altrui ingordigia e raggiri. Quante volte, dimandando ad un omicida se in precedenza abbia riportate altre condanne, sentirete rispondere: per ferimenti, per oltraggi; ma giammai per furto! Ogni specie di delinquente ha la sua morale: pel sanguinario e obbligo imprescindibile di non macchiarsi di reati di furto: il rispetto verso i simili si limita alla proprieta, non alla persona! Ben altrimenti accade per i truffatori ed i ladri. Il fondo comune e sempre lo stato di squilibrio degenerativo. Tra i primi, giusta le osservazioni del Marro, prevalgono le anomalie patologiche; nelle atipiche essi eguagliano i normali, e solo li superano d'alquanto nelle ataviche: l'alcoolismo assume forme piu gravi che non nei feritori, in grazia del piu propizio terreno naturale che trova in essi; non rare manifestansi le alienazioni mentali; loro tratto caratteristico e la diffidenza, che in nessun'altra classe di delinquenti trovasi cosi spiccata e generale; avvi frequente propensione al giuoco, l'avidita e la cupidigia del guadagno[35].--I ladri, nel significato generico, sono anch'essi alcoolisti, pieni di pregiudizi religiosi, deficienti di mente, ma astuti e cauti; per lo piu timidi; soggetti a forme tipiche di manie impulsive; con scarsezza di sentimenti etici, anzi questi, per loro, messi in ostentazione, servono quali motivi di scuse, quali mezzi onde sfuggire la responsabilita: dediti all'ozio, il lavoro e pretesto di disgusto d'una condotta retta; l'allettamento suggestivo della riuscita della impresa li solletica, li anima, li conquide. =5.=--A questo stadio cosciente del delitto appartiene l'esame delle emozioni criminose. Le percezioni e le rappresentazioni, oltre ad avere un contenuto ideale permanente, sono accompagnate da tono sentimentale di piacere e di dolore. Abbiamo visto che il piacere ed il dolore non sieno che stati integrativi o disintegrativi di coscienza, seguiti da aumento o diminuzione di energia personale. Le emozioni sono stati interni, i quali alterano il senso generale cenestetico e tendono ad impedire il corso naturale di correnti della vita ideale ed affettiva. Circa la loro origine vi sono differenti teoriche. La prima, desunta dalla comune esperienza, ammette che gli stati emotivi sieno di origine centrale ed affatto interna: una rappresentazione, una percezione, una idea destano sentimento piacevole o doloroso che si diffonde e si ripercuote sull'organismo producendo espressioni somatiche. L'ira, l'odio, l'amore sono il prodotto dell'energia di analoghi motivi: il loro equivalente fisico e rappresentato da concomitanti fenomeni vaso-motori. La seconda teorica, propugnata da Lange e da James, segue il processo inverso. Essa sostiene, _che le modificazioni fisiche conseguono direttamente alla percezione del fatto eccitante, e che il senso nostro di quelle modificazioni, mentre avvengono, costituisce l'emozione_. James spiega: "Il senso comune dice: Noi perdiamo la nostra fortuna, siamo tristi, piangiamo; incontriamo un orso, siamo spaventati e scappiamo; veniamo insultati da un rivale, siamo arrabbiati e reagiamo. L'ipotesi, che qui difenderemo, afferma che tale ordine di seguenza e scorretto, che l'uno stato mentale non e indotto immediatamente dall'altro, ma che vi si debbano dapprima frapporre le modificazioni organiche, e che l'affermazione piu razionale e, che noi siamo tristi perche piangiamo, siamo spaventati perche tremiamo, arrabbiati perche reagiamo, e non che piangiamo, tremiamo, reagiamo perche siamo tristi, spaventati, arrabbiati, secondo i casi. Se le modificazioni organiche non tenessero dietro immediatamente alla percezione, quest'ultima sarebbe soltanto cognitiva, pallida, fredda, destituita di colore emotivo. Potremmo in tal caso vedere l'orso e giudicare che fosse meglio fuggire; ricevere un insulto e decidere di reagire, ma non sapremmo sentirci effettivamente spaventati o arrabbiati"[36]. A meglio dilucidare le sue idee, James ricorda i seguenti fatti: che gli oggetti eccitano modificazioni organiche mediante un meccanismo preorganizzato, oppure che le modificazioni sono cosi indefinitamente numerose e sottili, che l'intero organismo puo venir chiamato un _risonatore_ che ogni modificazione della coscienza, per quanto lieve, puo porre in vibrazione; che ogni manifestazione organica, qualunque essa sia, e _sentita_, acutamente od oscuramente, appena si produce. "Se ci immaginiamo qualche emozione forte, quindi cerchiamo di astrarre, dalla coscienza che di essa abbiamo, tutte le sensazioni dei suoi sintomi fisici, troviamo che non ci resta alcun residuo, nessuna _sostanza mentale_ onde possa constare l'emozione, ma che non ci resta che uno stato freddo e indifferente di percezione intellettuale. Vero e che, sebbene molte persone interrogate dicano che la loro introspezione verifica questa asserzione, altre persistono nel negare. Molti ancora non arrivano ad intendere la questione..... Un'emozione umana incorporea e una non-entita. Non dico gia che essa sia una contraddizione nella natura delle cose, o che i puri spiriti siano condannati ad una fredda vita intellettuale; ma dico che, per _noi_, e inconcepibile l'emozione dissociata da ogni sensazione organica. Quanto piu intimamente io indago i miei stati d'animo, e piu mi persuado che tutte le condizioni, gli affetti, le passioni che io ho sono veramente costituite da quelle modificazioni organiche che ordinariamente diciamo essere la loro espressione o la loro conseguenza; e, piu, mi sembra che, se mi accadesse di diventare anestesico in tutto il corpo, verrei ad essere escluso dalla vita degli affetti, aspri o teneri, per menare una vita puramente conoscitiva e intellettiva. Una simile esistenza, se anche e apparsa come una vita ideale a certi antichi saggi, e troppo apatica per essere desiderata da coloro che sono nati da qualche generazione, dopo che la sensibilita e tornata in grazia"[37]. =6.=--Per bene apprezzare la esposta teoria, sostenuta anche dal Ribot, dal Sergi e dall'alienista francese G. Dumas, e d'uopo rifarci alquanto indietro e svolgere l'essenza unitaria, di cui gia facemmo parola, dell'_evento psichico_, dalla piu bassa forma monistica alla piu complessa manifestazione del pensiero. La scala psicologica evolutiva, dal _psicoplasma_ (o sostanza psichica nel senso monistico) agli atti volitivi, percorre degli stadi che sono altrettanti gradi integrativi organici differenziati. A prescindere dagli strati piu bassi, arriviamo a comprendere che, rispetto alla vita psichica dell'uomo, il fenomeno fondamentale sia la rappresentazione (Herbart). Il gruppo importante delle attivita psichiche emotive interessa specialmente perche dimostra immediatamente il nesso diretto delle percezioni cerebrali con altre percezioni fisiologiche (impulso cardiaco, attivita dei sensi, contrazione muscolare); percio diventa chiaro quanto c'e di non naturale e di insostenibile in quella filosofia, che vuole separare fondamentalmente la psicologia dalla fisiologia (Haeckel). Il principale problema, al quale si attese da chi volle sorprendere il mistero della vita psicofisica, fu posto, innanzi tutto, nella ricerca dell'equivalente meccanico, chimico o fisico, e fisiologico degli stati di coscienza; indi fu allargato alle forme primigenie dell'attivita psichica. Il primo aspetto del problema, pero, e un residuo, o non confessato o inconsapevole, del vecchio dualismo, che distingueva la forza vitale dalle altre forze naturali; peggio ancora, l'anima dei bruti da quella dell'uomo.--Senonche "il pensiero, la coscienza, non e altro che il lato subbiettivo dei fenomeni vitali, e pero non puo differenziarsi da questi, meno che mai puo mettersi di fronte ad essi in una specie di antagonismo, come in fin dei conti avviene del lavoro meccanico di fronte al calore, di guisa che l'uno abbia finito di essere quando l'altro incomincia ad essere. Il fenomeno _coscienza_ accompagna i mutamenti interni trofici e metagenetici del cervello, non li anticipa ne li sussegue; percio malamente si capisce come entro allo stesso cervello debbano prodursi _altri_ mutamenti o assimilativi o dissimilativi, di cui il pensiero sarebbe la manifestazione subbiettiva. Si dovrebbe percio supporre (cosa assurda e antibiologica) che i centri nervosi sieno sede di due diverse specie di metabolismo!"[38]. Il principio unitario dell'evento psichico (Mili, Lewes, Spencer, Lotze, Horwicz, Lippe, Haeckel, Morselli, ecc.) si riassume nel ritenere, con Ardigo, che quelle, che i metafisici chiamano facolta attive e passive, interne ed esterne, animali e razionali, rappresentative affettive e volutive, e cosi via, non sono infine che combinazioni variate dei medesimi elementi, come altrettante parole, di suono e di significato diverso, formate colle medesime lettere dello stesso alfabeto[39]. =7.=--Dopo aver cio premesso, sara agevole inferire in che consista l'equivoco del James, del Lange e dei loro seguaci. Si e voluto spezzare l'unita psicofisica del fenomeno interno della emozione; si e voluto credere che cio che per mera opportunita metodica gnoseologica poteva essere avvisato in due momenti differenti (il momento fisico ed il momento psichico) fosse davvero il prodotto di due fatti separati con seguenza necessaria. La verita e, che i due momenti, in apparenza analoghi a fatti diversi, non sono che due lati di unico fenomeno, il cui sostrato dinamico ha l'equivalente nella energia trasformata del motivo esterno od interno. Il Lange e James, separando il contenuto della percezione dal tono sentimentale della emozione, credono di aver trovata la possibilita di uno stato di freddezza e di indifferenza intellettuale; l'argomento, cioe, che la emozione non sia concepibile se non quale effetto di modificazioni organiche. Essi non si avvedono che la fatta ipotesi poggia sull'errore di credere che davvero possa ricorrere una percezione intellettuale fredda ed indifferente, e che sia a noi concesso di astrarre, dalla emozione, tutti i sintomi fisici, senza che di essa non si muti sostanzialmente l'intima essenza. Ogni percezione non e mai disgiunta da un grado di equivalente dinamico: se alla emozione si sottraggono i concomitanti fisici, sopprimendosene fin il ricordo, essa si trasforma in idea; dal campo affettivo passa nel campo intellettivo. A che, dunque, parlare di precedenza o di seguenza, se nella continuita degli stati di coscienza la singola unita d'un fenomeno per tanto serba la fisonomia di processo differenziato per quanto si concepisce quale somma o composto di elementi constitutivi? I fenomeni intellettivi e gli affettivi son due rami del medesimo tronco, le cui radici si profondano nel suolo sottostante delle funzioni riflesse, automatiche ed istintive: la psicologia comparata ci sospinge ancora oltre, e ci induce a concludere con Haeckel, che una catena ininterrotta di tutti i gradi di passaggio possibili riunisca gli stati originari primitivi del sentimento nel psicoplasma dei protisti unicellulari con queste altissime forme evolutive della passione nell'uomo, che hanno la loro sede nelle cellule gangliari della corteccia cerebrale. =8.=--Passando a trattare delle emozioni criminose, non possiamo che ripetere cio che altrove[40] scrivemmo. Poiche, come osserva il Sergi, sono varie le vie di attivita, varie le condizioni dell'ambiente e di diverso carattere i bisogni animali e umani, vari gruppi di percezioni e di stati psichici, che si riferiscono a dolori e a piaceri associati organicamente, devono essersi formati; i quali gruppi sono come tanti centri psicorganici di emozioni diverse e secondo le condizioni speciali e la composizione degli elementi psichici e degli organici tutti insieme e delle cause esterne determinatrici dei medesimi stati coscienti[41]. Tali gruppi psicorganici, _centri emozionali derivati o istintivi_, considerati riguardo al delitto, sono la base reale delle tendenze criminose; quindi il vero criterio per una differenziazione scientifica di tipi di delinquenti. La emozione e la scaturigine, prossima o remota, dell'umana attivita; ad essa si ricongiungono tutte le nostre azioni. Data, dunque, la ipotesi di centri emotivi differenziati, per lunga azione integrativa di coefficienti d'ambiente o di cause contingenti, l'attivita individuale si indirizzera a fini analoghi alla natura degli impulsi che ne sono la manifestazione, e di qui i caratteri distintivi di tipi criminali. =9.=--Questi _centri emotivi_ obbediscono, non che alle leggi statiche e dinamiche, eziandio a dei modi che possono raccogliersi sotto gl'infrascritti termini: _reazione_, _periodicita_, _antagonismo_. Nel mondo psichico, similmente che nel mondo esterno della materia, e dominante la legge della _inerzia_, per la quale non sarebbe possibile la produzione di un fenomeno di movimento senza che in precedenza non fosse impresso l'impulso che valga a determinarlo; ne, determinato che sia, si avrebbe la cessazione se il moto non fosse arrestato da ostacoli o da contrario impulso. La coscienza, prodotto di processi accumulatisi, resterebbe in condizione invariata se non sopravvenissero continui motivi, che ne producono i cambiamenti e ne alterano il contenuto. Di qui l'_azione_ di questi motivi, alla quale corrisponde eguale _reazione_. =10.=--La _periodicita_ delle emozioni rientra nella gran legge del _ritmo del moto_.--La prova della periodicita di emozioni criminose noi la troviamo nella influenza delle eta, dello stato sociale, delle meteore, degli elementi etnici sulla produzione di taluni crimini in aumento o in diminuzione con costante processo statistico. Che se da considerazioni generali scendiamo all'analisi di singole emozioni, vedremo che la legge ha riscontro indefettibile e che ci serve, alle volte, per elevarci a dei criteri logici preziosi di cui ci avvaliamo nella prova della successione degli atti incriminabili e della entita di ciascuno. Consideriamo, ad esempio, la collera, che, ridestata dall'idea di offesa ricevuta, e emozione caratteristica la quale accompagna i reati d'impeto. L'individuo, che n'e affetto, dapprima e come travolto da tempesta, che gli toglie il discernimento e lo spinge ad atti incomposti di violenza. Poco a poco, dopo che sia avvenuta, mediante una mimica concitata di reazione, la scarica della energia accumulata, subentra lo stato di calma apparente; l'individuo resta oppresso sotto l'incubo della idea che ne ha invasa la coscienza: nell'oscillazione tra il passato ed il presente, il pensiero ed il sentimento ora attingono il grado di esplosione, ora si abbassano fino allo stato di abbattimento, di umiliazione: bastera che qualunque circostanza aggiunga o tolga peso al motivo di offesa perche o si precipiti difilato all'azione reattiva, o ritorni la calma e si ristabilisca l'equilibrio. =11.=--Intendo per _antagonismo delle emozioni criminose_ la concorrenza, simultanea o successiva, di correnti di attivita ridestatesi nella coscienza del delinquente, a seguito del motivo interno, per conseguire lo scopo del delitto. Queste correnti sono energie attuali, che partono dal medesimo fondo degenerativo e che, ad un punto del campo della coscienza, insorgono e tendono a prevalere, ciascuna per la sua direzione; alcuna volta fondendosi insieme, altra volta sforzandosi o di elidersi o di sovrapporsi con vicendevole moto, per opposte impulsioni. Nella ipotesi di fusione, la energia emotiva si rafforza in ragione delle coefficienze di correnti; nella ipotesi di contrasto, si hanno i seguenti stati interni: turbamento generale del soggetto, che dapprima tentenna a quale fine indirizzarsi, indi a quali mezzi di scelta appigliarsi; indebolimento dell'eccitamento emotivo iniziale; equilibrio instabile di condizioni associative o appercettive; esaurimento di eccitazione o prevalenza d'una corrente sulle altre ed impulsione unica all'azione. =12.=--Parlando della dissoluzione psicofisica del delinquente, ci fermammo segnatamente ad osservarne la forma morbosa o patologica. Dobbiamo completare la trattazione restringendoci, con maggiore attenzione, alla sfera della affettivita e della ideazione, in istato non patologico, ma fisiologico; vale a dire durante il processo disintegrativo ordinario della psiche del delinquente, senza che vi intervenga l'influsso deleterio di qualche specie di malattia. Il Ribot scrive: "La legge di dissoluzione, in psicologia, consiste in una regressione continua che discende dal di sopra al disotto, dal complesso al semplice, dall'instabile allo stabile, dal meno organizzato al meglio organizzato: in altri termini, le manifestazioni, che sono le ultime in data nella evoluzione, spariscono le prime; quelle che sono apparse le prime spariscono le ultime. L'evoluzione e la dissoluzione seguono un ordine inverso"[42]. Il Janet, al Congresso di psicologia di Roma, ha svolto un tema sulle _oscillazioni del livello mentale_, dimostrando che il progresso e il regresso del livello mentale non sono costanti; che grandi fluttuazioni di questo livello sono state osservate da lungo tempo negli isterici, ma sarebbe un errore il credere che gli individui normali ne vadano esenti. Questo abbassamento del livello mentale e costituito da grande depressione psichica, da un senso di depressione, di diminuzione di se, di amnesie e da amnesie retrograde. L'ultima cosa appresa e la prima ad essere distrutta nell'abbassamento del livello mentale; ed e percio che quello che vi e di piu nuovo, di piu recente, cioe il momento attuale, e cio appunto che per primo viene a perdere il suo interesse quando lo spirito s'indebolisce; e il primo sintomo dell'indebolimento mentale e appunto l'inseguire fantasticamente oggetti o idee lontane od inutili, perdendo di vista la necessita e l'attivita del presente[43]. Rifacendoci alquanto indietro, diamo la teorica piu probabile da adottare. Le sensazioni, le rappresentazioni, le idee, i sentimenti, serbando il doppio ritmo di coesistenza e di successione, si fondono, si organizzano, si unificano in composti psichici separati, che tra loro sono in relazioni di affinita o di identita. Il funzionamento psichico, in generale, ha l'equivalenza in analoga funzione cerebrale, che non ammette energie singole ristrette, con attivita chimico-fisica, in centri qualitativamente differenziati, ne ammette la localizzazione di facolta in senso materiale ed assoluto. La localizzazione cerebrale funzionale deve intendersi nel senso di maggiore attitudine di alcuni centri, rispetto agli altri, nel ridestare la efficacia di data energia, o, meglio, nel far si che l'attivita dell'io, fisica o psichica, prenda una direzione o un'altra, si manifesti in modo speciale. Il solo vero interessante e di sapere, che la funzione del cervello sia l'attivita risultante di tante energie componenti, e che "una mentalita sia una specialita di onda cerebrale, piu o meno estendentesi nella trama craniale, piu o meno composta di varie concorrenti, piu o meno normalmente spiegantesi, piu o meno alterantesi, per le condizioni diversificate del cervello"[44]. Psichicamente avvisata, la risultante ultima della funzione cerebrale corrisponde ai due atti piu complessi, il mentale e l'affettivo, la intelligenza e la volonta. La intelligenza, unificando il prodotto psichico delle rappresentazioni, e alla sua volta un composto decomponibile negli elementi di idee e di appercezioni; la volonta, assommando il cumulo delle energie attuali di motivi e di sentimenti, segna la linea discendente della curva descritta dall'integrarsi della psiche, poiche essa corrisponde al momento dinamico in cui l'io tende a proiettarsi al di fuori ed a completarsi nell'azione esteriore. In questo ascendere o discendere continuo, in questa organizzazione vicendevole del tutto insieme e delle parti, in questa relazione statica (o di sola _sussistenza_) e dinamica (o di sola _operazione_) tra i centri funzionali cerebrali, o tra i composti psichici, e tutta la vita dell'io, e la origine degli stati di coscienza, della evoluzione e della dissoluzione della personalita; evoluzione quando si ascende, dissoluzione quando si discende. La coscienza si rende piu complessa, piu stabile a seconda che meglio si organizzi; i suoi piani, o strati, si consolidano come piu le rappresentazioni acquistano maggiore compattezza. L'ultimo composto psichico formatosi e il primo a dissolversi nella disintegrazione della personalita; le emozioni disinteressate, cioe che attingono la piu alta cima della vita affettiva, sono le prime, secondo Ribot, a scomparire nella discesa morale. L'importante a ricordare e pero questo, che la esaminata dissoluzione e modificata dal duplice ordine di vita di relazione, l'ordine di tempo o della seguenza degli stati di coscienza, e l'ordine di coesistenza o del simultaneo concorso di energie convergenti. Chi voglia formarsi l'idea approssimativa di cio che sia la coscienza nello stato normale e nello stato di alterazione, immagini un piano liquido, sotto limpido cielo, attorniato da verdeggianti alberi, rispecchiante i molti oggetti cosparsi sulla riva. Il cielo, gli alberi si riflettono col colore, con le forme naturali. Anche a non rivolgere gli occhi attorno, bastera fissarli sulla superficie dell'acqua per vedere e riconoscere la realta di esistenti sopra ed in giro, da vicino e da lontano. Le onde, che appena si increspano, fan fluttuare le immagini, rendendole, talfiata, poco visibili; altra volta confuse, ondeggianti, di forme alterate: ma, purche si porga un po' d'attenzione, purche si fissi meglio l'occhio, e facile accorgersi dell'errore di senso, ed avere la percezione esatta degli oggetti riflessi.--Suppongasi che qualcuno gitti nell'acqua un grosso sasso. Al rumore del tonfo, subito vi accorgete che succede gran turbamento. La luce piu non espande il suo riflesso; le immagini degli oggetti spariscono, le correnti si intorbidano e confondono. Se attendete alcun poco, permettendo che ritorni alquanto la calma, vi accorgete subito che attorno al punto dell'urto, la dove il tonfo e avvenuto, cominciano a descriversi dei cerchi concentrici, con movimenti repulsivi e con ritmo decrescente. Il piano liquido e la coscienza allo stato normale: essa rispecchia il mondo esterno con naturalezza di forme e di colorito; l'osservazione introspettiva, l'occhio della mente, che si riflette sul suo campo visivo, ne percepisce la realta; la piu perfetta armonia esiste tra il mondo esterno e l'interno, tra le immagini, o le rappresentazioni, e gli stati oscillanti ed instabili, ma contenuti in ritmo di equilibrio. Alla scossa d'un'idea, che viene dal di fuori o insorge repentina dal fondo dell'anima; al furioso assalto di un sentimento, che mette il tutto in subbuglio, succede lo scompiglio della coscienza e scompare la serenita e la calma. Passa alcun tempo, l'ordine si ristabilisce alquanto, ma dal punto, ove la scossa e avvenuta, si seguono continue impulsioni, le quali, con moto centrifugo, sprigionano, con seguenza di scariche, la energia accumulata in grado esuberante. Suppongasi ancora che, invece dell'urto del sasso (della scossa d'una idea), senza che altra causa di turbamento vi si aggiunga, l'acqua sia messa in moto da tempestose correnti che ne alterino profondamente la superficie e ne sconvolgano il fondo: ov'e piu l'agio di veder riflessi gli oggetti esterni, ov'e il flusso e riflusso delle onde, l'avvicendarsi tranquillo di tenui movimenti? Ed ugualmente, se la coscienza sia profondamente turbata, gli stati psichici sovrapposti si infrangono, le energie accumulate ed omogenee si confondono, vengono, con moto incomposto, furiosamente a galla e si espandono; le tendenze, che ad esse sono unite, di impulsivita egoistiche, riprendono il sopravvento a detrimento di nuove energie sovrapposte; il fondo rimugghia e distrugge, col sollevarsi, l'ultimo piano, il meno differenziato, ma il piu perfetto nella selezione organica della coscienza. CAPO VIII. Concetto psicologico del delinquente. 1. Che cosa sia il delinquente.--2. Il prodotto psichico del delitto nello stadio di formazione, embrionale o ontogenetico.--3. Il tipo di Caliban nella _Tempesta_ di Shakspeare.--4. Il Tersite di Omero.--5. Caratteri morali dei delinquenti in formazione.--6. L'integrazione evolutiva anomala del delinquente.--7. Analisi del _Riccardo III_ di Shakspeare. =1.=--Dopo aver esaminati gli elementi dinamici della psiche del delinquente, non che i due stadi di coscienza del medesimo, lo stadio di formazione e lo stadio di sviluppo, ci sentiamo in dovere di rivolgerci la dimanda: che e mai il delinquente? In parte vi abbiamo risposto, analizzando i coefficienti psicofisici del delitto; ma e bisogno che si esprima con piu chiarezza il nostro concetto, raccogliendo in sintesi ultima le esposte idee. La dimanda non e nuova, anzi risale al problema fondamentale della genesi del delitto e della imputabilita. Le risposte furono difformi; ciascuna ritraendo del sistema di idee, onde si partiva, e dell'intento pratico cui si tendeva. Maudsley, alla dimanda che cosa fossero i delinquenti, risponde: sono esseri intermedi fra i pazzi e i sani; Albrecht: i criminali sono i normali della umanita; Lombroso: i delinquenti sono i selvaggi di un popolo civile; Sergi: i delinquenti sono degenerati; Minzloff: i criminali non sono che ammalati; Dally: i criminali non sono che pazzi; Benedikt: i delinquenti sono neurastenici fisici e morali; Fere: i criminali sono gl'inadatti all'ambiente sociale; Colajanni: i criminali sono moralmente atavici; Riccardi: i criminali sono inferiori dannosi[45]. =2.=--Tutte coteste risposte sono abbastanza generiche ed indeterminate per non soddisfare la nostra richiesta. Il problema resta insoluto, il problema della genesi psichica e della imputabilita del delitto. Per bene intenderci e per liberarci dagli equivoci, presceglieremo metodo diverso da quello fin'ora adottato. Che cosa abbiamo fatto con le precedenti indagini? Niente altro che, per via analitica, tentare di ricostruire la formazione naturale dell'anima del delinquente, cominciando dall'assodare le leggi dinamiche dei motivi criminosi, proseguendo col vedere il processo evolutivo ed integrativo degli stati di coscienza, per finire col prospettare lo stato di dissoluzione della medesima, sia per effetto di cause ereditarie e latenti, che per effetto di cause acquisite ed attuali. Indugiamoci e riflettiamo. Gli elementi formativi della psiche sol per comodita scientifica si dispongono in serie di atti o di stati simultanei o successivi; ma essi formano un tutto insieme organicamente unificato. La forza psichica, nella risultante finale di ciascuno stato, di ciascun atteggiamento e produzione, non e che energia unica, per quanto complessa altrettanto identificata nel funzionamento totale di azioni coscienti. L'unita, la totalita, la funzionalita non sarebbero da noi apprese se non si estrinsecassero in atti aventi il valore di tanti effetti, i quali ritraggono dei caratteri qualitativi e quantitativi della causa onde promanano. Il delitto--concepito nella sintesi psichica di stati di coscienza analogamente differenziati--non e che attivita, la cui genesi e nella natura del soggetto e nell'azione degli stimoli, o motivi, e la cui perfezione si sostanzia nel fatto violatore dell'altrui diritto. Abbiamo visto che tale attivita criminosa percorre un primo periodo embrionale o di formazione, la cui nota culminante e lo stato tuttavia involuto degli elementi che poscia, allo stadio di sviluppo, debbono, per effetto di selezione organica, attingere il grado di omogeneita e distinzione. Or, dopo che con l'uso dell'analisi ci siam resi conto dei coefficienti dinamici di ciascuno dei due sovraccennati stadi, possiamo, adoperando vedute sintetiche, completare la nostra conoscenza, che deve, poscia, facilitarci la via per piu difficili induzioni e deduzioni pratiche e scientifiche. Nello stadio di formazione, embrionale o ontogenetico, il prodotto psichico del delitto prende la forma istintiva, immanente, quasi automatica. L'animabilita ha predominio incondizionato. Il contrasto di correnti antagoniste segue il ritmo sincrono: le energie si mantengono nello stato di latenza; ma, appunto perche poco coerenti, sfuggono al potere di controllo e di arresto. A volte, se un forte stimolo ne ecciti la scarica, riappariscono con scoppi istantanei ed imprevisti; poi, incontrando difficolta a fondersi ed assimilarsi con le energie esterne trasformate, ritornano in istato di inerzia accompagnata da equilibrio stabile. =3.=--La concezione artistica piu perfetta, che io mi conosca, di questo stadio di formazione psichica del delitto, credo sia il Caliban della "Tempesta" di Shakspeare. Altrove ne scrissi, dimostrandone segnatamente il lato dell'azione inconscia[46]; qui ne completero l'esame, che tornera molto utile per concretare gli esposti criteri scientifici. Caliban, deforme e selvaggio, era figlio della strega Sicora, che per mille malefizi e sortilegi fu sbandita da Algeri e confinata in un'isola ov'ella si sgravo. Prospero, privato, ad opera di suo fratello Antonio, del ducato di Milano, venne insieme alla figlia Miranda abbandonato in alto mare, alla balia dei venti, e capito di approdare all'isola di Caliban. Costui fu subito spogliato del possesso dell'isola, e, poiche egli era un essere stupido, un mezzo idiota, il buon Prospero lo commisero, prese il fastidio di insegnargli a parlare, ed a conoscere ora una cosa ora l'altra. Ma, ad onta di tali insegnamenti, nessun essere buono poteva sostenere il suo ignobile contatto: fino a che, quantunque trattato umanamente ed albergato nella stessa cella del benefattore, un bel giorno oso attentare all'onore di sua figlia! La bestia umana si svegliava cogli impulsi del senso. Prospero ne comprese la natura di fango e lo assoggetto ai piu bassi e degradanti uffici. Non l'ombra d'un rimorso turbo l'anima dello schiavo, che, alla deformita del corpo, per degenerazione ereditaria, univa istinti e sentimenti criminosi, indole perversa, odio profondo irresistibile contro Prospero che gli carpi quell'isola, a lui appartenuta per cagione di sua madre Sicora. La bellezza, la innocenza di Miranda avrebbero dovuto agire, con forza rigeneratrice, sull'anima di Caliban; ma questi nulla poteva sentire di elevato, ed ai rimproveri di Prospero per la immonda azione, invece di scusarsi, risponde: oh, oh ... cosi fossi riuscito! Tu me lo impedisti, altrimenti avrei popolata quest'isola di Calibani!" Le continue esplosioni di mal compresa ira, le invettive fiorite si spontanee sulle labbra del mostro, tuttoche a lui fossero minacciati atroci castighi, vi fanno indovinare che la sua psiche era tuttavia involuta, sotto l'azione immanente di stimoli senza freno, non illuminata dalla luce del vero, non confortata dal desiderio del bene. La scena seconda del secondo atto e tutta una rivelazione incomposta della natura primitiva e bestiale dell'uomo. Caliban, con un carico di legna, si avvia verso casa di Prospero: si ode il rumore del tuono e lo schiavo non sa che profferire maledizioni di odio e di vendetta. "Tutte le infezioni--egli esclama--che il sole estrae dalle acque stagnanti, dalle paludi e dai pantani, cadano su di Prospero e lo convertano in tutto una piaga. I suoi spiriti mi ascoltano, e nondimeno mi e forza il maledirlo!" La fantasia, non sorretta dal sussidio della ragione, facilmente si turba ed e preda di balorde illusioni. Caliban crede nella grande arte magica di Prospero: vede attorno a se scimie che gli fanno i versacci; tal'altra ei son ricci che gli stan sotto i piedi ignudi appuntando le loro spine; spesso egli e tutto fasciato di serpenti, che colle loro lingue forcute gli sibilano nelle orecchie in modo da farlo diventar pazzo. Egli vede avvicinarsi il buffone Trinculo e, prendendolo per uno spirito, gittasi bocconi per terra, sperando di non esser visto. Gli si avvicina Stefano e Caliban prende lui e Trinculo per discesi dal cielo. E appellato mostro assai balordo, debole e credulo, ed e schernito; ma egli di nulla si risente ed a coloro che lo insultano risponde con atti sommessi, con parole melate, con profferte di obbedienza e di servitu. Traspare, nonpertanto, in tutto cio, l'istinto vendicativo del criminale e l'accenno a qualche disegno delittuoso che cominciava a profilarsi ed a prender forma nella mente. Il mostro--ed e qualita di animi degenerati--abbassa la sua dignita fino a voler leccar le zampe a Stefano; lo circuisce, lo lusinga, lo attrae a se soffrendo le piu atroci ingiurie, gli scherni piu inumani. Dimentica ogni cosa che lo circonda, non pensa che alla vendetta, a procacciar la morte di Prospero con orrendo assassinio. In quell'anima mostruosa, impasto informe di degenerazione ereditata dalla strega Sicora, la donna da' sortilegi e da' malefizi, e di sentimenti sistemati, per lungo adattamento, di odio cieco e di malfrenata ira, il delitto si vien disegnando con tinte fosche, con particolari di inaudita ferocia. La simulazione, l'astuzia, trasparenti nel linguaggio accorto e melato, si scovrono; il criminale, in formazione, non sa concepire le difficolta del progetto, non vede ostacoli: la vendetta si materializza, e la mente, funestata da luce vermiglia di sangue, gode di prospettare innanzi a se la scena omicida; ei ne racconta i particolari ed anima Stefano a metterli ad esecuzione. Promette di accompagnare costui alla capanna di Prospero; glielo fara trovare addormentato e potra conficcargli un chiodo nella testa! E, come se cio non bastasse, aggiunge: "egli ha il costume di dormire dopo il mezzodi; allora potrai strappargli le cervella, essendoti prima impadronito dei suoi libri; o potrai con una pertica fendergli il cranio, o sventrarlo con un palo, o tagliargli l'arteria maestra col tuo coltello. Ricorda di impadronirti prima dei suoi libri, che, senza di essi, egli non e che uno sciocco come son io, ne ha piu uno spirito al suo comando ... Ma il piu importante e la bellezza di sua figlia; egli stesso la dice incomparabile; non ho veduto altre femmine che mia madre Sicora e lei; ma ella e cosi superiore a Sicora, come quello che v'e di piu grande e superiore a quello che vi e di piu piccolo".--L'odio e tal sentimento che, se mette nel cuore le radici, aduggia e perverte ogni impulso, sia pure sensuale, istintivo, fortemente passionale. Il pervertimento morale spinge, fin'anco, Caliban a persuadere Stefano al delitto, solleticandolo colla speranza della conquista di Miranda, la bella fanciulla pel cui amore perdette le grazie di Prospero--E proprio cosi bella fanciulla?--dimanda Stefano: ed egli: si, monsignore; stara a meraviglia nel tuo letto, te ne assicuro, e ti dara una magnifica prole"--Stefano e deciso: "mostro, io uccidero quell'uomo; sua figlia ed io saremo re e regina". Gli assassini son pronti al delitto; ma Prospero e sull'avviso. Egli e compreso di meraviglia per l'indole si perfida di Caliban: "un demonio, un vero demonio, per cui l'educazione puo nulla; per cui vane, interamente vane furono tutte le pene che pietosamente mi presi; e, come, col crescer degl'anni, cresce la sua deformita corporea, cosi si corrompe la sua anima". Avvicinasi il momento di operare; Stefano, Trinculo sono presso la grotta di Prospero: Caliban, nell'ebbrezza di entusiasmo e di gioia pel delitto, esclama: "te ne prego, mio re, fermati. Vedi tu costa? Questa e la bocca della grotta: entra senza strepito. Compi questo _bel_ maleficio, che fara tua sempre quest'isola, ed io, tuo Calibano, lecchero per sempre i tuoi piedi". Ma essi sono assaliti da parecchi spiriti sotto forma di cani che, incitati da Prospero e da Ariele, si avventano sui tre malandrini e li mettono in fuga. Caliban, _tanto deforme_, come Prospero afferma, _nella parte morale come nella fisica_, insuscettibile di miglioramento, si arresta _involuto_ tra le tendenze della bassa animalita. Non l'idea del vero, non il sentimento del dovere han presa in quella coscienza mostruosa: solo la fantasia, facolta puramente sensibile, talora gli apre la mente alla visione di immagini e di cose che, dilettandolo, lo sollevano ad una sfera alquanto superiore: in quel momento la bestia tace e spunta l'uomo, al cui sguardo appariscono novelli orizzonti di idealita e di bellezza. "Non aver paura--Caliban dice a Stefano--l'isola e piena di suoni, di rumori, di arie dolci, che dilettano e non fan male. Talvolta sento mille istrumenti sonori a rombarmi all'orecchio; e talvolta odo voci che, se mi fossi anche allora svegliato dopo un lungo sonno, mi fanno dormir di nuovo; poi, nei miei sogni mi sembra di veder aprirsi le nubi, per mostrarmi in procinto di cader su di me le piu belle cose; e allora, svegliandomi, desidero di sognare ancora!". =4.=--Altro tipo di delinquente in formazione, meravigliosamente abbozzato, e il Tersite di Omero. Non venne a Troia di costui piu brutto Ceffo: era guercio e zoppo, e di contratta Gran gobba al petto; aguzzo il capo, e sparso Di raro pelo..........[47]. In lui l'istinto della malvagita si era arrestato al disotto della soglia della coscienza criminosa: non il delitto, ma i bassi sensi dell'odio, dell'invidia lo mettevano in mostra e gli procacciavano la repugnanza o lo scherno di tutti. Se l'assemblea del popolo si riunisce per udire i progetti di Agamennone, e se Ulisse interviene, assieme a Nestore, per esortare i Greci a proseguire la guerra, il petulante Tersite non resta di gracchiare e fa tomulto. Avea costui Di scurrili indigeste dicerie Pieno il cerebro, e fuor di tempo e senza O ritegno o pudor le vomitava Contro i re tutti; e quanto a destar riso Infra gli Achivi gli venia sul labbro, Tanto il protervo beffator dicea[48]. Le rampogne del triste, senza motivo, erano l'effetto di impulsivita perversa: egli rivolse ad Atride ingiurie atrocissime. Ma gli fu sopra repente il figlio di Laerte e, guatandolo torvo, grido: Fine alle tue Faconde ingiurie, ciarlator Tersite; E tu, sendo il peggior di quanti a Troia Con gli Atridi passar, tu audace e solo Non dar di cozzo ai re, ne rimenarli Su quella lingua con villane arringhe, Ne del ritorno t'impacciar; che il fine Di queste cose al nostro sguardo e oscuro, Ne sappiam se felice o sventurato Questo ritorno riuscir ne debba[49]. Cosi dicendo, gli percuote con lo scettro le terga e le spalle; il manigoldo si contorce e lagrima dirottamente: Di dolor macerato o di paura S'assise, e obliquo riguardando intorno, Col dosso della man si terse il pianto[50]. Gli Achivi si rallegrarono di quella scena; in mezzo alla tristezza sorse il riso e vi fu chi (interpetre della comune opinione) dicea: Molte in vero d'Ulisse opre vedemmo Eccellenti e di guerra e di consiglio; Ma questa volta fra gli Achei, per dio! Fe' la piu bella delle belle imprese, Frenando l'abbaiar di questo cane Dileggiator. Che si, che all'arrogante Passo la frega di dar morso ai regi?[51]. =5.=--In delinquenti di simile specie ne la minaccia della legge, ne la sanzione o morale o sociale han freno di sorta: il potere assoluto dell'animalita non ancora differenziata in tendenze piu umane, avendo la insidenza in organismi in formazione ed a cui l'avvenire forse, sviluppando i germi del male, contrapporra i rimedi del bene, priva l'individuo di regolare le proprie azioni con intenti altruisti e lo tiene stretto alla dura necessita istintiva. Per i medesimi, ugualmente che per qualunque delinquente a forma tipica di degenerazione organica, va ben appropriato cio che Tucidide mette sulle labbra a Diodoto, che, combattendo l'opinione di chi consigliava doversi dar morte a quei di Mitilene, osserva: "l'uomo e tratto dalla sua stessa natura ad errare; ne vi ha legge atta a ritenerlo; ed invano sono stati trovati e profusi i piu crudeli supplizi per tenere in freno i malvagi. Ed egli e a credere, che ab antico fossero assai piu miti le pene, ma che, non valendo a porre riparo ai misfatti, elle s'inacerbissero fino al punto di punire di morte. Ma, per dirla in brevi parole, ella e stolta cosa il credere che le leggi o il timore di ogni piu grandissimo male ritenga l'uomo dall'errare, allorche vel trascina una irresistibile natura"[52]. =6.=--Il delitto, allo stadio di sviluppo, si trasmuta in forza specifica del complesso organismo individuale. Gli elementi, innanzi discorsi, concorrono tutti insieme, o in parte, a plasmare il nuovo essere, che, differenziandosi, prende il suo posto di dinamica sociale col causare effetti disorganizzatori del concetto etico e giuridico di ordine. La nuova personalita puo percorrere tutti i gradi ascendenti di integrazione anomala, dal piu basso, a cui appartiene il crimine per assenza ereditaria di controstimoli e per deficienza di attivita intellettuale, al piu alto rappresentato dal delitto geniale, preparato ed accompagnato dal proteiforme corteggio di astuzia, di riflessione, di tradimento, di insidia: onde piu grande sorge il pericolo sociale e piu urgente l'obbligo di prevenzione e di repressione. Accetto la teorica del _delitto naturale_ escogitata dal Garofalo, consistente in un fatto nocivo dei sentimenti altruisti elementari, la _pieta_ e la _probita_. Ma, a dir vero, simile teorica, tuttoche scientificamente sostenibile, non ha che valore puramente metodico; essa, limitandosi alla parte sopra tutto emotiva dell'azione criminosa, ne trascura i rimanenti fattori psicofisici, che, organizzandosi, per tendenze ereditarie o attitudini acquisite, si assommano in intimo meccanismo individuale, con equivalenza e funzionamento di speciale energia. Il meglio che sia possibile ci adopreremo di rendere vieppiu evidente il nostro pensiero; il che faremo col ricorrere a qualche esempio che possegga la virtu di metterci sott'occhio in forma vivente e drammatica quanto la scienza ci apprende. Ne ad altro sussidio potremo piu opportunamente far capo che all'arte, la quale, come ben dimostro l'Alimena, si accompagna con la scienza: ad ogni manifestazione scientifica, come ad ogni manifestazione sociale, corrisponde una parallela manifestazione artistica. E questo parallelismo non e nuovo, poiche esso e inerente alla natura umana; per cui, dato un problema, il quale, per cosi dire, acquista tanto volume da occupare buona parte dell'aria che si respira, ciascheduno deve assorbirne una parte, e, alla sua volta, la comunica agli altri, secondo le sue proprie attitudini[53]. Esamineremo Riccardo III di Shakspeare con uguale intento pratico ed esito abbastanza proficuo onde esaminammo Macbeth del medesimo, i Masnadieri di Schiller ed alcuni drammi di Ibsen. Per penetrare nei profondi ed oscuri abissi del cuore umano non havvi guida piu fida che i lumi prestatici dall'arte, e, chi sappia servirsene, rendera piu evidenti e sicure delle norme il cui valore altamente scientifico o non e, di per se, bene appreso, o lascia sempre incancellabili tracce di dubbio. =7.=--Iago e Riccardo III--scrive l'Alimena--sono i delinquenti per eccellenza: in essi, cercheremmo invano la piu lieve orma di rimorso[54]. Non siamo interamente d'accordo; poiche, se Iago ordisce, pari ad un freddo ed abile giuocatore di scacchi, insidie all'altrui felicita, per odio e gelosia dell'altrui grandezza, non mostra di sentire l'impulso cieco aberrante del delitto: in lui la dissoluzione si arresta alla sfera della vita morale. Riccardo III, invece, trova i germi di rassomiglianza nei grandi delinquenti del teatro tragico greco, in Egisto specialmente, e fu il modello cui ebbe presente Schiller nell'ideare Francesco dei Moor, questo tipo di criminale tra l'istintivo, il pazzo e l'impulsivo, rimasto famoso per chi ne comprenda l'importanza profondamente artistica e scientifica. Riccardo III anche lui ha fondo ereditario degenerativo; il suo corpo, la sua anima troppo si rassomigliano. Egli, ruvidamente sbozzato, ha il viso asimmetrico; e deforme, zoppo, ridicolo nell'incesso: lo sa, e non osa rimirarsi allo specchio. Ma sa puranco di avere a disposizione una grande potenza malefica; e, poiche non gli e dato godere come gli altri, fa proposito di divenire uno scellerato e abborrire i frivoli diletti. Comincia l'infame vita di delinquente con l'uccidere Enrico VI; indi passa all'uccisione del di lui figlio Eduardo di Galles. Geloso del fratello Clarenza, usa insidiose macchinazioni per farlo venire in disgrazia del re e chiudere in prigione. La sua anima demoniaca e tutta palese fin dal principio dell'azione drammatica: Shakspeare, presentandolo intero nella sua mostruosita, ottiene l'effetto desiderato, di colpire la fantasia e di eccitare la riflessione a sprofondarsi nell'abisso dei misteri del cuore umano. Siamo alla scena II dell'atto primo: si vede giungere un corteggio funebre; il corpo del re Enrico VI e portato in un feretro scoperto. Lady Anna, in gramaglia, lo accompagna e, versando amare lagrime, lo compiange ricordando il suo sposo Eduardo caduto vittima dalla stessa mano omicida di Riccardo. Costui si avvicina ed ordina che il feretro sia deposto: Anna lo redarguisce, lo insulta, gli ricorda il duplice assassinio, di Enrico e di Eduardo; dapprima egli nega, poi confessa con cinismo ributtante. Al ricordo, fatto da Anna, della virtu dello sposo, risponde, con scherno, dapprima che fosse tanto piu degno del re del cielo che lo possiede; e poscia: riconoscente mi sia di averlo inviato in cielo, piu adatto egli era a quel luogo che alla terra! Anna maggiormente se ne duole e lo maledice; ma qui avviene qualche cosa che davvero sorprenderebbe se la scienza non ci venisse in aiuto. L'energia criminosa e sommamente suggestiva: ce lo dimostra la psicologia dei _meneurs_, dominatori della folla delinquente; ce lo mostra l'esperienza di grandi malfattori dal fascino irresistibile nel destare ogni forma di passione nell'animo di persone che furono loro a contatto: Musolino conquistatore della protezione, della simpatia e dell'amore di donne di ogni ceto n'e esempio recente. Ebbene, avviene l'istesso per Riccardo: alla presenza d'un feretro, egli osa tentare il cuore di Anna; costei, dapprima sorpresa, poi renitente, in ultimo dubitante, finisce col cedere e col dare una promessa che era speranza di favorevole condiscendenza. Riccardo se ne meraviglia: Che!--egli esclama--Io che le uccisi lo sposo e il padre, trovarla nell'impeto del suo odio, colle maledizioni alla bocca, le lagrime agli occhi, accanto al testimonio sanguinoso che eccitava la sua vendetta, e in onta del cielo, della sua coscienza e di quel feretro..... io, senz'alcun amico che secondasse le mie preghiere, senza altro sussidio che l'inferno e i _miei sguardi diabolici_, vincerla? Si, giuoco il mondo contro nulla, ch'ella e mia"[55]. Il colloquio con Margherita[56], l'infelice vedova di Enrico VI, e improntato ad un senso di ironia e di scherno, indice della insensibilita morale dell'omicida; anche il sentimento di gratitudine e messo in dileggio. Rimasto solo, Riccardo confessa a se stesso le proprie colpe, le segrete tristizie che andava ordendo e che egli poneva a conto altrui. Fa porre in carcere Clarenza, e lo compiange, a suo dire, innanzi a molti stolti, quali sono Stanley, Hastings e Buckingham, sostenendo che la regina e la sua famiglia inveleniscano il re contro suo fratello. "Questo essi credono e quindi mi esortano a vendicarmi di Riverys e di Grey; senonche allora io gemo e con un brano di scrittura dico ad essi che Dio ci impone di fare il bene per il male. Cosi e che io cuopro la mia perfidia col manto di quell'antica e strana morale, tolta dai libri sacri, e rassembro un santo allorche recito le parti del demonio!"[57]. Allorche la energia criminosa perviene a sistemarsi, convertendosi in potere specifico, atteggia tutta intera la coscienza, imprimendo la efficacia sui sentimenti, le idee, i convincimenti, i propositi: la serieta dei controstimoli morali, perdendo qualsiasi valore, e motivo di ridicolo; appunto perche, avendo l'etica la sanzione nelle migliori attitudini dell'uomo a conformarsi ad intenti di ordine, se queste attitudini mancano, i sacrifici, che altri faccia del proprio benessere per l'altrui, non ha significato; onde l'ironico compatimento per azioni le quali si informano ad illusioni di menti deboli e vinte da pregiudizi. Lo schernire e mettere in dileggio le credenze, le abitudini, che altri predilige in adempimento di dovere religioso o morale e che abbiano scopi altruisti, e segno di malferma coscienza etica e di inclinazioni poco adatte ad opere lodevoli. La delinquenza innalza il culto alle sue divinita sugli altari da cui ha scacciato financo il ricordo del rispetto alla morale: il contrasto perenne, che ne promana, tra le sue opere ed i sentimenti e le idee della comune degli uomini o e incentivo a nascondere, sotto la maschera della astuzia e della simulazione, l'interno pervertimento, o, se non si teme la immanenza di minacce della legge, e fonte di scherno e di dileggio che ora traspare evidente nel gergo adoperato da' malfattori, ora e perpetuato in segni e figure strane del tatuaggio. Chi ha pratica con grandi delinquenti sa da quanto scetticismo e circondata la loro condotta nei minimi atti della vita. Musolino mostro divertirsi della requisitoria del Pubblico Ministero; P., famoso in un'associazione a delinquere della mia provincia, tante e tante volte recidivo in reati di sangue, da me difeso, mi confesso di non sapersi ancora persuadere del perche i magistrati qualificassero le sue azioni per riprovevoli, mentre egli aveva fatto quello che nessuno avrebbe saputo e potuto fare, poiche impotente a farlo!--Il male ha grandi risorse nella coscienza del proprio potere: il mezzo migliore per combatterlo e di diminuire le lusinghe e le speranze che di questo potere sono l'ordinario corteggio; ma cio torna impossibile fin quando la societa non sostituisce, e ne vedremo il perche ed il come, all'unica sanzione della pena, altri mezzi che, in date evenienze, abbattono il male attaccandolo alle radici. Riccardo--sulla china del delitto--non sente neanche il dubbio ad arrestarsi: egli chiama a se due sgherri cui commette il mandato di uccidere il povero Clarenza. Il dialogo, tra' tre malfattori, procede rapido, incisivo; l'idea del delitto infiamma vieppiu mandante e sicari: Riccardo, licenziandoli, dice: "I vostri occhi versano folgori quando quelli dei pazzi spargono pianti. Vi amo, garzoni; all'opera, presto; ite, ite, affrettatevi"[58]. Clarenza fu trucidato, ne Riccardo e pago di sua morte; egli sentivasi cosi sprofondato nel sangue che un delitto dovea richiamar l'altro. Ne e a meravigliarsi; per lui il delitto era il prodotto spontaneo di tempra morale sortita dalla culla, non modificata dall'eta o dalla educazione. La duchessa di York, di lui madre, gli dice: "No, per la santa croce, tu ben sai che venisti sulla terra per far della terra l'inferno mio. La tua nascita fu un peso doloroso per me: bieca e caparbia fu la tua infanzia; la tua adolescenza violenta, selvaggia, forsennata; la giovinezza scapigliata, cupida, temeraria. Nell'eta matura divenisti altero, astuto, dissimulato, sanguinario, meno fiero, ma piu pericoloso, carezzevole mentre odiavi"[59]. Alleatosi con Buckingham, triste e remissivo consigliere, Riccardo fa uccidere coloro che avrebbero potuto ostacolare le mire di assorgere al trono, Rivers, Grey, Waugan, Hastings: temendo di affrontare la responsabilita di si riprovevole condotta, innanzi la pubblica opinione, trova complici che ne mistificano le notizie, ne coonestano gli eventi. Malleabile, simulatore e dissimulatore in pari tempo, mentre medita la morte del legittimo erede al trono, si circonda di religiosi, piega il capo con l'umile posa di uomo contrito e pietoso. Pregato--a sua istanza e sollecitazione--di accettare il trono d'Inghilterra, si scusa, rinunzia; in apparenza costretto, pienamente accetta. Anna, la vedova dell'ucciso Eduardo, e richiamata alla promessa di addivenire sua moglie: ella, tra i tristi ricordi del passato e le maledizioni, che erompono veementi di sua bocca, subisce tuttavia l'effetto suggestivo delle _melate parole_ di lui, e cede, pur sapendo che e' l'odia a cagione del padre, Warwick, e che fra breve debba da lei disciogliersi. Salito sul trono, ricorre alla mano del sicario Tyrrel per far trucidare i figli del fratello, calunniandoli per bastardi: uccide la moglie Anna, per sposare la figlia del fratello; insospettito di Buckingham, gli nega il premio della cooperazione in tante opere di scelleraggini. Costui si ribella, ma arrestato e messo a morte. Il dramma di sangue procede alla fine: un esercito, capitanato da Richmond, si avanza contro l'infame usurpatore; costui si prepara a resistere, ma sente di essere impari alla impresa. L'anima del criminale, dopo di essere ascesa all'apice del maleficio, comincia a dissolversi sotto il peso della propria ambizione soddisfatta. Mentre pel passato non un rimpianto, non un solco di rimorso lasciavan dietro di se gli inumani delitti, la compagine morale di Riccardo, al primo urto di imminenti pericoli, va in frantumi, e dal fondo buio misterioso del suo interno vien su il cumulo di controstimoli morali, la cui forza era stata repressa dal sovrapposto e saldo strato di degenerata coscienza. La fantasia, turbata dall'insorgere di morbosi sentimenti, diffonde una triste luce su quell'anima tenebrosa: cadono le lusinghe, le ardite speranze, e su quel cuore deserto giganteggia minaccioso il dubbio. L'io, la coscienza perdono l'equilibro; le energie si disorganizzano, e l'uomo dal freddo scetticismo e in preda al ribollimento incomposto di timori e di preoccupazioni manifestate in un vero accesso di delirio. Leggasi il soliloquio nella tenda, pria della battaglia, dopo l'apparizione, in sogno, degli spettri delle persone trucidate, e si avra una pagina di profonda psicologia dello stadio di dissoluzione dell'anima del criminale. Nel primo momento evvi la sorpresa di insolite rappresentazioni: l'idea di imprevista sventura, esercitando forte e repentina scossa sulla compagine della coscienza, eccita lo strazio del rimorso: Riccardo esclama: e Datemi un altro cavallo ... fasciate le mie ferite ... abbi pieta, Gesu!... Silenzio, ho soltanto sognato--Oh rea coscienza, come mi strazi!... Le lampade mandano raggi azzurri ... E la morta ora della mezzanotte ... Fredde goccie spremute dal terrore stanno sulla mia carne tremante"[60]. L'io, disgregato, si sdoppia e si prospetta alla mente personeggiato in duplice immagine: le due coscienze per un momento acquistano opposta omogeneita; il contrasto dinamico di prevalenza si accentua nell'antagonismo di ricordi del passato e di realta del presente, e, perdutosi il freno di arresto, le idee, i sentimenti si svolgono con la fuga tumultuosa del delirante. "Che! Temo io me stesso? Qui non e alcun altro; Riccardo ama Riccardo; io, son pure io ... E qui qualche omicida? No; ... si; io ci sono,.. allora si fugga ... Che! Da me stesso? Efficace movente ... Come?... Per paura della mia vendetta ... Oh? Di me, sopra di me? Oime, io amo me stesso"[61].--Finalmente, nel turbinio della mente, la coscienza riacquista un certo equilibrio instabile: il passato s'integra col presente e l'uomo, giudicando se medesimo, si prevale, in parte, delle proprie energie e si accascia sotto il peso d'una realta tenuta nascosta per forza di abituale dissimulazione. "Perche? Per qualche bene ch'io stesso abbia a me stesso fatto? No, sciagurato, mi abborro piuttosto per opere ree da me concepite. Io sono uno scellerato ... No, mento, tale non sono ... Insensato, di' bene di te ... Insensato, non adularti. La mia coscienza ha mille lingue, ed ognuna di esse ha il suo racconto, ed ogni racconto mi condanna come uno scellerato. Lo spergiuro, lo spergiuro, al sommo grado; l'omicidio, il crudele omicidio, in tutta la sua efferatezza; tutti i delitti, praticati tutti nelle loro varie forme, si accalcano alla sbarra gridando: Colpevole! colpevole! Mi e forza disperare ..."[62].--L'isolamento dell'animo porta lo sconforto; l'ambizione, perduta l'aureola delle intime risorse, cade abbattuta dinanzi al minimo ostacolo; l'annichilimento dello spirito, ultimo termine di dissoluzione affettiva, paralizza la forza del volere e l'anima si spegne nel doloroso rimpianto d'una pieta che si sa di non meritare. "Nessuno mi ama e, se muoio, nessuno mi rimpiangera..... In effetto, perche lo farebbero? Dacche io stesso in me non trovo alcuna pieta per me ... Mi parve che le anime di tutti coloro che ho trucidato venissero nella mia tenda e che ognuno minacciasse per dimani vendetta sulla testa di Riccardo"[63]. Passata l'onda tempestosa del rimordente delirio, ritorna, con la calma dello spirito, la insensibilita, lo scetticismo. In Riccardo la psiche criminosa e, come dicemmo, solidamente organizzata; la propensione al delitto ha la scaturigine nel sentimento di orgoglio, nella speranza di soddisfare la sfrenata ambizione d'un regno. Non manca percio la tenacia delle imprese, il coraggio di eseguirle. Ed i propositi rei, tuttoche alle volte impulsivi, si fondano in convincimenti, che hanno modificato completamente l'interno ambiente morale. La fortezza di propositi e la tempra salda di carattere pel criminale evoluto son suffragate dal disprezzo di principi direttivi della comune condotta; egli sente di impersonare una forza che fa eccezione in mezzo ai simili, e se ne vanta e si adopra di conservarne la dignita, aureola di luce fosca e di triste augurio. "La coscienza--egli dice--e parola che adoprano i codardi, inventata per tenere i forti in rispetto; le nostre nodose braccia siano la nostra coscienza; le nostre spade siano la nostra legge"[64]. Francesco Moor, sorpreso dall'estremo pericolo, presso a soccombere vittima dell'imperversare di furibondi nemici, trema, si dispera, finisce col suicidio. In lui la degenerazione fisica avea il sopravvento sulle tendenze morali; eppero, di fronte al pericolo, il coraggio manco, per dar luogo allo estremo sussidio di animo debole e disperato, il suicidio. Riccardo, per esuberante combattivita, trova in se la leva di coraggio e di audacia; pugna e cade sul campo di battaglia, incontrando la fine degna di ben altra sorte! CAPO IX. La dinamica della psiche criminosa. 1. Efficacia genetica del motivo.--2. La psicologia delle _idee-forze_; stadi integrativi di coscienza percorsi dal motivo.--3. Stadio di discernimento del motivo.--4. Stadio di rappresentazione piacevole o dolorosa; conseguenze, dei due descritti stadi, nella vita psichica del delinquente; le manifestazioni istintive; meccanismo dell'attenzione criminosa.--5. La dottrina della conoscenza ed il problema del contenuto dinamico del pensiero; l'unita di legge nella natura, nel pensiero, nella storia; come agisca l'energia criminosa nell'atteggiare diversamente la psiche.--6. Influenza della immaginazione o della fantasia nel processo psichico del delinquente,--7. Analisi, della detta influenza, specialmente nel delinquente epilettico ed in quello affettivo.--8. La legge di _rassomiglianza_ e la legge di _contiguita nel tempo e nello spazio_, e la dinamica della psiche criminosa.--9. La dinamica psichica del delinquente negli atti del volere.--10. Lo stato di ansia conseguenza della polarizzazione della volonta criminosa; psicologia dell'emozione della paura; differenza tra l'atto spontaneo ed il volontario.--11. Le oscillazioni del volere ed il relativo processo meccanico-cerebrale.--12. Gli atti _alternanti_ o _intermittenti_ di azioni di motivi sopraggiunti; esempio dell'Alfieri nell'_Agamennone_. =1.=--Il motivo, com'e stato da noi concepito, e il dato mentale o primordiale della vita psichica. Esso, tuttoche si apprenda isolatamente, non resta staccato dalla serie degli atti precedenti di coscienza; ma si fonde e si integra coi medesimi. "Nel cosmo mentale di un individuo--scrive l'Ardigo--i dati cogitativi emergono e stanno come emergono e stanno le cose nel cosmo materiale universo. Qui per una data pianta, ad esempio, si deve pensare, che il seme, onde e nata, e il compendio di una serie infinita di azioni esercitate dall'ambiente a ridurlo alla sua specie; e si deve pensare, che lo sviluppo del seme stesso esige l'azione su di esso del terreno, dell'acqua, dell'aria, del calore, della luce, che operano in quanto il potere loro e determinato dall'insieme di tutte le esistenze; e si deve pensare, che lo stesso e da dirsi per la continuita della esistenza come individuo vegetante, il quale, come tale, si risente di quanto avviene nell'ambiente piu distante, fino a quello infinitamente lontano. E allo stesso modo e un pensiero nel cosmo mentale. Nascendovi, concorrono tanto o quanto tutti gli altri a farlo emergere come emerge; standovi, non vi sta isolato, ma coll'accompagnamento, anzi col sostegno, per quello che apparisce che sia, di tutta la psichicita gia preparata"[65]. A parte la quistione se le rappresentazioni sieno di origine primitiva o derivata nella dinamica della psiche, certa cosa e che i fenomeni mentali sono in se stessi _appetizioni_, le quali, contrariate o favorite, si accompagnano a sensazioni dolorose o piacevoli; in conseguenza, essi sono delle _azioni_ e _reazioni_ (Fouillee). Allorche noi parliamo di motivo, dobbiamo estenderne la efficacia dinamica a tutta la serie degli atti psichici, la totalita dei quali, in forma permanente o transitoria, s'incentra nelle qualita psicofisiche organiche fondamentali, ereditate od acquisite, dell'individuo. E grande illusione di considerare, nel prodotto psichico del delitto, i coefficienti dinamici in modo separato e formanti, ciascuno di per se, il contenuto logico dell'azione; donde l'erroneo sistema di ricorrere senz'altro a questo o quel movente, o fattore, morale, etnico, sociale ed economico, per spiegare il perche del delitto. Il motivo e energia, e attivita, e azione: dalla sensazione, percezione o rappresentazione fino al volere non vi sono che stadi di trasformazione e di integrazione della energia iniziale; e percio che il motivo da efficiente finisce col convertirsi in finale. La psicologia delle idee-forze svolta dal Fouillee credo che abbia l'identico fondamento dei concetti qui enunciati: per essa gli stati mentali debbono avere efficacia interna ed indivisibilmente esterna in ragione della unita del fisico e del morale. Il principio donde parte la psicologia delle idee-forze e il seguente, che stabilisce l'unita di composizione mentale: "Ogni fatto di coscienza e costituito per un processo di tre termini inseparabili: 1^o un discernimento qualunque, il quale fa si che l'essere senta il suo cambiamento di stato, ed e cosi il germe della sensazione e della intelligenza; 2^o un _benessere_ o _malessere_ qualunque, per quanto sordo che vogliasi, ma che fa si che l'essere non sia _indifferente_ al suo cambiamento; 3^o una _reazione_ qualunque, la quale e il germe della preferenza e della scelta, cioe a dire dell'appetizione. Quando questo processo indivisibilmente sensitivo, emotivo e appetitivo, arriva a riflettersi su se stesso e a costituire una _forma_ distinta della coscienza, noi l'appelliamo, in senso cartesiano o spinoziano, una _idea_, cioe a dire un _discernimento_ inseparabile d'una _preferenza_"[66]. Il motivo, qualunque forma psichica prenda, o di sentimento o di idea, deve percorrere i seguenti stadi integrativi di coscienza: 1^o stadio, _discernimento_ d'un cambiamento avvenuto; 2^o stadio, _rappresentazione_ piacevole o dolorosa del cambiamento; 3^o stadio, _discriminazione_ del perche del cambiamento; 4^o stadio, _fusione_ coi precedenti stati emotivi od ideativi, con analoga eliminazione degli stati antagonisti; 5^o stadio, _unificazione_ qualitativa della energia specifica criminosa; 6^o stadio, _unificazione_ quantitativa dell'attivita iniziale dell'azione. =2.=--Giustamente osserva Fouillee, che il discernimento di cambiamento di stato sia il germe della sensazione e della intelligenza. La cenestesi, o sensibilita generale, non si specificherebbe, in qualunque prodotto sensitivo, se non ci fosse accordato il potere di concepire questo effetto isolatamente dagli altri, di discernerlo e di fissarlo nel campo del pensiero. Dal punto di vista dell'intelligenza, aggiunge Fouillee, il discernimento puo essere implicito, quando un solo termine e presente allo spirito, senza comparazione con altro. Ma la facolta di discernere non si sviluppa che con la scelta: se noi abbiamo coscienza delle _differenze_, principalmente sensitive, e perche queste differenze sensitive trascinano delle differenze reattive. "Si puo anche andar piu lontano e dire, che ogni discernimento contiene gia una scelta pratica rudimentale, che ogni determinazione intellettuale e nello stesso tempo una determinazione dell'attivita, sopratutto nei sensi primordiali, i quali sono per essenza vitali, e dove la reazione e inseparabile dalla sensazione. Discernere il piacere di mangiare ed il dolore della fame e indivisibilmente preferire l'uno all'altra. I discernimenti in apparenza indifferenti sono un risultato ulteriore; anche in questo caso l'adesione, che noi accordiamo a cio che ci apparisce tale o tale, e ancora una preferenza intellettuale, una determinazione in un senso piuttosto che in un altro, cio che, ben inteso, non implica alcun libero arbitrio"[67]. L'unita indissolubile del _pensare_ e dell'_agire_ e la legge psicologica di importanza capitale riassunta nella espressione di _idea-forza_. In cotesto primo stadio, di discernimento del motivo o di energia cosciente nel cambiamento dei precedenti stati di coscienza, ha molta importanza la _inerzia psichica_. Ciascuno, in fatti, si accorge dello sforzo adoperato ogni qualvolta la coscienza debba modificare il suo stato totale o parziale: la causa e nella forza di resistenza delle energie organizzate, massimamente per la fusione con gli elementi statici dei residui psichici del passato. L'inerzia, pero, della psiche dev'essere intesa non in senso assoluto, ma in relazione al movimento gia stabilito con dato ritmo; mentre il cambiamento, sostituendo novello ritmo, mette in giuoco attivita che prima o restavano tuttavia in istato latente, ovvero non erano discernibili alla coscienza. Il lettore si sara accorto che, trattando della dinamica della psiche criminosa, noi completiamo quanto scrivemmo intorno alla dinamica dei motivi. Allora vedemmo la efficacia _isolata_ del motivo, ora ne esaminiamo l'azione complessa, nell'insieme di tutti gli stati psichici costituiti ed unificati organicamente. =3.=--Lo stadio di rappresentazione psichica integrativa della energia criminosa, messa in giuoco dal motivo, e contrassegnato da stato piacevole o doloroso; di che abbiamo esaurientemente discorso trattando della genesi evolutiva e dissolutiva delle emozioni o della vita affettiva. La legge di composizione e decomposizione della vita fisica, per l'alternarsi continuo di fenomeni di riparazione e di consumo, vale ancora per la vita dello spirito, dove la funzionalita cosciente si polarizza o in sensazione piacevole o in sensazione dolorosa. E da questo momento che l'attivita cogitativa, servendosi dell'appercezione, afferma la propria esistenza di forza autonoma o differenziata e l'io personale comincia a costruirsi con materiali consistenti. Il mondo ambiente non e piu visto al di fuori, ma si soggettivizza e le energie, che ci partecipa, prendono il posto, che meritano, negli atti successivi o coesistenti interni. L'io, in quanto afferma il novello stato rappresentativo, afferma se stesso, e pone la base d'una realta soggettiva, che ha il corrispettivo dinamico nel prodotto di attivita psichica risultata dalla somma delle energie precedenti fuse con la energia del motivo. Essendo cosi, la ragione dell'affermazione della rappresentazione non deve attingersi in altro principio che in quello di necessita di effettuarsi. "Per cui--scrive Ardigo--colle diverse forme della rappresentazione si hanno pure diverse forme dell'affermazione. E cioe, affermazione del dato puro della sensazione nella psiche iniziale o del dato integrale nella psiche adulta; del dato di coesistenti o del dato di successivi; del dato intuitivo o del dato discorsivo; del me o del non me; del sentito o del percepito o del ricordato o del riconosciuto; del singolo o del concreto o dell'astratto; del reale o dell'ideale; dell'_a priori_ o dell'_a posteriori_; del relativo o dell'assoluto; del necessario o dell'esistente o del possibile"[68]. =4.=--I due primi stadi integrativi, di cambiamento di stato e di rappresentazione con funzionalita piacevole o dolorosa, portano, nella vita psichica del delinquente, o un'alterazione nelle manifestazioni istintive, ovvero il processo di attenzione piu o meno intenso e duraturo. Il Despine bene osserva "che, quantunque l'organismo presieda alla natura delle facolta istintive, nel senso che noi non possediamo se non quelle di cui esso permette la manifestazione, e che queste facolta cangiano di natura a misura che i nostri organi subiscono profonde modificazioni o impressioni passeggiere, c'inganneremmo molto se attribuissimo tutti i cambiamenti, che hanno luogo nelle manifestazioni morali, a delle cause fisiche, a delle modificazioni o a delle impressioni organiche. Si operano cambiamenti considerevoli nel carattere, sotto l'influenza di cause le quali eccitano vivamente certi sentimenti rimasti latenti, e la cui attivita sostituisce quella di altri sentimenti che avevano predominio fino ad allora nell'individuo"[69].--Lo stadio di cambiamento, dunque, nella psiche del delinquente, riducesi al destarsi di attivita istintive latenti con immediata formazione di tendenza verso l'azione. Non si saprebbe comprendere come mai il criminale nato, a cui la sensibilita morale fa completamente difetto, trovi in se le risorse di una potenzialita di tanta attivita da meravigliare. "Se l'individuo moralmente insensibile--scrive Despine--la perversita del quale non e affatto attiva, si trova in condizioni che gli permettono di soddisfare i suoi gusti con fortuna, ed alcuna causa non interviene ad eccitare vivamente in lui dei desideri perversi, la sua insensibilita morale non si manifestera punto, non avendone l'occasione. Questo uomo, tuttoche moralmente insensibile, non essendo trasportato al male, si comportera in maniera da non meritare biasimo. Tutte le cause che eccitano nelle popolazioni le passioni perverse, cagionano, presso un certo numero di individui, la manifestazione di loro insensibilita, rimasta latente per manco di una causa che abbia eccitato prima in essi dei desideri perversi, criminali"[70]. Il che puo essere eziandio l'effetto momentaneo della influenza di violenta passione la quale, se imperiosamente lo richiede, e causa per cui qualcuno sia spinto a commettere un misfatto proprio allo stesso modo di chi sia in permanenza privo di senso morale. Ma, tostoche cessa lo stato passionale, ed accade in generale molto prontamente dopo l'atto compiuto, il senso morale si fa sentir di nuovo e, vivamente compunto, da luogo al rimorso[71]. Per legge fondamentale dinamica evvi, dunque, gran differenza tra l'attivita psichica iniziale del delinquente nato e quella del delinquente per passione; nel primo e la energia latente istintiva, che si mette in giuoco, nel secondo il cambiamento e l'effetto transitorio di eccitamento passionale. Il criminale che uccide per uccidere, che ruba per soddisfare piuttosto al potere imperioso istintivo e non al desiderio di procacciarsi dei mezzi necessari ai bisogni; che incendia, distrugge sotto l'azione di impulsioni irresistibili, non trova affatto nel compimento delle sue opere il corrispettivo di piacere o di dolore. Tanto e vero che, molte volte, non ne serba ricordo; pare che abbia agito in istato d'incoscienza. Il contrario interviene pel delinquente di occasione, gli atti del quale sono l'effetto transitorio di momentanea sospensione della vita affettiva altruista; forse potra in esso appalesarsi la piu grande ferocia, ma, tornata la calma, l'animo riacquista il perduto equilibrio sentimentale ed il malfatto e causa di rimpianto. Non essendo la vita affettiva in giuoco, o per la qualita dello stimolo o per la natura del soggetto passivo, bensi la vita cogitativa, il cambiamento di stato e rappresentato dall'atto col quale la mente prende possesso in forma limpida e vivace di uno fra tanti oggetti o fra diverse correnti di pensieri che si presentano come simultaneamente possibili (James). In simile atto, di spontanea o volontaria attenzione, la finalita e di localizzare la coscienza concentrandone la peculiare energia, e cio vuoi pel maggiore interessamento che alcun elemento sperimentale ha per noi, vuoi perche ne siamo sollecitati dalla impulsione inerente ad ogni cambiamento avvenga nel dominio dello spirito. L'analogia riscontrata dal Wundt[72] tra l'attenzione, rispetto alla coscienza, e la fissazione rispetto alla retina dell'occhio, sembrami molto esatta. L'attenzione e sforzo _selettivo_; e processo di arresto ed e funzionamento diretto del potere inibitorio. Fissandosi la rappresentazione sulla linea degli assi visuali della mente, si prospetta con piu chiarezza e distinzione. Ma, si e detto che tutto cio non e che effetto di _interessamento_ e di _impulsione_ emotiva; la qual cosa ci richiama al punto vero della indagine, il punto in cui la dinamica del motivo si converte in dinamica rappresentativa e cogitativa pel delinquente. L'attenzione e sollecitata a concentrarsi, sul novello stato interno, dall'appetizione di qualche cosa di cui si sente il difetto o la mancanza: quest'appetizione gia di per se equivaleva ad un movimento vago ed indeterminato con tendenza a determinarsi. E poiche, per legge meccanica, il movimento cominciato nell'organismo si continua, si propaga e si traduce in atto, basta che vi si offra l'incentivo perche l'appetizione prenda consistenza e si idealizzi, non solo, ma partecipi la energia alla rappresentazione presente alla mente in contrapposizione della cosa di cui si abbia difetto o mancanza, e ci spinga ad opere di estrinsecazioni necessarie a renderci soddisfatti. La scaturigine del movimento della appetizione e nel ricordo di atti e di godimenti reali o possibili, che si provarono pel possesso della cosa in difetto o mancante, o che si ha speranza di provare in conformita della esperienza fatta su altri: indi ne risulta la verita del principio Spenceriano, che la tendenza a produrre un atto non e altro che l'eccitazione nascente dagli stati psichici implicati in quest'atto. In altri termini, la idea d'un movimento e questo movimento cominciato e, per conseguenza, l'idea intensa ed esclusiva d'un movimento trascina il movimento reale (Fouillee). Un ladro, ad esempio, si decide a commettere un dato furto: il fondamento dinamico di questo atto psichico implica parecchi dati: 1^o che si senta il bisogno di qualche cosa di cui si abbia difetto o mancanza; 2^o che questa qualche cosa sia proprio presente alla mente; 3^o che la rappresentazione avutane abbia prodotto un cambiamento nello stato di coscienza; 4^o che insieme al bisogno sia nato il desiderio della cosa e l'animo versi nello stato di agitazione o movimento, sollecitato, piu o meno, dalla intensita del bisogno; 5^o che la idea di aver posseduta la cosa e volerla ripossedere, ovvero la speranza di possederla, eserciti azione stimolatrice accio il movimento interno indeterminato si determini e la impulsione del bisogno si trasformi in energia attrattiva dell'intento perseguibile. Veggasi, quindi, che l'opera dell'attenzione a fissare, nel campo della coscienza, qualche corrente di pensiero, o ad arrestarne l'apparizione, per risentirne la efficacia dinamica, deve riferirsi alla legge di unita continuativa dei processi psichici; nel senso che l'insorgenza di qualche stato di coscienza, obbietto dell'attenzione, si connetta alla esistenza di precedenti stati. La fatta osservazione ha la riprova eziandio nelle singole impulsioni di delinquenti nati, pazzi od epilettici che siano. Che e mai la mania omicida se non la impulsione irresistibile ad estinguere la vita dei simili? Ebbene, anche in cio non si constaterebbe la tendenza a sparger sangue, se non se ne sentisse il bisogno, e se in precedenza non si fosse creato nell'animo quello stato di agitazione, di commozione, di cui l'ultimo termine e il delitto. La differenza, anche qui, tra il delinquente nato ed il delinquente d'occasione risiede nel dato psichico; che pel primo il movimento psichico iniziale e originato da costituzione organica, e istintivo, e l'_attenzione_ non fa che _passivamente_ risentirne l'eco con risonanza stridente; pel secondo l'attenzione e analoga ai precedenti stimoli ed alla energia del motivo che ha dato l'estremo impulso all'azione. =5.=--Trattando della dinamica dei motivi e delle norme generali della nostra disciplina, parlammo del terzo e del quarto stadio percorsi dal motivo: qualche cosa sentiamo di dover aggiungere sul quinto e sesto stadio, vale a dire intorno alla unificazione qualitativa della energia specifica criminosa, ed alla unificazione quantitativa dell'attivita iniziale dell'azione. Premettiamo, che la dottrina della conoscenza sembra che abbia risoluto, con probabile competenza, il problema dell'origine del contenuto dinamico del pensiero, nonche delle forme graduali in cui successivamente si va esplicando. Il funzionamento cerebrale presuppone il funzionamento fisiologico dell'organismo, ed il funzionamento fisico il mondo ambiente. La sfera dell'attivita psichica e l'ultimo modo di essere dell'attivita fisica della natura e dell'attivita biologica; il pensiero, dunque, in quanto si organizza, e la formazione naturale piu alta nella scala delle sottostanti formazioni puramente inorganiche ed organiche. Il cervello non e solo l'organo di risonanza delle note armoniche, onde la natura afferma la sua esistenza e la evoluzione ritmica dei fenomeni; ne e lo specchio che riflette, semplicemente, in vane immagini il mondo esterno; ma e l'organo d'una manifestazione reale delle energie della natura, e l'estremo limite in cui si polarizza la vita nella immanenza di movimento conservato con equivalenza. Tutto cio fu formolato dal nostro Bovio nel principio di unita di legge nella natura, nel pensiero, nella storia: il pensiero e la natura che si conosce, la storia e il pensiero che si muove. Il che torna a dire, che la legge di reciprocita e sempre la medesima necessita, che nella natura esteriore opera come gravitazione universale, a cui la natura obbedisce e non sa; nel cervello opera come gravitazione ideale a cui il cervello obbedisce, la intuisce, la insegue, e cerca tramutarla in sistema; nella storia opera come gravitazione di tempi, a cui la storia obbedisce e cerca tramutarla in codici, tirando dal passato i documenti per l'avvenire[73]. La evoluzione e conservazione di energia con parallela continuita di moto: dunque, passando le attivita dal mondo esterno all'interno, tramutandosi da attivita fisiche in cerebrali, assommando il pensiero i coefficienti dinamici dei motivi, la coscienza, col cambiar di stato, cambia il funzionamento degli atti che ne conseguono, sia qualitativamente che quantitativamente. La qualita non attiene alla essenza o permanenza di identita personale, ma ai modi onde la energia specifica passa di prodotto in prodotto psichico, di meccanismo in meccanismo dell'io, di formazione in formazione, dalla rappresentazione ed appercezione all'attenzione, alla riflessione ed al volere. L'io senziente, intelligente, attivo son tre fasi dell'identica energia vivente, ma tre fasi che si differenziano si da non permettere che l'una si scambi nell'altra, se non perche tutt'e tre sono dipendenti dall'unica ed identica sorgente di energia personale: alla stessa guisa che l'organismo, nel tempo, non resta identico a se stesso meno che per la conservazione equivalente della energia individuale, la psiche; permutando fisonomia e contenuto, non conserva la identita se non nella sua natura differenziata rispetto ad altri individui della medesima specie. Si conclude, che la energia criminosa, atteggiando diversamente la psiche, imprime la propria caratteristica e grado di attivita alle facolta messe in moto, il sentimento, la intelligenza, la volonta. Anche in natura le forze, in correlazione, si trasformano qualitativamente e quantitativamente: "in ogni cambiamento la forza subisce una metamorfosi; e a seconda delle forme che essa assume puo risultarne o la ripetizione delle condizioni precedenti, o condizioni nuove in un numero infinito di ordini e combinazioni. Inoltre si vede nettamente che le forze fisiche, non solo presentano tra di loro delle correlazioni qualitative, ma anche quantitative. Dopo aver provato che un modo di forza puo trasformarsi in un altro, le esperienze mostrano ancora che da una definita quantita di forza nascono sempre definite quantita di un'altra"[74]. Indi e che l'evento psichico del delitto, effettuatosi nell'azione, esaurisce, individualmente preso, la totalita della energia che lo informa: quel che resta e la conseguenza obbiettiva, fatto imputabile, e qualche traccia di attitudine meglio rafforzatasi per la futura ripetizione dell'atto. Dunque, a che varranno le indagini meramente antropologiche e psichiatriche, non che le norme aprioristiche giuridiche sul giudizio che il magistrato dovra emettere intorno alla imputabilita soggettiva del fatto incriminato? Tutte coteste indagini e norme si limitano all'ufficio di prove dell'evento psichico criminoso: alla sola psicologia criminale e riservato il debito di sintetizzare i dati psicofisici del delinquente e di unificarli in un giudizio definitivo, tenuto conto di tutti i coefficienti dinamici che precedettero ed accompagnarono la perpetrazione del maleficio. =6.=--Avvenuta la rappresentazione del motivo, ed avvertito il cambiamento di coscienza seguitone; fusi ed unificati in un solo processo gli elementi dinamici similari della mentalita; eliminati gli elementi antagonisti, la dinamica ideativa ed affettiva e sussidiata dall'intervento della immaginazione o della fantasia. Nel mondo psichico del criminale questa potenza ha imperio assoluto: essa assoggetta, modifica, trasforma tutto cio che incontra; dai piu lontani orizzonti, di lusinghiere speranze, all'ambiente attuale di turbamento per l'azione soppravenuta di cause passionali, la immaginazione influisce nell'atteggiare e predisporre l'animo a sentire, a pensare, a volere in modo affatto proprio e secondo lo schema ed i fantasmi che ella gli appresta. Le rappresentazioni presenti si rafforzano, le passate si ridestano; le naturali inclinazioni acquistano un piu facile avviamento di attivita; la realta obbiettiva delle cose a poco a poco si scolorisce, perde i contorni, e ricoverta dal velo diafano e denso dell'oblio; e, a seguito di processo astrattivo, la immagine ed il fantasma dell'intento logico, compresi nel contenuto statico del motivo, si prospettano alla mente ed esercitano azione immanente suggestiva. Tacciono i ricordi dei controstimoli; sulla superficie della coscienza si ristabilisce un'apparente calma; ma, sotto ad un cielo plumbeo ed attraversato da dense nubi, gli oggetti si confondono, e l'animo e aduggiato dal senso di ansia e di tristizia. Le immagini, i fantasmi si intensificano, si circondano del corteggio lusinghiero di appetiti insoddisfatti, di promettenti speranze; la visione periferica della coscienza si restringe, la centrale si acutizza; il fantasma, idealizzato, dapprima oscillante, finisce col fissarsi sulla linea degli assi visuali; l'occhio della mente n'e attratto, dominato, ossessionato. Le potenze inibitorie, le correnti intercerebrali, subiscono un periodo d'intermittenza; la memoria e lacunare. E cotesto lo stato piu interessante della dinamica psichica criminosa; stato in cui la coscienza insensibilmente e travolta dal fondo e la meccanica cerebrale segue il ritmo di movimenti instabili, varianti, dissociati. La fantasia, malefica maliarda, con ghigno satanico innalza il suo trono sulla rovina delle piu nobili aspirazioni, e consacra, nel cupo tempio dell'anima del criminale, la religione del delitto! =7.=--Chi, di tutto cio, desideri la prova evidente, rivolga l'osservazione a quanto avviene nella psiche del delinquente epilettico. La immaginazione e la fantasia sono per l'epilettico la forza specifica della impulsivita irresistibile. La emotivita enorme (Krafft-Ebing); la straordinaria irritabilita morbosa (Schuele); la lesione delle affezioni (Despine); l'anestesia fisica e morale (Thompson); i facili accessi maniaci, fanno si che l'epilettico sia davvero lo zimbello di morbosi fantasmi, che gli attraversano la mente e ne travolgono il ritmo ideativo ed affettivo. Il processo morboso ha principio con intensa e protratta preoccupazione, che e la caratteristica istintiva del _carattere epilettico_: e l'ansioso desiderio di qualche cosa d'indeciso, di vago; e il bisogno di estrinsecare attivita latenti di natura incompresa, della cui esistenza appena ci accorgiamo. Mancando il fondo di realta al processo ideativo e la coordinazione associativa agli stati emotivi, la fantasia dell'epilettico giuoca una parte essenzialissima nella trama cerebrale. L'equilibrio di facolta e di atti si mantiene oscillante; la mente, sorpresa, cerca un centro stabile di gravita; attratta dal fantasma, lo scambia con la realta e lo insegue e vi si affida: ma, in un momento, perdesi del tutto l'equilibrio, la base ideale ed affettiva vacilla, l'abisso si apre repentinamente dinanzi. La stessa vittima se ne spaventa; al fremito passionale, alla scossa, che si diffonde in tutte le regioni dello spirito, risponde il gemito convulso di chi comprende a quale cieco fatale destino sia nato soggetto! La nota morale di anomalia del delinquente, e specie del delinquente epilettico, risiede proprio nel funzionamento fantastico della dinamica psichica. Il prodotto fittizio ed attrattivo del contenuto ideale ed affettivo risulta dal compenetrarsi ed assommarsi di discrepanti elementi frammentari, i quali, non trovando posto stabile nella coscienza, o son passati nel fondo di riserva dell'inconscio, ovvero vagano nel vuoto oscuro della mente. Qualcuno di questi elementi, per l'affinita dinamica col novello motivo rappresentativo, insorge ed e attratto verso il centro visivo della coscienza: esso--chi il crederebbe?--molte volte si sviluppa, si svolge in forma cosi imponente da predominare l'ambiente con potere pieno ed assoluto. Le difficolta, che di frequente si incontrano nell'indagare il perche prossimo o remoto di azioni delittuose, sorgono dall'abitudine, tanto comune, di credere che la logica del delinquente sia la logica dell'uomo normale, e che la causa intima o psichica dell'azione debba esser sempre ricercata nel motivo che, in apparenza, e percepito il piu sufficiente ed il piu coerente con l'insieme logico del processo speciale mentale. E poiche con la prova dei fatti o vien meno la speranza di attingere il movente causativo in qualche circostanza o avvenimento, il quale abbia la sufficienza logica di erudirci circa la origine soggettiva del delitto; ovvero trascuriamo di accordare la debita importanza a dati processuali irrilevanti, si finisce o con erroneo giudizio sulla quantita morale del delitto o col credere che questo sia l'effetto di brutale malvagita! 8.--Indugiandoci, che ne vale la pena, sulla dinamica coordinatrice o di relazione delle immagini o dei fantasmi a cui, in gran parte, si connette la causalita criminosa, io credo che essa obbedisca alle due leggi essenziali del meccanismo dell'associazione, la legge di rassomiglianza e la legge di contiguita nel tempo e nello spazio. La tendenza di connessione, secondo Stuart Mill, tra idee che si richiamano, dopo che furono pensate insieme, e, sopra tutto, osservabile tra le immagini ed i ricordi fantastici della mentalita criminosa. Il contagio morale del delitto n'e l'esempio ordinario e piu apparente. Le idee, i sentimenti, i giudizi, le rappresentazioni di fatti sensibili, di avvenimenti complessi, sono, bene spesso, i precedenti veri di azioni con le quali la rassomiglianza e equivalenza dinamica di energia causativa; il che puo avvenire eziandio in modo incosciente. Talune persone, ad esempio, molto facilmente perdonerebbero una ingiuria; ma nel loro animo si sveglia il ricordo che altri, in simile contingenza, ricorse alla vendetta consumata in determinata guisa; si affaccia il presentimento della disistima, nella pubblica opinione, a cagione della diminuita dignita personale offesa, e cosi via discorrendo. Nella prima ipotesi, per seguire l'esempio, la efficacia del ricordo del caso simile si fonde con la efficacia operativa della ingiuria sofferta; l'azione delittuosa altrui si delinea innanzi alla mente con colori fantastici attrattivi e, poco a poco, i due elementi, quello dinamico attuale e quello di ricordo, si unificano ed organizzano in un solo evento psichico ed invadono e preoccupano intero il campo della coscienza. Anzi, evvi di piu. La ingiuria subita, forse, di sua natura non avrebbe avuta forza impulsiva, perche scusata dalla supposizione di un equivoco: ma la _suggestione motrice_ del ricordo e si potente che, per illusione non guari difficile a verificarsi, noi scambiamo, nel prodotto fantastico, il valore dei due termini mentali e crediamo di sentirci sospinti, all'azione, dalla idea dell'offesa ricevuta, mentre non ci accorgiamo che questa passa in seconda linea nell'associazione, per contiguita di tempo, con la idea dell'avvenimento al quale siamo guidati dalla rassomiglianza dei due fatti presenti al pensiero. Nella seconda ipotesi, sopra riferita, la connessione fantastica e tra la idea attuale dell'ingiuria ed il sentimento doloroso in noi destato dal presentimento di diminuita dignita o reputazione. Il risultato psichico, derivatone, sara composto dalla realta rappresentativa della ingiuria in unione alla coefficienza di sentimentalita associata; ossia, mentre il contenuto sostanziale sara l'idea della ingiuria, la fisonomia o colorito affettivo corrispondera al sentimento doloroso inerente al presentimento di dignita personale diminuita di fronte alla pubblica stima. =9.=--La dinamica psichica del delinquente rendesi piu complessa e piu difficile negli atti del volere. Il Wundt vede, come noi, il fondamento degli atti del volere nei motivi, di cui egli distingue una parte rappresentativa ed una sentimentale, la prima delle quali e detta _ragione determinante_ e la seconda _forza impellente_. Dalla combinazione di una varieta di motivi, cioe di rappresentazioni e sentimenti, i quali in un composto decorso di emozioni si presentano come quelli che sono decisivi per il compimento di un'azione, sta la condizione essenziale da un lato per lo _sviluppo_ del volere, dall'altro per la distinzione delle _singole forme di atti volitivi_[75]. Generalmente, nei Codici penali, la responsabilita d'un delitto si fa risalire al fattore soggettivo del _dolo_, e questo si fa consistere in atti liberi del volere ora avvisato come semplice _intenzione_ ed ora come _volontarieta_ dell'effetto antigiuridico. Sceverando l'estremo grado evolutivo dell'attivita psichica criminosa, cioe il volere, dalla serie dei gradi ond'e preceduto, e dando esclusivo rilievo all'evento psichico il piu complesso, col trascurarne gli elementi rappresentativi ed intellettivi, si comprende la incertezza del dato giuridico il quale in pratica deve incontrare insuperabili difficolta di applicazione. Chi non sa, in vero, in quale buio si versi allorche, chiamati ad assodare la imputabilita penale d'un reato, ci sentiamo in dovere, anzitutto, di ricercare la esistenza o meno del dolo? La legge fa obbligo ai magistrati di enunciare nelle sentenze i _motivi_ su cui fondano il loro convincimento; l'art. 45 Cod. pen., pone il canone fondamentale, che nessuno possa essere punito per un delitto, se non abbia _voluto_ il fatto che lo costituisce: ma in che consiste la _ragionevolezza_ dei motivi, in che la _volontarieta del fatto_, staccata dal complesso degli elementi psichici o stati di coscienza, dei quali e il delitto l'esponente ultimo? Dimandatelo al magistrato, ed egli, nelle sue sentenze, si aggirera tra concetti e giudizi affatto arbitrari e che, mentre pretendono di rispecchiare canoni scientifici, sono il riverbero di impressioni fugaci, talvolta passionali, sulla natura dell'atto incriminato e della prova raccolta contro l'imputato. Io mi sono sforzato, in altri miei libri, di assegnare il valore logico al fattore soggettivo del reato cosi com'e formolato dal patrio legislatore; ma, debbo confessarlo, durante la lunga pratica professionale, ho dovuto, dolorosamente, constatare quale e quanta incertezza resti sempre nell'animo di tutti, giudici, avvocati e pubblico, per riguardo ai criteri di prova sufficiente a ritenere, in singoli reati, il concorso dell'elemento del dolo. Ne altrimenti dovea avvenire. L'opera del giudice non e l'opera dello scienziato; solo a quest'ultimo e affidato il compito di mettere in chiaro le norme regolatrici delle umane azioni, ed il modo di interpretarne il significato: voler convertire un codice in trattato di teorie e di canoni dottrinari e lo stesso che sottoporre l'alto ed indipendente ufficio del magistrato a restrizioni mentali arbitrarie e pericolosissime. Ed ecco, anche in cio, la riprova del danno di sistemi aprioristici scientifici, e dell'errore di trascurare, nelle umane cognizioni, il principio logico fondamentale della _relativita_. Tornando in argomento, diciamo che il volere e atto complementare del processo psichico, appunto perche, secondo James, _i movimenti volontari debbono essere funzioni secondarie, non primitive_, del nostro _organismo_. La prima conseguenza, che ne emerge, e di dover ritenere che la facolta del volere si connetta alla esistenza di rappresentazioni e sentimenti, che formano il suo presupposto dinamico; e che, secondo Wundt, l'ipotesi di un atto di volere sorgente da considerazioni puramente intellettuali, di una decisione volitiva contraria alle tendenze che si esplicano nei sentimenti, ecc. racchiude in se contraddizione psicologica. Essa si fonda sul concetto astratto di un volere trascendente, assolutamente diverso dai reali processi psichici di volere. "Nella fisiologia--scrive Fouillee--la dottrina della evoluzione esplica, a mezzo dello sviluppo d'un organo rudimentale e primitivo, la formazione d'un organo posteriore piu completo; allo stesso modo, nella psicologia, tutti gli atti riflessi o istintivi, con la loro varieta attuale, debbono essere i derivati d'una sola impulsione essenziale e primitiva. Trasportate questa impulsione in tutte le cellule elementari d'un organismo, ella sara il fondo psicologico di cio che succede nei piccoli esseri viventi ond'e composto l'organismo totale. D'altra parte, le reazioni esteriori di queste cellule cadono, com'egli e inevitabile, sotto la legge del meccanismo. Per simile combinazione d'impulsioni psichiche semplici all'interno, di rapporti meccanici all'esterno, voi potrete esplicare i fenomeni piu complessi e le adattazioni della volonta alle svariate circostanze"[76]. La meccanica psicologica del cervello ci e nota. Ogni eccitazione periferica o intercerebrale e trasportata e risentita in analoghi centri; indi, merce l'apparato efferente, si diffonde in operazioni riflesse. Il cervello e l'organo dell'_attivita_, cosciente o incosciente, della psiche: noi abbiamo il senso di questa _attivita_ piu specialmente all'apparire dell'atto volitivo. "Questo sentimento dell'attivita e di natura spiccatamente eccitante e a seconda degli speciali motivi di volere e a vicenda accompagnato da elementi di piacere o di dispiacere, i quali, alla loro volta, nel corso dell'atto possono mutare e gli uni prendere il posto degli altri. Come sentimento totale, il sentimento di attivita e un processo crescente e decrescente nel tempo, il quale si stende su tutto il corso dell'azione e col finire di questa passa nei sentimenti, molto vari, di soddisfazione, contentezza, delusione, ecc., come pure in sentimenti ed emozioni diversi, che sono legati alla speciale riuscita dell'azione"[77]. La consapevolezza di possedere l'attivita necessaria al delitto e il primo e fondamentale effetto immanente della energia criminosa. Non si puo sentire la spinta al delitto, ne pensarlo ne volerlo, se non se ne possegga l'attitudine; se l'organismo, e per esso il cervello, non risentano l'azione specifica di forze esterne od interne trasformate e concorrenti a quell'evento esteriore dalla legge represso. Messasi in attivita la energia criminosa, ella, diffondendosi riflessivamente, in primo luogo e causa di atti di _tensione_; la quale potenza di tendere e in ragione della intensita della eccitazione centrale, ed e soggetta alla dispersione della energia eccitatrice, non che all'aumento od alla diminuzione di equivalenti dinamici fisiologici. Le ipotesi verificabili sono svariate, a seconda della natura intensiva dell'attivita, dell'attitudine dell'apparato efferente, delle maggiori o minori difficolta fisiopsichiche della funzionalita organica. E possibile, primamente, che dallo stadio iniziale emotivo all'azione non vi intervenga che trascurabile intervallo, quasi che l'atto esteriore fosse di natura automatica o riflessa. Il perche del fenomeno si riconnette al problema formolato, nel seguente modo, da James: La semplice idea degli effetti sensibili di un movimento e uno stimolo motore sufficiente, o vi deve essere uno antecedente mentale addizionale, come un _fiat_, una decisione, un acconsentimento di un mandato imperativo, o qualche altro fenomeno analogo, perche si possa avere il movimento? Ed egli risponde, che talvolta la semplice idea e sufficiente, ma tal'altra il movimento e proceduto da un elemento addizionale cosciente. Ogni qualvolta un movimento tien dietro _senza esitazione ed immediatamente_ al pensiero di esso, noi abbiamo l'_azione ideo-motrice_[78].--Le azioni impulsivamente istantanee, effetti di impeti passionali, di scoppi di ira, di odio senza la previsione delle difficolta e delle conseguenze, appartengono allo stadio attivo qui descritto. Tostoche evvi insorgenza di antagonismo tra le correnti intercerebrali, e le linee di movimenti efferenti o divergono o si elidono, la vivezza della psichicita si diminuisce; i poteri inibitori si riattivano, e gli atti del volere obbediscono a delle fasi tipiche, che giova ricordare. =10.=--Al senso ed alla consapevolezza di un'attivita disponibile, accompagnata da tensione, tien subito dietro l'_ansia impaziente_ di veder cessare il presente stato di incertezza e di dubbio, come anche di dar libero corso alla scarica delle energie reattive. La intensita e la specie di cotesta ansia sono analoghe alla specie ed alla intensita dell'affettivita sentimentale del motivo. La volonta e tra due poli della vita psichica: tra la emotivita, che attira ed assorbe tutte le risorse di equilibrio della coscienza, e l'idea motrice o suggestiva dell'intento dell'azione esteriore. Or, nei riguardi del delinquente, egli e d'uopo ricordare, che lo stato di ansia, qui accennato, si riconnette, molto di frequente, a due emozioni di cui dobbiamo tenere gran calcolo, la emozione della _paura_ e la emozione dell'_ira_ o della _collera_. Il Lange, il Bain, il Ribot ed il Mosso ci hanno data la descrizione piu accurata dei sintomi fisici e psichici della paura. Noi li riassumeremo seguendo segnatamente il Lange[79], che, se non andiamo errati, e sulla materia lo scrittore piu autorevole. La paura e ligata alla tristezza: in ambedue evvi paralisi dell'apparato motore volontario e costrizione spasmodica dei vasi-motori; pero, alla paura e da aggiungere una contrazione spasmodica di tutti i muscoli organici, ed un sentimento d'_oppressione_, con consecutivo sforzo centrifugo cerebrale o segni esterni somatici abbastanza pronunziati. Il Ribot nota, che la psicologia della paura comprende due momenti ben distinti da studiare. Il primo momento sembra rapportarsi a tendenze ereditarie che appariscono molto evidenti nell'eta infantile dell'uomo. Al secondo momento appartiene la paura cosciente, ragionevole, posteriore alla esperienza. Essa ha per base la memoria, non intellettuale, ma affettiva; onde si e accessibile al timore nella misura in cui la rappresentazione del male futuro e intensa, cioe a dire affettiva e non intellettuale, sentita e non concepita. Presso molti l'assenza di paura non e che un'assenza di immaginazione[80]. Circa la emozione della collera ci basti, per ora, notare, col Ribot, che ella ha origine dall'istinto di conservazione individuale, sotto la forma offensiva; e che, secondo Bain, puo definirsi: una impulsione cosciente che spinge ad infliggere una sofferenza ed a trarre da cio un piacere positivo. La emozione della paura, deprimendo l'energia reattiva ed abbassando il livello cosciente dell'io, fa risentire piu a lungo il senso di ansia della irrisolutezza e del dubbio. Assorbita la mente a misurare la probabilita e l'importanza del pericolo presente o futuro; oppresso l'animo dal sentimento vago e doloroso d'un male o danno che e per coglierci; turbata la mente da improvvise rappresentazioni le quali sfuggono al controllo dell'attenzione e della riflessione, il giudizio che ci formiamo del nostro stato e d'imperiosa necessita ad agire in qualsiasi senso, preoccupati dalla sola idea che forse non riusciremo ad allontanare da noi l'imminente pericolo che ci sovrasta. Al primo periodo di depressione succede un secondo periodo di turbamento misto a sentimento d'odio e d'ira per colui che e causa della minaccia; l'equilibrio mentale si ristabilisce in parte, e noi ci accorgiamo di sentirci autorizzati ad usare di tutta la nostra energia per respingere il pericolo, anche a costo di violare la integrita fisica o morale altrui. A questo secondo momento l'emozione della paura ha molta somiglianza con l'emozione della collera: tutt'e due divengono impulsive, con la differenza che la paura e tenuta in certi confini dal calcolo del pericolo minacciato, e la collera, invadendo l'intero campo della coscienza, travolge tempestosamente qualunque sforzo di inibizione e precipita l'azione. In cio ha grande influenza il carattere risoluto o irresoluto dell'individuo: l'impulso a persistere nella presa risoluzione e, al dir di James, un'altra componente costante nella rete delle motivazioni. La rapida ed istantanea impulsivita degli atti emotivi dell'ira, dell'odio, della tensione risolventesi in energia reattiva, e generalmente qualificata per _spontanea_ ed irresistibile; mentre ritiensi per _deliberata_ qualunque propensione in cui avvi minor grado di sentimentalita passionale. Nella forma volitiva della deliberazione si fa intervenire con maggior potere la liberta di scelta e di azione; credesi che la spontaneita equivalga ad assenza di sforzo di tensione, e che negli atti deliberati noi godessimo la _pienezza_ di forza disponibile, non che a discernere tra motivo e motivo, a risolverci per l'un verso e non per l'altro. E questa un'illusione molto facilmente dimostrabile per l'analisi del momento genetico della spontaneita degli atti. E illusione pari all'altra di supporre che nella psiche possa esservi uno stato di inerzia assoluta o di assoluto equilibrio stabile. Queste differenze, che appartengono, per linguaggio usuale, alla qualita di stati interni, non sono, in fondo, che differenze di quantita; ed e percio, che, secondo l'Ardigo, spontaneo si dice quando lo sforzo del centro in tensione e minimo, e quindi non ne e avvertibile il senso; volontario, quando lo sforzo e grande, prolungato e a riprese, e quindi e distintamente rilevabile il senso di esso. Nella deliberazione la volontarieta dello sforzo e accompagnata da piu risentita psichicita mentale; per cui, tra l'antagonismo dei controstimoli, si riattiva un ritmo ideativo piu costante e la selezione inibitoria riesce ad allontanare le difficolta apparse sulla linea della corrente cerebrale predominante. =11.=--L'ultima conclusione, a cui siamo pervenuti, ci ricorda la esatta osservazione del Wundt, che le emozioni, dalle quali sono introdotti i processi di volere, sempre piu decrescono in intensita a causa dell'azione contraria di sentimenti diversi e inibentisi a vicenda, cosi che alla fine i processi di volere possono nascere da un decorso sentimentale apparentemente tutt'affatto libero di emozioni: di fatto, pero, non si ha mai una mancanza assoluta d'emozione. Intanto, succede che la indecisione si protrae, anche se i motivi contrari siensi affievoliti, ed il volere non sa prendere stabile direzione, non perche gli manchi la spinta, ma perche l'azione attrattiva dell'intento non si fa sentire abbastanza. Quante volte il pensiero fluttua tra disparati ricordi ed opposti propositi, senza tregua incessanti ed opprimenti, ne si e in grado di appigliarsi a qualche divisamento pur di far cessare il doloroso stato di dubbio! Dopo ore, dopo giorni, dopo mesi, l'intervento di qualche motivo irrilevante, la cui accidentale insorgenza resta per noi innavvertita, da l'ultimo tracollo alla bilancia e noi ci sentiamo senza ulteriore difficolta trascinati all'opera. Come avviene tutto questo? La meccanica del cervello ci presta una ipotesi molto plausibile. Sappiamo che l'associazione delle rappresentazioni e delle idee si effettua in due modi, o in forma _lineare_ e _temporale_ o in forma _spaziale_. L'associazione lineare, giusta l'osservazione di Henle, ha il campo d'azione in un solo e medesimo organo, nell'organo del pensiero sotto forma di associazione di idee, nell'organo centrale dell'udito sotto forma di melodia, assonanza e via dicendo. La seconda specie, cioe l'associazione spaziale, salta da un organo all'altro, dall'organo dei concetti a quello delle rappresentazioni sensorie e viceversa. Essa e identica alla simpatia nervosa[81]. Or, che l'associazione spaziale abbia per punto di partenza la struttura del sistema nervoso centrale, e che i prolungamenti colleganti fra di loro le cellule nervose acquistano tanto maggiore conduttibilita, quanto piu frequentemente essi si adoprano, sono ipotesi piu o meno plausibili per spiegarci il passaggio dall'un centro all'altro, con collegamento spaziale; ma la difficolta non e neppure quella proposta da Henle, cioe come l'associazione delle rappresentazioni tra loro corrispondenti sia tratta dal patrimonio dell'uno e dell'altro centro. La difficolta emerge dal vedere che tra due vicini o lontani centri si generi una corrente, o delle serie di correnti, senza che vi sia stato da parte nostra veruno sforzo, o senza che tra le due lontane sedi di attivita cerebrali sia intervenuto un motivo medio che collegasse gli estremi come anello di ininterrotta catena. Qui, certamente, dobbiamo far ricorso alla causa di energie latenti, per lo piu ereditarie; per le quali, in casi simili, si svegliano simpatie nervose, attrattive ideali impreviste. Cio lo vediamo, con processi piu sistematizzati, in forme morbose di squilibri mentali: le idee fisse, le tendenze irresistibili rinascono con la identica modalita ritmica di forme ereditarie od ataviche; lo stesso, senza dubbio, e per le associazioni tra elementi psichici discrepanti, i quali, poi, sono i fattori immediati o mediati di impulsioni o di deliberazioni volitive. Apprezzando il perche di date decisioni, noi facciamo le grandi meraviglie del come, per motivi estranei o irrilevanti, si sia pervenuto all'azione di grave delitto; perche, in oltre, mentre, subito dopo la ragione di odio e di ira, niente di anormale mostro il paziente, ne alcuno avrebbe dubitato di lui, poscia, all'impensata, egli siasi reso autore di atti feroci di vendetta. Il motivo di odio, nel momento occasionale, restringeva l'efficacia nel mettere in moto l'attivita di un solo centro rappresentativo ed ideale; ma, col passare del tempo, altri centri, vicini o lontani, si ridestarono, mettendosi con esso in relazione, alcuna volta per accidentalita sopraggiunta; e, per la confluenza di correnti similari, avvenne, nel momento dato, la fusione e quindi il formarsi di novella energia con potenzialita sufficiente a trascinar seco il pravo volere. Nei reati premeditati il fenomeno e costante, ed e per questo che, in simili reati, evvi la presunzione di maggiore imputabilita e temibilita del reo; supponendosi che nel medesimo siavi un fondo di perversita degenerativa, non domabile si facilmente, riferendosi ad attitudini antropologiche eccezionali. Se non che, io dico, che una seconda causa concorre a produrre il fenomeno, e si riferisce al mutamento di stato organico dell'individuo, in periodi di tempo. L'illusione della piena liberta di arbitrio ci persuade che sempre ed ovunque noi disponiamo di forza sufficiente per scegliere e seguire gli intenti delle nostre azioni. Ma la cosa e ben altrimenti. Molta parte del funzionamento cerebrale ci riesce ignota e misteriosa; argomento, per molti, di ricorrere all'ipotesi di _cerebrazione incosciente_. Certo e che lo sforzo a sovvenirci di alcuna idea, di ristabilire la trama ideale tra centri similari mentali, di riprodurre le rappresentazioni di gia avveratesi, spesso ci torna di impossibile esecuzione; e che, mentre meno ci pensavamo, improvvisamente le correnti, che sembravano spente, di pensieri e di sentimenti, si riattivano e producono effetti meravigliosi. Il citato Henle molto opportunamente, osserva, che la volonta non e assoluta, ma dipende dallo stato d'animo e dal particolare sviluppo della materia pensante. "Quanto i pensieri appaiano arbitrari, lo attesta anche l'Apostolo allorche dice che essi reciprocamente si accusano e si scusano. "Essi vengono quando vogliono" lamenta Rousseau, "e non quando voglio io"; e Lichtenberg caratterizza in modo energico la sensazione per cui noi assistiamo quasi come spettatori allo svolgersi del processo dialettico nel nostro intimo, affermando che non si dovrebbe dire "io penso", ma "pensa", come si direbbe "lampeggia". E Goethe esprime la stessa idea, con quella forma vivace che gli e propria: "Il male e che ogni pensiero non aiuta a pensare; dobbiamo essere retti per natura, cosicche le idee felici si presentino dinanzi a noi come libere figlie di Dio e ci dicano: Eccoci qua!" Goethe c'insegna, inoltre, cosa avvenga nel laboratorio intimo del poeta, con queste parole colle quali egli nella dedica del Faust evoca le fugaci immagini della sua fantasia: "Cingetemi di voi, spettri diletti, Come da nebbia o da vapor suoi farsi"[82]. Non trascuriamo di aggiungere che, all'alternarsi di idee, di pensieri e di voleri, in molta parte dobbiam far capo alle opinioni individuali. Allorche le credenze inspirate da' sentimenti e dalle passioni sono combinate in sistema su d'un obbietto determinato, o religioso, o politico, o artistico, esse costituiscono le opinioni (Despine). Le quali, ne e difficile sperimentarlo, informano di se tutta la vita psichica; formano il fondo permanente donde si diramano le correnti di energie direttive del lavoro cerebrale; forniscono il materiale di riserva ai deficienti processi mentali. =12.=--L'ultima specie dinamica del volere ricorre negli atti _alternanti_ o _intermittenti_ di azioni impulsive di motivi sopraggiunti. La relativita temporale e spaziale del contenuto attivo del pensiero alcuna volta apparisce in momenti cosi staccati e per si differenti impulsioni, che la nostra attenzione puo fissarne la separata entita dinamica. Volonta deboli, caratteri incerti sono alla discrezione di moventi alternanti, e, talora, tra loro discrepanti; di guisa che, in definitiva, e assai incerto stabilire quando la decisione criminosa ebbe luogo, quale ne sia stato il motivo _efficiente_. Prima che si generi la _persuasione_, ossia prima che gli atti mentali si equilibrino e si muovano attorno ad un centro fisso di gravita, si e a discrezione di attivita sentimentali od ideali con differenti movimenti suggestivi distaccati: l'ultimo impulso fissa la direzione associativa ed emotiva e decide l'idea dell'azione. Il fenomeno qui descritto venne intuito in modo sorprendente dall'Alfieri nell'_Agamennone_. Egisto, l'uomo dalla premeditata e feroce vendetta, arriva ad assoggettare ai suoi voleri Clitennestra, la quale, resa vittima di morbosa passione, dovea servirgli di strumento per sfogare sui discendenti di Atreo l'odio ereditato dal padre Tieste. La infelice donna sa che il marito Agamennone e di ritorno in Argo dopo i trionfi della distrutta Troia, e teme di per se e dell'amante costretto ad allontanarsi, esulando dalla reggia ov'egli era dimorato colla speranza che, morto il re in battaglia, ne potesse usurpare il trono. Clitennestra, agitata tra timori e speranze, sente di non potere staccarsi dall'uomo fatale che ne avea conquistato il cuore: ella chiede un sol giorno per escogitare un rimedio, ma invano la sua mente si dibatte, che tutto concorreva a persuaderla dover Egisto allontanarsi di Argo, se a maggiori sventure ambidue non avessero voluto andare incontro. Il periodo di incertezza, di ansia dolorosa dell'animo di lei e riprodotto dal poeta con esatto rilievo: sotto il dominio suggestivo della passione, ella e chiusa, cogitabonda; dinanzi al marito non sa trovare il verso di dissimulare l'interno stato, di simulare un tratto solo dell'antico affetto che a lui la legava; dinanzi ad Elettra, sua figlia, non sa far altro che scusare Egisto, e, se con qualche affettuoso ricordo e richiamata alla spaventevole realta del presente, esplode in atti di veemenza e dice: Sola Col pensier miei, colla funesta fiamma, Che mi divora, lasciami--L'impongo[83]. E profondamente artistico, e troppo verisimile, il modo onde Egisto insinua nella mente della donna il reo proposito di uccidere il marito: si mediti la scena prima del quarto atto; la drammaticita passionale, la sentimentalita persuasiva criminosa attingono il colmo di colorito e di efficacia intensiva. Egisto dapprima accenna, poi si ritrae dissimulando; Clitennestra dapprima non intende e vuole essere illuminata, poi intuisce il reo pensiero e, sorpresa, esclama: Or t'intendo--Oh quale Lampo feral di orribil luco a un tratto La ottusa mente a me rischiara! oh quale Bollor mi sento entro ogni vena!--Intendo: Crudo rimedio,... e sol rimedio..., e il sangue Di Atride[84]. Eppure, ella resta scossa si ma titubante; la passione amorosa era insufficiente a deciderla di eseguire l'orrendo maleficio. La sua volonta versa in quello stato di tentennamento che e proprio dell'equilibrio instabile per manco di poteri attrattivi predominanti di qualche idea o sentimento in giuoco. Ma Egisto se ne avvede ed aggiunge esca al fuoco, forza alla spinta: confessa alla donna, dissimulandone accortamente il mendacio, che Agamennone sia preso d'amore per Cassandra, la bella fanciulla da lui condotta schiava da Troia. La misura e colma; Clitennestra esclama: "Che ascolto!". Egisto insiste: Aspetta intanto Che, di te stanco, egli con lei divida Regno e talamo; aspetta, che a' tuoi danni L'onta si aggiunga; e sola omai, tu sola, Non ti sdegnar di cio, che a sdegno muove Argo tutta. L'effetto e immediato: Clitennestra piu non tentenna; ella dice: "Atride pera!".--Egisto: Or come? Di qual mano? CLIT.: Di questa, in questa notte, Entro a quel letto, ch'ei divider spera Con l'abborrita schiava[85]. Ma, non ostante la presa decisione, trascorse poche ore, la donna non ha piu la forza di tradurre in atto il reo proposito: col pugnale tra mano, sulla soglia della stanza ove dorme Agamennone, ella si arresta. La sua mente vacilla; onde di pensieri, di ricordi, di rimorsi, si accavallano, ribollono, la turbano, la travolgono: dal fondo di quell'anima passionata gia veniva su la idea di arretrarsi, e forse, per la fusione di concomitanti motivi, la controspinta avrebbe trionfato: ma Egisto appare, e la misera dice a se stessa: "Io sono perduta, oime!".--Si ridesta la interna lotta per nuovi coefficienti suggeriti, accumulati dal reo eccitatore: la vista del ferro, a lei offerto dall'uomo che le ricorda il sangue sparso della propria figlia, Ifigenia, da Agamennone, la riaccende; la volonta omicida esplode e l'azione precipita. Clitennestra penetra nella stanza del marito e lo trafigge!... Quanta verita di naturale riproduzione di cose: quale visione reale di stati di animo si fugaci e per cio si difficili ad esser compresi!... CAPO X. Psicologia dell'azione criminosa. 1. Che cosa debba intendersi per azione criminosa.--2. Anomalie ed esquilibrio del carattere del delinquente.--3. Stato di esquilibrio psichico del delinquente nato: caratteri distintivi che accompagnano la sua azione criminosa.--4. La organizzazione psicofisica anomala del delinquente nato: le note culminanti psico-patologiche proprie della sua attivita.--5. L'azione del delinquente folle; la pazzia a forma melanconica.--6. La mania impulsiva; le ossessioni psichiche criminose.--7. Esame dell'_Ercole furente_ di Euripide, esempio di mania omicida accompagnata da allucinazione impulsiva; le _emozioni ossessive_ con impulsioni di fobia.--8. L'azione criminosa dell'epilettico.--9. La epilessia larvata o _equivalente epilettico_.--10. Il delinquente per passione.--11. Psicologia dell'odio.--12. Psicologia della _gelosia_: Fedra e Medea.--13. L'azione criminosa del delinquente per passione: psicologia dell'ira.--14. Esame di Oreste, secondo Eschilo, Sofocle ed Euripide, quale esempio di delinquente per passione.--15. Il delinquente di occasione. =1.=--Intendiamo per azione criminosa la sintesi degli atti che preparano, accompagnano e susseguono il delitto. L'opera esteriore, non che essere il compimento di cio che entro siasi divisato, ne e la prova piu appariscente; quella prova onde, con metodo induttivo, noi procediamo dalla constatazione del noto per arrivare a comprendere l'ignoto. E cosi che il rito giudiziario completa le prescrizioni della legge repressiva; poiche la imputabilita, avendo bisogno di individualizzarsi per partorire la responsabilita, non puo far a meno di date prove di fatto raccolte e coordinate secondo norme logiche prestabilite e consecrate da apposite prescrizioni rituali. Chi opera, esteriorizza il suo essere intrinseco; ondeche l'azione non e che la manifestazione di cio che rimane occulto; di cio che e la somma della vita psichica individuale, dagli elementi sensitivi, emotivi ed intellettivi, alla piu completa formazione della coscienza, della intelligenza, della volonta. Il delitto, dunque, considerato obbiettivamente nella azione, non e mai un fatto _fortuito_, dipendente del tutto da accidentalita di tempo e di luogo; e l'indice della costituzione organica dell'agente, fisica e psichica: il suo fattore e sempre a ricercarsi, come bene si esprime il Garofalo, nella _specialita_ dell'_individuo_, plasmato dalla natura in modo da essere _delinquente_[86]. Gli atti esecutivi si differenziano secondo il fine cui tendono; il fine rispecchia gl'interni propositi e completa la fisonomia morale del carattere individuale. La composizione di questo carattere, pel delinquente, perche sia bene compresa, ci obbliga a rifarci alquanto indietro ed a ricordare parecchie anomalie psichiche le quali informano le modalita dell'azione, imprimendovi delle note interessantissime nello apprezzamento degli elementi di prova processuale. =2.=--Il Marro scrive, che il carattere saliente della mente dei delinquenti e dato per lo piu da una mancanza di riflessione, che, congiunta ad egual difetto di affettivita, li dispone a forme piu o meno gravi del delirio di persecuzione[87].--Questa anomalia di esquilibrio dipendente dal prevalere di morbosa sentimentalita sul contenuto ideale di associazione riflessa e causa di frequenti _ossessioni_ congiunte ad instabilita di propositi e di atti; il che, a prima vista, sembra contraddittorio, ma e pur corrispondente al vero. I delinquenti, per chi ne abbia pratica, sono i vinti, piu che della lotta per la vita, dell'invincibile potere di idee fisse o ricorrenti di persecuzioni immaginarie, che, prendendo corpo e rilievo per l'influsso deleterio di scompigliata fantasia, partecipano alla psiche il fondo di grande vulnerabilita, predisponendola ad atteggiarsi, senza difficolta, secondo gli instabili eventi quotidiani. Dai facili trascorsi in famiglia, nella tenera eta, al continuo cambiamento di occupazione e, in fine, al vagabondaggio, la esistenza di codesti disgraziati e alla merce di perenne flusso e riflusso di forze antagoniste: la personalita si disgregherebbe piu facilmente del consueto, se non fosse tenuta salda da idee fisse, da sentimenti giganteggianti, il cui esito e di ossessionare la mente, alterando il carattere di volta in volta che le impulsioni rendonsi piu intense. La incoerenza psichica e causa di imprevidenza sulla possibilita probatoria, di responsabilita, di atti che potevansi evitare o effettuare altrimenti. Chi guarda l'azione criminosa, partendo dall'atto compiuto, e soggetto ad ingannarsi se crede di dover seguire i dettami della comune logica, cioe se crede di scorgere il necessario legame causale tra i precedenti ed i concomitanti del delitto. Questo legame esiste, ma e l'effetto di processo mentale anomalo, perche predisposto ed originato da fattori rappresentativi ed ideali di cui difficilmente ci e concesso, _a posteriori_, di riprodurre in noi la trama mentale. L'eccessiva vanita dei delinquenti spiega come essi, con un'imprevidenza inconcepibile, escano a parlare dei propri delitti prima e dopo d'averli compiuti, fornendo, cosi, l'arma piu potente che abbia la giustizia per coglierli e condannarli (Lombroso). Il che, aggiungerei, e da manco di riflessione, perche non si ha il potere di controllare quel che si dice o si opera: il campo visivo della mente e alterato da correnti di sentimentalita invadenti; l'io, staccandosi dalla normale vita di relazione con l'ambiente, si isola e troneggia in una sfera di fantasioso egoismo. =3.=--Per procedere con piu esattezza in quest'ultima parte del processo psicologico del delitto, esamineremo separatamente: _a_) la psicologia dell'azione criminosa dei delinquenti nati, o con fondo di pazzia morale o di epilessia; _b_) quella dei delinquenti passionali; _c_) quella dei delinquenti di occasione. Facendo principio dal delinquente nato, osserviamo che in esso lo stato di esquilibrio psichico presenta completa organizzazione a base di fattori degenerativi ereditari e di fusione integrativa degli elementi similari dell'ambiente. La energia criminosa ereditaria, a contatto con le forze ambienti, si e corroborata, intensificata, ed eliminando, dalla organizzazione dell'io individuale, gli elementi estranei alla sua natura, si e unificata con analoga specificazione. La forma psichica, che ne risulta, apparisce senza veruna impronta di rappresentazione dell'ordine dinamico esteriore con l'ordine immanente di stati di coscienza: il sentimento altruista, di famiglia, di sociabilita, di simpatia non esiste, e dal suo luogo domina assoluto il senso di egotismo, che dispone il delinquente a sentirsi estraneo tra' simili, anzi in lotta con essi perche diversamente da lui conformati. Se lo sviluppo mentale si e tenuto basso, il delinquente nato neppur bada ai controstimoli del delitto; per lui la legge penale, la morale, i costumi, la pubblica opinione son come non esistessero; appena, ma di rado, son percepiti o ricordati siccome incentivi ad eseguire il maleficio con maggiore astuzia ed accortezza. Se, poi, lo sviluppo mentale si e arricchito di alquanta coltura e la vita di relazione si e resa vieppiu complessa, il ricordo dei controstimoli serve ad accrescere la morbosita fantastica dell'azione criminosa, poiche e causa per cui dal fondo pervertito del criminale venga su la irresistibile tendenza ad agire in controsenso ed a dispetto del comune modo di sentire e di giudicare. La lotta di prevalenza sociale, che per l'uomo normale si svolge con lo sforzo di arricchirsi di qualita morali preminenti o di maggiori sostanze economiche, frutto di progredita attivita, nella mente del criminale si prospetta con le parvenze di antagonismo brutale, con l'urto dispettoso di presunti nemici o persecutori, con l'assenza di ogni traccia di probita o di pieta. Basta il minimo motivo per coonestare i piu atroci misfatti: leggasi in Despine[88], in Lombroso[89] i moltissimi esempi di delinquenti, che si scusarono da immani delitti adducendo dei motivi i quali sembravano ridicoli pretesti. La polizia giudiziaria, messa sulla traccia di trovare il responsabile di alcun grave delitto, molte volte erra nel seguire ipotesi, che a lei vengono suggerite dai presupposti di ordinaria esperienza dei fatti umani; perche credesi che il reo abbia dovuto aver rilevante motivo all'azione, e che questa abbia dovuto consumarsi con tutto l'apparato di mezzi scelti e creduti meglio adatti all'intento criminoso. Niente di tutto questo: il delitto e l'effetto di circostanza, di motivo futilissimo; talfiata e il mezzo di soddisfazione degli istinti perversi che trovano nell'azione il completamento ad una attivita irrefrenabile. Il vero motivo presupposto di processo logico degenerativo e a ricercarlo nel fondo anomalo dell'anima del criminale; fondo che ben puo indovinarsi apprezzando senza preoccupazioni le modalita esteriori dell'azione, le quali, tuttoche testimoni muti, sono abbastanza eloquenti per indurci a scovrire il vero agente del delitto. La fredda ferocia e la sensibilita apatica[90] di molti omicidi sono l'indice dello stato psichico dei rei. La sensibilita, fisica e morale, e nell'uomo integro il frutto di coefficienti organici biologici: se questi coefficienti mancano, i nostri atti debbono essere in palese opposizione con la comune condotta. =4.=--Trattando degli stadi coscienti di formazione e di sviluppo del delitto, mostrammo il processo integrativo o disintegrativo dell'anima del criminale. Dovendo, ora, veder tali elementi rispecchiati esteriormente nell'azione, converra aggiungere altre osservazioni che in precedenza furono appena adombrate. La organizzazione anomala del delinquente nato percorre le fasi di arresti dello sviluppo psichico: di qui la relazione biologica ed antropologica tra il pazzo morale, l'epilettico ed il criminale. Dallo stato di idiozia al deficiente equilibrio psichico ed all'equilibrio pieno si hanno gradi considerevoli, a cui il psicologo e obbligato a rivolgere la sua attenzione. "Per quanto svariati--scrive Krafft-Ebing--possano essere i gradi della idiozia (idiozia propriamente detta e imbecillita) pure vi ha sempre una frontiera che la separa dalla debolezza mentale, e cio consiste nel fatto che le rappresentazioni psichiche, per quanto frammentarie ed elementari, non possono compiersi spontaneamente ed indipendentemente dagli elementi sensoriali, ne possono servire ad elaborare delle idee astratte (concetti, giudizi). Ma anche la riproduzione delle idee, pur ammesso che avvenga, si fa in modo incompleto, come quella che per la massima parte tien dietro soltanto ad una eccitazione esterna o ad un bisogno organico che si faccia sentire. E percio che tutto quanto l'andamento del processo ideativo decorre in modo puramente meccanico, come se l'idea si fosse formata primitivamente. L'idiota completo non e suscettibile di emozioni. Sono a lui sconosciuti e simpatia e sentimenti sociali, ed esso non prova nemmeno il bisogno della vita in societa: egli ne gode i vantaggi senza comprenderne affatto il significato etico. Egli e capace di reagire in un solo senso, e cioe quando il suo _io_, cosi limitato, e contrariato. Allora reagisce con la esplosione dell'ira la piu veemente, ma che e addirittura esagerata, e che si manifesta con una brutalita assolutamente sproporzionata allo scopo"[91]. Lo stato piu normale del delinquente nato e di debolezza o di insufficienza nei processi mentali. Difettosa l'attivita sensoriale, difettosa la rappresentazione del mondo esterno; privo dell'idea dell'intima essenza delle cose e dei loro minuti rapporti; privo della ricchezza necessaria di linguaggio onde ricordare od esprimere le idee che sorpassino le comunicazioni della vita, esso e insensibile al bene ed al male altrui; credulo, inesperto, difeso piu dall'astuzia del felino che dalla previdenza di bruti alquanto evoluti. "A causa della facile suggestionabilita, gli individui deboli di mente si possono facilmente incitare a commettere dei gravi delitti con minacce, intimidazioni e prestigio di autorita, e spesso diventano dei docili strumenti nella mano di delinquenti nati piu perversi"[92]. In omicidi per mandato, in complicita per assistenza ed aiuto e molto facile incontrarsi in uomini di tale natura: essi subiscono il fascino dell'altrui azione suggestionatrice; obbedendo agli istinti malefici, provano soddisfazione e piacere a sentirsi capaci, ciechi strumenti nell'altrui mano, a commettere qualche impresa criminosa: per costoro l'azione del delitto reca sforzi minori che il vincere l'ordinaria apatia di carattere, poiche nel delitto essi trovano l'incentivo piu forte a rendersi attivi, a vivere della vita esteriore. Dopo il delitto, la fantasia si accende e si esalta alla idea delle conseguenze penali; la pubblica riprovazione del fatto risuona con eco di sorpresa sulla indifferenza di animo di malfattori cosi fatti; ond'essi, trasportati dalla corrente della pubblica curiosita ed incitati dal solletico della vanita, non sanno a lungo nascondere il loro malfatto; ma, o simulando o dissimulando, accentuano talmente i loro atti, il linguaggio, le precauzioni, che finiscono con lo scoprirsi ed esser puniti. Durante la esecuzione del maleficio, son mossi ed accompagnati da contegno di tanto scetticismo da destare ribrezzo: solo in qualche momento, il supremo dell'azione, la loro anima e tempestosa; la mimica e felina, precipitosa fino alla incoscienza. L'intento dell'utile, della vendetta, dello sfogo di odio, per cotesti disgraziati, e piuttosto in apparenza il motivo del misfatto: essi sono attratti dall'ignoto, che circonda sempre il maleficio: se questo debba consumarsi a tradimento, con agguato, di notte, con mezzi pericolosi, il delinquente nato, dalla mente debole, e piu proclive ad accettare; egli vede, nelle difficili circostanze, onde l'opera dovra accompagnarsi, tanti motivi che svegliano in lui un'attivita nuova, che lusingano la sua debolezza creandogli la illusione di compiere imprese pari a quelle di uomini superiori per fortezza ed astuzia. La idea di provarsi nei pericoli dell'azione ha attrattiva irresistibile: insemina l'apatia, l'atonia di animo, la coscienza di debolezza, di inferiorita e pel criminale la fonte d'un senso di avvilimento, di disgusto da cui egli cerca tutte le vie per liberarsi; la prima che gli si offra, sia anche pericolosa, e da lui accettata con entusiasmo. Che se, poi, il delitto debba commettersi in piu persone, da individui di tempra superiore e da degenerati inferiori, questi ultimi si trascinano con moto automatico: son pronti ed esatti nell'apprestare i mezzi al delitto, fanno mostra di porsi in prima linea, e, compiuto il fatto, acquistano la coscienza fittizia di si grande superiorita da schernire i complici ed arrogare a se tutto il merito della riuscita. Guai--pero--se durante la esecuzione si e sorpresi da reazione per parte della vittima, o la pubblica forza trovasi pronta ad arrestare i rei: il delinquente, di che scriviamo, e preso da vero panico; manca in lui la forza sufficiente a resistere, manca il coraggio di uomini che abbiano la tempra morale elevata, tuttoche con impronta malefica. =5.=--Tra le forme piu accentuate della delinquenza con fondo degenerativo ricorrono i casi di follie morali ed epilettiche. Il delinquente folle e vittima di alterazioni psichiche, le quali o spingono all'azione per stato depressivo di coscienza, ovvero per stato impulsivo. Esempio della prima specie osservasi nella pazzia a forma melanconica, i cui fenomeni consistono in una dolorosa disposizione dell'animo, della quale mancano affatto o non vi sono sufficienti ragioni nel mondo esterno, in un decadimento del sentimento di se stesso ed in una difficolta generale nello svolgersi di tutti quanti i processi psichici, la quale puo giungere sino al loro temporaneo arresto (Krafft-Ebing). L'individuo e oppresso da un'ansia angosciosa, che lo circonda di tristizia e di sospetto; l'avvenire e buio, il presente e opprimente, privo di speranza e di lusinghe. Quindi e che il melanconico e spesso l'esecutore di azioni violente ed incomposte ed e in preda ad una impulsivita sfrenata con furore. "Questa attivita del melanconico--scrive Krafft-Ebing--non e che un fatto di reazione provocata dalla tormentosa agitazione della coscienza, che puo giungere a tale da spingere il malato alla disperazione; ed allora la potente eccitazione cosi prodotta puo, almeno temporaneamente, spezzare ogni freno interiore. A queste esplosioni affettive e a queste reazioni del malato possono dar occasione delle impulsioni penose o delle memorie dolorose, con i conseguenti moti passionali della sorpresa e dell'attesa, nonche delle sensazioni pervertite sia fisiche (nevralgie, ecc.), sia psichiche (senso di sconsolata anestesia psichica, inceppamento del pensiero, idee fisse, indecisioni, il sentirsi come soggiogato dalla malattia). A cio si aggiungono, quali motivi importanti determinanti all'azione, e come complicanze del quadro morboso sinora abbozzato della malinconia senza delirio, certe sensazioni di angoscia (ansia precordiale) tali da provocare un violento scoppio affettivo, nonche delle allucinazioni sensoriali e delle idee deliranti"[93]. =6.=--La mania impulsiva merita piu seria considerazione. "Un modo di estrinsecarsi degli stati di degenerazione psichica estremamente importante dal punto di vista medico legale e rappresentato dal verificarsi di certi atti, i quali non hanno il loro movente in idee chiaramente definite nella coscienza,--il cui meccanismo non si svolge secondo lo schema dalla riflessione sulle svariate possibilita del volere, con una savia valutazione dei motivi e con la decisione in favore di cio che appare il giusto,--ma nei quali l'idea, che muove all'azione, prima ancora di essersi affacciata ben netta e chiara alla soglia della coscienza, si trasforma in azione; o, per parlar in termini anche piu generali, mai arriva a tale da esser ben apprezzata e valutata dalla coscienza. Ond'e che l'atto apparisce, tanto a chi lo compie come a chi lo osserva, addirittura senza motivo e percio inconcepibile,--il modo nel quale esso vien compiuto ha in se l'impronta dell'azione coatta, impulsiva, istintiva e sorprende anche l'individuo stesso che la compie. Essa apparisce come una necessita organica, la quale sorga su dal fondo incosciente dalla vii" psichica, paragonabile ad una convulsione nel campo psicomotorio"[94]. Accetto la teoria del Bianchi, che la _ossessioni_ siano elementi psichici non eliminati: nelle menti male organizzate (ereditarieta morbosa o altre influenze degenerative) puo accadere che il processo di ricambio psichico sia turbato, e che un componente psichico, destinato a passare transitoriamente per il campo della coscienza ed a cadere nell'incosciente, invece vi resti, e non possa venir eliminato: cosi come talvolta alcuni veleni fabbricati nell'organismo e sostanze introdotte dal di fuori non possono venire espulsi, rimangono e si accumulano nell'organismo[95].--Questa invasione eterogenea di prodotti psichici, con forma statica o di _ossessione_ propriamente detta, e con forma dinamica o _impulsiva_ (Fere) e accompagnata da emotivita morbosa (Morel, Ballet, Seglas, Dallemagne, Pitras, Regis); ne dipende da fiacchezza di volonta (Magnan); ne va confusa con malattia della attenzione (Ribot). Il fenomeno e essenzialmente di insorgenza e di predominio dinamico. La mancata eliminazione di prodotti psichici avviene perche le correnti ideative ed emotive sono ostacolate da qualche intoppo che loro impedisce il libero corso; e, come nella confluenza di correnti di acqua, se ad un punto esse incontransi senza sfogo e declivio, si verifica il gorgoglio, cosi nel flusso delle idee e dei sentimenti qualunque specie di arresto produce disturbo di funzionamento generale psichico. Da principio la invasione e limitata ad un punto solo del campo della coscienza, la quale, accorgendosene, mette in atto tutti gli sforzi, di cui dispone, per liberarsene: subito dopo, se resta impotente ad ottenere lo scopo, la visione mentale e ottenebrata e poscia circonfusa di colori abbaglianti; la volonta resiste tuttavia, ricorrendo al sussidio dei controstimoli ideativi ed emotivi; forse vi riuscirebbe, ma, per l'avvenuto disturbo funzionale, sopravvengono delle illusioni ed allucinazioni, le quali travolgono e trasformano completamente la natura dell'io cosciente. =7.=--Una classica intuizione artistica della mania omicida, accompagnata da allucinazione impulsiva, la troviamo nell'_Ercole furente_ di Euripide. Ercole, dopo lunga assenza, ritorna in Tebe, ove era suo padre Anfitrione, sua moglie Megara ed i suoi figli. Tostoche giunge presso la sua casa, sa da Megara che Lico, il re di Tebe, avea deciso di sacrificare l'intera famiglia di lui, e gia i figli intorno al capo aveano avvolte funeree corone ed attendevano il momento fatale. Egli entra in casa per venerare i domestici dei, deciso a far aspra vendetta su Lico. Costui giunge accompagnato dai suoi sergenti, e, nulla sapendo dell'inatteso ritorno di Ercole, penetra in casa per trarre a morte Megara ed i figli. Ma, abbattutosi in Ercole, e tosto ucciso. Pero, per volere degli dei ed accompagnata da Iride, sopravviene l'Insania (#he Lutta#), detta vergine figlia della fosca notte, nata del nobile sangue di Urano, ed inviata per castigare il misero Ercole. Un nunzio, sbigottito, racconta che Ercole, dopo la uccisione di Lico, apprestava un sacrificio innanzi all'ara di Giove: erano accolti i suoi figli con l'avo e con la madre, e gia portato era in giro all'altare il canestro ed elevavansi sacre preci: Ma ecco, allor che con la destra il tizzo Torre, e nella lustrale acqua tuffarlo Dovea d'Alcmena il figlio, immoto stette, E tacito. In quell'atto lungamente Si rimase e teneano i figli in lui Fisso il guardo. Piu desso egli non era. La idea o l'ossessione omicida invade repentinamente l'animo con la scintilla di una sensazione o di un pensiero improvviso; indi--in un terreno predisposto per degenerazione personale o ereditaria--va poi divampando e preoccupando l'attivita mentale dell'ammalato e puo assumere e presentare tutti i diversi gradi di intensita dell'ossessione morbosa, vincibile od invincibile (Ferri).--Dapprima e un arresto improvviso dei movimenti intercerebrali; un rapido restringersi, con senso di angoscia, del campo della coscienza; l'oscillamento della percezione della realta; lo sforzo di rendersi conto di cio che si ha consapevolezza che avvenga: poscia, perdutosi l'equilibrio o il centro dei moti ideativi ed affettivi, gli occhi, la fisonomia, la mimica presentano i segni evidenti del delirio invadente. Gli occhi stravolti roteggiava intorno, Le sanguigne radici in fuor spingendone; E una schiuma stillava dalla bocca Giu sul mento barbuto. Completatosi l'accesso, comincia l'allucinazione: l'ammalato dimentica il luogo ov'e, le persone ond'e circondato. Tra le idee ricorrenti, con turbinio di sangue e di vendetta, una gli si fissa nella mente, con insistenza, l'idea di dar morte ad Euristeo, altro suo nemico. E l'uomo che, pochi istanti prima, avea con calma e freddo discernimento disegnato il come ed il perche di sue future imprese; inebbriato, pel sopravvenuto delirio, dall'insania di odio irresistibile, e spinto, anzi trascinato a quell'azione che gli si riproduce in modo fantastico, con fondo tenebroso, con contorni foschi, ed alla quale egli gia crede di prender parte con la veemenza di chi e di fronte all'aborrito nemico. Indi proruppe Con risa forsennate in questo dire: "Padre, a che accendo or io, pria di dar morte Ad Euristeo, l'espiatrice fiamma, E fo doppia opra, ove pur tutto io posso Compier con una? D'Euristeo qui porto La tronca testa, e di piu morti a un tratto Poi mi purgo le mani. Ola, versate L'acqua a terra: i canestri al suoi gittate: Chi mi da l'arco? chi mi da la clava? Corro a Micene. Oprar picconi e leve A spezzarne fia d'uopo, a rovesciarne Quelle sue mura, che i Ciclopi un giorno Costruir con le subbie alla rubrica". Detto cio, quivi presto immaginando Il cocchio aver, fa di salirvi, e spinge (Come avesse la aferza) i corridori, Dimenando la destra. Eran quegli atti E di riso a' sergenti e di paura: E l'un l'altro guatandosi, dicea Questi a quello: di noi gioco si prende Il signor nostro, o ch'ei delira? Intanto, scorrendo su e giu la casa, dice di esser giunto a Megara; si adagia sul suolo e si apparecchia la cena; indi, levatosi, si da a lottare, ignudo, senza avversario di fronte; poi, ordinato a tutti di ascoltare, si proclama vincitore del giuoco. Credendosi in Micene, scaglia, fremendo, fiere minacce contro Euristeo. Il padre, allora, gli afferra la mano e gli dice: figlio, che cosa fai? che strana cosa e questa? Forse ti tolse il senno il sangue che qui hai sparso poc'anzi? Ei d'Euristeo credendo Lui genitor, che supplice la mano Per timor gli toccasse, lo respinge, E dardi trae della feretra, e l'arco Tende contro i suoi figli, uccider quelli D'Euristeo divisando. Esterrefatti Chi qua, chi la si sgominar quei miseri; E l'un corse alle vesti della madre; L'un si acquatto d'una colonna all'ombra: L'altro come augellin tremante stette Dell'ara a pie. Grida la madre: oh sposo, Che fai? che fai? tuoi propri figli uccidi? Grida il vecchio e i famigli: ei non abbada; E l'un dei figli alla colonna intorno Insegue pria, poi con terribil volto Voltasi indietro, gli si pianta incontro, E nel cor lo saetta. Supin cade Il pargoletto, e la marmorea base Bagna di sangue, l'anima spirando. Ercole crede di aver ucciso un figlio di Euristeo; cosi continua ad infuriar contro altro figlio: invano e richiamato alla realta, l'allucinazione dura prepotente; finche, essendosi egli slanciato alla strage del padre, dopo aver ucciso figli e consorte, Pallade, comparsa, gli gitta sul petto un sasso (detto, secondo Pausania, sofronistero, cioe risanator della mente) e, rattenendo il di lui furore, lo fa cadere in profondo sonno. Siamo allo stadio di esaurimento dell'accesso maniaco. La energia impulsiva, scaricatasi nell'incomposta e turbinosa azione omicida, conduce l'individuo in istato di abbattimento e di prostrazione. Quando Ercole rinviene, si meraviglia di trovarsi legato e di cio che gli si dice aver commesso; con la calma ritorna la coscienza, ma, ahi!, il misero non puo che rimpiangere la sventura toccatagli! Un tal Fortuna, da me difeso, guardia di finanza, un giorno era in sentinella in un posto di guardia. Vede un amico, lo chiama a se e, nello stato di semicoscienza, gli porge un orologio con l'incarico di consegnarlo in ricordo alla madre.--Poscia si avvia alla volta del paese, tira una fucilata contro il primo compagno che incontra; si avanza fino al corpo di guardia, e tira, all'impazzata, contro amici e superiori, dieci o dodici fucilate: ferisce qualcuno gravemente. Tra le grida della gente accorsa, si dibatte, si difende, minacciando morte a tutti: e preso, finalmente, ed egli, fissando gli occhi sbalorditi sui presenti, cade in profondo sonno, che dura piu di un'ora. I suoi precedenti erano ottimi; niuna causale lo aveva spinto al delitto. Sostenni il vizio parziale di mente, che, senza difficolta, mi fu accordato dalla giuria. Il giorno seguente alla condanna, mi recai in carcere per chiedergli se desiderasse voler produrre ricorso in Cassazione. Lo trovai depresso, avvilito. Parlandogli, gli ricordai le modalita del processo. Egli mi fisso lo sguardo, muto, impassibile. Ad un certo punto del discorso mi accorsi che il misero cominciava a tremare, sbarrava gli occhi, avea le pupille dilatate. Mi accorsi che cominciava ad essere in preda ad allucinazione: dopo poco perdette la coscienza del luogo ove trovavasi, di quanto gli era accaduto. Mi chiese--si crederebbe?--la restituzione dell'orologio consegnato all'amico, scambiando me per costui; fini col minacciare le guardie carcerarie presenti, le quali furono costrette, con forza, a trascinarlo altrove. Mi fu detto che, dopo un'ora e piu, riacquisto la coscienza, serbando appena un barlume di ricordo di quanto avea detto ed operato. Alcuna volta la follia del delitto prende la forma di _emozioni ossessive_ con impulsioni di fobia: l'equivalente psichico e nello scoppio repentino di illusioni sensorie o di allucinazioni. La volonta e trasportata a credere alla realta di semplici apprensioni, il cui fondo puo avere la lontana origine di odio o di altra passione: la coscienza e sconvolta grandemente, ne e piu atta a percepire la realta vera delle cose. Il paziente, se l'accesso e repentino, e preso da angosciosa costrizione di idee e di atti; egli credesi in imminente pericolo, ed e necessitato a veemente reazione. R. R. da me difeso, un giorno sa che suo fratello, reduce da Napoli, ove dimorava, desiderava vederlo ed abbracciarlo. Egli fu ben lieto dell'incontro, ne frappose tempo a recarsi nella propria abitazione, ove il fratello lo attendeva. Le accoglienze reciproche furono affettuose. Se non che, discorrendo, il fratello lo rimprovero di alcuni dissensi tra lui ed il padre. R. lo fissa, non risponde. Poscia, con azione rapida, corre alla caserma dei carabinieri e, spaventato, chiede aiuto contro un forestiere il quale era in sua casa e tentava di assassinare lui e la moglie! Accorrono un brigadiere ed un carabiniere. Ma quale fu la loro sorpresa nel vedere che il forestiere fosse il fratello di R.? Costui, presente alla scena, insiste a richiamarsi di imminenti pericoli, e, poiche il fratello rispondeva scherzosamente, egli guarda un tiretto, lo apre, tira fuori la rivoltella e la esplode, in mezzo ai carabinieri, ferendo mortalmente il germano. Arrestato, e tradotto in carcere, senza che nulla osservasse; pero, dimandato, lungo il tragitto, da un amico che cosa avesse commesso, ed inteso dai carabinieri di aver ferito il fratello, riacquisto la coscienza del mal fatto, diede in ismanie, ruppe in dirotto pianto, dichiarandosi innocente di cio che si diceva aver commesso.--In famiglia vi erano casi di isteria, di epilessia. Al dibattimento si svolse la piu commovente scena: tutti i testimoni parlarono dell'affetto cordiale tra i due fratelli: gli stessi carabinieri, presenti al fatto, dissero essersi persuasi trattarsi di accesso maniaco. I giurati concessero il vizio parziale di mente. =8.=--Ed ora diremo dell'azione criminosa dell'epilettico. Rimandando il lettore ai libri tecnici sulla materia, ci restringeremo a considerare i sintomi che piu appartengono alla parte psicologica del delinquente e che, nella pratica, con maggiori difficolta sono conosciuti ed adeguatamente estimati. E da pochi anni che nelle aule giudiziarie la psicosi epilettica ha cominciato ad avere la debita considerazione sotto il lato scientifico ed il lato giuridico. In generale credevasi che l'epilettico, quando non commettesse i delitti in istato di accesso, dovesse rispondere nel medesimo modo che qualunque individuo normale, perche, aggiungevasi, la malattia o la frenosi dura i pochi momenti dell'attacco, passato il quale, la coscienza ritorna nel suo decorso normale. Oggi si ammette, in generale, che la epilessia di per se sia una psicosi e che apporti, in chi n'e affetto, disturbi mentali e morali: durasi, tuttavia, nel credere che questi disturbi debbano limitarsi a certi casi molto gravi, e a quelli in cui l'azione, per prove evidenti, non sia l'effetto di motivi sufficienti e non abbia il decorso di atti in apparenza coscienti. Donde le molte difficolta e le continue distinzioni di una casistica indegna di tempi si progrediti nelle scienze positive e sperimentali, inutili, anzi pregiudizievoli e contrarie a giustizia, quando la psichiatria ha detto ormai la sua ultima parola sulla natura della epilessia, assicurando che le sue manifestazioni sono cosi multiformi e singolari, da costringerci a ritenere che il giudizio di apprezzamento sulla loro imputabilita debba essere molto circospetto, ma tale da non escludere, in qualunque ipotesi, la diminuente di responsabilita pel vizio parziale di mente. La continuita e l'unita nella organizzazione dei fatti psichici debbono convincerci non esser possibile che chi sia affetto da epilessia, quantunque mostrisi ad intervalli sano di mente, goda la pienezza di equilibrio psichico: certi difetti organici, insiti alla vita intima della coscienza, sfuggono alla prova esteriore, ma sono il presupposto scientifico imprescindibile per arrivare a conclusioni giuste che, altrimenti, non sarebbero suffragate dal criterio dottrinale e dalla pratica della esperienza. =9.=--Il problema rendesi molto piu difficile e complesso nel caso di epilessia larvata o di _equivalente epilettico_. Essa --al dir di Bianchi--e un disturbo mentale a breve e rapida evoluzione, d'ordinario accompagnato da profondo turbamento della coscienza e amnesia piu o meno completa del periodo di durata dell'attacco. Assume le forme piu differenti: talora e una qualunque delle psicosi descritte come _prae_-epilettiche o _post_-epilettiche; la differenza sta solo nel fatto che manca la convulsione epilettica, la quale e sostituita dal disordine psichico. Molte forme maniache o psicosi allucinatorie ricorrenti, di breve durata, di cui i rispettivi infermi non serbano ricordo, sono di natura epilettica, veri equivalenti psichici della epilessia[96]. Questa forma di epilessia _psichica_ ha la genesi fisiologica nella estrema irritabilita di carattere del paziente, la genesi patologica in disturbi, per lo piu ereditari, dei centri psichici corticali, con esaurimento dei poteri direttivi, ed atrofia parziale od assoluta delle energie associative e coordinatrici degli atti interni e delle azioni esterne, che ne sono la conseguenza. La coscienza e o intermittente o a fondo di continuato turbamento; la memoria e lacunare; la fantasia accesa, veemente; la sentimentalita con decorso tumultuoso ed impulsivita furiosa. Ma--ne e raro il caso--talvolta il disturbo epilettico si sistematizza in periodi abbastanza lunghi; la coscienza funziona, ma e dominata da ossessione o da esquilibrio costituzionale: il paziente ha l'agio ed il tempo di preordinare gli atti alla esecuzione del delitto, di scegliere i mezzi; di cogliere la vittima nel luogo, nel momento piu adatto. L'apparenza del fatto induce il magistrato ad elevare rubrica di piena responsabilita con l'aggravante della premeditazione, o, mancando una causale, con la qualifica della brutale malvagita. Il psicologo, intanto, osserva; _a_) che tra i precedenti, i concomitanti ed i susseguenti del fatto incriminato non e possibile, quando l'imputato sia affetto da epilessia, che esistano e si provino quei nessi logici, di cause e di effetti, i quali sono la prova piu evidente della normalita psichica d'un individuo; _b_) che l'azione dell'epilettico e sempre disordinata, repentina, furiosa, sebbene rapportisi a precedenti motivi sufficienti ed a preordinazione di mezzi. La morbosita dell'atto e messa in mostra dalla mimica incoordinata, dalla fisonomia stravolta, dall'occhio torbido, da parole incomposte, dalla assenza di previdenza nell'affrontare i pericoli di reazione della vittima o di sorpresa della pubblica forza; dall'immediato abbassamento, dopo il delitto, dell'energia attiva, o dal totale esaurimento della stessa, con stupore morale consecutivo, tendenza al suicidio, ovvero apatica indifferenza come di chi non senta il peso della responsabilita incorsa e non si scuota al ricordo rappresentativo degli atti constituenti il delitto. Infine, il psicologo conclude, che la misura della imputabilita di simili atti dev'essere apprezzata con processo logico sintetico, poiche, se gli atti, normali o morbosi che siano, ma piu in quest'ultima ipotesi, si staccano l'uno dall'altro e si valutano isolatamente, non e strano s'incorra in flagrante errore: l'unita del prodotto psichico del reato, corrispondendo, nel caso in esame, ad equivalente epilettico, deve, nella totalita del funzionamento interno ed esterno, portare la nota del disordine e d'un esquilibrio spiegabile non piu con germi organici criminosi, ma come l'effetto di affezione morbosa. Il lettore, che ci ha seguiti fino a questo punto, avra avuta la prova irrefutabile della verita del nostro indirizzo positivo, di scorgere, in qualsivoglia manifestazione tipica del delitto, il germe della degenerazione, dell'esquilibrio, della anomalia. O che l'anima del criminale versi nello stato di dissoluzione, o che, piu propriamente, sia il subbietto di follia morale o di psicosi epilettica, il fondo disintegrativo e identico: i fenomeni interni ed esterni sono i medesimi, con relazione e decorso alternantisi diversamente, e con concorso or di tutti or specificatamente di taluni. Il patrio legislatore, ad imitazione dei migliori codici vigenti, ha per avventura ben fatto a raccogliere in una formola generica tutte le molteplici specie di psicosi, le quali possono diminuire od escludere, secondo il grado, la responsabilita di fatti incriminabili. E affidato al giudizio pratico del giudice, la cui mente sia stata di gia illuminata dalla luce della scienza, di schematizzare i singoli fatti sotto il punto di vista generale e di concludere con l'ammettere od escludere la responsabilita penale dell'agente. Le distinzioni scientifiche debbono valere perche si abbiano norme sicure nella disamina dei fatti; ma la conseguenza e unica: ne il convincimento del giudice, in definitiva, deve preoccuparsi di dettagli teoretici i quali, qualche volta, meglio che illuminare, confondono la rettitudine della sua mente. =1O.=--I delinquenti per passione formano una categoria speciale: essi, come osserva il Lombroso, dovrebbero dirsi per impeto, perche tutti i delitti hanno per substrato la violenza di alcune passioni; ma, mentre nel delinquente abituale, in quello per riflessione l'impulso della passione non e subitaneo, ne isolato, ma cova da lungo tempo e si ripete e rinnova sempre, e si associa, quasi sempre, alla riflessione,--qui accade tutto il contrario. La passione ha il fondamento negli affetti ed e accompagnata da emozione o di piacere o di dolore. Pero, al dir del Tommaseo, la passione e distruggitrice, inaridisce l'anima e la tormenta; l'affetto la solleva e la scalda: la passione e cieca, imprudente, provocatrice; l'affetto e costante, umano, magnanimo: la passione e torrente che assorda, trascina e, per vincere, devasta: l'affetto scorre quieto, ma inesauribile, e per vari rivi discende a portare nei luoghi piu riposti le gioie della vita. Il delinquente passionale non ha le stigmate della degenerazione; in lui la sensibilita, la emotivita sono sviluppate in grado elevato, qualche volta eccessivo: la vita psichica superiore, della intelligenza e della riflessione, e alquanto meno accentuata; la fantasia, non che la immaginazione, e predominante, impetuosa, a forti colori, a tinte abbaglianti. La passione, e qualsiasi energia sentimentale, si organizza, si sistematizza, cristallizzandosi, stratificandosi nella coscienza. Dapprincipio l'idea, che ne forma il contenuto; il sentimento, ond'e resa piacevole, scorrono sul campo della coscienza come un giuoco della immaginazione: l'attrattiva, ad essi inerente, sfugge alla riflessione e si rende accetta per le lusinghe, ond'e circondata, per la speranza di futuri intenti desiderati, pel bagliore d'una luce diafana suffusa nell'intera serie delle rappresentazioni, dei ricordi che formano il materiale attuale delle nostre cognizioni. Poco a poco cio che dapprima era inavvertito prende consistenza, e noi sentiamo il potere di una seduzione lenta, inconscia, ma costante, e tanto piu forte quanto piu vi si adatta all'ambiente morale e trascina a se, paralizzandole, le altre inclinazioni della nostra vita affettiva. Il Bergier riteneva, che i moti delle passioni non siano volontari, e che l'uomo e puramente passivo quando vi acconsente o li reprime: no; la passivita comincia gradatamente solo dal momento che noi abbiamo accolto nell'animo il germe della passione; ma, se l'attenzione fosse stata piu vigile vedetta sulla rocca del cuore, i poteri inibitori potevano allontanare e respingere l'insidioso assalto della passione e questa sarebbe rimasta abortita prima che fosse stata riconosciuta vitale. =11.=--Nei delinquenti lo stato passionale si germina dal contrasto di opposte idee e sentimenti; l'idea, il sentimento di qualche bene, di cui manchiamo, o di cui siamo privati, e l'idea ed il sentimento di odio contro chi o vi si oppone o ne contrasto il possesso. E percio che Plutarco scriveva esser l'odio una disposizione e volonta osservatrice dell'occasione di far male[97]; ed il Machiavelli, che l'odio produce timore e che dal timore si passa all'offesa.--Tra l'idea del bene sperato o perduto e la persuasione, che di cio sia qualcuno colpevole, si va scavando un abisso in cui precipitano tutti i buoni propositi, i sentimenti altruisti, le idee di simpatia e di benevolenza verso i simili. Questo e ordinariamente verificabile trattandosi di odio muto concentrato. L'intensificarsi del sentimento di ripugnanza della persona dell'avversario; la risonanza dolorosa d'un affetto tradito, d'un'offesa ricevuta; gli scatti ripetuti di interna energia emotiva; il vuoto, che si va formando attorno per la cagione ricorrente ed iniziale dell'ansia, dell'angoscia, dell'incertezza, assorbono tutta la personalita ed ottenebrano la mente. La mimica, che esternamente esprime gli interni moti, e caratteristica. All'inizio della passione, qualora non sia originata da forte impulsione dolorosa, l'animo e compreso da tal quale ilarita o eccitazione piacevole, nascente dalla coscienza della propria superiorita di fronte al nemico. Addensatosi il sentimento di ripugnanza e disegnatasi la idea reattiva, l'individuo e preoccupato, tetro: talora il suo volto e chiuso in tenebrosi pensieri; tal'altra, allo scoppio improvviso di lusinghiera speranza di vendetta, un sorriso sardonico, con ostentata jattanza, sfiora le labbra; l'occhio brilla di luce sinistra ed il cuore anticipa il piacere del castigo destinato al nemico. Ad intervalli sempre meno lunghi, la calma e indotta dalle quotidiane occupazioni della vita, dagli interessi che ne distraggono; ma, nel momento in cui il motivo dell'odio risorge, l'animo e sinistramente scosso e col dolore, resosi piu acuto, noi sentiamo accrescersi la repugnanza, l'avversione, finche si aggiunge un sentimento di particolare dispetto che ci costringe e ci trascina all'azione. Nella donna l'odio e piu profondo, meno soggetto ad esser represso: massime allorche esso scaturisce dalla passione di amore tradito, o dalla gelosia, arriva financo alla forma di delirio. =12.=--Il psicologo criminale deve tenere gran conto di quest'ultima potente cagione di odio, che finisce d'ordinario con l'esplodere in aspra vendetta. Il Mantegazza tento dare la definizione della gelosia, dicendo: gelosia vuol dire propriamente un dolore del sentimento dell'amore, e quello precisamente che e prodotto dall'offesa recata a noi dall'infedelta dell'oggetto amato. Questo dolore e naturale in tutti gli uomini, in tutti i tempi e in quasi tutte le razze. E l'offesa della nostra proprieta applicata all'amore[98]. Meglio, pero, il Metastasio: O di soave pianta amaro frutto, Furia ingiusta e crudele, Che di velen ti pasci, E dal fuoco d'amor gelida nasci. Il Descuret, in un libro che ha tuttavia valore psicologico, scrive: "A vicenda tiranno e schiavo, il geloso si lascia trasportar dall'ira senza misura, o vilmente prega: agitano il suo cervello malato le supposizioni piu bizzarre: quindi non riposa mai; che i sospetti, i timori lo perseguitano in fin nei sogni. Nei gesti, negli atti e massimamente nello sguardo ha qualche cosa di sinistro che fa paura e spegne qualunque simpatia uno provasse per le pene ch'ei soffre. Non e possibile giustificarsi con un geloso: se un moto di pieta gli lascia accordare qualche testimonianza di affetto da colei che egli accusa, questa testimonianza non e agli occhi suoi che dissimulazione abilmente calcolata. Allora i sospetti raddoppiano; ingiuria e minaccia o, anche cedendo ad un moto di convinzione e di pentimento, ammette le prove che gli danno; ma ricade ben presto ne' suoi terrori immaginari, e ritorna non meno ingiusto, ne meno furibondo di prima. "In generale, il geloso si sforza di nascondere ad ogni sguardo i tormenti che l'agitano, se ne vergogna come di una vil debolezza: non e raro udirlo parlar con disprezzo di chi si abbandona alla gelosia. Ma se prescrive a se stesso tal riserva innanzi agli estranei, se ne compensa a usura contro la sua vittima, massimamente ove abbia acquistato sopra di lei diritto da far valere. Accade d'ordinario nelle sorde e ascose violenze della domestica tirannia che piu terribili sono gli effetti di questa passione; imperciocche allora la lotta accade fra la forza e la debolezza, e questa non ha che lacrime in sua difesa"[99]. L'arte greca ha rappresentato in Fedra e Medea il delitto passionale della donna portato fino al delirio. Sono due tipi concepiti da Euripide in modo sorprendente. Fedra, presa da cieco amore pel figliastro Ippolito, versa in fenomeni di isterismo, e si abbatte e si dispera e giunge infine all'esaurimento morboso, fisico e morale. Ella si accorge di essere schiava di Ciprigna, e lotta con i ciechi impulsi ond'e dominata, ora col tacere, col chiudersi e raccogliersi tra le domestiche mura, le cure familiari; ora col confessare, disperandosi, ogni cosa alla nutrice. Ben si avvede che in lei si riproduce, ereditariamente, la passione brutale della madre Pasifae, la quale si innamoro d'un bianco toro visto nelle valli dell'Ida in Creta ed, _imbestiandosi nelle imbastiate schegge_ di una giovenca di legno costruita da Dedalo, fece copia di se, e ne nacque il minotauro. La nutrice procura di apprestarle soccorso, e ne fa accenno ad Ippolito, il quale, inorridito, minaccia di rivelar tutto al padre. Fedra, travagliata dalla insoddisfatta passione e turbata dal timore della vergogna, decide di suicidarsi; ma in pari tempo concepisce il reo disegno di vendicarsi del virtuoso giovane lanciando contro di lui la piu infame accusa. Alla nutrice ella confessa: Oggi, uscendo di vita, io, si, contenta Faro Ciprigna che a perir mi porta. D'acerbo amor vinta morro; ma infesta Pur faro la mia morte anco ad un altro, Si che male esser vegga di mie pene Altero andar. Sua parte anch'ei provando Di questi guai, fia che umiltade impari[100]. Ella s'impicca, ma in una scritta lascia detto di aver cio fatto perche a viva forza violata da Ippolito! Medea e la furia personificata della gelosia. Ella, posposta da Giasone ad altra donna, dissimula la profonda angoscia, simula contegno calmo remissivo e, per infliggere il castigo al suo offensore, gli uccide la sposa, uccide i propri figli e si confessa felice di aver tutto cio commesso![101]. =13.=--Il delinquente passionale, vittima di spinta veemente, aberrante, di rado si attiene al piano preordinato di esecuzione del delitto. Egli e imprudente; si serve della prima arma che gli capiti; gode di far mostra della vendetta compiuta. Affronta il pericolo con incosciente coraggio, appunto perche in lui e fermo il convincimento che senza lo sfogo della passione, ond'e agitato, la esistenza rendesi insopportabile: qualunque danno ne consegua sara minore della tempesta, che lo mette in iscompiglio. Dopo commesso il fatto, il delinquente per passione non sfugge il giudizio della pubblica opinione, che egli sa a se favorevole; ma rendesi alla pubblica forza e confessa il suo operato senza nulla tacere. Ritornata la calma, egli e assalito dal rimorso e, sotto il peso della sventura toccatagli, si rammarica, piange, e mostrasi dimesso ed avvilito. Ben osserva il Lombroso, che simili delinquenti, assai piu che ai rei comuni, si avvicinano ai pazzi impulsivi e meglio agli epilettici, per l'impetuosita, istantaneita, ferocia degli atti, di alcuni dei quali, notisi l'importante analogia, non ricordansi spesso che incompletamente. La rassomiglianza e tanto piu vera perche costoro sono vittime dell'_ira_, il cui scoppio fu da Orazio e dal Petrarca paragonato a _breve furore_. Gli antichi, allo stesso modo che gli odierni scrittori, ne ebbero cognizione completa, e Seneca scrisse sull'_ira_ tre libri che desidererei fossero consultati da chi voglia sulla materia aver preziose nozioni. "Alcuni savi--egli scrive--dissero che l'ira sia breve pazzia, perciocche parimenti con quella e priva di poter signoreggiare a se stessa; non si ricorda dell'onore, non tien memoria delle amicizie: ostinata ed intenta in quello che una volta ha principiato, serra la via alla ragione ed ai consigli, ed, agitata da vane cause, e inabile a distinguere il giusto ed il vero, somigliante molto alle rovine, le quali si fiaccano e si rompono sopra quello che hanno oppressato. Ma perche tu conosca esser pazzi quelli che dall'ira dominati sono, pon mente all'abito loro: perciocche, come dei pazzi sono indizi certi il volto audace e minaccioso, la fronte malinconica, la faccia torva ed aspra, l'andar frettoloso, le mani inquiete, il colore mutato, i sospiri spessi e veementi, cosi degli irati sono i medesimi segni. Gli occhi sono vermigli e focosi, in tutto l'aspetto e un rossore acceso; bollendo il sangue nei piu bassi precordi, le labbra si muovono e si stringono i denti; s'arricciano e si rizzano i capelli; lo spirito e in loro ristretto e stride, le membra, torcendosi, risuonano; essi sospirano, mugghiano e parlano interrotto con voci non bene spiegate, e le mani spesso si percuotono; batton la terra coi piedi, e tutto il corpo si commuove, facendo molte minacce di collera, ed han la faccia brutta e spaventevole a vedere; perciocche si contraffanno e gonfiano. Tu non sapresti dire se gli e vizio piu detestabile o brutto. L'altre cose si possono ascondere e tener coperte; l'ira scoppia ed esce in faccia, e quanto e maggiore, tanto piu manifestamente trabocca. Non vedi come in tutti gli animali, subito che insorgono a nuocere, precorrono indizi, e che in tutto il corpo escono del solito e queto abito, ed esasperano la loro fierezza? Ai cignali esce la spuma di bocca; arrotano ed aguzzano i denti stropicciandoli insieme; i tori muovon le corna al vento e spargono l'arena coi piedi; i leoni fremono; i serpenti istizziti alzano il collo; le cagne, arrabbiate, sono spaventevoli a vedere. Non e alcun animale tanto orrendo e tanto per natura pernicioso, che non appaja in esso, sendo dalla collera assalito, aggiunta di nuova fierezza, Ben so che gli altri affetti ancora mai si occultano, e che la libidine, la paura e l'audacia danno segni di se e si possono antivedere. Perciocche non si sveglia cogitazione alcuna veemente nell'animo nostro, che non muova qualcosa nel volto. Che differenza c'e, dunque? Che gli altri affetti appariscono, questo piu di tutti si scopre e si palesa"[102]. E Seneca pone la distinzione tra gli atti, che rapportar si possono alla passione dell'ira, e gli atti che sono l'effetto di _ferita_; siccome avviene per coloro che d'ordinario incrudeliscono e s'allegrano del sangue umano senza che si avessero ricevuta ingiuria: non cercando essi di battere e lacerare gli uomini per vendetta, ma per piacere. Cita l'esempio del crudele Annibale, che, vedendo una fossa piena di sangue umano, disse: "Oh! bello spettacolo!"; e l'esempio di Voleso, il quale, sendo proconsole dell'Asia sotto il divo Augusto, ed avendo in un giorno decapitati trecento, e andando con superbo volto tra i corpi morti, come se avesse fatta una cosa magnifica e degna di ammirazione, grido in lingua greca: "oh cosa regia!".--Il filosofo conclude: che avrebbe fatto costui se fosse stato re? Non fu ira questa, no, ma un male maggiore ed insanabile![103]. =14.=--Negli scrittori di antropologia criminale troverete raccolti esempi molti, i quali illustrano le sintetiche osservazioni psicologiche qui esposte; eppoi, non basterebbe la quotidiana esperienza delle aule giudiziarie? Meglio, mi avviso, sia rammentare al lettore la piu perfetta rappresentazione tragica, tramandataci dall'antichita, del tipo di delinquente per passione: intendo parlare di Oreste. Eschilo, Sofocle, Euripide se ne occuparono: il primo trattando del delitto passionale con la profondita che gli veniva dalla intuizione dei piu ascosi misteri dell'umana natura; il secondo con la sentimentalita e fantasia d'un'arte che attinge ispirazione e colorito dal bello armonico di facolta e di contrasti; il terzo coll'uniformarsi alla realta immanente e spontanea dei comuni fenomeni della vita. Fu osservato, che Oreste abbia molto di Amleto; rassomiglianza nelle vicende storiche di vendetta imposta dalla necessita degli eventi, nell'angoscioso contrasto tra l'apparenza dell'azione ed il fondo dell'anima, nella fine egualmente disavventurata. Se non che Oreste, coonestando l'operato col volere inoppugnabile degli dei e la spinta necessitante del fato, ha meno di contenuto personale, e ritrae in se l'indeterminatezza psicologica di quella vita greca, che da un sommo poeta fu appellata ombra d'un sogno. Amleto e l'uomo moderno, tutto riflessione, scetticismo, forte sentire temperato dal dubbio della scelta, dalla titubanza dell'azione. Oreste, bandito anzi trafugato dalle mura domestiche, cresce, alla merce d'un amico, alimentando nel cuore la speranza, la passione di vendetta contro la madre Clitennestra, non che contro il drudo Egisto, rei di aver ucciso il padre Agamennone. All'opera vendicatrice si unisce Elettra, sorella di Oreste, anima or cupa or simulatrice, ma tenace nell'odio, ispiratrice dei mezzi bene adatti all'intento: ella, con la sentimentalita suggestiva, allontana il dubbio dalla mente del fratello, ne sollecita l'operare. In Eschilo[104] la scena, in cui, dopo la uccisione di Egisto, Oreste mette a morte la madre, e qualificata da tutto l'impeto cieco, tempestoso dell'uomo reso schiavo da prepotente passione: invano la donna ricorda al figlio rispetto a quel seno da cui egli con tenere labbra succhio il vitale latte, e su cui tante volte si addormento. Oreste ha un momento, meglio che di pieta, di dubbio e ne chiede consiglio a Pilade: al ricordo che costui gli fa degli oracoli di Apollo e dei sacri suoi giuramenti, lo snaturato figlio dice: Vince, lo sento Il tuo giusto parer--Seguimi; io voglio Svenarti la, presso colui. Lui vivo Piu in pregio assai del padre mio tenesti: Morta or posa con lui; poi che pur ami Uom tale, e l'uom che amar dovevi aborri. Ma, non appena commessa la strage, il delinquente passionale e colto da una specie di accesso di epilessia psichica, con turbamento funzionale ed allucinazione. Agli elogi del Coro, egli, che poco prima erasi addimostrato soddisfatto del duplice delitto, esclama: Ahi ahi! che veggo? Come Gorgoni, avvolte in negri panni, Eccole, o donne, e d'affollate serpi Attorte i crini... Io piu non resto. Il Coro lo richiama e dimanda quali fantasie lo perturbino; Oreste risponde: Non fantasie, non fantasie: le furie Della madre son queste. Il Coro: Un fresco sangue Su le mani ti sta: quindi spavento Su l'animo ti piomba. Oreste: Oh sire Apollo! Cresce la turba; affollansi; e dagli occhi Stillano sangue che mette ribrezzo. Fa' cor; d'Apollo ti avvicina all'ara: Ei ti sciorra da questi mali. Oreste: Voi Non le vedete: io si le veggo; e sento, Sento incalzarmi, e piu restar non posso! Sofocle[105] rappresenta Oreste alquanto piu calmo: in lui l'odio, essendosi sistemato, ha minori parvenze di impeto: Elettra e piu feroce. Mentre Oreste pugnala la madre, e questa chiede da lui pieta, la figlia la schernisce; e quando la misera grida: ahi! son ferita!--ella incita l'uccisore dicendo: ancor, se puoi, ferisci! Per Euripide[106] la strage si consuma con preordinazione di tempo e di luogo e con scelta di mezzi. Clitennestra e tratta, con inganno, in casa di Elettra data in isposa ad un contadino; Egisto accoglie Oreste e Pilade con l'affabilita dovuta a due ospiti, li invita a prender parte ad un sacrificio. E ucciso prima lui e poscia sua moglie. Anche qui Oreste tituba all'idea di mettere a morte la madre; ma Elettra ve lo incita. Commesso il delitto, essi son presi da turbamento e da rimorsi: veggono il precipizio sotto i loro piedi, e si sforzano di destare pieta: Oreste, pero, osserva: Or la tua mente, or l'animo Tuo si rivolge, come l'aura spira. Pia di sensi or tu sei, pia di pensieri: E tal dianzi non eri, Quando, o sorella, a dira Opra il fratel, che non volea, spingesti. Visto hai come le vesti Via strappando la misera, Nudo mostrommi agonizzando il seno... Ahi ahi, me lasso!... e le ginocchia al suolo Mettea, misera! ed io mi venia meno Di pietade e di duolo! Con piu naturalezza di concezione, Euripide in altra tragedia, l'_Oreste_, rappresenta gli effetti del delitto. Oreste, agitato da insano furore, cade in istato di estremo esaurimento, ha il volto squallido, irto il crine, e giace di continuo disteso in letto. Egli e di tratto in tratto assalito da accessi di allucinazioni: Elettra, che, pel rimorso, vede la _parte migliore di sua vita trascorrere in gemiti e lamenti, consumata in insonni e lacrimose notti_, lo assiste, lo conforta; ma ben si avvede trattarsi di _impeti insani_; ed il Coro parla di _mania furente_, e Menelao vuol sapere il momento in cui questa la prima volta ebbe a prorompere. Tostoche sopraggiunge il pericolo di essere sopraffatto dagli Argivi, ei riacquista le forze, riprende l'usato furore ed affronta imperterrito l'ira dei nemici, _addossando morte a morte_, come Menelao si esprime; ne, com'egli medesimo dice, mostrandosi giammai stanco di uccidere ree donne. Aumentandosi il pericolo, la passione infierisce e si converte in impulso di distruzione: egli e pronto ad incendiare la reggia ed a svenare tra le fiamme altra vittima (Ermione) alla presenza del padre: costui, Menelao, implora pieta, ma l'altro e fermo e impone ad Elettra di accender le fiamme in basso, e a Pilade di metter fuoco agli alti palchi. Il reo proposito sarebbe stato messo in atto se opportunamente non fosse comparso Apollo a calmare l'animo tempestoso di Oreste ed a porre fine alla triste istoria di violenze e di delitti. Ed e cosi che la Grecia, coll'armonico accordo di facolta e di atti, di arte e di vita pratica, di entusiasmo pel bello e di sacrificio eroico pel trionfo del bene (il che Socrate, a riguardo della didattica, esprimeva con la parola _musica_), personifico il tipo del delinquente per passione contornato da soggetti a lui affini e materiato in forma d'arte a cui la scienza invidia tuttavia la perfetta interpetrazione della verita e dei particolari. =15.=--Completeremo l'assunto di trattare la psicologia dell'azione criminosa, scrivendo del delinquente di occasione. Il Lombroso, ammettendo l'esistenza del reo d'occasione, ritiene che esso non offre un tipo omogeneo come potrebbe offrirlo il reo-nato od il reo per passione; ma esso e costituito da molti gruppi disparati, e sopratutto dai pseudo-criminali, indi dai _criminaloidi_ propriamente detti[107]. Il Ferri, poi, osserva che delle due condizioni, onde si determina psicologicamente il delitto, insensibilita morale ed imprevidenza, a questa risale in prevalenza il delitto d'occasione, a quella invece la delinquenza congenita ed abituale; perche, mentre nel delinquente nato e sopratutto la mancanza di senso morale che non rattiene dal delitto, nel delinquente d'occasione, invece, questo senso morale esiste ed e assai meno ottuso, e soltanto, non aiutato da una vivace previsione delle conseguenze del delitto, cede all'impulso esterno, senza del quale era e sarebbe stato sufficiente a mantenere la via diritta[108]. Io credo che le osservazioni qui riferite, pur mostrando di contenere, in apparenza, qualche importanza, non spiegano punto la genesi psicologica del delitto di occasione. La previsione piu o meno degli effetti del proprio operato, o dell'azione di incentivi a cui ci troviamo esposti, non ci induce a discernere il perche, in pratica, di tanti uomini imprevidenti, che tuttodi danno fondo alle loro fortune economiche ed incorrono in errori deplorevoli; ma che pure, messi a contatto con moventi criminosi, sanno opporre piu energica resistenza. Il delitto di occasione ha per genesi psicologica una energia criminosa rimasta, per manco di organizzazione, in istato latente, ne con grado di sviluppo tale da suscitare singole tendenze distinte. Vi e, dunque, il germe del delitto; manca la disposizione del terreno in cui si fecondi e cresca. Ecco perche nei delinquenti di occasione non vi sono tipi spiccati, ed il Lombroso ha dovuto ricercarli tra gruppi disparati e sopratutto tra' pseudo-criminali.--La vita di relazione, col mondo esterno e con i simili, e tutta un complesso di incentivi che, in date favorevoli contingenze, ci spingono ad infrangere i dettami dell'etica e le sanzioni della legge: quando l'equilibrio psichico e ben rafforzato ed e reso stabile, il potere dell'incentivo o passa inavvertito o e facilmente vinto; se l'equilibrio e instabile ed incerto, a causa di contrastanti energie opposte, le propizie occasioni possono produrre delitti di cui noi medesimi non avremmo mai creduto di esser capaci. CAPO XI. Psicologia degli aggregati criminosi. 1. Relazioni tra singole coscienze.--2. Leggi d'integrazione e disintegrazione della coscienza in quanto si irradia nel mondo psichico esterno.--3. Luce e calore delle energie irradiate; qualita delle correnti di riflesso.--4. Il ritmo dinamico delle psichi concorrenti.--5. L'inconscio dell'anima della folla: la specie di imputabilita dei delitti da questa commessi.--6. Organizzazione delle energie della folla.--7. Le emozioni della folla; il loro ritmo di depressione e di esaltamento.--8. L'esaltamento in forma di psicosi con influsso epidemico; il contagio passionale morboso di sentimenti e di idee.--9. L'azione dei _meneurs_ nella folla.--10. L'associazione per delinquere; germinazione e sviluppo del microbo del delitto associato.--11. La forma e l'esplicamento delle emozioni ed il complesso dei principi etici messi a base delle azioni criminose associate.--12. L'anima della folla e quella delle associazioni criminose. =1.=--In altro lavoro[109] noi scrivemmo: la coscienza individuale e a considerarsi come centro di molte attivita convergenti, e come energia risultante pel cumulo di aggregati di componenti che nella successione di stati interni, trasformandosi, conservano la loro natura essenziale. Uscendo dalla sfera delle azioni puramente individuali, e coordinando queste ultime alle azioni di altri individui, ci accorgeremo che tra le singole coscienze possono intercedere delle relazioni le quali aprono l'adito ad importantissime nozioni, che interessano tanto il cultore di psicologia generale, quanto quello di psicologia criminale. La coscienza individuale, quale attivita, si irradia nel mondo esterno e comunica la sua energia attraendo nella propria orbita le attivita concentriche delle coscienze altrui. La parola _concentriche_ esprime la condizione, perche cio avvenga, di centri coscienti di natura simile, ossia che abbiano caratteri che tra loro non si elidano col neutralizzare le energie comunicatesi. =2.=--In quanto la coscienza si irradia nel mondo esterno, sottosta alle infrascritte leggi di integrazione e disintegrazione: 1^a _Gli elementi psichici della coscienza attiva, non trovando contrasto di resistenza negli elementi d'una coscienza passiva, imprimono la propria energia in guisa che il novello aggregato psichico sia il composto associativo degli elementi anteriori sommati con gli elementi assimilati._ L'azione integrativa o disintegrativa d'una coscienza sull'altra avviene per addizione o per sottrazione: si aumenta, merce la partecipazione di attivita, il contenuto degli stati interni; si modifica il tono della personalita col privarsi in parte dei caratteri che demarcavano la precedente fisonomia psichica individuale. Tutto cio avviene per l'atto associativo degli elementi psichici; poiche, nel dominio della coscienza, la serie progressiva di stati e prodotta da connessioni successive di rapporti e di processi. 2^a _Gli elementi psichici passivi, assimilando l'energia partecipata, si differenziano; e, o integrando maggiormente il precedente aggregato ovvero disintegrandolo, permangono, col trasformarsi, nel contenuto della coscienza attiva._ La differenziazione degli elementi psichici con analoga integrazione del sistema indica progresso della coscienza passiva; il che avviene, tuttodi, nelle relazioni tra insegnante e discepolo, superiore e dipendente. Nella ipotesi di disintegrazione, invece, la coscienza passiva perde lo speciale contenuto e si modella sull'intima natura della coscienza alla cui energia di assorbimento non ha potuto resistere. Il che si riscontra nei caratteri deboli o poco progrediti, i quali molto facilmente sottostanno alla influenza prepotente altrui. 3^a _La trasformazione, per integrazione o disintegrazione, della coscienza passiva avviene in ragione dei caratteri simili tra i suoi elementi e quelli della coscienza altrui._ Qualunque alterazione psichica, in conseguenza di energia partecipata, dipende dal grado di recettivita specifica degli elementi onde l'aggregato e composto; tale grado corrisponde alla maggiore o minore identita degli elementi in relazione. Gli elementi della coscienza, tuttoche parti di aggregati, sono di per se dei composti di coefficienti psichici primitivi; ond'e che tra essi, come tra particelle materiali, vige la legge di coesione, che dinota la mutua attrazione di _molecole_ dello stesso corpo, cioe di molecole le quali, non che scomporsi in atomi, abbiano tra loro identita organica. Per l'Ardigo la _coesione psichica_ e la legge onde nelle formazioni psichiche gli elementi si compongono con ligami minori o maggiori. Massima e la coesione nella _percezione_, media nelle formazioni _ideali_, minima nei rapporti _logici_: la norma fondamentale e, che la coesione sta in rapporto inverso con la complessita del lavoro mentale. 4^a _Delle energie partecipate, quelle che, per manco di attitudine della coscienza passiva, non sono state ne paralizzate ne assimilate, danno luogo ad uno stato impulsivo di azione associativa automatica._ Il moto trasmesso dall'urto, diciamo cosi, di due aggregati psichici o entra nel campo visivo della coscienza passiva, ed allora questa trasforma il contenuto in novello sistema di coefficienti; o in parte si arresta sotto la soglia della coscienza, ed allora, continuando nell'impulsione attrattiva, agisce e trascina, con azione automatica, nella propria orbita gli elementi sottoposti. =3.=--Oltre all'effetto integrativo o disintegrativo degli aggregati di coscienze in relazione, le energie irradiate contengono, riguardo alla trasmissione di attivita psichica, un grado di _luce_ che ha l'equivalente ontologico nel _vero_ comunicato, non che un grado di _calore_ per i fenomeni _affettivi_ causati. Le correnti irradiate o trasmesse, esteriorizzandosi, ritornano, per riflesso, nel centro di origine, rafforzandone la intensita del campo visivo. Questo s'intendera agevolmente considerando che l'assorbimento, di cui abbiamo parlato, da parte della coscienza attiva non e che accumulo di attivita pel soprappiu di energia attratta e ritornata nel punto iniziale di movimento impulsivo. Chi ne voglia l'esempio, consideri quanto si rafforzi la coscienza di un convincimento per colui che, messosi in comunicazione con altri, siasi persuaso di averne l'approvazione. 4.--Dall'unione a due, alla forma piu complessa della folla delinquente, la dinamica delle psichi concorrenti segue il ritmo d'un differenziamento che comincia dalla identificazione di due volonta in una sola e giunge alla formazione di coscienza collettiva, il cui esponente estremo e un risultato di cui non si hanno che i germi negli individui che vi prendono parte. Come nella dinamica cerebrale, ciascuna _cellula psichica_, per usare l'espressione di Haeckel, ha vita propria, ma nell'accordo di infinite altre cellule si trasforma in elemento di organo del pensiero; nella composizione di individui, mentre ognuno e di per se una coscienza integrata, in unione con altri concorre alla formazione psichica della collettivita, la quale ha funzione piu o meno variata. La suggestione, la imitazione, a cui si e fatto ricorso per fissare il perche del fenomeno dinamico dell'aggregato psichico, non ne sono che i dati apparenti o accidentali: il meccanismo intimo e nel sincronismo di correnti di energie trasmesse ed accumulate in un centro unico, che, senza aver esistenza a se od indipendente, si manifesta nel perfezionamento di unica _attivita complessa_, alla stessa guisa che il pensiero, la coscienza individuale siano a considerarsi risultanti di infinite componenti psicofisiche, che, isolatamente prese, hanno vita ed energia propria. =5.=--In fondo all'anima della folla evvi molto dell'inconscio, di quell'inconscio che e ripercussione di energie coincidenti, che, per la rapidita d'azione ed il ritmo incomposto, inerente all'equilibrio instabile di sentimenti passionali, si arrestano al disotto della soglia della coscienza e, turbinando, spingono, saltuariamente, ad intenti imprecisi. Vero e che su tutti gli individui affollati si diffonde la efficacia della idea, del pensiero comune, a cui si riferisce il movimento iniziale dell'azione; ma e pur vero che tra l'effetto verificatosi e la relativa causa motrice, a chi ben mediti, non si trovera mai ne la proporzione logica ne la equipollenza dinamica. L'inconscio, del quale parliamo, e nel gesto, nella instabilita del volere, negli accenti inconsulti, negli atti senza significato; ai quali fanno eco i sentimenti di odio, di simpatia senza un perche chiaro; il rapido svolgersi d'azioni di ferocia, inconcepibili in ciascuno degli associati; la esuberante espansivita per scopi o ignoti o per se poco calcolabili. Io che ho assistito--per ufficio di difensore--a processi di delitti perpetrati dalla folla, mi son convinto, che l'attenuazione di responsabilita e insita al comune stato d'inconscio ond'e accompagnato il simultaneo concorso di coloro che presero parte all'azione. Pare che tutti, meno chi ne abbia preordinato gli atti, agiscano in condizioni di _automatismo psicologico_, fino al punto da obliare quel che ciascuno opero e da sconfessare cio che tutti, con consenso in apparenza evidente, vollero conseguire. Il magistrato, tante volte, non crede alla schiettezza di confessione degli imputati, anzi li sospetta di mala fede e corre dietro alle fantastiche ed architettate accuse di agenti di pubblica sicurezza, i quali, non sapendo approfondire un giudizio su quanto effettivamente si svolse sotto i loro occhi, ricorrono ad opera misteriosa di sobillatori e prospettano intenti criminosi che non furon mai nelle menti dei giudicabili. Il problema della responsabilita di azioni collettive non sara mai risoluto fino a quando non si acquisti l'abitudine di prescindere, per l'apprezzamento dell'operato comune, dal l'opera dei singoli. Insomma, la imputabilita della folla deve essere illuminata da concetti affatto diversi da quelli che comunemente seguiamo nella valutazione dei delitti individuali, sia che questi avvengano isolatamente, sia che avvengano in conseguenza di moventi collettivi. La partecipazione maggiore o minore, verificabile nel concorso di pochi individui in un delitto, puo dipendere da maggiore o minore volonta ed azione negli atti esteriori. Per la folla succede altrimenti. I piu volenterosi, i piu attivi non sono sempre i piu pericolosi; ma lo sono coloro sulla cui psiche con piu vigore si ripercosse la coincidenza attrattiva o repulsiva delle psichi altrui. Sono questi i piu deboli alla resistenza: ne e da imputarsi a lor conto; perche nell'aggregato psichico di pochi concorrenti si ha l'agio di riflettere e di resistere, ma nella folla cio riesce difficilissimo per la legge, che la inibizione rendesi tanto piu difficile per quanto non ci e permesso di sceverare la nostra energia individuale dalle energie ambienti a cui siamo soggetti. Il Sighele scrive, che la folla sia un terreno in cui si sviluppa assai facilmente il microbo del male, e in cui il microbo del bene quasi sempre muore, non trovandovi le condizioni della vita; cio perche in una moltitudine le facolta buone dei singoli, anziche sommarsi, si elidono. "Si elidono, in primo luogo, per una necessita naturale e, direi, aritmetica, come una media di molte cifre non puo, evidentemente, essere eguale alle piu alte fra queste cifre, cosi un aggregato di uomini non puo rispecchiare, nelle sue manifestazioni, le facolta piu elevate, proprie di alcuni tra questi uomini; esso rispecchiera soltanto le facolta medie che risiedono in tutti o almeno nella gran maggioranza degli individui. Gli strati ultimi e migliori del carattere, direbbe il Sergi, quelli che la civilta e l'educazione sono riuscite a formare in alcuni individui privilegiati, restano eclissati di fronte agli strati medi che sono il patrimonio di tutti; nella somma totale questi prevalgono e gli altri scompariscono"[110]. =6.=--La osservazione del Sighele e del Sergi e acutissima; ma non pare che la spiegazione addotta sia molto chiara. Perche le migliori qualita individuali restano eclissate di fronte agli strati medi della comune degli uomini? Il motivo e nella maggiore energia organizzata di quelli stati di coscienza, che, pel tempo e per forza di naturale selezione organica, acquistarono maggiore compattezza ed unita. Il tronco d'un albero e sempre piu resistente della foglia e del fiorellino, ultimi a spuntare sui suoi rami. Le qualita prevalenti ed eccezionali dell'individuo, in confronto delle qualita fondamentali e stratificate della coscienza, hanno minor presa nella trasmissione della loro energia sul fondo dell'animo della collettivita. Di qui la forza del costume, delle abitudini, delle comuni credenze, dei pregiudizi. Il delitto e bene spesso il frutto di sentimenti ed idee germinate nell'ambiente morale di falsi principi, di erronee credenze, di inconsulte e cieche passioni. La folla e in soprammodo vittima di questo ambiente morale. I suggerimenti, i consigli, l'azione dei pochi privilegiati non arrivano a scuotere, a rompere lo strato malefico della comune coscienza. Anzi succede, ne e raro, che per una naturale legge dinamica di assorbimento, i pochi finiscono col cedere ai piu, non solo perche impotenti materialmente alla resistenza, ma perche la loro energia, trasfusa nella larga piena dell'energia altrui, ne e trasformata e sparisce travolta da correnti le quali ne modificano sostanzialmente l'indole. Fate che nella corrente impura d'un fiume cada una quantita di pura acqua, essa perdera tosto la sua purezza e finira con identificarsi alla gran massa di liquido con cui va confusa. E legge costante, che le energie, fisiche o psichiche, poste a contatto, tendono a compenetrarsi ed unificarsi. Il centro attrattivo in prevalenza, o il nucleo del nuovo aggregato, si fissa per la affinita di energie similari; la risultante non solo ne comprende la somma, ma ne segna il grado di _identificazione_. =7.=--Nella folla e da apprezzare, segnatamente, lo stato di emotivita. Le emozioni, componendosi, si intensificano e si accrescono. Il che avviene in ragion diretta degli incentivi individuali ed in ragione inversa dei controstimoli eliminati o attenuati dall'ambiente di contrarie tendenze in prevalenze. Le emozioni della folla dapprima sorgono con carattere _depressivo_, in ultimo prendono il carattere di _esaltamento_. Sono depressi i controstimoli della calma, dell'ordine: indi sorge la impulsivita ad azioni subitanee ed incomposte. Il ritmo e incostante: allo stato caotico o di confusione, che turba le coscienze e fa che ognuno, incerto, tentenni e versi in equilibrio instabile di sentimenti e di idee, sopravviene il rifluire di correnti attive che, fissando uno o piu centri di emotivita, finiscono con l'imprimere al novello aggregato la fisonomia e la tonalita di atti impreveduti. L'esaltamento produce l'effetto di sospendere il funzionamento autonomo di ciascuna coscienza: sugli animi degli aggregati si diffonde una luce diafana e triste, si va addensando una nube, la quale, mentre toglie allo spettatore l'agio di distinguere i tratti caratteristici e la fisonomia di ciascun partecipante, elimina le singole iniziative e le confonde e le identifica nella unita di prodotto sinergetico. L'azione delittuosa, per chi ne ignori la genesi in moventi prossimi o lontani, ha l'apparenza di scoppio fulmineo: essa sorprende con fasi impetuose; non ha altri limiti che nelle accidentali difficolta del momento; scorre con la rapidita spaventevole di corrente tempestosa e, quando giunge alla fine, lascia dietro di se la distruzione e lo squallore, ma non la prova di chi ne debba dirsi responsabile. =8.=--Talora l'esaltamento, per favorevoli circostanze di tempo, investe cosi l'anima della folla da ingenerare una vera forma di psicosi con influsso epidemico.--Il Rossi--che per profondita ed originalita di vedute io giudico il vero fondatore, in Italia, della psicologia collettiva--cosi scrive: "Un sentimento od un'idea che si diffonda con una celerita piu o meno grande; che conquisti, piu o meno prestamente, molta gente, che ad esso creda fermamente, fortemente, e una epidemia psichica". Essa e dunque "uno stato ideo-emotivo che da uno o da pochi si diffonde a molti in maniera rapida ed intensa da produrre un arresto nel flusso della coscienza, e da dominarla, dando luogo a fenomeni strani di psicologia e di neuropatia". Gli elementi, adunque, d'una epidemia o d'un contagio psichico sono tre: uno stato ideo-emotivo, una diffusione anormale, un arresto ed un ingigantimento nel campo consciente capace di generare fenomeni anormali del corpo e della psiche. Abbiamo detto "uno stato ideo-emotivo", ossia uno stato di coscienza, giacche una idea sola o una sola emozione non avrebbe in se la forza di determinare uno stato di condotta, una piega del carattere qual'e quella che da un'epidemia psichica. La quale, a coloro che ne sono investiti e trascinati, da come una personalita nuova. Ora questo non avverrebbe, se il contenuto della psicosi epidemica non fosse un pensiero ed un sentimento, giacche e risaputo oramai che il carattere e donato non meno dal sentimento che dal pensiero. Inoltre, come noi dicemmo piu volte, quelli che compongono la maggior parte della folla sono della gente amorfa o parziale--caratteri, cioe, o non ben definiti o incompleti--; mentre i _meneurs_ sono, a seconda la classificazione del Ribot, dei caratteri "attivi o contradditori successivi". E gli uni e gli altri--_meneurs_ e folla--per formarsi una personalita nuova o per modificare l'antica, hanno bisogno di essere pervasi in tutto il loro essere; han bisogno di rifarsi o di crearsi il carattere e questo--lo si sa--non e meno pensiero che sentimento, idea meno che emozione"[111]. Il contagio passionale paralizza la facolta di attendere in persone che, per altre contingenze, han mostrato di possedere il potere di frenare o di indirizzare i voleri, i desideri, le convinzioni dei molti. Lo scompiglio o il turbamento generale di animo fa si che si perda la visione di un perche chiaro nelle proprie operazioni: le correnti impulsive e repulsive sovrastano il piano visivo della mente; fin l'istinto di conservazione si indebolisce, perche pare che tutto sia per crollare; che leggi, costumi, interessi non abbiano piu valore, che la vita sia alla merce d'un evento o sperato o immaginato o temuto. E l'effetto dell'uragano, che sconvolge tutto quello che incontra, abbatte le messi e gli alberi, travolge, rimescola, trascina e precipita in lontani baratri quanto gli si offre dinanzi; il che avviene specialmente nei casi di esplosione degli stati emotivi collettivi. Ma vi sono altri esempi, in cui la idea, il sentimento si sistematizzano lentamente: evvi un periodo di incubazione ed uno di rigoglio; durante il primo l'aggregato si organizza, nel secondo vive di vita tutta propria ed imprime orme indelebili. Fa meraviglia, ed in pari tempo desta orrore, vedere a qual segno possa giungere il contagio epidemico di credenze, di pregiudizi in epoche e tra persone che pur, sotto altro aspetto, restano ammirevoli nella storia della umana civilta! Bastera citare la epidemia di credenze, al secolo XV e XVI, nelle stregherie, col relativo corredo di occultismo, per persuadersi di quanto danno alla umanita tornino i pregiudizi ed i falsi convincimenti allorche si diffondano nelle turbe ed acquistino il potere di ottenebrare le coscienze della collettivita. "Siffatte credenze--scrive il Cantu--si conservarono traverso al medio evo, sicche ne son piene le leggende, nelle quali si confondono il misticismo e l'empieta, il tremendo e il grottesco; repulsate dai legislatori e dai dottori, ma serbate tenacemente dal vulgo, finche vennero a mescolarsi con quella fungaia delle scienze occulte: i Settentrionali vi unirono il tributo delle loro saghe e valchirie e oldi e gnomi e spiriti elementari; gli Arabi le loro fate"[112]. "Massime nella Germania--prosegue il Cantu--cosi proclive al misticismo, erasi largamente diffuso il timor delle streghe; onde Innocenzo VIII nel 1484 le fulmino di severissima bolla, e spedi due inquisitori, Enrico Institore e Giacomo Sprenger, con facolta d'estinguere tali infamie con qual fosse mezzo. Appoggiati da Massimiliano I, essi inquisitori si vantano d'averne mandate a morte quatrocentotto in cinque anni nella diocesi di Costanza; nel solo elettorato di Treveri, racconta Moehsen, fossero processate in pochi anni seimila cinquecento persone per stregheria; moltissime trucidate nelle Fiandre il 1459; a Ginevra in tre mesi se ne condannarono piu di cinquecento, convinte; Spagna e Francia ne furono insanguinate. Pietro Crespet dice che, al tempo di Francesco I, v'avea centomila streghe; ma Trescale, condannato il 1571 e avuta l'impunita, confesso che erano assai piu. Nicola Remy, profondo criminalista e gran giureconsulto, consigliere intimo del duca di Lorena, vanta averne in quindici anni fatte morire novecento: dicono che Enrico IV ne mandasse al fuoco piu di seicento nella sola provincia di Labourd; in Slesia nel 1651 ne furono arse ducento; cencinquantotto negli anni 1627, e 28 a Wurtzburg, fra cui quattordici curati e cinque canonici. In Italia pare, per questa sciagura, specialmente segnalata la diocesi di Como, il cui inquisitore nel 1485 ben quarantuno ne brucio; e Bartolomeo Spina asserisce, che oltre mille in un anno vi si processavano, e piu di cento bruciavansi"[113].--Non mancarono spiriti indipendenti, e scevri di apprensioni, nel combattere, ora apertamente ed ora sotto il velame d'una fede religiosa meglio diretta ed illuminata, errori di cotanto nocumento alla umanita; fino al famoso Reginaldo Scoto, il quale negava che il demonio possa cambiar corso alla natura. I supplizi, i roghi moltiplicavansi ovunque; la fantasia popolare era eccitata, nutrita dai pubblici sermoni, dai suffumigi e dalle unzioni, dal secreto di processi terminati quasi sempre con la confessione del paziente estorta col mezzo della tortura. Quando si pensa agli effetti di un'epidemia psichica durata, forse, fino a qualche secolo fa, si resta colpiti dal profondo dubbio se tante credenze reputate oggi scientifiche ed irrefutabili non abbiano la base nell'opera della suggestione e della illusione, e se davvero quella, che noi appelliamo verita, non sia che il prodotto soggettivo di passeggiare stato di coscienza! =9.=--Il citato Rossi constata, che "la folla riceve impronta, nelle sue manifestazioni, da coloro che la compongono; massa talora amorfa, talora no per cio che riguarda il carattere, e sui quali i _meneurs_ gettano l'ombra immane della propria psiche. Onde l'azione della folla nasce da un incontro dei _meneurs_ e degli uomini a fondo attivo su altri a fondo inerte, plastico, facile ad essere dominato e a seconda che gli attivi son volti al bene o al male, sono normali o no, l'azione della folla e buona o triste, normale o criminosa. Ora nella folla delittuosa, oltre i _meneurs_ che vedemmo quali sieno, prevalgono i criminali nati, i pazzi, gli abituali, i quali la conducono al delitto, avvolgendo, nelle sfere d'una passione criminosa, gli amorfi, gli squilibrati, i parziali e facendone dei delinquenti passionali"[114].--La osservazione e esattissima, pero richiede che sia completata. E vero che i _meneurs_, suggestionando la folla, le danno una forma qualsiasi, il piu spesso criminosa; ma e anche vero che essi sono coinvolti nelle spire dell'anima dell'aggregato, ed a seconda della natura di quest'ultima inconsciamente plasmano i loro convincimenti e le loro passioni. L'ambiente, di qualsiasi specie, e dominato dalla potenza di energia di individui predominanti, ma questi, alla loro volta, sono il portato dell'ambiente istesso: cio che potrebbe semplificarsi nella legge, che tra gl'individui e la folla evvi rapporto di scambievole influenza; con questo di singolare, che la forza definitiva e equivalente alla somma delle forze concorrenti, e l'indirizzo dell'azione e impresso dalla spinta dell'individuo la cui attivita suggestiva s'impone alle attivita dei componenti l'aggregato. =10.=--Tra le forme di aggregati criminosi, che maggiormente attirano l'attenzione del psicologo, va notata la _associazione per delinquere_. Il patrio legislatore, riproducendo dettami di legge seguiti in tutti i tempi, con gli art. 248-251, ha voluto disciplinare questa forma di delinquenza, la quale, tuttoche per l'influsso della civilta vada perdendo le modalita piu gravi si frequenti in tempi antecedenti, suscita tuttavia grande preoccupazione, poiche contiene la maggiore minaccia contro il diritto privato ed il pubblico ordine. Gli associati per delinquere, ossia, giusta la definizione non molto felice ma perspicua di Zanardelli, coloro che si uniscono, non gia per commettere questo o quel reato, ma in genere una serie di delinquenze, per far quasi, a cosi dire, il mestiere del delinquente, sono tra loro stretti da vincoli di comune sentire, pensare e volere, e le aspirazioni, ond'essi sono animati, riescono a formare di molteplici energie una sola energia, quasi organismo composto dalla fusione di corpi concorrenti e compenetrati da potente forza coesiva. Non e, dunque, come nella folla, che la dinamica di sentimenti e di idee subisca l'antagonismo e l'alternativa di azione e reazione, per la fusione accidentale di energie di natura simile o diversa; ma le energie associate si organizzano ed unificano con piu spontanei e forti vincoli, appunto perche di natura similare e tra loro congiunti dopo reciproca elaborazione selettiva. La psicologia di qualunque specie di associazione criminosa procede per virtu di energie attrattive _latenti_ e per azione immanente di assorbimento di energie _palesi_ ed _attuali_. Contingenze favorevoli predispongono l'ambiente ad accogliere e far germogliare il microbo del delitto associato. Capita in una citta, in una regione, per motivo di occupazioni familiari, un individuo rotto al vizio, proclive al mal fare. Fungendo da nucleolo germinativo del male, egli comincia col circondarsi di persone che posseggano qualita simili alle sue; piu spesso di giovani, dall'indole piu espansiva, dalla mente meglio accensibile ed inclinevole ad esser vinta dal miraggio della imitazione. La fantasia dei neofiti e colpita dall'attrattiva del mistero; gli animi sono sollecitati dalla speranza di conquistare, senza grandi sacrifici e duri sforzi, un posto di rispetto, di prestigio tra' compagni; le virtu dei capi, esaltate da cointeressati, esercitano il fascino delle leggende: poco a poco, per la confluenza di elementi estranei, si forma uno speciale consorzio, che, dapprima ristretto a pochi, poscia in piu larga sfera, stringe gli affiliati in piccolo mondo e lusinga ed attira gli altri a farvi parte, blandendone le volonta con la promessa di dolci premi, rafforzando il desiderio e le innate tendenze con l'agevolare il loro potere di espansivita e renderne piu facile lo sperato intento. L'obbligo del secreto, la obbedienza passiva, la ignoranza del perche di ordini o di comandate azioni; eppoi, il racconto, susurrato appreso di straforo, di imprese, di avventure strane passionali di compagni, che cominciano a mettersi in evidenza; il piacere di sorprendere la buona fede altrui, di violentarne il dominio, di credersi fuori l'imperio della legge, anzi di ridersi del prestigio dei suoi funzionanti, sono tanti incentivi a che l'associazione del delitto prenda consistenza, metta salde radici, si espanda, si imponga. Le energie latenti e malefiche dei consociati si sviluppano: col vincere la resistenza opposta dai controstimoli etici, sociali e giuridici, si raffermano, e, da principio incerte di se, finiscono con l'assicurare il loro potere; finche, cogliendo le occasioni, producono i primi frutti in azioni o disordinate o viziose o delittuose. I vincoli interposti tra individui tratti al male, meglio che da chiari propositi, per opera suggestiva di comunione ed uniformita di tendenze, trascorso alcun tempo, si rendono piu stretti e piu saldi; n'e motivo principale la coscienza del comune interesse, la reciproca fiducia negli intenti formanti lo scopo o gli scopi di un'unione animata e sorretta da qualche bene o dal cumulo di beni posti a base del novello aggregato. =11.=--Due coefficienti principali vanno ricordati nelle associazioni ad organismi composti di persone strette, con lento processo, da fini criminosi effettuabili per ordini ed obbedienza gerarchica; la forma e l'esplicamento delle emozioni, ed il complesso dei principi etici qualificanti le azioni. Chi ha studiato qualcuna delle vaste associazioni criminose, le quali, com'e quella della _Mala vita_ e della _Camorra_, fioriscono in grandi centri industriosi e commerciali, di leggieri avra potuto osservare come tra gli associati si stabiliscano correnti morbose passionali, che accecano e trascinano al delitto per motivo di jattanza, meglio che per intenti di serio interesse ed utilita: la vendetta, lo spirito di rivincita, di sopraffazione simulata sotto le parvenze di giusta reazione, sono ragioni poco attendibili per spiegarci il perche logico di atti dei quali la vera causa e nel travolgimento del senso di civilta, nell'abitudine contratta ad esser dominati da basse passioni, che estinguono l'idea di dovere, di previdenza, di rispetto dei simili. Nella scala della decadenza morale dell'uomo, l'ultimo gradino e contrassegnato dall'assenza completa di sentimenti di ordine o di premura del proprio benessere d'accordo con le leggi protettrici del benessere altrui: il vincolo di sociabilita, di solidarieta e spezzato, e l'individuo, raccogliendo gli sforzi nel conato supremo dell'egoismo, si inabissa nella perdizione! L'abitudine a miscredere alla forza della morale e della legge, l'abbiettezza contratta in consorzio privo di risorse della personale dignita, l'abbandono cieco passivo alla volonta altrui, imposta con la idea di superiorita gerarchica, finiscono col disseccare nell'animo di delinquenti associati la fonte o di rimorso o di resipiscenza, ingenerando lo stato di supina incoscienza, indice di completa dissoluzione morale. Salvo i capi, la massa dei seguaci e poco differenziata, materia amorfa, irreducibile: il delitto si desidera, si compie piu istintivamente o per jattanza, che suggerito da necessita o sufficiente motivo; ed e cosi che l'aggregato di coteste associazioni, formate con processo lento e per effetto di energie latenti sistemate, non presenta al sociologo od al magistrato verun piano certo di prove o di argomenti onde concludere alla imputabilita di tutti o di parte dei prevenuti, ed abilitarci a misurare il grado della responsabilita di ciascuno. =12.=--Nella folla, agglomerata e trascinata da subitaneo motivo passionale, evvi un'anima collettiva che vibra e s'impone: non cosi nelle associazioni criminose, di che discorriamo. Mancando l'unita assoluta d'intenti, e frazionandosi le volonta individuali in atti criminosi isolati e sol tra loro congiunti da uniformita di tendenze, le energie si armonizzano in serie poco compatte, tenute strette dalla forza suggestiva del potere intransigente ed assoluto nell'ordine della gerarchia. La lealta, la onorabilita, ostentate ad ogni momento, opportunamente o inopportunamente, sono tra gli associati i facili pretesti per coonestare atti turpi, disonorevoli anche per chi della parola _onore_ si serve come scudo di difesa contro i giusti richiami dell'intima coscienza, dei moniti della morale, delle minacce della legge. Lo spirito abituale di simili disgraziati, diffuso su tutte le operazioni buone o riprovevoli della loro esistenza, e quello di un pessimismo reso leggiero e mutabile per indifferentismo di carattere causato da assenza di sensibilita, di solito fisica, ordinariamente morale. Simulatori e dissimulatori, non e raro il caso che difensori e magistrati sien presi per essi da sentimento di sincera pieta, attenuando le loro colpe con argomenti i quali o nascono dal dubbio sulla prova di responsabilita, o dal convincimento trattarsi di disgraziati, invece che di delinquenti. Per disilludersi, bastera--a processo finito--informarsi della impressione prodotta sui loro animi dalla mitezza di condanna o dall'assoluzione: il ghigno ributtante, lo scherno cinico accompagna la sentenza del magistrato!--Ricordo d'un famoso capo d'associazione della _mala vita_, condannato a lieve pena per scatto di arma in rissa, assoluto da altri reati: in un'ora circa di colloquio, il giorno seguente al dibattimento, rideva, rideva sgangheratamente, asserendo che la magistratura dovesse riformarsi per _mandare a casa_ (sue parole) uomini inetti come quel signor presidente, il quale si era fatto gabbare dal suo contegno e dalle sue profferte di innocenza!..... E dire che, in udienza, il furbo avea si ben simulato tutto cio che anch'io, e con me il pubblico, mi convinsi della schiettezza e verita di quanto asseriva!... CAPO XII. La vita del delitto. 1. Vita individuale e collettiva del delitto.--2. Vita storica del delitto.--3. La _necessita_ nell'apparizione del delitto; teoria del Bovio: la legge di continuita nel fenomeno del delitto.--4. Coefficiente _qualitativo_ e _quantitativo_ nel processo vitale del delitto.--5. Causalita ed uniformita di fenomeni; contenuto metodico e scientifico della statistica; psicologia criminale e statistica.--6. Obbietto della statistica criminale: valore _probatorio_ delle leggi statistiche.--7. Principio fondamentale del calcolo di probabilita applicato alla vita del delitto: norme relative ai dati numerici delle leggi statiche e dinamiche del delitto; opinione del Ferri intorno alla influenza dei vari fattori criminosi nella determinazione del delitto; confutazione.--8. Criteri da seguire nel calcolo di probabilita dei dati statistici criminosi.--9. La psicologia criminale etnografica, suo compito e suoi principali obbietti. =1.=--Il delitto, fenomeno affatto naturale, ha una vita individuale ed una vita collettiva e storica. Individualmente, il delitto si germina ed apparisce azione di disordine causata da coefficienti statici e dinamici di atipicita antropologica e di anomalia funzionale nel processo evolutivo o dissolutivo di moventi esterni od interni. L'esame da noi fatto, degli stati di formazione e di sviluppo di cotesto processo, ci autorizza a concludere, che il delitto, dalla genesi cenestetica alla consumazione esteriore, non sia che esplicamento della forma di _energia_ da noi appellata _criminosa_. Abbiamo, quindi, nel delitto i due estremi necessari alla vitalita o realta di qualunque fenomeno naturale, una _energia in atto_, ed il _limite_, _di spazio_ e _di tempo_, entro il quale essa si viene effettuando. Inoltre, da quanto abbiamo svolto nei precedenti capi si deduce, che l'attivita vitale del delitto dall'individuo si proietta nella collettivita, vuoi per la ripercussione del danno privato e pubblico, che per la possibilita di svariate forme di organizzazione negli aggregati. La energia criminosa trova la via di funzionare sia per azioni individuali, che per azioni collettive: nell'uno e nell'altro caso obbedisce a quelle leggi meccaniche, la cui espressione fondamentale e nel principio di _causalita_. =2.=--Il delitto, in fine, ha una vita storica. Il fattore storico, agendo con il cumulo dei coefficienti formanti il proprio ambiente, predispone la energia criminosa a manifestarsi in taluni effetti a preferenza che in altri. Da cio il mutamento di specie di delitti secondo le epoche; la scomparsa, cioe, di alcuni di essi per la trasformazione del clima storico o l'intervento di nuovi elementi di progresso e di civilta; l'attenuazione di altri per la eliminazione delle cause onde erano prima resi piu gravi. L'individuo, la collettivita, la storia, ecco le tre fasi percorse dal delitto in quanto afferma la propria vitalita. E questa vitalita, si noti, e _continuativa_, per la legge di permanenza della energia; e le modificazioni, ond'e segnata in apparenza, non la privano della _identita_ di contenuto, poiche, nella indefinita variazione di forme, essa conserva la nota culminante dell'esquilibrio funzionale psicofisico e dell'anomalia antropologica. La scuola classica, astraendo il concetto del delitto dalla realta naturale, ne creo un _ente giuridico_; il positivismo, partendo dalla nozione unitaria o monistica della natura, scorge nel delitto una vitalita accompagnata dal carattere di necessita e di permanenza. Di necessita, perche in esso i fattori individuali, collettivi e storici agiscono in forza della causalita; di permanenza, perche la energia criminosa si connette alla legge generale della conservazione, con equivalenza, della energia in genere. =3.=--Il Bovio ebbe l'intuito della influenza della _necessita_ sull'apparizione del delitto. Egli divise questa necessita in naturale, storica e sociale. Ricordando le tre possibilita del reato secondo la scuola dei giureconsulti, vale a dire la possibilita del dolo, la possibilita del danno e la possibilita di trasmutare il dolo in danno, domandava: "e compiuta questa dottrina della possibilita o e difettiva, astratta, unilaterale, governata da presupposti ciechi d'una vecchia e bolsa metafisica? Io domando: la possibilita subbiettiva e tutta individuale o entravi in dose piu o meno densa la necessita naturale? Domando ancora: nella possibilita obbiettiva entra e in quanta parte la necessita storica? Domando in ultimo: nella possibilita esecutiva entravi e come la necessita sociale? La _necessita_, in somma, e qualcosa o niente nella storia dell'uomo, della quale il reato e parte si larga? Sarebbe stato, adunque, assai desiderabile che accanto a quelle tre possibilita si fossero vedute queste tre necessita. Ma niente:--si credette sempre sconfinata la liberta, gelosa cavallerescamente di se e disdegnosa d'ogni necessita; si credette l'individuo umano affatto autogenetico, autonomo e prodotto d'un solo fattore, di se solo; e pero furono escogitate quelle tre grandi menzogne che furono chiamate tre possibilita"[115].--"La natura ferma il destino d'ogni specie, non esclusa l'umana, e da carattere e fisonomia cosi a ciascuna persona come a ciascun popolo: dallo svolgimento di questo carattere per asseguire il proprio destino deriva il presente in cui consiste la necessita sociale; dunque la necessita sociale deriva dalla necessita storica e questa dalla naturale. Ogni liberta deriva da una liberta; ogni necessita da una necessita: la liberta e necessaria; la necessita e libera. I codici dispaiano questa profonda armonia dei contrari, rompono la dialettica del mondo, divellono la liberta dalla necessita, l'individuo dal popolo, il popolo dal tempo, il tempo dalla natura, e con un fattore credono trovare il prodotto storico e sociale"[116]. Concludendo, il Bovio, proclama, che in ogni reato entrano complici la _natura_, la _societa_ e la _storia_, oltre la volonta individuale. E sia. Ma il Bovio, non peranco liberato dalla influenza del sistema sillogistico, crede aver scossa la base del diritto di punire sol perche in questo entrano elementi che ne modificano profondamente i modi di applicazione. E che e mai la necessita sceverata dalla legge di _continuita_ del fenomeno?; che la ragion penale dissociata dalla causalita naturale, e dall'unita di legge meccanica guidatrice dei fenomeni da noi percepibili? Potete pur negare la proporzione penale, e dire che essa, essendo tra il reato e la pena, che sono termini eterogenei, e intrinsecamente assurda: ma il delitto esiste, ed esiste la necessita sociale di combatterlo e di attenuarne, se non eliminarne, gli effetti. Il fenomeno, umano o puramente materiale, in se e nei limiti della conoscenza non ha esistenza assoluta, ma relativa. Relativa e la energia parziale rispetto alla forza universale; relativo e il suo modo di essere e di apparire; relativo il modo onde noi la percepiamo; relativa la conoscenza del suo passato e dell'avvenire. Eppure, in tanta relativita, non evvi forse un che di certo, di permanente? Lo stesso e del delitto: il suo essere individuale, collettivo e storico sono fasi, ond'e segnato il suo cammino: la vitalita, che gli e propria, e, nella energia criminosa, una delle tante guise onde la forza universale si realizza, il perche dinamico e logico di fenomeni di esquilibrio e di anomalie, il tratto di tenebra che oscura, a momenti, la luce che rischiara ed abbella la nostra esistenza terrena. =4.=--La conclusione delle sopraesposte idee e la seguente: il delitto, avendo una vita, con fasi successive nello individuo, nella collettivita sociale e nella storia, deve di necessita risentire dei coefficienti statici e dinamici che, qualitativamente e quantitativamente, presiedono al suo nascere ed al suo sviluppo. Due specie di coefficienti, dunque, debbono riscontrarsi nel processo vitale del delitto; un coefficiente che attiene alla _qualita_ ed uno alla _quantita_ del suo contenuto intrinseco ed estrinseco: qualita e quantita che rispondono, nei medesimi fenomeni, all'elemento statico ed al dinamico. E elemento statico del delitto cio che di esso permane attraverso le forme assunte durante le diverse fasi; e elemento dinamico cio che cambia di apparenza e di atto, ovvero cio che e inerente agli effetti multiformi e variabili nella violazione dei diritti individuali e collettivi. L'elemento statico e insito alla _specialita_ della energia criminosa, la quale ha la essenza nello stato di esquilibrio e nell'anormalita di azioni disturbatici dell'ordine sociale; l'elemento dinamico, poi, si ravvisa nella serie degli atti di coscienza, che preparano, accompagnano e seguono gli stadi psicofisici del funzionamento criminoso, individuale o collettivo, non che le forme successive onde la delinquenza si attenua, si aggrava, si trasmuta durante il percorso del progresso o regresso storico. =5.=--"Dalla legge causale generale--scrive il Tammeo--deriva come deduzione la uniformita generale dei fenomeni, la quale, a sua volta, risulta dalla coesistenza di uniformita parziali. Il che vuol dire che il corso generale della natura e uniforme, perche uniforme e il corso degli innumerevoli fenomeni di cui la natura si compone. Date certe condizioni, e necessario quel determinato effetto, e, viceversa, un qualunque fenomeno e necessario cosi come si manifesta; il che vuol dire che avrebbe potuto essere diverso, se le cause che lo hanno prodotto fossero state diverse. Cio parrebbe una nozione volgare; eppure tale non e quando si vede che quasi tutti nei giudizi intorno ai fatti sociali dimenticano di considerarli come conseguenze necessarie di cause immutabili. La legge causale spiega le uniformita dei fenomeni, il meccanismo cioe della natura e dei fatti sociali"[117]. Causalita ed uniformita di fenomeni: onde nei fatti sociali la energia criminosa, principio vitale della immanenza e permanenza del delitto, va appresa e dimostrata con la osservazione intorno ad azioni, le quali nei loro caratteri anomali e di esquilibrio conservino il meccanismo necessario alla produzione d'ogni formazione naturale, fisica o morale che sia. Dunque il calcolo numerico nelle grandi masse di dati di osservazione, quando abbia per obbietto la constatazione della vitalita spaziale o temporanea del delitto, non deve essere solamente reputato opera di metodo, ma materia di scienza. E dall'essersi trascurati i veri principi della statistica, che dura tuttavia il dibattito tra chi in essa non riconosce che solo un metodo, negandole il carattere di scienza (Lo Savio, Guerry, Koeroesi, Lilienfeld, Gumplowicz, Benini, ecc.), e coloro che in essa riconoscono una scienza ed un metodo (Mayr, Conrad, Engel, Rawson, Block, Wagner, Bodio, Ferraris, Gabaglio, ecc.)[118]. L'aggruppamento e la enumerazione dei fatti sociali, pur essendo il frutto di accurata rilevazione, non saranno mai sufficienti ad insegnarci alcun concetto scientifico, se non sieno lumeggiati da verita e leggi apprese in precedenza e dedotte da principi universali ed inconcussi. La statistica, dunque, perche ci aiuti ad apprendere la nozione della vita del delitto, importa che non si limiti alla semplice raccolta e comparazione dei dati; deve integrarli con le norme psicologiche criminali, ossia deve saperli rapportare alle leggi generali meccaniche della psiche del delinquente, o che questi sia studiato isolatamente, o che formi parte di aggregato collettivo. Che cosa e mai lo spettacolo meraviglioso di mondi di esseri viventi per chi non ne conosca che l'apparenza esteriore fenomenica?--per chi non ne comprenda le intime leggi, e non sappia sollevarsi col pensiero a quell'unita di forza universale che tutto spiega e semplifica nel concetto assoluto della conservazione della sostanza? Che son mai le cifre numeriche per chi in esse non sappia leggere, in caratteri muti si, ma eloquenti, il processo psichico del delitto, formazione naturale di fattori antropologici, fisici e sociali? La probabilita delle leggi statistiche acquista certezza in ragione della perfetta comparazione ed integrazione con le verita inconcusse delle scienze alle quali si appartengono i dati elaborati. La statistica criminale deve ricorrere alla nostra disciplina, se non vuole errare nelle conclusioni. Ne volete l'esempio? Suppongasi che in una data localita, in dato tempo, la media dei reati di sangue si aumenti rapidamente. Lo statista vi segnera il fenomeno e, per spiegarselo, ricorrera, in ipotesi, al consumo aumentato di alcool, ad accidentali frangenti di accanite lotte politiche, alla deficienza di pubblica sicurezza, alla mancata percentuale di emigrazione, tante volte valvola di salvezza di fronte ad individui spostati e bisognosi di lavoro o di maggiore espansione di attivita. Quali ne saranno le conclusioni? Che tutte coteste cause abbiano potuto influire alla determinazione di aumento di reati di sangue; ma come, perche? La psicologia criminale, intervenendo all'uopo, studiera il processo psicofisico dell'aumento della speciale criminalita, ossia vi dira come dati coefficienti sociali agiscano, trasformandosi in energie individuali, ad eccitare e corroborare le tendenze, latenti od attuali, criminose; ad alterare gli stati di coscienza, far insorgere impulsioni irrefrenabili, creare l'ambiente morale del delitto.--Insomma, per noi la statistica e metodo ed e scienza: e metodo perche ci dimostra ad evidenza l'utile della osservazione e della induzione indirizzate a raccogliere fatti numericamente noti onde elevarci a conclusioni definitive: e scienza in quanto serve a semplificare quantitativamente la esattezza razionale di canoni appartenenti a discipline a cui si riferiscono i dati raccolti in grandi masse. =6.=--Intesa cosi la statistica, ben si conclude, che ella debba sussidiarci nello studio della vita del delitto. Le energie criminose, le attivita disorganizzatrici dell'ordine sociale, prese isolatamente, o nell'individuo o nella collettivita, formano il contenuto della psicologia criminale; studiate nella media quantitativa di tempo e di luogo entrano nel dominio della statistica criminale e ci insegnano: _a_) come e perche l'evento psichico del delitto, allargando l'attivita entro i limiti quantitativi di grandi cifre numeriche, giunga a certo grado di intensita della energia criminosa; _b_) come e perche il meccanismo, statico e dinamico, delle contingenze accidentali temporanee e spaziali influiscano ad imprimere la direzione alle tendenze criminose; _c_) come e perche si debba ricorrere alla scelta di taluni mezzi, di preferenza, per ostacolare l'incremento maggiore di cause predisponenti al delitto. Le leggi statistiche non esprimono la _necessita_ dell'evento; ma il grado approssimativo di _probabilita_. Il loro contenuto e eminentemente condizionato all'ambiente mutabile dei fattori sociali: e percio che Ruemelin negava di attribuire ad esse il valore di leggi nel senso assoluto della parola, ed insieme al Mayr le chiama _regolarita_ e _normalita_. Nondimeno, anche nella sfera limitata della probabilita, le leggi della statistica, allorche sieno precedute da induzione su fatti raccolti con accuratezza, hanno valore logico importantissimo; poiche, nei limiti soggettivi della conoscenza, servono di argomento onde assorgere ad intuizioni, che qualche volta hanno l'effetto di divinazioni. Herschel scriveva: "fu inventata l'espressione _probabilita_, voce che dimostra la nostra ignoranza nell'analisi degli avvenimenti e delle cause efficienti che guidano _necessariamente_ i passi successivi pei quali essi accadono, non gia in modo generale, ma bensi speciale e personale a chi usa questa espressione, per cui una relazione fisica, una esposizione storica, un avvenimento futuro possano avere gradi di probabilita molto vari all'occhio delle parti diversamente informate delle circostanze, delle cause in azione, della riputazione di veracita degli autori che ne fanno testimonianza, o delle occasioni che ebbero per conoscere i fatti in questione. "La scala di probabilita, considerata nella sua maggiore lunghezza, stendesi evidentemente dall'_impossibilita_ certa dell'avvenimento considerato, alla _certezza_ che accadra. L'intervallo totale fra questi estremi, ciascuno dei quali e una completa conoscenza, trovasi occupato da gradi piu o meno alti o bassi di aspettazione o di credenza, determinati per mezzo della parziale conoscenza che ci e dato possedere, e puo essere riguardata come una unita naturale, suscettibile di essere divisa numericamente in parti frazionarie, esattamente come l'intervallo fra il punto di congelazione e quello dell'acqua bollente, sulla scala termometrica, puo essere suddivisa in parti aliquote o gradi. Realmente, non esiste una _misura_ numerica naturale di una impressione mentale, come non esiste per le sensazioni corporali; ma in ambi i casi noi siamo certi che gradi piu elevati della scala numerica possono ben rappresentare intensita piu grandi di impressioni, ed in tutti due vi sono prove che accrescimenti uguali di un certo elemento puramente ideale per l'uno, e che potrebbe essere sostanziale per l'altro, corrispondono a diversita numeriche eguali nella scala, e che l'abbondanza piu o meno grande di questo elemento _determina_ in una maniera o in un'altra il grado d'intensita dell'impressione di cui si tratta"[119]. =7.=--Il calcolo della probabilita, fondato da Pascal e via via perfezionato e svolto da Fermat, Leibnitz, Huyghens, Hudde, Halley, Buffon, Bernouilli. De Moivre, Laplace, Quetelet, ecc., applicato alla constatazione delle leggi concernenti la vita del delitto deve basarsi sul principio, che _nel processo evolutivo delle formazioni psichiche, con rispondenza in effetti integrativi o disintegrativi dell'ordine sociale, la permanenza della energia in atto, trasformandosi, conserva qualitativamente e quantitativamente la efficacia di ripresentarsi se concorrano date circostanze favorevoli_. Fissato il punto di partenza, o la stabilita effettuale della energia, ne viene logica la illazione, che la probabilita di riapparizione di certa specie di delitti non sia che _accidentalmente_ l'effetto di circostanze predisponenti, poiche, in essenza, essa riposa sull'opera costante della energia criminosa attutita o scomparsa, non distrutta. Insomma, la statistica criminale deve, prima dei calcoli numerici, accertare il fondamento dinamico del delitto o di generi di delitti; il primo quesito e questo: evvi presso il tal popolo, in tale regione la proclivita, l'attitudine, che mostrino la tale specie di _energia criminosa_ propria dei delitti di sangue, dei furti e via dicendo? La risposta affermativa non deve esser data dalle cifre se non di accordo con la nozione di cause esaminate dapprima _isolatamente_: il fatto di aumento o diminuzione di omicidi puo essere l'opera accidentale e passeggiera di torbidi politici, di brigantaggio, di conflitti locali; che direbbe mai il calcolo quantitativo al riguardo? Trasportate nei rilievi numerici le leggi statiche e dinamiche del delitto; applicate alla vita progressiva o regressiva del delitto nel tempo le norme che accompagnano le oscillazioni della coscienza individuale criminosa, ed avrete il bandolo onde percorrere, senza tema di smarrirvi, il laberinto intricato delle umane azioni in controsenso della morale e della legge. Cio facendo, pero, occorre prescindere da' singoli casi: il Quetelet, rispondendo alla dimanda, se le azioni dell'uomo morale ed intellettuale siano sottoposte a leggi, scriveva: "impossibile sarebbe il risolvere una simile questione a _priori_: se vogliamo procedere in modo sicuro, bisogna ricercarne la soluzione nell'esperienza.--Noi dobbiamo, prima di tutto, perdere di vista l'uomo preso isolatamente e considerarlo soltanto siccome una frazione della specie. Spogliandolo della sua individualita, noi elimineremo tutto cio che non e che accidentale; e le particolarita individuali, che hanno poca o nessuna azione sulla massa, si cancelleranno da se stesse e permetteranno di afferrare i generali risultati"[120]. Dello stesso Quetelet giova rammentare le infrascritte altre osservazioni: che sia difficilissimo il determinare la divisione delle forze umane e delle forze materiali che agiscono nei fenomeni; cio che di leggieri si puo vedere si e che le leggi del mondo materiale cambiano infinitamente di piu mediante le forze della natura, che per l'intervento dell'uomo _in generale_; e piu ancora, che l'azione _individuale_ dell'uomo puo essere considerata siccome sensibilmente nulla[121]. Finche trattasi di cambiamento di leggi fenomeniche io son d'accordo col Quetelet; e son d'accordo nel doversi prescindere, per i calcoli di probabilita, dai casi singoli: ma sarebbe imperdonabile errore voler esagerare la teoria sino a cancellare, nell'ordine logico delle leggi sociali, la impronta _iniziale_ e _definitiva_ dell'azione individuale. La famiglia, la societa, la nazione non sono che concetti astratti, di mero interesse logico soggettivo; di reale non evvi che l'individuo. Similmente e nella conoscenza della vita del delitto; la fase storica-sociale, in fondo, non e che il compimento della fase individuale: in sintesi essa e rappresentata dal complesso di cause accidentali temporaneamente sistematizzate da produrre, in forme costanti, l'aumento o la diminuzione della efficacia vitale della energia criminosa. L'azione delittuosa, non essendo immaginabile senza il soggetto cui inerisca, non e neppure apprezzabile se non si percepisca siccome l'effetto di _singola energia_, centro dinamico del concorso di coefficienti accidentali e causa prima in atto. Il Ferri, esaminando la influenza dei vari fattori criminosi nella determinazione del delitto, scrisse: "Quando noi assistiamo al movimento della criminalita per una data serie di anni, in questo o quel paese, con un generale ritmo di aumento o di diminuzione, non e neppur pensabile che questo dipenda da analoghe e costanti ed accumulate variazioni dei fattori antropologici e fisici. Infatti, mentre le cifre assolute della delinquenza sono assai lontane dal presentare quella stabilita, che fu molto esagerata dal Quetelet in poi, le cifre proporzionali invece sui fattori antropologici, per il concorso delle diverse eta, sesso, stato civile, ecc., nel movimento criminale, presentano in realta minime differenze, anche in lunghe serie di anni. E per quanto riguarda i fattori fisici, se con taluni di essi potremo spiegarci, come ho dimostrato altrove, le oscillazioni repentine, in epoche determinate, evidentemente pero ne il clima, ne la disposizione del suolo, ne lo stato meteorico, ne l'avvicendarsi delle stagioni, ne le temperature annuali possono aver subite nell'ultimo mezzo secolo tali cambiamenti costanti e generali, che neppur di lontano siano paragonabili all'aumento continuo di criminalita, con una serie incalzante di vere ondate del delitto, che ora constateremo in alcuni paesi d'Europa.--E dunque ai fattori sociali, a quelle "altre cause, come dice il Tarde, piu o meno facili ad estirparsi, ma di cui non ci si preoccupa abbastanza", che noi dobbiamo attribuire l'andamento generale della criminalita, anche per queste altre ragioni. Primo, che le variazioni pur verificatesi o che si possono verificare in alcuni fattori antropologici, come il vario concorso della eta e dei sessi al delitto e la maggior o minor liberta di esplosione lasciata alle tendenze antisociali, congenite o per alienazione mentale, dipendono, per rimbalzo, esse stesse, dai fattori sociali, quali sono le istituzioni relative alla protezione dell'infanzia abbandonata, al lavoro industriale dei fanciulli, alla partecipazione delle donne alla vita esterna e commerciale, ai provvedimenti di sicurezza preventiva o repressiva sulla segregazione degli individui pericolosi e via dicendo: e sono percio un effetto mediato degli stessi fattori sociali. Secondo, perche, prevalendo questi fattori sociali nella delinquenza di occasione e per abitudine acquisita, ed essendo queste il contingente piu numeroso della criminalita totale, e chiaro come ai fattori sociali spetti in maggior parte l'andamento di rialzo o di ribasso, segnato dalla delinquenza in una lunga serie d'anni. Tanto e vero questo, che, mentre i maggiori reati, specie contro le persone, che rappresentano cioe in prevalenza la delinquenza congenita e per alienazione mentale, offrono una costanza di ritmo, veramente straordinaria, con lievi aumenti e diminuzioni, il movimento generale della criminalita, invece, prende la sua fisonomia da quei piccoli ma molto numerosi reati contro le proprieta, le persone, l'ordine pubblico, che piu hanno l'indole occasionale, e, quasi microbi del mondo criminale, piu direttamente dipendono dall'ambiente sociale"[122]. Innanzi discorremmo della influenza esercitata dalle necessita sociali sul delitto. La societa, comunione di beni e di mali tra gl'individui che ne partecipano, e la fonte delle condizioni e dei moventi alla criminalita; e il terreno in cui germina il microbo del delitto. Grande errore, peraltro, sarebbe confondere il terreno adatto alla cultura con la forza germinativa del seme in esso sparso. Il fattore sociale e secondario in paragone del fattore antropologico; l'evento criminoso e effetto psichico dell'individuo, fuori la sfera del quale le leggi dinamiche non rientrano piu nella serie dei fenomeni umani, ma nella serie dei fenomeni materiali. E per l'individuo e con l'individuo che le forze, fisiche o sociali che siano, si compongono e si unificano in formazioni psichiche coscienti; il delitto e una di queste formazioni. Il che, altresi, e dimostrato dall'argomento, che l'estremo del danno, privato e pubblico, prodotto dalle nostre azioni, attinge il carattere di punibilita, o di ragione di mera risarcibilita civile, dall'elemento soggettivo del fatto. Dunque, sia come genesi dinamica, che come effetto di nocumento, nella criminalita e in prevalenza il fattore individuale antropologico sul fattore sociale. Le quali osservazioni smentiscono in parte le conclusioni a cui il Ferri e pervenuto. =8.=--Dall'individuo alla societa, dalla societa alla storia, la vita del delitto, con ritmo statico e dinamico di aumento e di diminuzione, con effetti ora integrativi dei processi di squilibrio psicofisico ed ora dissolutivi della personalita, permane con costanza di organizzazione e di effetti. La statistica, nel significato di scienza e di metodo, ha il fine di apprestarci i dati numerici e le leggi onde conoscere i processi vitali del delitto nei limiti di spazio e di tempo: perche ella vi riesca, non deve trascurare due cose: _a_) il significato logico da attribuire al calcolo di probabilita degli avvenimenti criminosi; _b_) i termini delimitativi di cotesto calcolo. Laplace disse: la probabilita e relativa in parte alle nostre conoscenze ed in parte alla nostra ignoranza.--Ed, inoltre, spiego: "tutte le nostre conoscenze non sono che probabili; e nel piccolo numero delle cose che noi possiamo sapere con certezza, nelle medesime scienze matematiche, i principali mezzi di pervenire alla verita, la induzione e l'analogia, si fondano su probabilita."[123]--Forse con piu esattezza, il nostro Mario Pagano osservo: "Il regno della probabilita e confinante con quello della certezza, ma e diviso da quello. La massima probabilita si ha per certezza, ma e distinta da quella. Nelle probabilita la mente non vede ne intuitivamente la verita, ne per necessaria dimostrazione, ma per congettura, la quale, piu o meno, si puo avvicinare alla dimostrazione. In questa la mente intuitivamente vede la necessaria connessione della media idea cogli estremi della proposizione, onde conchiude la necessaria connessione dei due estremi"[124]. Ritenuto, che il grado di probabilita degli avvenimenti percepibili sia in ragione degli argomenti concorrenti ad aumentare in noi la possibilita dello stato di certezza, si conclude che quanto piu cotesti argomenti poggino su nozioni inconcusse di principi e di leggi affatto naturali, altrettanto debbono influire a fermare in noi il convincimento logico di certezza degli avvenimenti. Nei dati statistici criminosi il calcolo di probabilita deve, innanzitutto, fondarsi sulla conoscenza delle leggi psicologiche, individuali e collettive, del processo evolutivo e dissolutivo dell'evento del delitto; la quale conoscenza ci agevolera il lavoro di rilevazione dei dati e ci facultera alla migliore scelta comparativa degli stessi. Ne basta: la probabilita deve estendersi tra due limiti estremi di conoscenza; il primo, soggettivo, consistente nella nozione sintetica delle leggi proprie della _energia criminosa_; il secondo, obbiettivo, consistente nelle prescrizioni della legge penale, racchiudenti la semplificazione delle differenti specie di delitti. Ma, perche si ottemperi a tutto cio, la statistica criminale, invece che attenersi alla legge o, meglio, ai mezzi dei grandi numeri, deve aver cura di compiere le sue osservazioni sul cumulo dei casi studiati con i lumi o con i criteri desunti dalle leggi della psicologia criminale. L'aumento o la diminuzione per questo o quel motivo sociale e scevro di valore scientifico, se non si conosca l'azione dinamica del motivo sulla genesi e la organizzazione vitale e permanente del delitto nell'ambiente sociale o storico. E desiderabile, quindi, tra i mezzi pratici usati dalla statistica, di aggiungere un giudizio definitivo o sintetico del _perche_ del delitto e del _come_ siasi venuto producendo nel prevenuto: accio, raccogliendo dopo un periodo di tempo tutti cotesti giudizi, si abbia la cognizione della equivalenza psichica e sociale dei fattori dinamici del delitto, e si scovrano le leggi onde la energia criminosa permane organicamente vitale attraverso le forme sociali e storiche. =9.=--E da aggiungere, oltre a cio, che, nella pratica, le norme della psicologia criminale generale riuscirebbero insufficienti ad illuminare il lavoro statistico: la relativita abbastanza nota del modo onde, in luoghi assegnati, il delitto funziona, ci apprende che, per ottenere risultati statistici probabilmente esatti, occorra conoscere, in precedenza e bene, la psicologia criminale _etnografica_ della regione sulla quale cadono le nostre ricerche. E qui opportuno ricordare due osservazioni del Quetelet: la prima, che le piante e gli animali sembrano, come i mondi, obbedire alle leggi immutabili della natura, e queste leggi si verificherebbero senza dubbio colla stessa regolarita per gli uni e per gli altri, senza l'intervenzione dell'uomo, il quale esercita sopra se stesso e sopra tutto cio che lo circonda una vera _azione perturbatrice_, la cui intensita pare svolgersi in ragione della sua intelligenza, ed i cui effetti sono tali, che la societa potrebbe non rassomigliarsi piu in due epoche diverse[125];--la seconda osservazione e, che l'uomo, in societa, sia l'analogo dei centri di gravita dei corpi; esso e la media intorno a cui oscillano gli elementi sociali; sara, se vuolsi, un essere fittizio pel quale le cose tutte accadranno in conformita dei risultati medi ottenuti per la societa[126]. L'uomo e forza perturbatrice dell'imprescindibile funzionamento delle leggi di natura, ed e altresi il centro di gravita dei fenomeni sociali. Dunque il primo e principale compito della psicologia criminale etnografica e di esaminare la _genesi e lo svolgimento del processo di perturbazione della energia criminosa considerata centro di gravita di elementi sociali omogenei in data localita_. Il detto compito e complesso e si risolve negli infrascritti doveri: _a_) esatta descrizione della regione scelta ad esaminare; rilievo di tutti i dati fisici che hanno relazione col fenomeno del delitto; _b_) rassegna dei costumi, delle credenze, dei pregiudizi, che influir possono a generare e ad aggravare i moventi criminosi; _c_) rilevazione delle principali note antropometriche in massa secondo la eta, il sesso, le condizioni sociali ed economiche; _d_) apprezzamento delle qualita _anomale_ ed _atipiche_, ereditarie o transitorie. Dopo coteste notizie di fatto, si ha l'obbligo, servendosi di nozioni psicologiche, di attendere a considerazioni, affatto soggettive, sulle persone, con l'assodare il grado medio di sensibilita generale, di coltura, di proclivita a credenze etiche, a principi di progresso, ad abiti di civilta. L'ultima specie di considerazione mette capo al dettame spenceriano, che la morale non sia che adattamento alle buone abitudini, e deve reputarsi il concetto sintetico delle qualita psichiche individuali e collettive, poiche quanto appartiene alle nostre facolta affettive e volitive presuppone il fondamento della sensibilita e della intelligenza. Compiuto il lavoro di analisi, si passera a fissare, con ordine regolato da vedute scientifiche, le specie di tendenze criminose locali, compartendo la serie dei delitti in categorie generali; ad esempio: _a_) delitti contro la persona (fisica e morale); _b_) delitti contro la proprieta (semplici o aggravati); _c_) delitti appartenenti alla vita morale e fisica di relazione (violazioni della fede pubblica e privata, della liberta, del buon costume, ecc.). Estimandosi le tendenze criminose, si avra cura di rammentare quel che si debba alla costituzione organica e psichica, alla tradizione di credenze, usi e pregiudizi, alle peculiari anomalie e, segnatamente, alle piu abituali passioni pel giuoco, per l'alcool, e via dicendo. Lo statista--volendo, in ultimo, tirare delle leggi di _stato_, della criminalita, o di _sviluppo_--si avvedra, che gli elementi numerici sono, in concreto, l'indice, oscillante ma indicativo, della genesi ed evoluzione della vita del delitto nelle tre fasi, individuale, sociale e storica. Adempiendo a questo intento, egli apprestera alla nostra disciplina il sussidio numerico del calcolo, ossia avvalorera le sue leggi con dati probabili si, ma che rendono meno astratte e piu reali le nostre conoscenze. CAPO XIII. Teoria dinamica della Imputabilita. 1. Equilibrio interno ed esterno delle forze; l'idea ed il sentimento di giu. stilla.--2. Che cosa s'intenda per _principio di causalita_.--3. I tre concetti onde risalta la imputabilita; intento della psicologia criminale.--4. I due problemi fondamentali della imputabilita, quello etico e quello del determinismo giuridico: significato e contenuto della morale positiva.--5. La _necessita effettuale_; il determinismo organico o determinismo vitale; conseguenze rispetto alla imputabilita.--6. Svolgimento della teoria dinamica del dolo.--7. Dovere, in pratica, di attenersi agli elementi propri del _dolo specifico_ di ciascun reato.--8. Dottrina del _temperamento_.--9. I due metodi per la indagine del dolo; il metodo obbiettivo.--10. Il metodo subbiettivo: principio fondamentale della _induzione_; tentativo d'una logica della psicologia.--11. Norme imposte al giudice nella indagine del dolo.--12. La prova del dolo nei processi indiziari; la _ipotesi_ del fatto imputabile.--13. Teoria della _colpa_.--14. Psicologia della _prevedibilita_ nella colpa.--15. La _disattenzione_ e la colpa.--16. Teoria del _caso_. =1.=--Il delitto, abbiamo dimostrato, e, nel ritmo composto dell'aggregato dinamico sociale, un centro di attivita con moto divergente, ossia con azione disturbatrice dell'armonia delle forze consociate pel comune scopo di progressivo benessere. Abbiamo eziandio accennato alla verita del principio spenceriano, che la coesistenza universale delle forze antagoniste, che produce l'universalita del ritmo e la decomposizione di tutte le forze in forze divergenti, rende anche necessario l'equilibrio definitivo. Per meglio comprendere le conclusioni, alle quali perverremo, dobbiamo ricordare talune verita chiaramente svolte dallo stesso Spencer: che, cioe, "quei fenomeni, che chiamiamo, subbiettivamente, stati di coscienza, sono obbiettivamente modi di forza: che una certa quantita di sentimento corrisponde a una certa quantita di moto: che il compimento di un'azione corporea qualunque e la trasformazione di una certa quantita di sentimento nell'equivalente quantita di moto; che quest'azione corporea lotta con varie forze e viene impiegata per vincerle; e in fine, che cio che rende necessaria la ripetizione frequente di quest'azione e il frequente ritorno delle forze che da quest'azione devono esser vinte. Percio l'esistenza in un individuo di stimoli emozionali, che siano in equilibrio con certe esigenze esterne, e alla lettera la produzione abituale di una porzione specializzata, di energia nervosa equivalente a un certo ordine di resistenze esterne, che essa abitualmente incontra. Cosi l'ultimo stato formante il limite, verso cui l'evoluzione ci conduce, e uno stato in cui le specie e le quantita di forze mentali ogni giorno prodotte e trasformate in movimento sono equivalenti ai diversi ordini e ai diversi gradi delle forze ambienti che lottano con questi movimenti o sono con essi in equilibrio"[127]. Ritenuto, che il delitto sia un centro di attivita perturbatrice dell'ordine sociale, esso rappresenta un'azione divergente dallo stato o intento di equilibrio definitivo al quale volgonsi le azioni degli individui, siccome ad ultima meta dei loro sforzi per procacciarsi il miglior bene desiderabile. Indi e che, per naturale legge dinamica, all'azione perturbatrice del delitto debba contrapporsi la reazione della collettivita; il che avverra con quei modi che comporta il grado di progresso sociale, secondo la necessita di soddisfare bisogni conformi allo stato della umana coscienza etica e giuridica. Avvisata soggettivamente, cotesta umana tendenza alla integrazione dell'equilibrio sociale ha dato origine al primitivo sentimento ed alla prima idea di giustizia; cio che e avvenuto per l'affermazione dell'istinto di egoismo contemperato dalla consapevolezza di limitazione della liberta propria a garanzia della liberta altrui. "L'affinita, la vite, la psiche--scrive Ardigo--scaturiscono dalle stesse forze onde esistono i loro soggetti; e ne rappresentano la risultante, che, come tale, si distingue specificamente dalle forze producenti medesime. E cosi la giustizia scaturisce dalle stesse autonomie prepotenti degli individui, ed e la _specie distinta di essere_ risultante naturalmente dal loro contemperarsi insieme"[128].--E lo Spencer: "e chiaro che il sentimento egoistico della giustizia e un attributo subbiettivo, il quale corrisponde a quella esigenza obbiettiva che costituisce la giustizia, l'esigenza, cioe, che ogni adulto riceva gli effetti della propria natura e conseguente condotta. Perche, se tutte le facolta non hanno liberta di esercitarsi, questi effetti non possono essere ottenuti ne sofferti, e se non esiste un sentimento, il quale favorisca la conservazione di un campo adatto a questa liberta, il campo sara invaso ed il libero esercizio delle facolta sara impedito"[129]. =2.=--Chi desideri approfondire i concetti su esposti, vedra che la loro origine sia il principio di _causalita_, immanente in tutte le nostre cognizioni.--Per principio di causalita vogliamo intendere la sintesi di due termini: d'una idea di _successione_ di piu fenomeni, e d'un rapporto di _necessita_ pel passaggio dall'uno all'altro fenomeno. Non disputiamo, che non sarebbe il luogo, se il _principio di causalita_ derivi dall'osservazione puramente sensibile della costante vicissitudine delle cose (Locke): ovvero se non sia che semplice rapporto di successione da noi riguardato costante in virtu del ricordo e dell'associazione delle idee (Hume); o se appartenga alla interna potenza degli atti di coscienza, ossia alla volonta (Maine de Biran); o se, lungi dall'essere un prodotto empirico, sia uno degli elementi constitutivi, uno dei principi della nostra facolta di conoscere, una delle _categorie_ (Kant): per noi, com'e detto, nel principio di causalita deve entrare un elemento sensibile, la successione, ed un elemento soggettivo sorto dalla certezza sperimentale intorno alla conservazione della energia attraverso le trasformazioni dei fenomeni; il che importa che questa conservazione, a condizioni date, produce costantemente dati effetti, e che l'elemento soggettivo o rapporto causale tra le cose sia _necessario_. =3.=--Nella parola _imputabilita_, generalmente, non si suol vedere che il significato giuridico, quantunque questo significato abbia per presupposto il senso logico di relazione di causa e di effetto. L'agente, si dice, fu causa del maleficio; dunque egli deve esserne imputato. Chi, peraltro, spinga innanzi l'esame, vedra che il nesso causale suppone, alla sua volta, il concetto di _necessita_, il quale racchiude due termini, l'uno logico e soggettivo, e l'altro obbiettivo. Il termine logico si converte nel noto principio di contraddizione, che cio che e non puo non essere; il termine obbiettivo si identifica nella legge universale della conservazione della forza e della materia, ossia nella legge della sostanza, secondo la teoria di Haeckel. Laonde nella imputabilita conviene distinguere: _a_) un concetto fondamentale dinamico, che si converte nell'equivalente reale dell'energia criminosa; _b_) un concetto logico, di necessita di causa e di effetto; _c_) un concetto giuridico, di sanzione legale, che attribuisce all'autore del fatto punibile la responsabilita delle conseguenze. La psicologia criminale, occupandosi della genesi dell'imputabilita, ha l'obbligo di far principio dall'elemento fondamentale dinamico, dal quale, pel processo evolutivo, i coefficienti psicofisici mano mano si determinano, a cominciare dalla efficacia del motivo infino agli atti della volizione e dell'azione. I seguaci della scuola antropologica o, in genere, dell'indirizzo positivo del diritto penale, ritengono che la repressione del reato sia coonestata dal dovere di difesa sociale; ma donde il dovere di difesa se non dalla necessita naturale di ristabilire quell'equilibrio di energie collettive turbato dall'azione anomala del delinquente? Il delitto disintegra o tende a disintegrare l'aggregato; la legge repressiva si sforza di reintegrarlo. Cio--nel ritmo della vita sociale--non e che contrasto od antagonismo di forze con tendenza all'effettuazione di equilibrio definitivo. La energia criminosa, ritraendo della genesi di stato psicofisico di esquilibrio, rompe l'armonia funzionale dell'organismo collettivo: la legge, prevedendo i tristi effetti, e sollecita di apprestare il rimedio; il che si converte in minaccia di pena contro l'autore del fatto, ossia in sanzione legale di quella imputabilita che ha la origine naturale e logica nella esplicazione della energia criminosa. =4.=--Le esposte idee ci richiamano a meditare su due problemi, che sono base della imputabilita; il problema etico dei principi direttivi dell'umana condotta, ed il problema del determinismo giuridico. Bandito dalla scienza positiva l'indirizzo dualistico, ed accettata la concezione monistica unitaria, anche la scienza della morale, informata al principio di relativita, si e liberata dalle astrazioni trascendentali metafisiche, restringendosi alla constatazione dei rapporti esigibili tra i componenti l'umano consorzio. "Spetta al secolo XIX--scrive il Morselli--il vanto di avere concepita e formata una morale empirica o scientifica, indipendente, utilitaria, trasformistica, sociologica, ossia naturale ed umana nel vero significato dei termini. _Empirica_, perche trae i suoi principi unicamente dalla esperienza, al pari d'ogni altra disciplina scientifica; _indipendente_, perche si e liberata dal giogo che le avevano imposto le religioni ed ha acquistata piena autonomia; _utilitaria_, perche prende di mira unicamente il bene che e poi l'utile collettivo, e a questo dirige e prescrive la condotta dell'individuo, non senza dimenticare il vantaggio dello svolgimento delle attivita individuali; _trasformistica_, perche si risolve in uno sviluppo di sentimenti che non mancano nell'animalita inferiore e portano nell'uomo soltanto la impronta di essere resi coscienti a causa del loro rappresentarsi all'intelletto; infine, _psico-sociologica_, perche desume l'esistenza del senso etico dall'analisi degli elementi costitutivi della natura umana, cosi nell'individuo come nella specie e razza"[130]. =5.=--Non piu, quindi, l'idea del bene, del dovere, della responsabilita morale, alla dipendenza da concezioni trascendentali di ordine o religioso o metafisico; ma insita alla natura umana, alla immanenza dei fattori naturali di cui questa e il risultato; non difforme dalla produzione di fenomeni causati dalle leggi della dinamica universale. La _necessita effettuale_ non e la fatalita delle umane azioni, che queste non sono preordinate da entita estranea al corso spontaneo delle cose, ma obbediscono al processo evolutivo di permanenza delle energie attraverso le successive forme esteriori. Niuno dubito che i fenomeni fisici e chimici fossero il risultato di leggi che, a condizioni uguali, dessero luogo ad identici effetti: Claudio Bernard dimostro, che cio dovesse eziandio ritenersi pel determinismo organico o determinismo vitale, proclamando, che conoscere il numero e l'ufficio di tutte le funzioni organiche, tale e il punto di partenza del determinismo, ed il suo punto di arrivo e che l'armonia la piu rigorosa sia anche la legge delle cose della vita: perche non dovrebbe il medesimo principio spiegarci i fenomeni psichici, che degli organici hanno la identica origine dinamica?--Quest'ultima verita sperimentale contiene e riassume la dottrina da noi fin qui svolta intorno all'evento psichico del delitto; ed abbiamo voluto esplicitamente enunciarla, perche essa modifica di molto quanto gia ritenemmo e propugnammo altrove circa il fondamento etico della imputabilita[131]. =6.=--Alla dottrina della imputabilita appartiene la teorica del _dolo_ e della _colpa_. Ne parleremo nei limiti richiesti dal nostro assunto esclusivamente psicologico; cio che faremo riferendo quello che scrivemmo parecchi anni or sono, e che, meno per alcuni concetti ed opinioni meglio svolti e corretti, resta tuttavia, in chiara sintesi, a delineare la teorica dinamica ampiamente esplicata in questo libro. Nella dottrina del dolo--noi scrivemmo--[132] debbono concorrere: _a_) un fattore iniziale; _b_) un fattore psicologico; _c_) un fattore fisio-psicologico; _d_) un'attivita cosciente. Qualunque forza in azione ha un principio ed un fine; un prima ed un poi. Il principio e dato dall'azione impulsiva di altra forza con cui si e in contatto; il fine dall'esaurimento dell'energia, o dell'attitudine in atto. Quando, dunque, diciamo _fattore iniziale_, vogliamo intendere la nozione complessiva del movente, cui si e passivo, e della efficacia impulsiva esercitata sulla nostra forza. Da questo momento comincia il processo di trasformazione della energia passiva in energia attiva dell'io; il tempo, che vi occupa, e maggiore o minore a seconda la maggiore o minore attitudine _qualitativa_ del movente rispetto alla nostra forza ed al grado di resistenza determinato o da precedente nostra conformazione o da stato transitorio poco conforme all'adattamento circa l'azione dello stimolo. Anzi, succede che, se lo stimolo agente e interno, l'adattamento e piu agevole, perche tutto cio che si presenta coi caratteri o di sentimento o di idea partecipa di gia sostanzialmente con la natura della nostra psiche; non essendo logico concepire, che una forza si determini in dato effetto senza che ne abbia conformita di attitudine. L'azione o la _efficacia_ d'un'idea, come diceva il Romagnosi, sulle nostre facolta psichiche ha tutti i caratteri impulsivi degli stimoli esterni: mentre, per questi, il periodo iniziale e la sensibilita fisica, per l'idea e il sentimento (o il _tono sentimentale_): la differenza e nel momento evolutivo della energia in atto; ma le due forme di agenti si identificano nella passivita psichica. Ed e facile capire che, avuto lo stimolo, si e stabilita una relazione o di accordo o di opposizione tra due energie, le quali o tendono ad equilibrarsi, o si collidono: nel primo caso la risultante ha maggiore vigore e si converte nella intima soddisfazione, che e il grado primo del _piacere_; nel secondo caso, o l'impulso vince, e si ha il primo grado della _coazione psichica_; o e vinto, e la _spontaneita_ di facolta si converte in attitudine all'azione. La coscienza di questi primi stadi dell'attivita psichica e sottoposta a delle restrizioni notabili: se l'impulso viene dall'esterno, dobbiamo distinguere se appartenga e formi parti dell'ambiente in mezzo a cui viviamo, ovvero se sorga isolatamente da accidentalita di relazioni; nella prima ipotesi, la trasformazione di energia avviene a nostra insaputa, inconsciamente; nella seconda ipotesi, ci e dato accorgercene quando altro stimolo simultaneo non ci preoccupi l'attenzione. E la coscienza, ridestandosi, non fa che notare il nesso di _tempo_ o di _successione_ tra la esistenza esterna dello stimolo e la esistenza interna; il che e dato dalla cosi detta percezione sensitiva, intesa nel significato di affermazione della esistenza di un certo che estraneo al nostro organismo e che col medesimo si e messo a contatto. Se lo stimolo e interno, ovvero nasce da idea prevalente sulle rimanenti, le quali nella simultaneita mentale si addimostrano, bisogna eziandio distinguere se essa idea sorga nuova, ovvero abbia dei lontani germi in idee precedenti: nella prima ipotesi, la sua efficacia puo essere minima o massima a seconda l'indole o natura speciale che la distingue e la rende conforme alla serie delle idee e dei sentimenti con cui si connette nello stato attuale interno; nella seconda ipotesi, la efficacia e piu forte, perche l'origine latente, cui si riattacca, risulta a maggiore qualita di adattamento alla nostra psiche, ed a maggiore facolta di resistenza con le idee concomitanti e che hanno tendenza di prevalere. La coscienza, in questa duplice ipotesi, e in ragione non solo del grado dello stimolo, ma dei precedenti stati di abitudine: poiche, se le idee stimolanti, o idee consimili, abbiano altra volta fatta apparizione nel mondo psichico, la coscienza, essendosi alquanto adattata passivamente, e meno atta a sorprendere il nuovo stato transitorio della interna attivita: ma, se la idea e nuova, la coscienza ne avverte di piu la presenza o ne sopporta l'azione. Nei descritti fatti, oltre che aver delineato il fattore iniziale del dolo, abbiamo anche compreso il fattore fisiologico ed il fisio-psicologico. Si comprende, in vero, che nel fatto complesso della coscienza, con significato il piu ordinario a concepirsi, lo stato fisiologico dell'individuo e il primo dato permanente di qualunque interna modificazione. E se abbiamo distinto il fattore fisiopsichico, cio e per indicare il momento di passaggio dallo stadio della passivita, esterna o di percezione sensitiva ed interna o di sentimento, allo stato di attivita cosciente od incosciente. Arrivati a segnalare l'apparire della coscienza, adempiremo l'assunto di studiare la sua attivita nei diversi gradi onde suole funzionare. La efficacia dello stimolo, attuatasi, addiviene _motivo_; vale a dire partecipa l'azione meccanica o dinamica all'io, mettendolo in grado di agire in un modo ovvero in un altro. La coscienza, a questo punto, passa dallo stato di quasi passivita al primo stadio di attivita: poiche le energie concorrenti, di idee e di sentimenti, si attuano con speciale direzione e mostrano gia di essere indirizzate a determinato sogno. Se il simultaneo sorgere di qualche altro stimolo non viene o a frenare, reagendo, o a rivolgere altrove l'attivita iniziale, il primo motivo si trasforma in impulso vittorioso, ed alla mente si rappresenta, non gia con i caratteri di agente o di stimolo, ma di _fine_ ultimo da raggiungere, siccome meta dell'azione. La mente, usando della sua _razionalita_, vede il nesso _causale_ fra il carattere d'_impulso_ del motivo e quello di _fine_, e _delibera_ se dar corso all'attivita iniziata, ovvero arrestarne la tendenza. Ed in che modo cio puo avvenire? Nella collisione delle energie dei motivi comprendesi che la prevalenza e di chi abbia maggior forza; ma non e cosi nel rapporto tra il motivo e la psiche. Il motivo, di qualunque origine e natura, non ha che efficacia dinamica; nella psiche evvi, per di piu, energia _razionale_, cioe consapevole dei propri atti, o tale da seguire il corso di qualsiasi spinta, con la coscienza di finalita. E qui, veramente, il problema psicologico, e noi non ne sappiamo dare che la dimostrazione per analogia con le restanti forze naturali. Come l'_affinita chimica_, la forza _vitale vegetale_ e la _vitale animale_ diconsi prevalere ciascuna in un piano particolare di esistenza, similmente nei fenomeni umani la forza razionale e la predominante nel grado piu elevato di funzione psichica, e quella che, ritraendo del risultato quantitativo delle coefficienze di energie concorrenti, si spiega nell'attivita di funzione circa la scelta di mezzi, i quali debbono procacciarle la soddisfazione di un bisogno. Insomma, il _motivo_ comunica alla psiche la energia meccanica; ne ritrae il carattere di _razionalita_: dapprima agisce da impulso, poscia acquista la natura di _scopo_ e rientra nella sfera di spontaneita di elezione. Si comprende che, a questo punto, la _determinazione_ comincia ad addivenire necessaria, obbedendo alla _causalita_ del fine, la cui efficacia ideale assorbisce l'attivita e ci trasporta alla esecuzione del proposito, ovvero all'uso dei mezzi prescelti. Riassumendoci, diciamo, che nel _dolo_ vi e la sintesi delle facolta psichiche dirette a divisato scopo; la quale sintesi consta: _a_) di un _motivo_ convertibile in _iscopo_; _b_) di una _scelta_ di mezzi adatti all'azione; _c_) di una _determinazione_ ad agire. Ai quali fattori occorre aggiungere, che, quantunque lo scopo, talfiata, sia conseguibile per le vie legali, la immoralita dei mezzi e sempre intrinsecamente riprovevole e percio causa di sanzione penale. Ond'e che il dolo puo definirsi: _La determinazione Ai scelta di mezzi rivolti a fine criminoso_. Dico _determinazione di scelta_ per segnare il vero momento psicologico in cui la passivita mentale si trasmuta in attivita cosciente, cioe nel vedere, misurare ed eleggere quei mezzi, i quali, in se medesimi, contengono la prova della deliberazione, o inclinazione a raggiungere un fine piuttosto che un altro; ossia di correr diritto, per esempio, alla soddisfazione del desiderio di vendetta, piuttosto che attenersi alla garentia della legge, per vedersi fatta giustizia di qualche offesa ricevuta. Dico, inoltre, _mezzi rivolti a fine criminoso_, per esprimere, non solamente la natura della deliberazione, ma eziandio la qualita dei detti mezzi, ed il fine speciale cui sono indirizzati perche servissero ad effetti imputabili penalmente. Trovo del Nani la seguente osservazione degnissima di essere ricordata: "La determinazione della volonta dipende dall'agire la medesima per un principio intrinseco della sua attivita e dall'avere una forza elettiva regolatrice delle sue operazioni, per cui fra gli oggetti rappresentati dall'intelletto siasi scelto quello che si poteva rifiutare. L'intelletto e quella facolta con l'uso della quale si conoscono e si distinguono le qualita assolute e relative di piu oggetti, si scuopre la loro convenienza o disconvenienza, e colla istituita comparazione tra le diverse conseguenze, che ne risultano o possono risultarne, si viene a deliberare sulla preferenza dei motivi in vista di cui la volonta si determina piuttosto all'un oggetto che all'altro"[133]. Come vedesi, alla mente del Nani non sfuggiva punto l'intrinseco principio attivo della volonta in correlazione della forza elettiva o della funzione dell'intelletto di deliberare sulla preferenza dei motivi; il che, in complesso, adombra l'odierna teorica dinamica della energia criminosa, completata dall'applicazione della legge della conservazione delle forze e della prevalenza qualitativa e quantitativa di una energia sulle altre concorrenti alla formazione dei fenomeni della natura. =7.=--Fin qui secondo quello che, come ho detto, ebbi a scrivere parecchi anni or sono. Nondimeno, son di avviso, che la dottrina del dolo, enunciata nelle linee generali o in termini di principi teoretici, nella pratica non abbia che valore molto relativo. Se ne accontentera lo scienziato, ma il giudice non ne avra nessun giovamento; anzi potrebbe, ne e raro il caso, esser per lui motivo di difficolta ed incertezza quando volesse farne scrupolosa applicazione ai fatti sui quali debba dare il giudizio. Invece, tornera utilissimo prescindere dalle nozioni puramente dottrinarie intorno al dolo in genere, ed approfondire l'analisi delle qualita e degli elementi propri di questo o di quel dolo specifico; vale a dire dedurre i coefficienti psicofisici di ciascun evento soggettivo criminoso dal genere e dall'indole di ogni singolo delitto. E non basta. Alla stessa guisa che in medicina, cosi in tema di imputabilita, piu che fissarsi alle norme generali scientifiche, molto giova osservare e curare l'individuo. Nella disparita irreducibile, perche eminentemente mutabile, di qualita psicofisiche individuali, l'obbligo del giudice e di non dipartirsi dalle accidentalita di fatto e dagli elementi soggettivi che lo prepararono e lo causarono. Pero, siccome con l'abbandonarsi, egli, ai mutabili ed indefiniti concetti accidentali, molto facilmente incorrerebbe nel sistema d'una casistica pericolosa, stimiamo porre dei limiti alle indagini, noti, non che per le nozioni finora svolte, per le osservazioni che aggiungeremo. =8.=--Il fondo psicofisico o soggettivo dell'individuo e racchiuso nella specie del suo _temperamento_. Gli antichi ne compresero l'importanza e si adoperarono, con teorie e distinzioni a sufficienza esatte, di delinearne il concetto scientifico. Il Wundt osserva, che "cio che l'eccitabilita e per rapporto alla sensazione sensoriale, e il temperamento per rapporto alla emozione ed all'istinto. Noi possiamo discernere una eccitabilita permanente e, in ricambio, delle oscillazioni continue di questa eccitabilita; parimenti, il temperamento apparisce, si manifesta sia come permanente, sia sotto forma di accessi variabili, i quali possono dipendere da cause esterne ed interne"[134]. Il temperamento e la risultante di fattori individuali; non e solo la somma di questi fattori, ma la caratteristica che investe e dirige le nostre tendenze e le facolta ad agire in quel modo onde l'una azione dall'altra e differenziata. Il Behier avvertiva di doverci guardare dal confondere il temperamento con la costituzione e la idiosincrasia. Son tre espressioni che soglionsi scambiare, perche esprimono insieme uno stato generale dell'economia; ma la parola _temperamento_ esprime la predominanza d'un sistema funzionale sugli altri; esso puo ben avere della influenza sulla costituzione; questa, pero, offre dei tratti speciali. Per costituzione deve intendersi lo stato generale che risulta dall'azione collettiva dei differenti atti dell'economia e nel quale l'influenza del temperamento entra per la sua parte. L'idiosincrasia, al contrario, e una disposizione generale, che determina una tendenza particolare, piu o meno accentuata, a contrarre o ad evitare tale o tal forma patologica. Il temperamento, la costituzione, verisimilmente, concorrono al suo sviluppo; ma questo e affatto ipotetico, e, al di fuori di queste due ultime influenze, si ritrova la idiosincrasia, che noi non possiamo in verun modo riconoscere _a priori_, che giudichiamo per i suoi risultati sovente si straordinari e costituenti un fatto la cui causa ci e interamente sconosciuta. =9.=--Il fatto imputabile e noto al giudice in forma o espressione sintetica. Egli non lo conosce che per quanto gli vien riferito per testimoni o gli e appreso per documenti. Come fara ad estimarne le circostanze, onde risalire alla conoscenza della esistenza, qualita e quantita del dolo? Il giudice ha dinanzi a se due metodi, dei quali debba servirsi: l'uno obbiettivo, l'altro subbiettivo. Il metodo obbiettivo consiste nella raccolta ordinata di tutte le circostanze, che precedettero, accompagnarono e seguirono il fatto delittuoso; nel fissare il motivo od i motivi, i quali agirono a suscitare il desiderio o la spinta dell'azione, il grado approssimativo di importanza del motivo o dei motivi medesimi, nonche le prove apparenti onde il soggetto ebbe a dimostrare di averne risentiti gli effetti. I precedenti del delitto sono riducibili alle cause, o permanenti ovvero occasionali, di nuovi rapporti interceduti tra l'autore del fatto e chi ne fu la vittima; tra lo stato psichico dell'agente, prima che in lui si destasse il desiderio o la spinta al mal fare, ed il tempo in cui l'interno mutamento si verifico; tra il primo impulso criminoso e la serie degli atti esterni rivelatori della lotta sostenuta per schivare od evitare il delitto; tra il grado di efficacia del motivo o dei motivi e la energia criminosa addimostrata nel momento dell'azione. Le circostanze concomitanti formano il cumulo degli argomenti per stabilire, non che il genere e la specie del delitto, la prova di _relazione causale_ tra il motivo od i motivi e l'azione; cio che induce la mente a ravvicinare i due punti estremi del decorso storico del delitto, il momento della genesi soggettiva del proposito ad agire in controsenso alla legge, ed il momento in cui la interna energia si appalesa nell'attivita esterna. In fine, le circostanze susseguenti al fatto, tuttoche sovente non abbiano interessante relazione con gli atti incriminabili, debbono, nondimeno, ben investigarsi, perche possono essere indizi o prove sicure di cio che il delinquente ha voluto conseguire col suo operato. Si ricordi, che nel processo logico del delitto il _motivo_ ad agire si trasforma in _intento_ dell'azione; di guisa che la prova del fine d'una serie di atti interni ed esterni e per noi il materiale logico per non smarrire la via nel risalire, dall'ultimo atto operato, alle prossime e lontane cagioni che ci spiegano il perche ad agire. =10.=--Il metodo subbiettivo poggia sull'uso della _induzione_ aiutata dallo sforzo di connettere le proprie rappresentazioni del fatto alla serie delle circostanze storiche dello stesso. La induzione--e chi lo ignora?--ha la base sul principio di uniformita dei fenomeni della natura; il che avviene, non soltanto in senso generale, ma eziandio particolare, nel senso cioe, secondo Bain, che nella uniformita della natura vi hanno delle categorie le quali sono, per dir cosi, radicalmente distinte l'una dall'altra: di guisa che la espressione _legge della natura_ dev'essere considerata come l'equivalente di due affermazioni: 1^o che la natura sia uniforme; 2^o che questa uniformita comprende un gran numero di uniformita distinte[135]. Il Bain, in applicazione dei principi generali deduttivi ed induttivi, volle gettare le fondamenta d'una logica della psicologia; ed egli credette di adempiere l'assunto esaminando il problema degli attributi dello spirito, quello dell'unione costante dello spirito e del corpo, e degli aspetti sotto cui si presenta ogni fenomeno dello spirito; per indi trascorrere all'esame delle proposizioni psicologiche, dei metodi logici della psicologia e della logica della scienza del carattere[136]. Il tentativo, secondo me, rimase incompleto, perche il contenuto d'una logica della psicologia non deve arrestarsi alla genesi ed alle forme degli stati di coscienza, ma deve suggerirci le norme per riprodurre in noi, coordinare ed unificare i fatti della psiche nel loro ordine temporale e spaziale; cio che appartiene al processo _rappresentativo_ degli altrui fenomeni psichici. Il metodo di introspezione puo essere adoperato sia per comprendere cio che intrinsecamente avviene in noi, che quanto sia stato prodotto per sforzo di riflessione e di immaginazione sui ricordi di fatti e di stati interni appartenenti ad altri: e cosi che noi abbiamo il mezzo, in forma rappresentativa, di osservare, come per riflesso, i dati soggettivi di importanti avvenimenti sociali, nati dalla vita di relazione tra' simili ed apparsi con effetti esterni. Esempio evidente si ha nell'ufficio del giudice di investigare l'elemento soggettivo del delitto. Qualunque logica formale circa la specie e la qualita di prove giudiziarie sara insufficiente se il giudice, ben usando del metodo induttivo, non possegga la virtu di riprodurre e rappresentare in se, in forma almeno fugace, il processo interno dell'agente, connettendo il tutto insieme obbiettivo del fatto a quel complesso di fattori dinamici soggettivi, i quali debbono, in ultimo, farci consapevoli del nesso logico di causalita tra l'evento psichico del delitto ed il suo effettuarsi nell'azione. =11.=--Abbiamo spesso ripetuto, che le nostre cognizioni son sottoposte alla legge di _relativita_. Qui non intendiamo parlare di quella relativita per cui Spencer, sulla scorta di Hamilton, concludeva, che la realta esistente dietro le apparenze e e deve sempre essere sconosciuta; ma della relativita limitata alla conoscenza dei fenomeni umani. Una siffatta relativita dipende in parte dal soggetto, che conosce, ed in parte dall'oggetto della conoscenza. Il psicologo, che vuol comprendere le leggi di certi fenomeni dell'altrui coscienza, dovrebbe aver tutte le attitudini e le opportunita di riprodurre in se, qualitativamente e quantitativamente, i detti fenomeni; la qual cosa e impossibile che avvenga. In oltre, pur ammesso che egli possegga le qualita richieste, si trovera dinanzi a difficolta che trascendono il di lui potere; avvegnache i fatti interni, perche fossero esattamente riprodotti, dovrebbero essere conosciuti nelle loro piu lontane cagioni ed in tutti gli infiniti rapporti casuali che sfuggono alla piu minuta ed attenta osservazione. Abbiamo voluto richiamare il lettore sulle fatte osservazioni, perche vegga quanti siano gli ostacoli frapposti all'opera del giudice che voglia adempiere il dovere di rendersi ragione dello stato soggettivo e dell'elemento del dolo d'un imputato. Cio non ostante, avverra pel giudice quello che avviene per ogni studioso di fatti psichici. Egli deve aver cura, in primo luogo, di _condizionare_ le conoscenze subbiettive del fatto, ricordando quel che Hamilton scriveva, che _pensare e condizionare, e che la limitazione condizionale e la legge fondamentale di possibilita del pensiero_. Il giudice, per convincersi del perche di avvenimenti affidati al suo giudizio, dovra saper distinguere e coordinare le circostanze interessanti, eliminare le superflue e cogliere i punti impercettibili che sono gli anelli intermedi tra le cose e che, poco apprezzati in apparenza, sono in se di inestimabile valore. Il secreto e di non tralasciare verun dato che non sia, in precedenza, posto in relazione con altri dati soggettivi antecedenti, poiche, al dire di Spencer, "ogni completo atto di coscienza, con la relazione e la distinzione, implica anche la rassomiglianza: prima che uno stato di coscienza diventi idea o costituisca un elemento di conoscenza, deve non solo essere conosciuto come separato di specie da certi stati anteriori, coi quali e notoriamente in relazione di successione, ma deve anche essere conosciuto come appartenente alle stessa specie degli stati anteriori"[137]. Le ragioni di precedenti rapporti logici in parte si ricavano dalla pratica della vita, in parte dalla psicologia comune e, massimamente, dalla nostra disciplina: il risultato ottenuto, quale materiale del giudizio definitivo, conterra la certezza proporzionata al corredo di coltura e di esercizio mentale individuale; avvegnache, secondo lo stesso Spencer, "una cosa e perfettamente conosciuta solo quando e, sotto tutti gli aspetti, simile a certe cose previamente osservate; e resta incognita in proporzione del numero dei rapporti in cui essa differisce da quelle: in oltre, quando una cosa manca assolutamente di attributi comuni a cose note, essa e assolutamente fuori dai limiti della conoscenza"[138]. =12.=--Le maggiori difficolta s'incontrano nella prova del dolo in processi indiziari. In questo caso il giudice procedera per via di _ipotesi_. Egli, cioe, partira, per la estimazione dei fatti, da congetture che avranno piu grande conformita sia con l'indole apparente del reato, che con l'evento verificatosi. Bisogna, intanto, avvertire, 1^o che la ipotesi dell'avvenimento non sia ne arbitraria, ne ispirata da impressioni passionali, poiche, altrimenti, o si deviera dal nesso logico effettuale, ovvero si esagerera, pro o contra, l'apprezzamento della qualita e quantita della energia criminosa che abbia causato il delitto. Per quanto si abbia l'abitudine ad apprendere e considerare i fenomeni delittuosi, noi non siamo in grado di spogliarci della impressione che ciascun di essi desta nel nostro animo: la repugnanza, che ognun sente pel maleficio; il sentimento di pieta, di disgusto per le altrui sofferenze; il colorito vivace, che la immaginazione aggiunge al fatto; il modo tutto personale, onde giudichiamo le umane azioni; la influenza esercitata sulla nostra riflessione da' cento motivi palesi ed occulti, sono altrettante cagioni per cui la mente o e impedita o fuorviata dal cogliere la verita delle cose. Egli e d'uopo spogliarci delle preoccupazioni, o degli _idoli_ della mente, come da Bacone eran chiamati, se vogliamo non errare investigando il perche logico d'un dato fenomeno. In oltre, 2^o, occorre che la ipotesi abbia la consistenza in qualche circostanza essenziale del fatto; circostanza che sia resa ben chiara e che serva di punto di partenza per comprendere la condizione morale del soggetto agente, il primo ridestarsi in lui di motivi, i quali si trasformarono in azione lenta o rapida agli ulteriori atti interni criminosi. Anche in cio e da avvertire, che, a riguardo della scelta della circostanza fondamentale alla ipotesi, noi sottostiamo, non pure all'abitudine contratta di percepire le cose e di valutarle in modo peculiare, ma alla suggestione partecipataci da' testimoni, dall'indole sentimentale degli avvenimenti e dall'interesse che, molte volte senza averne sentore, noi annettiamo a date ipotesi per nostre personali predisposizioni di animo, di educazione e di coltura. L'indizio (da _indice_), accenna alla verita; ma chi di questa non siasi reso padrone con precedenti e lunghi esercizi della mente, scambia i termini del giudizio, e, messosi su falsa strada, erra nel ragionare e nel concludere. =13.=--Se il _dolo_--scrivemmo altrove[139]--e nella determinazione di scelta di mezzi, la _colpa_ e nella mancanza di determinazione di scelta; che e a dire, nell'assenza di estimazione del legame tra l'atto voluto e l'effetto conseguito. Il quale stato di animo si vuol dividere nei seguenti termini: _a_) un motivo che ci stimola ad operare;_ b_) uno scopo prossimo, e da noi preveduto, da raggiungere; _c_) uno scopo rimoto fuori le nostre previsioni; _d_) la scelta di mezzi analoghi direttamente allo scopo prossimo, indirettamente allo scopo rimoto. La relazione tra essi termini, sulla quale si fonda la differenza tra il dolo e la colpa, si e che il motivo non si converte che in iscopo prossimo; e la scelta dei mezzi solo a questo scopo e conforme; mentre la imputabilita dell'atto tira la ragione d'essere dallo scopo rimoto lesivo del diritto. In somma, la nostra dottrina non e differente da quella che ripone la essenza della colpa in un _errore evitabile_[140], per effetto del quale si e verificata un'involontaria dannosa conseguenza. Il _fatto inconsulto_, di cui parlavano gli interpreti del Diritto romano[141], si risolve sempre nella imprevedibilita o mancanza di cognizione di qualche effetto che poteva essere in relazione coi mezzi destinati a fine diverso. Il Kleinschrod spiega l'enunciato concetto osservando, che "un errore si connette senza contrasto con una determinazione della volonta, in quanto che nella colpa e palesemente riposto il difetto della volonta di usare, operando, di quella diligenza a cui ciascuno e obbligato, e cosi il difetto della volonta di deporre l'errore, che si sarebbe potuto e dovuto agevolmente scoprire. Ogni uomo di mente sana puo e dee sapere, che e tenuto ad un certo grado di diligenza, a fine di non offendere i diritti degli altri. Ogni uomo probo riflettera piu o meno nelle sue azioni di qualche importanza, se sieno conformi alla giustizia, e se possa derivarne alcuna violazione del diritto. Ogni uomo conosce ancora, che la sua azione soggiacera ad una pena, se trasgredisce colposamente le leggi. Quando, dunque, uno si rende debitore di colpa, non ha la volonta di applicare la necessaria diligenza alle sue azioni: non vuole, in vero, trasgredire la legge, ma non si da il pensiero, che dovrebbe, per non trasgredirla. Egli, dunque, e punibile, perche trascuro contro l'ordine giuridico questa diligenza, non si tolse all'errore, e cosi produsse una violazione del diritto: egli e punibile, in somma, perche non si servi della forza della sua volonta, per superare un errore, che si poteva facilmente evitare. Se il delinquente doloso commette col vigore della sua volonta il fatto illegale, si puo affermare, che il delinquente colposo lo commette con la debolezza della sua volonta, non usando la debita diligenza"[142]. =14.=--Da parecchi scrittori si propugna la teoria che ripone la colpa nel nesso _aggettivo_ dell'azione col danno; e noi opiniamo che essa meriti plauso quando trattasi di colpa derivante da quasi-delitti civili; non cosi in casi di colpa punibile penalmente. La imputabilita, lo abbiamo visto, e l'equivalente giuridico d'una causalita cosciente, o, com'e nella colpa, d'una causalita alla cui coscienza del fatto manchi l'uso d'una facolta, quello della prevedibilita appartenente al comun modo di funzionamento psichico per evitare le possibili cause di danni altrui. La prevedibilita o la previsione del fatto, e delle conseguenze che da esso derivano, dipende da due fattori, l'uno _psicologico_, l'altro _logico_: il fattore psicologico consiste nel buon uso dell'_attenzione_; il fattore logico nel criterio di _possibilita_ di antivedere le probabili evenienze dannose. Cominciando a trattare del primo fattore, osserveremo: _a_) che cosa si intenda per attenzione relativamente ad una conseguenza dannosa imputabile; _b_) in quante categorie vadano divisi i reati colposi per i modi e le specie secondo cui l'attenzione e distinta; _c_) il meccanismo dell'attenzione nei riguardi dell'obbietto dannoso non preveduto; _d_) in che consista la disattenzione. Nei precedenti capi abbiamo, piu d'una volta, avuta la opportunita di parlare dell'attenzione e del suo funzionamento psichico: usando la definizione di James, diciamo, che essa sia l'atto per cui la mente prende possesso in forma limpida e vivace di uno fra tanti oggetti e fra diverse correnti di pensieri che si presentano come simultaneamente possibili. Avendo per origine degli _stati affettivi_, i quali hanno per causa delle tendenze, dei bisogni, degli appetiti, l'attenzione si riattacca, in ultima analisi, a cio che vi e di piu profondo nell'individuo, l'istinto di conservazione (Ribot): si converte in una condizione della vita, e conserva il medesimo carattere nelle forme superiori, in cui, cessando di essere un fattore di adattamento all'ambiente fisico, addiviene fattore di adattamento all'ambiente sociale. Restringendo questi concetti al nostro assunto, premettiamo, che l'attenzione, come causa selettiva, concentra la coscienza agli oggetti ed ai rapporti reali che, isolatamente considerati o come effetti di data azione, contengono la violazione del diritto altrui e cadono sotto la sanzione preventiva o repressiva della legge penale. Ond'e che, essendo il difetto di attenzione la causa psicologica dei reati colposi, la diversita degli oggetti, cui si riferisce, costituisce categorie o serie differenti di fatti imputabili. Una prima divisione dell'attenzione e quella di _sensoriale_ e d'_intellettuale_, secondoche trattisi di oggetti presenti ai sensi, ovvero di oggetti ideali o rappresentati. Nell'ordine dei reati colposi, appartengono al difetto di attenzione sensoriale quei fatti i quali possono ledere l'integrita fisica dell'individuo, e che dipendono, per l'appunto, dal non aver noi previsto certi avvenimenti _materiali_ in dipendenza _immediata_ con qualche nostra azione. Ho detto avvenimenti materiali per mostrare la causa reale e sensibile del fatto dannoso; come, ad esempio, sarebbe la lesione prodotta per arma da fuoco, quando l'atto della scarica, di natura sensibile, dia luogo ad una ferita involontaria: ho detto dipendenza immediata, per precisare il rapporto diretto tra l'atto della scarica e cio che n'e derivato, senza che altro motivo vi sia intervenuto. Appartengono, invece, all'attenzione intellettuale quei reati colposi i quali sono imputabili per ragione strettamente preventiva e perche sono inerenti ad un dovere di ufficio a cui si era tenuto; come, ad esempio, l'omesso avviso di rinvenimento d'un fanciullo (art. 389 Cod. pen.); l'omessa denuncia d'un reato, per parte d'un pubblico ufficiale (art. 180); la trascurata custodia di detenuti (229, capoverso 2^o); oltre le contravvenzioni degli art. 439, 471, 477, 482 Cod. penale. Maggiori difficolta presenta l'attenzione quando sia studiata nel suo meccanismo, essendo questo tema, secondo il Ribot, finora molto trascurato, e dipendendo da esso, non soltanto il completamento della teoria dell'associazione, ma i concetti per misurare qualitativamente e quantitativamente la specie ed il grado di coscienza necessaria per concludere alla prevedibilita di certi effetti in correlazione con certe cause. Per procedere con ordine, ricordiamo la distinzione dell'attenzione in _naturale_ o _spontanea_, _volontaria_ od _artificiale_. "La prima, osserva Ribot, negletta dalla maggior parte dei psicologi, e la forma vera primitiva fondamentale della attenzione. La seconda, sola studiata dalla maggior parte dei psicologi, non e che una imitazione, un risultato dell'educazione, dell'ammaestramento, dell'adattamento. Precaria e vacillante per natura, essa attinge ogni sua sostanza dall'attenzione spontanea, in cui soltanto trova un punto di appoggio. Sotto queste due forme, l'attenzione non e un'attivita indeterminata, una specie di _atto puro_ dello spirito, agente con mezzi misteriosi ed impercettibili. Il suo meccanismo e essenzialmente _motore_, cioe a dire che essa agisce sempre sui muscoli e per i muscoli, principalmente sotto la forma di arresto, ond'e che come epigrafe di questo studio potrebbe scegliersi la frase di Maudsley: _colui che e incapace di governare i suoi muscoli e incapace di attenzione_"[143]. Per l'interesse delle conseguenze dannose, ossia in correlazione alla colpa, giova notare alcuni caratteri principali dell'attenzione. Essa, come si e detto, risiede in uno stato affettivo dell'animo, ossia e mossa e determinata da un _interesse_ o da uno _stimolo_; ond'e che fu divisa in _immediata_ e _derivata_. E immediata, secondo James, quando lo stimolo e di per se interessante, senza relazione con niente altro; derivata quando lo stimolo e interessante soltanto per le associazioni che ha con qualche altra cosa piu direttamente interessante. Inoltre, l'attenzione, consistendo nella sostituzione di un'unita relativa della coscienza alla pluralita di stati, al cangiamento che n'e la regola; ed essendo il prodotto, insieme alla coscienza, della connessione delle formazioni psichiche (Wundt), ha la virtu di meglio percepire, concepire, distinguere, ricordare, aumentare le forze cognitive stesse. Quest'ultimo carattere dipende dall'assioma scientifico, che la forza non si crea ma si trasforma soltanto; quindi, aumentare la forza cognitiva puo significare soltanto trasformare, a disposizione dell'intelligenza, una forza organica (Brofferio). Da quanto si e detto, nei riguardi psicologici della colpa, crediamo fermare le verita infrascritte: _a_) La prevedibilita, la quale poggia sull'attenzione spontanea, ha bisogno di minore sforzo che quella la quale poggia sull'attenzione volontaria o artificiale; imperocche la prima si svolge per potere intrinseco e con adattamento naturale ed in gran parte ereditario; la seconda e soggetta a dei poteri estrinseci e sopraggiunti. Di qui la maggiore responsabilita o il grado maggiore di colpa in quei fatti, i quali si riferiscono all'ordinario modo di vivere, alla comune esperienza; cioe all'uso di quella attenzione che e un portato spontaneo della natura; come la responsabilita minore in avvenimenti per i quali si richiede una sviluppata educazione, un retto indirizzo, un abituale uso di volontaria attenzione, _b_) La regola generale qui espressa soffre eccezione nel caso di diminuita prevedibilita per lo stato di _sorpresa_ o di _stupore_, essendo esso indice di maggiore colpa nell'uso di attenzione volontaria od artificiale, che nell'uso di attenzione spontanea. Avviene, talora, in qualche nostra operazione, che oggetti o fatti nuovi e straordinari attraggano l'ammirazione, e pel lato _emotivo_ restringano il potere della coscienza in guisa da arrestare il corso alle nostre idee e fissarci potentemente alla contemplazione di un punto solo percettivo. Siffatto fenomeno, non molto raro ad avverarsi, e causa ordinaria di imprevedibilita; eppero va tenuto in considerazione. Il grado di colpa, a cui da luogo, e maggiore nell'attenzione volontaria che nella spontanea, pel principio logico, che _chiunque volontariamente intraprenda qualche operazione, seguendo gli artifici che una speciale attitudine ed istruzione gli hanno appreso, ha l'obbligo di meglio attendere a che qualche evento fortuito non lo sorprenda e lo renda causa involontaria di danno altrui_. Il chirurgo, per esempio, che intraprende un'operazione, deve attendere che non si verifichi una emorragia; e, se questa lo sorprenda, egli, che non ha saputo prevederla, e responsabile di non lieve colpa. _c_) L'attenzione spontanea e meglio adatta agli oggetti esterni; la volontaria, o riflessione, meglio agli interni. Darwin ben disse, che quest'ultima e l'attitudine della visione difficile, trasferita dagli oggetti esterni agli avvenimenti interni, i quali si lasciano malagevolmente comprendere. Tutti i reati colposi, i quali appartengono all'adempimento d'un dovere di ufficio, debbono comprendersi nella seconda specie di potere intenzionale o riflessivo: il grado di responsabilita, dal lato subiettivo, e in ragione della maggiore e piu protratta attitudine ad attendere; cio che rientra nella specie colposa della _negligenza_, ossia nell'aver omesso quello che si e soliti di non omettere in adempimento d'un dovere esigibile. =15.=--A compimento di studio del primo fattore della prevedibilita, il fattore psicologico, dobbiamo parlare della _disattenzione_. Chi attende concentra l'energia mentale su un punto fisso, restringendo in esso il campo visivo alla medesima maniera di chi adoperi una lente per raccogliere i raggi sopra unico obbiettivo: chi, invece, non attende, o malamente attende, disperde le attivita coscienti ed o resta privo della percezione, o da motivo a confusione di idee e di giudizi. Da cio lo stato di _distrazione_, la quale o avviene per incapacita della mente a fissarsi in modo stabile e per la mobilita di passaggio da una all'altra idea; ovvero per l'assorbimento d'un'idea, la quale non lascia agio alla mente di volgersi altrove e di occuparsi altrimenti. Il fenomeno e molto complesso, poiche risultante da particolari condizioni fisiche e di analogo adattamento psichico: basti, pero, dire con Helmholz, che noi non avvertiamo tutte quelle impressioni che non hanno valore per noi come segni utili a _differenziare le cose_. Intanto, o che, secondo il Mueller, le correnti delle impressioni non avvertite da alcuni centri trovino la scarica in altre vie inferiori; o che il potere concentrativo diminuisca gradatamente in proporzione dell'abituale funzionamento cerebrale, permettendo che dallo stato di coscienza si passi in quello d'incoscienza, certa cosa e che la disattenzione forma l'obbietto di seri studi, i quali interessano cosi la pedagogia come la psichiatria, e cercano ancora la spiegazione di problemi rimasti tuttavia insoluti. In tema di colpa, lo stato di distrazione e generalmente ritenuto motivo di pena: ma fino a che punto cio e giusto? Vi sono stati normali di distrazione, i quali dipendono da cattiva abitudine dell'uso mentale, ovvero da leggerezza di carattere, e per essi parmi che non vi sia dubbio sulla necessita di mezzi repressivi. Ma altri stati vi sono, i quali mostrano caratteri morbosi, tuttoche non sempre palesi; e parlare di repressione varrebbe quanto contraddire il cardine fondamentale della imputabilita. Il Bianchi molto esattamente tratta del diminuito potere di detenzione nella coscienza ed anche del potere regolatore selettivo, che scapita, imperocche tutto quello che invade la mente, non per volere del soggetto ed anzi spesso contro il voler suo, non incontra ripulsa. "Esso irrompe liberamente nel campo della coscienza, togliendole piu o meno di potere percettivo e sopratutto del potere dell'appercezione. Trattasi qui sempre di due fatti, i quali si associano e caratterizzano questo stato patologico: da una parte, incapacita a contenere nella coscienza la costellazione ideativa, che e obbietto della attenzione volontaria; incapacita, dall'altra parte, a contenere fuori della coscienza un'altra quantita d'idee, che con le prime non hanno relazione alcuna, e contro le quali si esercita fiaccamente ed inefficacemente il potere volitivo dell'attenzione"[144]. Lo stesso Bianchi ricorda i singoli stati piu o meno patologici dell'attenzione; il fenomeno di _ipoprosessi_ (diminuzione di attenzione) per effetto di stanchezza; la diminuzione del potere della medesima, piu del distributivo che del fissativo, prodotta dalle emozioni (Fere, Binet, Pick, Mosso); quel che avvenga nel dominio dell'inconscio, dell'automatismo psichico, negli stati nevrastenici e via discorrendo. =16.=--Abbiamo detto, che il secondo fattore della prevedibilita sia quello logico consistente nella possibilita di antivedere le probabili conseguenze dannose di un nostro atto. La impossibilita della previsione da luogo al _caso_, e quindi alla nessuna responsabilita del fatto. Che e mai il caso? Nel senso usuale e tutto cio che non puo essere rapportato ad una legge; nel senso logico e la ignoranza di tale legge, ovvero la impossibilita di ricordarla pel cumulo di circostanze accidentali, o di prevederla nel nesso di causalita tra fatti a noi noti e gli eventi a cui avrebbero data l'origine. La teoria del caso, in tutte le attinenze mentali, si fonda sulla teoria della probabilita, appunto perche, secondo il Mill, noi possiamo supporre che le conclusioni relative alla possibilita d'un fatto riposano sulla conoscenza della proporzione tra i casi in cui si producono dei fatti di questo genere e quelli in cui non si producono; la quale proporzione, d'altronde, puo essere trovata per una esperienza speciale o dedotta dalla conoscenza precedente delle cause la cui azione e favorevole alla produzione del fatto in questione, comparate a quelle che la possono neutralizzare. Applicando tali norme al concetto logico di probabilita nella previsione di conseguenze dannose del fatto proprio, si hanno gl'infrascritti corollari: 1^o il grado di probabile previsione d'un effetto ignoto, relativo a causa nota, e in ragione diretta dei casi, in cui l'effetto si verifica, ed in ragione inversa dei casi nei quali suole avvenire il contrario; 2^o diminuendo i casi di probabilita, entriamo nel dominio dell'imprevedibile: il che contrassegna una serie indefinita di stati di coscienza incalcolabili _a priori_, e che vanno dall'accorgimento il piu riflessivo alla disattenzione la piu abituale; 3^o per l'unita funzionale psicofisica della nostra mente, tutto cio che direttamente o indirettamente diminuisce o turba la facolta di attendere, rende meno probabile la previsione; cosi la retta educazione dell'attenzione e l'uso costante delle attitudini inibitorie, nello eliminare le cause di errori, ci facilitano la prevedibilita, rendendoci piu pronti nell'eliminare le cause occasionali concorrenti a far nascere da una nostra azione conseguenze che dobbiamo evitare. CAPO XIV. Di alcune forme giuridiche della psicologia criminale I. La provocazione. 1. Origine dinamica dello stato affettivo.--2. L'azione di _arresto_ nei fenomeni affettivi.--3. Soggettivita dell'atto provocativo.--4. Forme anomale di sensibilita nella scusa della provocazione; le _illusioni_.--5. Le _allucinazioni_.--6. Il _linguaggio interiore_; sdoppiamento dell'io, esempio d'un soliloquio di Lancilotto, nel _Mercante di Venezia_ di Shakspeare.--7. Conseguenza giuridica del turbamento d'animo nello stato di agitazione allucinatoria.--8. Anomalia _incosciente_ d'interno processo provocativo.--9. La provocazione e l'_isterismo_.--10. La provocazione nei _nevrastenici_.--11. Psicologia dell'_intenso dolore_. =1.=--Lo stato passionale, che abbiamo detto esser causa di tendenza impulsiva al delitto, non dovea trascurarsi dal legislatore chiamato a proporzionare la responsabilita al grado della forza soggettiva dell'azione, diminuita da alcun motivo che ne abbia turbato il naturale funzionamento. E legge fondamentale dinamica, che a qualsiasi azione corrisponda uguale reazione; com'e istintiva nostra inclinazione di respingere l'offesa con l'offesa pel risentimento contro chiunque attenti al benessere personale od alteri l'economia psicofisica della vita. Da cio la prima specie di giustizia repressiva affidata alla vendetta personale, ed il primo apparire di quella lotta pel diritto, la quale e guarentigia di conservazione della propria esistenza. Da cio il dovere, nell'aggregato sociale, di limitare l'attivita individuale con apposite prescrizioni, che, degradando la responsabilita dei malefici scusati dal turbamento della passione, sanciscano una pena col fine di impedire l'irrompere sconfinato degli istinti brutali della vendetta, e di ristabilire l'imperio del reciproco rispetto tra' consociati. Il concetto della provocazione, com'e fermato dal nostro legislatore con l'art. 51 Codice penale, fa si che noi ci rifacessimo alquanto indietro col ricordare quanto si disse circa la origine delle emozioni, massimamente di quelle dell'ira e dell'odio, e delle leggi dinamiche onde in noi si producono gli stati affettivi di coscienza e son cagione di atti esteriori contrari al buon ordine sociale. Dobbiamo, primieramente, rammentare, che qual si sia specie di sensazione non e che cangiamento di movimento, il quale dal di fuori si trasforma nel nostro interno ed e indizio d'una forza che agisca in conflitto od in concorso con le altre forze esteriori. "La sensazione--scrive il Fouillee--non e un riflesso passivo della realta: essa e la realta medesima in travaglio e che senta il suo travaglio. Il tutto non avverrebbe affatto, nel mondo, al modo usato, se non vi avesse alcuna sensazione, ma solo dei movimenti non sentiti. Nella ipotesi che questi movimenti fossero stati sufficienti a produrre i medesimi effetti che oggi si producono, per preservare gli esseri organizzati contro le influenze distruttive del di fuori, per assicurar loro il vantaggio della lotta per la esistenza, le sensazioni, essendo _inutili_, non si sarebbero punto prodotte, ed i fenomeni meccanici non avrebbero provato il bisogno di aggiungersi questo estraneo epifenomeno"[145]. Il _bisogno_, che qui il Fouillee ricava da un ragionamento di logica conseguenza, non e che l'esponente della legge biologica di azione delle forze sulla materia organica, non che dell'altra di reazioni della materia organica sulle forze[146], nel senso, cioe, generale, che la forza incidente sul nostro organismo, mentre ne altera la precedente economia, deve essa stessa soggiacere ad una corrispondente differenziazione. =2.=--Il legislatore, attribuendo la ragion di scusa, della provocazione, al momento dell'_impeto_ passionale di ira o di intenso dolore, suppone che il giudice non trascuri gli stati precedenti affettivi dell'animo dell'agente; anzi vuole che egli debba farne minuta analisi per concludere, in singoli casi, se e fino a qual punto la passione abbia degradata la coscienza e la liberta degli atti, si da richiedere che non si applichi la pena in tutta la estensione voluta dalla legge. L'uomo puo esser considerato come un complesso di fenomeni, che tendono in una certa misura a sistematizzarsi: ciascuna sua parte fisica o morale tende ad organizzarsi per suo conto, e sovente questa organizzazione d'una parte si opera a spese d'un'altra parte (Paulhan). Il che, a ben considerare, e la fonte della nostra spontanea attivita, che, a cominciare dal preservare l'economia organica, e immanente in tutti gli atti della esistenza e, mentre si appalesa nei fenomeni della vita interna ed esterna, acquista vigore dalla lotta con i perenni ostacoli che incontra. E accettabile, quindi, il concetto di coloro i quali nel fenomeno affettivo non scorgono che una _tendenza arrestata_, o, in altri termini, secondo il Paulhan, un'azione riflessa piu o meno complicata, che non puo riescire al termine verso il quale riescirebbe se la organizzazione de' fenomeni fosse stata completa, se vi fosse armonia completa tra l'organismo o le sue parti e la loro combinazione di esistenza, se il sistema, formato a cagion dell'uomo dapprima e poscia a cagion dell'uomo e del mondo esteriore, fosse perfetto[147]. =3.=--Dopo cio, egli e a concludere, che il primo elemento ed il piu importante della scusa sia l'_atto ingiusto_, che ebbe a disorganizzare l'equilibrio delle nostre facolta, convertendosi in motivo di arresto di quel normale funzionamento psichico che e condizione imprescindibile del proprio benessere. Il quale atto, secondo che prescriveva l'abolito Codice sardo e ritengono gl'insegnamenti della dottrina, deve essere valutato in modo soggettivo al provocato; ondeche, al dire del Carrara, "purche la non sia irragionevole del tutto e bestiale, anche la credulita erronea di aver patito un oltraggio, di avere ragione di temere imminenti percosse o danni nella persona, deve nei congrui termini valutarsi. Altrimenti si farebbe l'uomo responsabile della ignoranza del proprio intelletto, o di un errore involontario. Se, desto ad un rumore notturno, io veggo introdursi nelle mie stanze furtivamente un estraneo, e, credendolo un ladro od un assassino, esplodo un'arme contro di lui, non saro io piu scusabile se viene poscia a verificarsi che ne un ladro ne un assassino era colui, ma sibbene un infelice sonnambulo, oppure l'amante occulto della fantesca, che aveva sbagliato di camera?"[148]. La giustizia o la ingiustizia dell'atto e in relazione ad un concetto variabile desunto dalla somma delle circostanze che lo occasionarono, ed in ragione al grado di _sensibilita_ con cui l'atto fu appreso dal soggetto passivo. Indi l'infrascritto canone: _il grado di efficacia del motivo provocatore e indicato dalla serie delle circostanze, le quali influirono ad aumentarne la ingiustizia e ad eccitare la sensibilita di chi ne risenti la influenza_. Dal quale canone dipendono i due seguenti corollari: 1^o _il grado di efficacia del motivo provocatore s'innalza per le circostanze che meno scusano l'ingiustizia dell'atto e favoriscono la proclivita a reagire;_ 2^o _diminuisce per circostanze in contrario senso_. La ingiustizia dell'atto e la sensibilita del soggetto, ecco i due termini i quali, componendosi in unico stato transitorio di coscienza, debbono servirci per concludere alla scusa di imputabilita in chi, reagendo, fu trasportato a commettere un maleficio. Il primo termine e appreso dal soggetto con rapido giudizio, che si estende a constatare la contraddizione tra l'operare altrui ed il proprio diritto al rispetto; la niuna necessita dell'offesa, la diminuita dignita personale, la costrizione a far cio che non si avea in animo di fare. Elementi o modi, questi, d'un solo giudizio, che preoccupa l'attenzione ed, affievolendo ovvero ottenebrando ogni contrario fattore sentimentale ed ideale, assorbe tutta l'energia in uno sforzo reattivo, con l'oblio fin del pericolo cui si va incontro. =4.=--Per sensibilita intendiamo il potere di recettivita o di passivita del soggetto; ossia il grado di attitudine a ripercuotere in se le impressioni con maggiore o minore tonalita sentimentale, colorito fantastico, senso affettivo. Parlando delle passioni in genere, notammo il tipo del delinquente impulsivo o d'impeto: per completare l'assunto, dobbiamo occuparci di talune forme anomale di sensibilita ricorrenti si spesso in delitti che diconsi occasionati da precedente provocazione. Parleremo, in primo luogo, delle _illusioni_ e delle _allucinazioni_.--Non e raro il caso di assistere all'interrogatorio d'un imputato, il quale chieda al giudice la scusa di provocazione per fatti che la vittima nega e che nessun testimone ebbe agio di poter constatare. Se il chiesto beneficio non sia vano pretesto suggerito dall'astuzia o dall'interesse di ottenere una diminuzione di pena, potrebbe esser coonestato, in congrui casi, dalla ipotesi di illusione o di allucinazione. L'illusione e apparenza ingannatrice, errore dei sensi: essa potrebbe definirsi _l'alterata percezione d'un obbietto al quale si attribuiscono, per disturbo associativo o disordine funzionale dei sensi, qualita apparenti non rispondenti al vero e che siano il prodotto di ricordi mal tra loro organizzati, vivificati dalla immaginazione_. E legge generale della percezione, che, _mentre una parte di cio che noi percepiamo viene dagli oggetti che ci stanno dinanzi, attraverso i nostri organi di senso, un'altra parte, ed e possibile sia la parte maggiore, proviene sempre_ (secondo la frase di Lazarus) _dal nostro proprio cervello_ (James). Il materiale della esperienza e della coltura permane nei centri cerebrali con nesso logico di ricordi e di immagini organizzati insieme dall'unita funzionale dell'equilibrio psichico. Mettendosi gli organi di sensi in relazione col mondo esterno, noi apprendiamo gli oggetti con la esattezza rispondente, non che alla _realta_ obbiettiva, benanche alla _verita_ soggettiva: rispecchiarne in noi il mondo esterno con visione non ingannatrice, e possiamo, con certezza di convincimento, dar giudizio sulla esistenza ed importanza di nozioni acquistate. Ma talora i ricordi, le immagini sono frammentari; i nessi logici tra le idee sono deboli ed instabili, e sulla estensione della coscienza i pensieri fluttuano con correnti indeterminate, senza che tra esse l'attenzione abbia sufficiente forza per arrestarne il corso tumultuoso. E possibile, allora, che qualche ricordo sensorio-ideale prenda, di botto, il sopravento, stimolato da sensazione di oggetto esterno, ravvivato da interna impulsione, e che la coscienza, come sorpresa, si arresti nel suo oscillare: ne seguira che all'occhio della mente si prospetti una visione che non e conforme a realta, ma che pure s'impossessa di noi con tal forza da farcene risentire gli effetti fin nel fondo dell'animo. Crediamo di vedere quel che non e; e, cio che maggiormente preme, l'inganno proietta, nella trama cerebrale, la sua influenza deleteria fino a travolgere il precedente ritmo psichico ed imprimere ai nostri atti inattesa direzione. Il fenomeno e molto piu facile che avvenga tra idee emotive, appunto perche le illusioni, fisiologiche o patologiche, si germinano in ambiente psichico preparato da antecedenti impulsioni rimaste abortite, da sentimenti repressi o soffocati, da sensazioni piacevoli o dolorose non completamente dileguate, da vivaci tendenze mal represse. Io so di un marito geloso, che giurava di aver scorto sulla guancia della moglie la impronta di un bacio a lei dato dal suo amante; di un altro marito che, osservando gli occhi di un figlio neonato, giurava che fossero celesti e somiglianti a quelli del sospettato drudo della moglie; mentre, senza dubbio, eran neri. So di un imputato che vide l'avversario in atto di slanciarsi contro di lui armata mano, mentre questi non si mosse dal posto ed aveva solo il pugno stretto pel risentimento di ingiurie contro lui pronunziate; di un altro imputato il quale diceva di aver visto nelle mani della moglie il ritratto dell'amante, di averlo proprio riconosciuto, mentre trattavasi, e fu dimostrato ad evidenza, di immagine di un santo! Riguardo ai motivi provocatori, vi sono illusioni meno considerevoli dal lato patologico di seri disturbi sensoriali, ma, peraltro, vieppiu importanti dal lato psicologico. Intendo parlare delle percezioni alterate per interne disposizioni di animo, massime provenienti da tonalita sentimentale o depressa o troppo eccitata; da qualche idea dominante nel processo associativo; da transitoria intermittenza di poteri riflessivi. L'oggetto, o l'atto percepito, atteggia e riverbera il modo di sentire e di pensare: senza accorgerci dell'errore, ne restiamo impressionati. Un avversario avra sorriso con aria indifferente? Noi vi scorgiamo il sogghigno dello scherno e ce ne adontiamo. Altri avra pronunziato parole di consigli? Noi vi leggiamo, dal tono della voce e dal gesto, la intenzione di disistima e di offesa. Usualmente diciamo esser questi _ingannevoli errori_: ma, chi ben guardi, si avvedra che il difetto non e nell'intelletto, sibbene nei sensi; e che l'erroneo giudizio e dipendente da una illusione. =5.=--Affine alla illusione, ma con disturbo sensoriale piu grave, e l'_allucinazione_. "L'allucinazione--scrive il Bianchi--_e una percezione subbiettiva_. Mentre nella illusione e l'obbietto mal percepito, perche il soggetto ha fornito i connotati di cui e piena la sua coscienza, e che non appartenevano a quello, nell'allucinazione manca addirittura lo stimolo esterno, e la riproduzione e originaria, primitiva, dai centri sensoriali, di immagini che forse altra volta sono state formate e registrate nei rispettivi centri. Ovvero risultano da connotati forniti da diverse sensazioni in tempi diversi, ed associate ora in un'immagine concreta per la proprieta creatrice del cervello nelle stesse aree sensoriali, nelle quali sono formate e registrate le immagini per processo fisiologico, onde queste vengono risvegliate, per intrinseca attivita degli elementi nervosi, e proiettate di fuori, o, come si suoi dire, obbiettivate"[149]. In pratica sogliamo dire, che, dovendosi giudicare gli stati soggettivi, l'ipotetico equivalga al reale, e noi sopra abbiamo riportato il giudizio autorevole del Carrara per cio che sia l'effetto di errore: tanto piu varra nella ipotesi di illusioni o di allucinazione. La psicologia allucinatoria, dopo gli studi classici di Brierre de Boismont, ha esteso il dominio in ampi confini, e si e resa dominante nella interpetrazione di fenomeni un tempo appartenenti alle credenze religiose e che ebbero tanto peso in avvenimenti storici di individui e di nazioni. La idea, il sentimento, lo abbiamo visto, hanno attivita propria, anzi non sono che forme di attivita cerebrale. Il materiale psichico, nell'attualita di formazioni, ha rapporto accidentale col mondo esterno: esso conserva le energie immagazzinate, le attitudini latenti atte ad insorgere e addivenire operanti, indipendentemente dalle eccitazioni sensoriali. Il lavorio scientifico speculativo, tutto giorno in progresso, il perfezionamento delle belle arti e gli innumeri atti di automatismo psicologico ci addimostrano, che il mondo dello spirito ha vita a se, quantunque le ricchezze, di cui dispone, gli sian venute d'altronde e si aumentino o si alterino continuamente merce l'opera dei sensi. In un opificio meccanico vi si osservano gli istrumenti pel lavoro geniale: essi vennero dal di fuori; ma gli operai, impossessatisene, se ne servono per loro conto senza che alcuno, all'esterno, ne abbia sentore. E cosi che si comprende l'allucinazione, fenomeno tutto interno, scevro dall'influsso del senso, senza riferenza con oggetti fuori dell'io; fatto psichico isolato o staccato dal nesso di continuita con la vita di relazione. L'analisi introspettiva ci fa consapevoli, che le immagini percepite si proiettano all'occhio della mente e, con moto incerto, prendono fisonomia conforme al nostro desiderio affettivo, alle condizioni passionali di tristezza, di gioia, di simpatia, di odio: cio e per ciascuno la fonte di quel vagare della mente, or dolce, or doloroso; ora dubbio, or animato da sicurezza, or vinto da sconforto. La sensazione fissata, sotto forma di immagine, nella memoria, si ripresenta ed e causa di una _visione mentale_ che, giusta la definizione di Ballet, "e quella facolta che noi abbiamo di conservare, sotto forma di immagini, il ricordo piu o meno indebolito delle nostre sensazioni visuali, e di riprodurre e ravvivare queste immagini sotto la influenza di diverse sollecitazioni, per associazione di idee"[150]. E lo stesso prosegue: "Questa facolta esiste appo ciascun di noi. Ma essa e molto diversamente sviluppata. Mentre che alcune persone non conservano, degli obbietti, che un ricordo vago ed una immagine a contorni indecisi, altre ravvivano le loro immagini visuali con grande facilita; queste immagini hanno presso essi una chiarezza tale che l'oggetto immaginario ha quasi tutta la precisione dell'oggetto reale"[151]. =6.=--Incontra spesso di osservare che, oltre alla visione mentale di immagini riprodotte, andiamo soggetti al fenomeno inteso col nome di _linguaggio interiore_ o di _parola interiore_, cioe di udizione mentale consistente nel risveglio delle sensazioni uditive percepite dal nostro cervello e ritenute sotto forma d'immagini, specialmente rappresentative di segni del linguaggio (Rivarol, Egger, Paulhan, Taine, Binet, Charma, Ballet, ecc.). La persona, la cui immagine ci si presenta, dev'essere gia stata a contatto con noi per via di qualche atto che ci abbia lasciato nella memoria il ricordo impressionante di disgusto o di odio; com'e, ad esempio, per antipatia, contrarieta o dispetto. Mentreche pel momento non ne abbiamo risentito che passeggera impressione, in corso di tempo la rappresentazione dell'atto puo intensificarsi e convertirsi in visione allucinatoria accompagnata, financo, da sensazioni uditive del linguaggio dell'avversario. Se, per strana combinazione, dopo cotesto lavorio di autosuggestione, il creduto nemico s'incontra, bastera leggiero incidente perche l'allucinazione, dianzi poco vivace, si accenda e scoppi con impeto tempestoso di ira. Altra volta, dopo la impressione, poniamo, di dispetto verso qualcuno a seguito di sufficiente motivo, lo stato di equilibrio di animo si affievolisce, la personalita si disgrega, si sdoppia; e noi avvertiamo che l'io si e messo in contrasto con se medesimo, raddoppiandosi in una visione immaginaria persistente, in atteggiamento di aperta opposizione. L'io primitivo, sorretto dalla ragione, dalla forza persuasiva della educazione e dei principi di ordine, tenta e si ingegna di lottare contro l'io novello che piu e piu insorge e si ribella e contorna la persona dell'avversario con note repugnanti, ingigantisce l'atto da lui commesso, lo delinea con tinte oscure; risveglia, dai bassi fondi della vita animale, gli istinti sopiti della vendetta; fa sentire, con allucinazione uditiva, proprio la voce, il linguaggio offensivo dell'uomo che di gia si odia; accende il fuoco dell'ira e, avuta la occasione propizia, ci spinge impetuosamente al delitto. Un esempio di questo sdoppiamento dell'io, con la visione di contrasto tra immaginarie energie simbolizzate nel demone e nella coscienza, lo abbiamo in un soliloquio di Lancilotto, nel _Mercante di Venezia_ di Shakespeare. Certo e per me dover di coscienza Tormi al servizio di cotesto Ebreo: Il diavol mi sta al pelo; egli mi tenta E dice: _gobbo_--_o gobbo Lancilotto_, _Buon Lancilotto_--ovver: _buon gobbo_--od anco: _Buon Lancilotto gobbo_; _su, ti spaccia, Dalle a gambe_, va via!--La coscienza Risponde: _bada bene, onesto gobbo, Onesto Lancilotto, bada bene_; Od anche: _Onesto Lancilotto gobbo_, Com'io dicea pur or, _non andar via, L'aiuto non cercar delle calecagne_. E il dimon, piu animoso, di rimbecco M'ordina di sfrattar: _Via!_ mi ripete: _Vattene! per lo ciel!_ dice il dimonio: _Ti decidi da forte_, a dir ritorna Messer lo dimonio, _e netta il campo_. Allor si apprende del mio core al collo La coscienza, e con gran senno: _o mio Onesto amico, Lancilotto_, aggiunge, _Tu che figliuolo sei d'un uom dabbene_: O meglio: _d'una femmina dabbene_-- (Poiche a mio padre talor pizzicava Non so ch'altro sapor, non so che gusto): La coscienza, dunque: _Statti fermo_ Dice; e il dimonio: _Va;_--_No statti_, l'altra Replica--[152]. =7.=--Chi mi domandasse come debba estimarsi l'ultimo atto esecutivo dell'interno proposito criminoso di individuo in preda al sopradescritto stato di agitazione allucinatoria, risponderei: la legge intende minorare la responsabilita in proporzione della degradata coscienza e liberta di arbitrio; intende calcolare, tra' criteri di imputabilita, di temibilita del reo, di ingiustizia dell'atto, lo stato di turbamento di animo del prevenuto: se tutto questo trova applicazione nella specie dianzi esaminata, perche non dev'essere accordato il beneficio della provocazione? Il giudice ricordi sempre l'infrascritto monito del Romagnosi: "A parlar precisamente, l'uomo non e mosso piu o meno ad agire a misura della _realta_ dell'utile, cioe di quello, che le sue cagioni reali prese in se stesse e combinate colla natura e costituzione dell'uomo possono costantemente e veramente apportare di bene o di male; ne meno a proporzione che certi combinati rapporti fisico-morali possono specialmente apportare di utile agli _altri_ suoi simili; nemmeno a proporzione che l'uomo stesso deliberante e delinquente lo conosce piu o meno _chiaramente_, o semplicemente se lo puo ripromettere con maggiore o minore _certezza_; ma bensi a proporzione, che la di lui idea solletica ed attrae con piu o meno di forza la di lui sensibilita"[153]. 8.--Un'altra forma, piu difficile a considerarsi, di anomalia di interno processo provocativo (mi si passi la frase) e quella che, di origine, o non, patologica, si elabora nel dominio dell'inconscio, al disotto della soglia della coscienza, tra attivita ereditarie istintive. Di cio abbiamo, sotto altri riguardi, parlato ripetutamele innanzi: crediamo, nonpertanto, ripeterne qui l'esame, con novelle applicazioni. Verificatosi il motivo, che abbia impressionata la nostra sensibilita, ne rimaniamo turbati: tosto ritorna la calma e, per seguite distrazioni, obliamo fin il ricordo di quanto sia avvenuto. Che anzi, qualche volta, ritornando, con la riflessione, sul risentimento provato, ce ne meravigliamo, sicuri di noi stessi, del potere inibitore onde disponiamo, della forza di resistenza a qualsivoglia, non dico reazione delittuosa, ma intemperanza di condotta. Frattanto, in corso di tempo, il motivo provocatore, nascostosi nel buio dell'inconscio, prende vigore a contatto di energie rimaste in perenne stato di potenzialita: non avendo forza sufficiente di venire a galla sulla superficie del piano visivo, rimane involuto in una specie di vita embrionale. Ma--quando meno vi pensiamo--qualche circostanza accidentale ferma, di sorpresa, l'attenzione sul l'insorgere d'una preoccupazione che, apparendo tra reminiscenze del passato, fa si che si squarci il velo del mistero e ci si mostri la idea ridestata della _offesa_ obliata. L'animo e preso da fremito; e noi rimaniamo vinti, scorati sotto l'incubo opprimente di sentimenti e di triste incertezza. Contro questo stato doloroso, affannoso si spuntano le armi della ragione; par che all'apparire del mostro, rimasto infino a quel momento nascosto nella tenebra, ogni buona intenzione sia messa in fuga. Occorrendo favorevoli circostanze di ritornare a contatto con l'offensore, noi, merce sforzi estremi, ci adoperiamo, col trattarlo ed esagerare la di lui vicinanza, di sfidare quasi noi medesimi a mostrarci superiori, vittoriosi di fronte all'eccitamento emozionale del ricordo doloroso. Pero, senza avvedercene, cosi operando, aggiungiamo esca al fuoco: ad un dato istante, allorche, per accidentalita, la vigile nostra resistenza riflessiva si indebolisca, la marea monta rapidamente, eccitata da impreveduto pretesto; la tempesta rugge dal fondo e la nostra volonta e travolta da impeto infrenabile di collera. Se, in conseguenza di cio, si verifica un delitto, non e improbabile che il giudice, riandando sui precedenti del fatto e notando, dall'apparenza degli avvenimenti, un presunto stato di calma del prevenuto, la insufficienza di motivo ultimo dell'azione, concluda per l'aggravante della premeditazione! E tuttodi simili ingiustizie si deplorano, coonestate da niente altro che dalla ignoranza di fenomeni per quanto strani, altrettanto conformi all'umana natura. =9.=--Trattando della specie e del grado di sensibilita, misura di attenuazione d'imputabilita in dipendenza di atti provocativi, non dobbiamo trasandare d'intrattenerci a parlare dello stato di emotivita di chi sia affetto da _isterismo_ o da _nevrastenia_, due forme cliniche morbose altrettanto comuni ai nostri di, quanto trascurate nelle aule giudiziarie. Consiste l'isteria in uno _stato costituzionale abnorme_ del cervello, che si appalesa in tutte le funzioni, le _motorie_, le _sensitive_, le _psichiche_ (Borri). In chi ne sia affetto, i disturbi della sensibilita e della emotivita sono polimorfi: evvi irruenza o apatia nella vita di relazione; percezione reattiva sproporzionata agli stimoli; esaltamento della fantasia; suggestibilita irresistibile; predominio dell'automatismo; vivace rappresentazione e mutabilita di carattere sui minimi toni della sentimentalita; strani orientamenti della coscienza; saltuaria associazione tra le idee piu dissimili; fissita di idee fino alla ossessione; insorgenza di prepotenti atti istintivi per effetto del piu lieve motivo autosuggestionante (Lasegue, Esquirol, Janet, Pitres, Dally, Bianchi ed altri). La gioia ed il dolore, la calma e la tempesta, la simpatia e l'antipatia, l'ira e la quiete sono nella isterica gli eccessi opposti in cui si polarizza la vita dello spirito; eppero sono i tanti segni che debbono metterci in guardia al momento di dover giudicare su azioni commesse in conseguenza di stati cotanto anomali. Bene spesso siamo ingannati dalle apparenze, ondeche qualifichiamo per generosi atti ispirati al piu profondo egoismo, ed in cui non evvi di vero che la teatralita, la quale, per la isterica, giunge fino all'architettura dei piu fantasiosi progetti. La menzogna, l'inganno sono l'armi onde questa si avvale per lo sfogo di odi mal repressi, di preordinati propositi di vendetta: il sentimento non si limita a muover ed ispirare le comuni disposizioni dell'animo, i vari umori, ma invece si esalta e degenera in un vero moto passionale, iperestesia psichica (Krafft-Ebing). La sovraeccitabilita morbosa delle isteriche ci autorizza a ritenere in esse estrema suscettibilita ad esaltarsi per qualsiasi motivo di provocazione, massime, poi, allorche questo appartenga alla sfera dell'affettivita erotica, e quindi concorra a suscitare la gelosia, il dispetto, l'ansia del contrasto, la disperazione d'un abbandono. L'azione suggestiva, resa incoercibile pel fascino della immaginazione, molto facilmente, in casi trascurabili, da corpo alle ombre, finisce di scompigliare il labile equilibrio psichico, e l'ira e l'effetto di delirio persecutorio, con scatti od irruzione di estrema violenza. In processi penali i piu complicati, in sensazionali dibattimenti il giudice, e massimamente il giurato, non sa rendersi ragione di delitti atroci per fugaci motivi, che non meritano neanche l'onore di esser presi in considerazione: l'accusata o non sa difendersi, chiusa nel cupo dolore della sventura in cui sia precipitata, o esagera talmente in addurre le sue ragioni da non esser creduta e, quasi sempre, da ingenerare biechi sospetti di malizia, simulazione o dissimulazioni inesistenti. Quando il difensore, in vista di analoghi casi, si sforzera di chiedere la scusa della provocazione, sia pure per motivi futili, ma che, per lo stato abnorme psichico della isterica, furon causa di si gravi effetti disorganizzatori della coscienza e di profondi turbamenti nel dominio dell'affettivita, l'accusatore, se non e all'altezza scientifica del suo ministero, comincera a sillogizzare sulla sproporzionalita della causa con l'effetto, per indurne il convincimento che, riuscendo financo strano, nella specie, che un omicidio fosse commesso per si lieve motivo, altrettanto piu strano sarebbe lo ammettere che all'accusata competa il beneficio della provocazione! Fino a che, si ricordi, dalle aule della giustizia non siano banditi gli astratti aforismi sillogistici, e non sara sostituita, in quella vece, la temperanza che viene dalla _relativita_ delle nostre convinzioni, l'errore trovera la via di penetrare nella mente del giudice e di sconvolgere i piu santi principi della equita e del vero! Tra' criteri misuratori della scusa della provocazione il Carrara voleva quello desunto dall'_intervallo_ piu o meno lungo interceduto fra la offesa e la reazione; appunto perche, secondo il detto scrittore ed altri della scuola classica, gli affetti non valgono a costituire scusa, se non in quanto abbiano, tra gli altri, il carattere di un'azione _rapida_ e dentro certi limiti breve, _veemente_, che vinca la ordinaria calma della ragione. Noi conveniamo, in genere, ad ammettere gli enunciati criteri, ma guai, nella pratica, ad accordar loro autorita assoluta! L'elasso del tempo puo dar luogo alla calma, dopo che l'animo sia stato turbato da motivo qualunque di offesa; ma, ne e raro che avvenga, puo essere ancora cagione per cui il risentimento si intensifichi e scoppi in impeto susseguente di ira; la qual cosa s'incontra di solito nelle isteriche ed in chiunque non goda la piena integrita delle facolta sensitive ed emotive. =10.=--Dopo di aver accennato allo stato di sensibilita ed emotivita delle isteriche, rispetto alle conseguenze di scusa della provocazione, diremo dei _nevrastenici_. La nevrastenia, questo stato nevropatico, che ai nostri giorni ripercuote i suoi effetti in si larga misura su tutte le classi sociali e che e l'esponente cosi dell'esaurimento dello spirito in lotta con se stesso, come dello sperpero inadeguato di energia per le necessita dell'esistenza, e da poco tempo che dallo studio del psichiatra e passato allo studio del psicologo-giurista, e cio pel fine di illuminare il giudice in continui dubbi e difficolta ingenerati in lui allorche si trova a dover sentenziare sul grado di imputabilita di infelici talora reputati ingiustamente i piu proclivi artefici di delitti, sol perche meno adatti ad avvalersi dei mezzi di freno suggeriti dalla societa civile. Avendo per fondo degenerativo una _debolezza irritabile del sistema nervoso_ (Krafft-Ebing), la nevrastenia va distinta dai seguenti caratteri psichici: atonia generale, con alterazione funzionale del senso cenestetico; passivita della coscienza a qual si sia stimolazione esterna o interna; abbassamento dei poteri discriminatori con relativa ripercussione nei processi associativi; affettivita tumultuosa, violenta; intermittenza di coscienza in periodi transitori; avventatezza nelle azioni; imprevidenza dell'avvenire; veemente insorgenza di idee fisse, che assediano l'animo, e ne turbano il ritmo dell'equilibrio; proclivita alle passioni impetuose, massime all'ira, alla vendetta; sovraeccitazione, commozione che possono giungere al grado di scompigli deliranti. Specialmente la forma eretistica comprende, al dir del Bianchi, individui spesso abbastanza evoluti nella sfera dei sentimenti e dell'intelligenza, ma che sotto i piu leggieri stimoli si sovraeccitano, si commuovono, esagerano nei giudizi e nelle azioni sulle quali non possono esercitare il debito controllo, con sperpero mutile di energia; sono violenti, impulsivi, si allarmano per nulla e precipitano le cose[154]. =11.=--Fu lodevole pensiero del nostro legislatore di aggiungere alla vecchia nozione della provocazione, ristretta al turbamento dell'ira, benanco la ipotesi di minorata responsabilita in conseguenza d'impeto d'intenso dolore. Discorremmo della cenestesi del criminale e dei concomitanti somatici del dolore: per completarne la conoscenza dobbiamo penetrare piu addentro nell'anima del delinquente e veder come, esso dolore, si germini e si confonda con l'attivita dell'energia criminosa, e si addensi e preoccupi di se le piu ascose ed intime parti del cuore. Lo vedete quell'uomo che, ricco per fortunata posizione sociale, rispettato ovunque, traeva, non e guari, vita tranquilla e felice, abbellita dalla pace domestica, lusingata da fulgide speranze nell'avvenire? Egli ora e cogitabondo, e stanco, abbattuto; poco ama il conversare, punto si diletta delle comodita onde dispone: talora inclinato a mestizia, il piu delle volte concentrato in cupi pensieri, preoccupato da un mistero che ei si adopera di tener chiuso in se, geloso che se ne indovini l'esistenza. Se egli opera, se ei conversa, l'acuto osservatore indovina in lui il turbamento, l'indecisione, il timido balenare del pensiero: la fede nell'avvenire e scossa; la mente, ad intervalli, si abbuia, e l'uomo, che poco prima parea oggetto d'invidia, e reso segno di curiosa attenzione del pubblico, di diffidenti riguardi da parte degli intimi. Nell'animo di lui e penetrato dapprima il sospetto, poscia il convincimento di tradimento della fede coniugale, in addietro fonte di beatitudine tranquilla, di fervido lavoro, di sacrifici pazienti. In lui ha preso imperio il dolore, il quale, per essere piu intimo, e altrettanto piu mesto, piu sconsolante: non trovando sfogo nelle affettuose confidenze, si concentra ed assedia l'animo e ne estingue qualunque risorsa di sollievo. Incerto sui rimedi a tanto male, l'infelice non sa che straziare se medesimo; ansioso che da se si allontani l'amaro calice costretto a sorbire goccia a goccia, non sente piu amore alla vita trasmutatasi in teatro di amarezze: premuroso di conservare il bene sommo dell'esistenza, l'onore, sente ribollire nel cuore la passione dell'odio, dell'ira contro chi fu causa volontaria della grave offesa: sull'orlo del baratro scavatosi sotto i suoi piedi, egli non teme d'altro che di non soddisfare al dovere impostogli di vendicare l'oltraggio sopportato, di ristabilire, quand'anche col delitto, il suo equilibrio morale sconvolto dall'onta del talamo violato. L'idea fissa--scrive Bourget--produce sul nostro cuore il medesimo effetto che un punto brillante ed immobile sui nostri occhi; ella ipnotizza l'essere dominato e circoscrive la sua sensibilita ad un cerchio affatto piccolo di sensazioni. Cosi, lo sventurato coniuge tradito, vittima di intenso dolore, o agitato da tutte le furie; dalla gelosia, che lo richiama alla perduta dolcezza dei godimenti dell'amore e gli incute repugnanza per chi sprezzava la sua felicita nel darsi alle voglie altrui; dal pensiero del disonore cagionato alla persona, al cognome, ai figli, ai parenti; dal convincimento di un male irrimediabile, non colmandosi il vuoto scavato dal disonore se non col ricorrere al mezzo estremo della vendetta! Il descritto esempio e tra i tanti di dolori intensi per motivi intimi; ma altri vi sono, che si convertono in cause di delitti e si scusano, oltre che dalla legge, per comune sentimento di pieta, di compatimento dei tristi destini inseparabili dalla misera vita umana. La emozione comune agli stati, alternanti o continui dell'intenso dolore, e la _tristezza_, il cui tratto caratteristico fisiologico e della fisonomia e l'azione paralizzante ch'ella esercita sui muscoli volontari (Lange). Ella o e negativa o positiva: nella prima forma invade e riempie di se l'animo, abbattendolo e privandolo fin della speranza di rimedio; l'energia personale si abbassa al disotto del livello di reazione istintiva; e disseccata la fonte del desiderio, del volere; e ottenebrato l'orizzonte del pensiero; annichilito lo spirito, chiusa la via alla speranza; prostrata benanco la forza di protestare o di chieder l'altrui compianto. L'uomo e distrutto, poiche a lui venne meno ogni puntello all'esistenza, ed e noto a tutti, che la vita e sorretta da illusioni, da fede, da ideali; guai a chi se ne spogli e crea a se d'intorno il vuoto; misero chi, per disavventura, siasi ridotto in condizione cotanto abbietta! Ma la tristezza puo essere attiva (seconda forma); quel che, di solito, incontra nel secondo stadio di forte dolore morale. L'uomo comincia, poco a poco, col riattivare i motivi d'interesse alla vita; con sforzi di autosuggestione ricupera la fede in se, e negli altri; l'orizzonte del pensiero si spiana, il volere e pronto, impaziente d'indugi. Molti--osservatori poco accorti--facilmente scambiano questo stadio, diro cosi, accomodativo dell'intimo dolore d'un'offesa, con la calma generata dal convincimento e dall'assuefazione, nella vittima, di deporre il risentimento e sopportare, anche in avvenire, con rassegnazione l'onta patita o direttamente o indirettamente. La calma apparente puo nascondere, al disotto, il furore tempestoso dell'anima di Otello, ovvero la riflessione cupa, inflessibile, aspettante l'opportunita della vendetta, siccome in Amleto; ma il dolore continua a dominare, e, quando altri meno sel creda, irrompe furente alla vendetta, con meraviglia di chi credette, per l'apparente calma, quetata la tempesta, la quale, all'incontro, tenendosi nascosta nel fondo dell'animo, avea bisogno di nuovo soffio di vento per scoppiare e travolgere ogni cosa! II. Legittima difesa e stato di necessita. 1. Carattere di _legittimita_ o di _giustizia_, di _necessita_ e di _attualita_ nella discriminante della legittima difesa.--2. Stadio fisio-psicologico del meccanismo della difesa dell'uomo: coefficienti fisici, intellettivi e morali.--3. Valutazione del _timore_ qual fondamento _naturale_ della legalita dell'offesa.--4. Psicologia del timore; esquilibrio psichico; coefficienti secondari della necessita di difesa.--5. Sistema seguito dal nostro Codice.--6. Delimitazione della legittima difesa.--7. Legittima difesa in persona degli altri.--8. Dello stato di _necessita_; suo contenuto giuridico e logico.--9. Teoria dei giureconsulti romani.--10. Differenza tra lo stato di necessita e la legittima difesa.--11. Estremi dello stato di necessita.--12. La _gravezza_ e la _imminenza_ del pericolo.--13. L'_accidentalita_ e la _inevitabilita_ del pericolo.--14. Lo stato di necessita per la salvezza degli _altri_. =1.=--A completamento di alcune forme giuridiche di psicologia criminale, tratteremo della legittima difesa e dello stato di necessita. Cio facendo, prescinderemo dalle nozioni puramente di diritto, estranee alla materia di questo libro. Parlando della legittima difesa, altrove[155] scrivevamo le seguenti osservazioni, le quali, ricordate dopo circa dieci anni, servono quale nuovo argomento onde convincere il lettore del come fosse costante in noi la persuasione, che l'unico ed efficace indirizzo positivo in materia criminale fosse quello non difforme dai principi scientifici della _scuola dinamica_, e che a torto i cultori di antropologia e di sociologia criminale han voluto allontanarsene, allora quando ponevano a sostegno delle loro teorie o l'esclusivo elemento somatico dell'individuo, ovvero la influenza assoluta delle necessita sociali. Quasi tutti gli scrittori avvisano nella difesa il carattere di _legittimita_ o di _giustizia_; di _necessita_ e di _attualita_. E legittimo tutto quello che non e fatto contro la legge, anzi per respingere un attacco antigiuridico: cio che piu non avviene quando si e cagione prima del male che poscia si respinge col danno altrui. La necessita e inerente al pericolo imminente del male minacciato; e imposta dalla eccezionale condizione di non essere alcuno piu in grado di far ricorso alla tutela delle leggi, ma di doversi avvalere della forza privata, dell'opera individuale. L'attualita, poi, contiene l'obbligo di far cessare il diritto di reazione tostoche sia cessata l'azione. Il carattere di legittimita e valutabile obbiettivamente, alla base di qualche prescrizione legale, che, determinando l'indole permessa o vietata dei nostri atti, ci apprende altresi il modo di estimarla. Ma il carattere di necessita e di attualita sono da considerarsi soggettivamente ed in relazione, non solo alle circostanze speciali che accompagnarono la violenza, o l'attacco, e la offesa o reazione, ma altresi in relazione all'indole dell'offeso e dell'offensore ed allo stato peculiare di animo che determino l'offeso a reagire. Con questo metodo, risalendo alla natura intima e primitiva dell'uomo, si avra che la discriminante della legittima difesa, piuttosto che poggiare sul godimento di un diritto o l'adempimento d'un dovere, e sulla necessita d'obbedire ad una coazione, sia il risultato spontaneo di una legge dinamica, la quale e costante; presiede a qualunque umana operazione, individuale o collettiva, e si effettua nella _prevalenza dell'energia di conservazione dell'essere, in collisione con altre energie che ne vorrebbero distruggere la natura sostanziale ovvero ostacolarne il perfezionamento_. La lotta di esistenza o di conservazione, che costituisce la naturale dimostrazione della vita _dinamica_ degli esseri animati, quando vogliasi riguardare nelle relazioni tra gli individui, si converte in prevalenza di energia di conservazione; appunto perche, come fu da noi accennato, gli esseri individui, e l'uomo segnatamente, sono il prodotto di qualche speciale energia che, per natura propria ond'e differenziata dalle rimanenti, ottiene il sopravvento nella lotta di continua produzione e trasformazione degli esseri, ed impronta di se la nuova apparizione fenomenica risultatane. L'uomo che, aggredito, si difende, non ha, certamente, il tempo di pensare al diritto o al dovere che gli compete, ovvero di misurare lo stato di coazione in cui versa: in lui l'istinto della conservazione rimugghia potente dall'intimo del cuore, e la reazione e il compimento di un moto meccanico che spontaneamente insorge e si esplica. Chi ne desideri la prova palese, riguardi a quei nostri movimenti automatici ed incoscienti alla presenza di qualche fatto che all'improvviso e, quasi sempre per caso, minacci il nostro benessere: la mano corre rapida ad allontanare un oggetto che era per riversarsi addosso; l'occhio, pel movimento delle palpebre, e difeso dal pericolo di contatto offensivo con oggetti esterni; la repugnanza dell'olfatto per alcuni cibi vi dice, che questi mal si confanno ai nostri bisogni di nutrizione e di benessere. In questi moti istintivi e la sede della reazione di offesa per respingere la ingiusta violenza, la quale ne minaccia di pericolo; e la ragione per cui appo tutti i popoli e tutte le legislazioni non si dubito mai dell'origine naturale del moderarne d'incolpata tutela, quantunque discrepanti applicazioni se ne facciano in pratica. =2.=--Senonche, il meccanismo della difesa dell'uomo, per la facolta di razionalita in lui, quantunque cominci da moto spontaneo, si compie in moti riflessi: alla semplice impulsivita iniziale della violenza attuale si aggiungono svariati coefficienti, che conviene classificare in tre ordini; in fisici, intellettivi e morali. Sono fisici tutti quei coefficienti che, dipendendo dalla presenza di un dolore o dall'assenza di un piacere goduto, determinano lo stato psichico conveniente alla scelta del mezzo dell'offesa in preferenza del ricorso alla guarentigia dell'autorita o della legge. E tanto forte la proclivita, nello stato di dolore, all'offesa, che qualche volta siamo indotti a respingere, nostro malgrado, colui che, cagionandoci un dolore passeggiero, intende procurarci il risanamento da qualche morbosa affezione fisica. I bruti, che, meglio di noi, sentono la forza degli istinti puramente fisiologici, respingono l'azione dolorosa con reazione altrettanto potente che subitanea. Sono coefficienti intellettivi quelli che si connettono alla _relazione_ degli eventi, o precedenti o concomitanti o successivi: cioe a dire, che fanno dipendere la prevalenza di una data disposizione dal concorso simultaneo di efficacia psichica di tutte le _idee_, che abbiano nesso con l'evento verificatosi della violenza e con quello da verificarsi della reazione per respingerla. Sono coefficienti morali quelli che si riferiscono ai sentimenti od alle passioni, le quali preparano o accompagnano il conflitto criminoso dell'attacco e della difesa. Tutti questi coefficienti possono riassumersi in un concetto ed in un sentimento; il concetto di _pericolo_ e quello di _timore_. Il pericolo o e fisico, e produce la costrizione di allontanare una causa disorganizzatrice del nostro benessere fisiologico; o intellettivo, ed e la sintesi di tutte le idee che sono il frutto della istruzione ed educazione, non che delle prescrizioni legali ed etiche e della misura o proporzione tra il danno, che si cerca di evitare e quello che ne derivera dall'appigliarci, con preferenza, all'uso della forza privata, e non al mezzo della legge o dell'autorita competente. Il pericolo, in fine, se e morale, si muta in sentimento di _timore_, il quale consiste in un turbamento psichico, ovvero in un disordine di facolta con aumento delle energie istintive di conservazione e diminuzione di energia delle attitudini acquisite e delle cause che loro si riferiscono. Nel contrasto di tendenze, ogni energia istintiva piglia il sopravvento; la cagione e perche le facolta da noi acquistate o, meglio, sviluppate, per lo stato sociale, presuppongono, perche abbiano peso, la condizione di ordine giuridico; la quale condizione, laddove sparisca con la eccezionale evenienza di non poterci avvalere della protezione delle leggi, mena seco l'indebolimento o la sparizione del potere dei motivi che ci contengono ad agire nei limiti della legalita e del rispetto dell'altrui diritto. Chi fino a questo punto ci ha seguito, nell'analisi della teorica dinamica in materia criminale, intendera facilmente, che lo stato di necessaria difesa sia il contrapposto dello stato di delinquenza punibile. Pel delinquente evvi prevalenza di energia criminosa con scelta, piu o meno cosciente, di mezzi adatti al fine di dar corso all'efficacia del motivo, il quale si e convertito in iscopo; per chi legittimamente si difende, la prevalenza di energia e per una azione di ordine ovvero di ristabilimento dell'equilibrio, naturale e civile, contro cui e dirizzata la violenza dell'aggressore. Se, dunque, vi sono delle leggi che puniscono il primo, perche non vi deve altresi essere una legge che assolva il secondo? =3.=--Parlandosi del timore, fondamento _naturale_ di legalita della reazione, alcuni ne vollero, come pel pericolo, formolare un precetto esclusivo, il quale si adottasse quasi regola logica e costante. Si disse, quindi, che siffatto precetto fosse deducibile dalla natura del danno, che ci vien minacciato; dalla gravezza ed inevitabilita dello stesso, e dalla specie dei mezzi di che facciamo o potevamo far uso, nel respingerlo. Il Carrara, per esempio, scrive[156], che, perche al timore si accordi questo potente effetto di rendere legittimo un atto violatore dei diritti altrui e materialmente contrario alla legge, e in tutti i casi necessario per regola _assoluta_, che nel male minacciato si trovino questi tre requisiti: 1^o _ingiustizia_, 2^o _gravita_, 3^o _inevitabilita_. E, parlando del requisito di inevitabilita, aggiunge: "Certamente, se al male, che ci minaccia, potevamo sottrarci _altrimenti_ che col violare la legge, la violazione deve rimanere punibile; perche l'arbitrio dell'agente non era piu ristretto fra la scelta di due mali ugualmente gravi; e la legge dell'ordine poteva essere osservata, purche egli eleggesse il mezzo innocente col quale avrebbe evitato e il danno proprio e l'altrui. Sottrarsi _altrimenti_ dal male, che ci e minacciato, si puo o con previsioni _anteriori_, o con provvedimenti _successivi_, o con ripari _concomitanti_. Percio la _inevitabilita_ nel pericolo, che indusse ad agire o reagire, si desume da _tre_ criteri distinti: 1^o che sia _improvviso_; 2^o che sia _presente_; 3^o che sia _assoluto_"[157]. Ecco un ragionamento il quale pecca di eccesso: perche, quando anche si giunga a definire il significato di ciascuno dei tre distinti criteri, non si arrivera mai a precisare, nella indefinita serie dei fatti, la ipotesi in cui o l'uno o l'altro, o tutti insieme, abbiano a riscontrarsi. Il Berner[158], partendo dalla necessita di proteggere un diritto aggredito, che vuol mantenersi contro un assalto ingiusto ed attuale, conclude molto piu _logicamente_, che "non e necessario che lo assalto sia _impreveduto_, ne che il diritto difeso sia irreparabile. Se si mantiene la legittima difesa nel suo concetto semplice, che il diritto, cioe, non deve piegare davanti una ingiustizia, risulta evidente che essa e applicabile anche per un diritto risarcibile". Esagerando in sistemi restrittivi, si giunge a creare delle norme troppo astratte ed arbitrarie, le quali, se accontentano lo scienziato, non possono a meno che essere dannose pel giudice, che, non della imputabilita, ma della imputazione e chiamato a decidere, ed ha l'obbligo di tenere presenti tutte le circostanze le quali accompagnano il fatto e ne modificano l'indole; lo attenuano o lo aggravano. =4.=--L'errore degli scrittori, che posero a fondamento della legittima difesa la teorica della _coazione_, e nell'avere trasformata la nozione del timore da idea soggettiva e relativa in criterio imprescindibile ed obbiettivo. Indi si adottarono dei concetti di _gravezza_ e di _assolutezza_ non sempre congrui alla realta delle cose, anzi il piu delle volte troppo ipotetici. Il timore, causa morale dell'azione difensiva, non e a staccarsi dalle altre cause fisiche ed intellettive che determinano la scelta e l'uso della forza privata e non della forza pubblica e delle leggi. Fino a che il pericolo e puramente fisico, non sara difficile il ricorrere a mezzi legali, reprimendo l'atto della istintiva reazione; parimente avviene nel pericolo dall'aspetto intellettivo, perche vi e l'agio di rafforzarsi nell'intenzione di non reagire pel concorso opportuno di tutte le idee che sono la fonte del diritto e del dovere; ma non e piu cosi pel pericolo addivenuto timore, perche in questo caso l'equilibrio morale o e indebolito o distrutto. Tornera chiaro quanto qui e detto se si esaminano alcuni esempi. Tizio e minacciato da Caio per azione involontaria o colposa. Il pericolo per Tizio e gia fisico, perche qualche cosa si e realizzata, la quale mette in dubbio l'animo sulla conservazione della nostra integrita corporale; eppure Tizio sara facile che non reagisca. La ragione e perche egli sa con certezza, che il fatto delittuoso non dovra ripetersi; eppero non richiede che sia antivenuto o prontamente represso. E del pari: Tizio minaccia Caio di morte; questi, se la esecuzione della minaccia non e immediata, non credera di reagire usando della propria forza, perche riflette alla opportunita di aver comodo a mettersi in condizione, nell'avvenire, di non cadere vittima dell'avversario, e di prendersi la giusta vendetta, che a lui competa, dal soccorso punitivo della legge. Ma non e lo stesso quando il pericolo fisico, vincendo ogni freno intellettivo, si converte in sentimento di timore e giunge ad impossessarsi del nostro animo. Il turbamento, che ne segue, distrugge in pochi istanti l'opera faticosa di buona e lunga educazione, di virtu ereditarie di rispetto della legge; fa scomparire o attenua la forza proveniente dal convincimento di incorrere in possibile responsabilita, dovendosi un giorno dar conto del proprio operato sebbene non delittuoso. Sapere, pero, comprendere l'intimo nesso tra le energie psicofisiche, e vederne poscia lo stato di turbamento, e solo contemplare in apparenza il problema psicologico del moderarne d'incolpata tutela. La maggiore difficolta e quando ci facciamo a studiare la relazione disorganizzatrice tra l'energia del motivo, causa del pericolo, trasformata in sentimento di timore ossia in causa di esquilibrio (perche non coerente alla nostra abituale natura), e le facolta psicofisiche armonizzate ad unita razionale e tendenti alla conservazione dell'ordine giuridico, il quale rispecchia esternamente il nostro ordine interno. E d'ogni stato di squilibrio affettivo l'indebolimento o l'obliterazione della coscienza; ond'e che neppure dal lato meramente morale, o soggettivo, l'azione criminosa commessa nel descritto stato avrebbe sufficiente e plausibile argomento di responsabilita penale. La legge di necessita, _necessaria difesa_, e la legge dominante dell'azione reattiva: essa, comeche non sia tutta meccanica, come nei fenomeni puramente automatici, obbedisce alla dinamica di conservazione e si proporziona istintivamente all'energia di tendenza protettiva della integrita personale. Lo stato psichico qui descritto e il normale per chi reagisce spinto dalla necessita di difendersi; e lo stato, cioe, di chi si appiglia all'uso della forza privata perche veramente ed assolutamente non e in grado di ricorrere all'ausilio della legge. Ma, bene spesso, l'azione e il risultato di un concorso di parecchi altri fattori che mette bene di esaminare. Il primo e piu ordinario fattore e quello di _vendetta_. Il timore abbatte l'animo, il sentimento di vendetta lo rialza, e la passivita prodotta dalla sorpresa dell'attacco e vinta dalla rinata attivita di reazione, che di automatica addiviene cosciente. A questo punto, dal fondo della coscienza si desta un secondo fattore, l'idea del diritto proprio in correlazione col dovere dell'avversario; il diritto al rispetto, il dovere, in altri, di non rompere l'ordine imposto dalla legge e dalla necessita della vita sociale. In pari tempo si affaccia alla mente una serie di idee, le quali per lo innanzi non facevano avvertire la loro presenza; idee di tutti i doveri da noi adempiti per conservarci il rispetto alla conservazione; idee delle conseguenze dannose, morali e materiali, che ne deriverebbero, se l'atto illecito non fosse represso: al che si aggiunge un certo istinto, per quanto domato dal progresso e dalla civilta dell'uomo, altrettanto potente (laddove non ricorrano le ordinarie condizioni della vita giuridica) a sentirci trascinati alla distruzione del simile per blandizia di preminenza, sia pure di forza bruta, contro chiunque osi esserci di contrasto. Il diritto della forza, condannato dalla morale, represso dal monito della legge, rinasce potente, in tutto il vigore brutale, ogni qualvolta la morale e la legge perdono l'imperio: l'individuo si sostituisce alla societa, e nel momento supremo della lotta tra la propria esistenza, protetta dal convincimento del diritto, e l'operare altrui in contraddizione del dovere, la scelta non e dubbia, poiche la conservazione dell'essere, oltreche spontanea, e frutto di abituale riflessione e di adattamento al consorzio sociale cui apparteniamo. =5.=--Pel nostro Codice la legittima difesa e limitata alla _persona_, cioe, come si espresse il Zanardelli, alla vita, all'integrita personale ed al pudore, non ai _beni_; salvoche la violenza ai medesimi vada unita ad un attacco alla persona. Il § 53 Cod. pen. tedesco, da cui l'art. 49 del nostro Codice penale e tolto, prescrive che "necessaria difesa e quella che e richiesta per respingere da se o da un altro un'aggressione attuale ed ingiusta". E gli scrittori interpetrano, secondo il Berner[159], che, essendo il fondamento della legittima difesa la protezione del diritto, ella si estende non solo alla difesa del corpo, della vita, della proprieta e dell'onore, ma anche dei diritti famigliari (adulterio), della liberta, del pegno, di una servitu, ecc. =6.=--Questa teorica, com'e detto, non e accettata dal nostro legislatore. Il Zanardelli, commentando l'art. 357 del suo progetto ultimo[160], cosi ne significava le ragioni: "Si e dubitato se la giustificazione per l'omicidio e per la lesione personale, universalmente ammessa quando si tratta di difendere a persona, debba ammettersi anche nel caso in cui si tratti di difendere la proprieta. I nostri progetti di codice hanno costantemente respinta, come esorbitante, la teoria accolta da alcuni scrittori ed in qualche codice, secondo la quale si ammetterebbe che, anche al solo fine di salvare la roba, sia sempre legittima l'uccisione del ladro. "La proprieta (scriveva il Nicolini) e cosa si lieve a fronte dell'onore e della vita, che sarebbe avvilir troppo questi beni sovrani dando a quella i privilegi medesimi; per essa vi e sempre tempo di implorare i giudizi. Che se e violenza, sempre inescusabile, _quoties quis id quod sibi debetur non per judicem reposcit_ (L. 7, D. XLVIII, 7, ad leg. Iul. _de vi privata_), molto piu dev'esserlo quando in vendetta della proprieta violata si trascorre a' corrucci ed al sangue"[161]. Ma, se l'attentato alla proprieta abbia tali caratteri, o avvenga in tali circostanze da presentarsi quasi inseparabile dall'attentato alla vita o alla sicurezza personale del proprietario, allora ogni ritegno deve cessare verso i ladri e gli aggressori; e chi e posto in pericolo ha diritto di respingere l'aggressione con tutti i mezzi che a questo effetto siano necessari. Per tali considerazioni, e limitatamente ai delitti di omicidio e di lesione personale, la giustificazione della legittima difesa, di cui e proposito nell'art. 50, num. 2 (del Progetto), viene estesa alla necessita di difendersi contro gli autori di violenti attentati alla proprieta, come sarebbe nel caso di furto violento o di saccheggio, o quando si respingano i ladri, che scalano o scassano la casa in tempo di notte, o quando, avvenendo cio in tempo di giorno, la casa sia posta in luogo isolato". =7.=--La legittima difesa non e soltanto ammessa per respingere da se una violenza attuale ed ingiusta, ma ancora per respingerla da altri. Chi desiderasse apprendere la ragione vera ed ascosa di questo precetto, che e sanzionato ben anco dalla morale, dovrebbe risalire a due nozioni essenzialissime del progresso dell'umanita; la prima, che le medesime leggi, le quali regolano la natura individuale dell'uomo, ne regolano la collettiva; la seconda, che il diritto, mediante lo stato sociale o l'integrazione graduale della nostra personalita, si e venuto universalizzando nel suo contenuto di relazione e di imperio. L'individuo, unendosi ai suoi simili, non pure rendesi partecipe dei diritti da lui estimati essenziali e costanti della vita, ma di tutti gli altri onde accidentalmente egli potrebb'essere in facolta di servirsi: quindi e che la famiglia sociale, mentre e un tutto composto di svariate parti, ciascuna delle quali ha diritti e fini propri, e parimente unita organica stretta da vincoli di necessita di esistenza, e da bisogni sviluppatisi tra i suoi membri per legge di reciproca convivenza. L'amore, la simpatia tra gli uomini, tutti i sentimenti altruisti, quantunque abbiano la lontana fonte nell'egoismo, sono, allo stato di civilta, cosi spontanei ed imprescindibili che, per essere messi in atto, non esigono sforzo, ma sono rivelazione del carattere di espansivita della nostra vita affettiva e del fine del progresso di avvicinare i due poli estremi della sociale esistenza, quello dell'individuo e quello della umanita. Qualunque idea o legge, teoricamente riconosciuta e fermata, ha dovuto, in precedenza, essere da noi scorta quale condizione permanente di un singolo essere o fenomeno; il carattere di universalita e dato dall'astrazione, la quale col considerare i fenomeni individuali si solleva alla serie di verita generali, la cui assolutezza e causa del convincimento e della certezza, che e in noi, quando ci facciamo a giudicare od operare guidati dal lume di nozioni gia acquistate. La religione, divinizzando questo principio, fa che tutti dobbiamo considerarci figli d'un solo padre: ognuno sente di non essere nato per vivere isolato o per se solo, ma di compartecipare al benessere dei simili; poiche l'eccitamento delle tendenze altruiste e la voce della coscienza morale e giuridica ci richiamano al dovere di considerare negli altri noi stessi, e di fare per i medesimi quello che per noi avremmo voluto che fosse fatto. "Il quale, a dir vero, come osserva il Nicolini, non e che il principio ben inteso della conservazione di noi stessi. Imperocche non vi ha mezzo di esistere, non che di essere educati e giungere all'estrema vecchiezza; non vi ha sicurta di poter soddisfare alle necessita, alle utilita, ai comodi ed anche ai piaceri della vita, senza concorso di altri. Che se natural cosa e il volgerci altrui per aiuto in qualunque nostro bisogno, natura ci comanda di non esser lenti ad accorrere quando altri ci invoca. Qual'e quell'uomo che in un incendio, in una ruina, in un naufragio o in un assalto repentino, che da qualche fiera, o da uomo peggior di fiera ei sostiene; chi e che pronta non desideri una mano soccorrevole? Ed egli poscia, invocato nel bisogno altrui, si mostrera restio, benche col suo pericolo, ad accorrere? Disse gia quel grande interpetre di ogni sentimento umano e della ragione: _chi ne ricusa il peso, rinunzia al benefizio_[162]. Ma chi puo far tal rinunzia senza perire? E dunque un tal peso inerente alla natura dell'uomo, e condizione necessaria della sua esistenza"[163]. =8.=--Ci resta ora a dire alcun che dello _stato di necessita_[164]. Il suo contenuto giuridico e in un conflitto tra il proprio e l'altrui diritto a motivo di evento fortuito o di accidenti naturali; il fondamento logico e nell'imperio assoluto ed ineluttabile della legge di necessita. La lotta che si impegna tra la forza uomo e le altre forze della natura; tra il diritto personale e quello dei consociati, e cagione, talfiata, di collisione di interessi, la quale giunge fino al punto di persuaderci ad agire a detrimento altrui, senzache fossimo animati da sentimento di odio o da vendetta verso la vittima. =9.=--Il diritto romano derivava la irresponsabilita dal riguardo di preferenza di un bene maggiore rispetto ad uno minore; eppero Labeone scrive: Se l'impeto dei venti spinse una nave nelle gomene dell'ancora di un'altra, ed i nocchieri hanno tagliate le gomene, non competerebbe verun'azione, qualora non si avesse potuto liberarsi in altro modo che col tagliare le funi. Lo stesso Labeone e Procolo pensarono, che cio si dovesse applicare anche al caso delle reti de' pescatori, nelle quali avesse urtata la nave. Certamente, se cio avvenne per colpa dei nocchieri, avra luogo l'azione della legge Aquilia[165]. Ed Ulpiano aggiunge, che quegli che, per salvare le proprie merci, ha gittato in mare le altrui, non e tenuto per veruna azione. Ma, se cio avesse fatto senza giusto motivo, sarebbe tenuto per l'azione del fatto (_in factum_); se con dolo, per quella del dolo[166]. La ragione discriminatrice di responsabilita era da Gelso, secondoche Ulpiano riferisce[167], ammessa in considerazione di _justus metus_; cio che e qualche cosa di piu della semplice considerazione di entita materiale di un bene in paragone di un altro. Ad uguali risultati arrivarono il diritto canonico e gli antichi giureconsulti. =10.=--Secondo il legislatore italiano, dobbiamo, in primo luogo, distinguere lo stato di necessita dalla legittima difesa; in quanto che la difesa legittima e diretta a respingere la violenza altrui, cioe a dire un'aggressione, laddove nello stato di necessita il conflitto tra il proprio e l'altrui diritto e creato da un evento fortuito o da accidenti naturali. Nella quale distinzione e solo indicato il lato oggettivo della giustificazione, di cui ci occupiamo; il che riscontrasi appo tutti coloro i quali si sforzarono di non dipartirsi, nell'assegnare il fondamento giuridico dello stato di necessita, da formole contenenti, con maggiore o minore esattezza, il conflitto tra due beni in lotta, ed il dovere di sacrificare il minore per conservare quello di entita maggiore. Se fosse cosi, come da molti e ritenuto, si confonderebbe il caso di giustificazione di inimputabilita penale, con quello di irresponsabilita civile; potendo avvenire, che la _necessita_, anche in caso di infrangimento di diritto risarcibile civilmente, escluda l'azione di responsabilita, salvo che non si ravvisi nel fatto qualche traccia di colpa da parte dell'agente, relativa all'avvenimento fortuito di cui si deplorano le conseguenze dannose. La essenza propria della discriminante dello stato di necessita parmi che debba cogliersi nell'estremo del _pericolo grave ed imminente_; ch'e a dire, in uno stato tale di animo da rendere dubbio quel concorso di coscienza e di liberta di atti, che pel nostro legislatore e il primo requisito di qualunque fatto imputabile penalmente. Ed e troppo noto, che vi sono degli stati di coscienza nei quali l'intelligenza e l'attivita dell'uomo si arrestano, o per manco di sviluppo o per causa accidentale, e l'azione, che ne deriva, deve rapportarsi piuttosto all'azione meramente meccanica del motivo iniziale, esterno o interno che sia, che all'azione riflessa della nostra mente. =11.=--Gli estremi dello stato di necessita sono: _a_) un _pericolo grave ed imminente alla persona_; _b_) l_'accidentalita e l'inevitabilita_ di tale pericolo; _c_) _la necessita di salvare se od altri_. Il contenuto reale e sempre un _pericolo_, il quale esternamente si converte in un _bene_ contro cui e rivolto l'evento fortuito, e soggettivamente in uno stato di _giusto timore_. La necessita e termine medio tra il bene minacciato ed il timore suscitatosi nell'animo dell'agente; termine medio che sorge quando innanzi alla mente dell'individuo sia preclusa qualunque via di salvezza, meno quella di sacrificare l'altrui diritto; e quando, percio, la coscienza di scelta di mezzi all'operare e obliterata, o distrutta, dall'esquilibrio psichico causato per l'imminenza del pericolo cui si e di fronte. Ed il legislatore, col fine di rendere meno equivoci gli esposti concetti, ha limitato l'evento del pericolo alla _persona_, con significato restrittivo che noi facciamo voto sia serbato dalla giureprudenza, accio non si esageri in arbitrarie ipotesi. =12.=--Il pericolo dev'essere _grave ed imminente_: donde trarremo le regole per giustamente estimarlo? Il Codice tace, ed e logico; perche anche qui, come per la legittima difesa, versiamo in apprezzamenti del tutto soggettivi. La gravezza e la imminenza non sono caratteri permanenti, ma transitori; la loro influenza sulla nostra attivita e regolata da una serie indefinita di circostanze che torna impossibile esaminare singolarmente. =13.=--Il pericolo dev'essere _accidentale_ ("al quale non avea dato volontariamente causa") e _inevitabile_ ("che non si poteva altrimenti evitare"). E accidentale il pericolo che non pote essere previsto, ed al quale non si e concorso in guisa veruna. Che se il pericolo fosse l'effetto di qualche nostro fatto volontario, non saremmo piu nel diritto di invocare la giustificazione della necessita, dovendo sopportare le conseguenze del proprio inconsulto operato. Dev'essere anche inevitabile, ch'e a dire, non poteasi altrimenti sfuggire che col produrre un nocumento altrui. L'obbligo, a siffatto riguardo, imposto dalla legge e molto piu stretto che non per la legittima difesa. Chi e aggredito ingiustamente, oltre ad avere il diritto di respingere la violenza pel fine di garentirsi dalla offesa minacciata, ha il dovere di opporsi a che altri infranga quell'ordine giuridico che e cardine del consorzio civile, e che limita l'azione di ciascuno al punto di non permettere che si violi la sicurezza altrui. Ma chi, necessitato, sacrifica il bene di un altro al bene proprio, non si propone che un solo scopo, quello della sua conservazione; ogni motivo diverso, invece di accrescere in lui il diritto di respingere il pericolo, ne attenua il carattere di giustizia e rende eccessivo e punibile l'atto eseguito. Quindi si comprende come la _necessita della salvezza_, ultimo requisito che accompagnar deve il pericolo, non sia giustificabile le quante volte l'agente abbia fatto prevalere qualche altro motivo che non sia l'esclusivo ed ineluttabile di sottrarsi dalla imminente minaccia di grave danno: dico qualche altro motivo, intendendo di parlare di qualunque coefficiente che, senza essere l'unica determinante dell'azione, vi ha pero influito in grado apprezzabile, rendendo, per avventura, necessario cio che poteva non esser tale. Non e difficile riscontrare dei casi in cui il nostro concetto apparisca chiaro. Ammettasi, ad esempio, che l'incendio si appicchi ad un teatro; e che gli spettatori si accalchino alle porte per mettersi in salvo. Un infelice casca per terra e, calpestato, e in evidente pericolo di morte. Se altri, senza badargli, gli e sopra e gli e cagione di grave lesione, sara responsabile dell'operato?--ovvero dovra rispondere in parte del danno, di cui fu l'autore? La risposta equa sara data dal considerare se tutto quello, che e avvenuto, era _necessariamente_ occorrente per la salvezza di chi ha cagionata la lesione all'infelice caduto; che, se chi si e all'impazzata precipitato alla porta di uscita, senza badare che altri ne soffrisse danno, poteva ancora indugiare ma non lo ha voluto pel _motivo_, poniamo, o di uscir subito di teatro o di recarsi a chiamar gente che accorresse a spegnere il fuoco, o per ogni altra ragione, la quale non sia propriamente quella di mettersi in salvo, egli rispondera, della lesione cagionata, in proporzione della importanza del motivo secondario in comparazione al principale ed impellente di procurarsi, a qualunque costo, la salvezza. "E piu particolarmente--scrive il Conti--non vi ha necessita quando non sia legittimo il motivo che indusse l'agente alla violazione del diritto altrui, quando, cioe, il minacciato non agisca pel principio della conservazione giuridica. Non vi e necessita, se la rinuncia al bene proprio sarebbe stata giusta e naturale, secondo le idee ed i sentimenti della comune dei cittadini onesti in dato Stato e in data civilta. Non vi e necessita, se non vi e lotta fra due diritti preesistenti, senza che per questo si fondi l'eccezione dello stato di necessita sulla teorica della collisione e sulla prevalenza, in ogni caso, del diritto maggiore al minore. Ma, certo, il concetto di necessita va basato specialmente sul criterio, inapprezzabile _a priori_, della _proporzione_ fra i beni tolti ed i beni salvati. Ed esclusa cosi assolutamente la necessita, resta il fatto delittuoso passibile di pena ordinaria; esclusa solo in parte, resta un fatto solo parzialmente illegittimo, e quindi passibile di pena diminuita. Se non vi ha necessita, non vi ha ne scusa, ne giustificazione; se vi ha tuttora necessita, ma per imprudenza od imprevidenza si die causa al pericolo, lo si affronto potendolo evitare, gli si contrappose un'azione sproporzionata, vi ha l'eccesso nello stato di necessita"[168]. =14.=--Il legislatore estende alla salvezza _di altri_ la giustificante dello stato di necessita; strana, invero, ipotesi di scriminazione; sembrando esorbitante, al dire del Villa, fuori di ragione, che sia lecito sacrificare il diritto di taluno per beneficare un terzo qualsiasi. Checche si opponga in contrario, noi ci avvisiamo che, estesa fino a questo punto la necessita, molto facilmente puo dar luogo all'arbitrio; mancando, in atto, l'estremo vero della giustificazione, vale a dire il _timore_, e riscontrandosi invece la _compassione_, la quale, se pure e ragione di attenuare la responsabilita, non puo esimere, senza che non si commetta ingiustizia, da pena chi, seguendone il consiglio, infranse la legge. Il magistrato, ricordando i principi sui quali noi abbiamo creduto di riporre la discriminante in parola, sara oculato nell'apprezzare molto scrupolosamente i fatti, e nel ritenere, in casi molto eccezionali, la ipotesi di giustificazione per delitti commessi da chi invoca lo stato di necessita di un pericolo che altri correva. La carita, l'amore del prossimo non distinguono individuo da individuo se non pel riguardo di maggiore bisogno di ciascuno; il quale dettame suona ingiustizia allorche il bisogno, non che essere giustificato da ragionevole opinione di torto o di ragione, e motivato da eventi fortuiti ed accidentali, a cui nessuno degli individui versanti in pericolo ha dato causa. CAPO XV. Psicologia della prova del delitto. 1. Dovere del giudice in materia penale; le leggi di rito e le idee teoretiche del delitto.--2. La verita storica del fatto; il criterio di verisimiglianza.--3. Necessita d'una psicologia del testimone; guarentigie logiche della prova testimoniale.--4. Qualita del testimone; importanza del suo fondo individuale sensitivo, intellettivo ed etico: il suo fondo sensitivo.--5. Lato intellettivo del testimone.--6. La relativita delle leggi logiche nella prova testimoniale.--7. Il _temperamento_ individuale ed il _tempo_, dall'avvenuto delitto, son le due principali cause modificatoci dell'opera del testimone.--8. L'ufficio del giudice, esigenze psicologiche cui egli e sottoposto. =1.=--Avvenuto il delitto, importa alla societa di punirlo. Ma, prima che questo ufficio si adempia, e mestiere che il giudice, organo di funzionamento della giustizia, si renda conto sia della _verita storica_ del fatto imputabile, che della sua speciale natura violatrice della legge. Anche in questo, alla stessa guisa che per la serie di nozioni e per l'ulteriore e definitiva conoscenza dell'evento psichico del delitto, noi ci troviamo dinanzi a problemi d'indole psicologica e che, risoluti, agevoleranno il lavoro logico di indagini affidate al giudice. In generale, egli e a notare, che il progresso delle norme di rito e in ragione della conoscenza piu o meno scientifica ed approfondita del fenomeno del delitto. Quando, in vero, il delitto consideravasi una infrazione, piu che della legge penale, dei supremi principi morali e religiosi, il rito inquisitoriale, affidato all'ufficio pratico d'incerta casistica, esagero talmente i suoi metodi di ricerca e di estimazione della prova da scuotere il sentimento della umanita a protestare ed a ribellarsi: ne interviene altrimenti oggi in cui, per gli errori e le preoccupazioni di falsa dottrina metafisica, tuttavia seguita dalla maggioranza, abbiamo un'errata procedura giudiziaria causa, oh! come frequente!, di ingiustizie irreparabili. =2.=--Dicemmo, che il primo obbligo del giudice sia quello di rendersi conto della _verita storica_ del fatto. Egli, cioe, deve accertarsi che il fatto violatore della legge abbia avuto esistenza reale e non sia, invece, artificiosa invenzione di persone interessate a creare falsi addebiti. La logica, di accordo con la psicologia, ci insegna, che i fatti naturali si assodano, di regola, con la _immediata percezione_. "Per assodare un fatto storico--scrive il Masci--occorre, nell'immensa maggioranza dei casi, affidarsi alla percezione che altri ne ebbe, e valutare il grado di certezza che si puo attribuire a questa, cioe occorre avere, non solo la testimonianza, il racconto, ma anche la possibilita di apprezzare la sua conformita al fatto raccontato. E poiche cio non puo farsi col paragone del racconto col fatto, che piu non esiste, e (se potesse essere fatto renderebbe inutile la valutazione della testimonianza), cosi ogni valutazione di una testimonianza e, in fondo, la valutazione di un _indizio_, di un _segno_ del fatto, e si fonda sul presupposto logico generale, che, se taluno attesta qualche cosa, la ragione piu naturale di questa attestazione e che il fatto asserito sia realmente accaduto, e che la testimonianza sia la traccia, il segno, che il fatto storico ha lasciato di se nella memoria di quegli che l'ha percepito"[169]. Il primo criterio di valutazione della testimonianza e, che il fatto raccontato sia _verisimile_, cioe "che il racconto abbia non solo intrinseca coerenza e non implichi contraddizione, ma anche che abbia verisimiglianza, tenuto conto delle epoche (del tempo), dei costumi, delle circostanze nelle quali si svolse"[170]. Nella verisimiglianza, criterio logico fondamentale della credibilita storica del fatto, il psicologo nota, che pel testimone e pel giudice la verita imputabile penalmente non consiste solo nella materialita dell'avvenimento, ma nei caratteri o nelle circostanze che lo qualificano. Di guisa che, rispetto all'intento repressivo della giustizia, non basta constatare che una morte sia avvenuta, che un oggetto sia stato trafugato; ma che _causa_ della morte e del trafugamento sia stata un'_azione_ perseguibile penalmente. Ne si opponga, che, quando il giudice siasi persuaso della perseguibilita o meno d'un dato fatto, egli abbia gia formato il convincimento della natura criminosa del medesimo e quindi ogni altra ricerca appare superflua; perocche giova distinguere, negli atti istruttori, due momenti interessantissimi: il primo, che e quello in cui il magistrato, sulla semplice nozione sommaria del fatto, si induce a promuovere l'azione; il secondo, quando, per le prove raccolte, egli si decide a rinviare a giudizio l'imputato. La verisimiglianza, quale criterio probatorio, e sufficiente pel primo momento; sarebbe erronea pel secondo, in cui necessita la certezza del convincimento. =3.=--Il testimone, percependo direttamente il fatto, crede di essere in possesso della verita tutte le volte che, secondo la effettuale esistenza delle cose, egli presume di uniformarsi alla _realta_. Ma, e non e il problema piu importante della psicologia quello di sapere _come_ e _perche_ noi, merce l'opera dei sensi, ci mettiamo in relazione col mondo esterno e ne rappresentiamo, internamente, la realta? La logica giudiziaria, che tale fu dal Nicolini appellata la procedura, attenda, dunque, a ben premunirsi contro le difficolta, ed i pericoli inerenti al modo onde il testimone abbia potuto impossessarsi della verita d'un avvenimento e possa, quindi, riuscire argomento di attendibilita pel giudice. Tutti gli scrittori, dai giureconsulti pratici ai grandi logici moderni, si sono occupati delle norme di credibilita del testimone, secondo il diverso grado di probabilita logica del suo asserto; ma nessuno, ch'io mi sappia, si e occupato ancora della psicologia del testimone. La legge di rito, ossequente a certi dettami tradizionali, ha creduto di segnalare un certo limite alla importanza giudiziale del testimone, escludendo alcuni a deporre ed altri circondando di guarentigie morali, il giuramento, o legali, la pena per la falsita; ma, pel convincimento del giudice, simili restrizioni non hanno valore; anzi, e non di rado si osserva, chi meno, secondo legge, dovrebbe meritar fede, com'e il caso d'un fanciullo, e cagione irrefutabile perche il giudice formi tranquillamente la sua decisione di condanna o di assoluzione. Il testimone dev'essere circondato ed accompagnato da tutte le prevenzioni, onde la scienza ci rende edotti, in ordine: _a_) al modo normale o difettoso di percepire un fenomeno esteriore; ed al modo, _b_) onde il fenomeno percepito impressiona la nostra mente, si fissa o registra nella memoria, si riproduce, piu o meno fedelmente, nella dichiarazione giudiziale. E regola costante questa, che le nostre percezioni e rappresentazioni del mondo esterno sono in apparenza l'opera dei sensi, ma effettivamente appartengono al nostro stato soggettivo, transitorio o permanente: il senso non e che il semplice tramite di stimolazione della recettivita interna, ma la visione della realta, il ricordo corrispondente, l'apprezzamento, che ne diamo, appartengono al peculiare stato della nostra coscienza, o, meglio, alle condizioni psico-organiche individuali. Or, confondere, come si e soliti fare, l'asserto d'un testimone con quello di altri, e discernere la maggiore credibilita di ciascuno tenendo sol conto della verisimiglianza logica, ossia dell'argomento di probabilita, e gravissimo errore: molto facilmente s'invertono i termini del giudizio, poiche quanto noi attribuiamo al testimone non e, bene spesso, che modo nostro personale di vedere e di giudicare le cose, le quali, poi, debbono essere i motivi indefettibili per concludere alla responsabilita o alla innocenza del prevenuto. =4.=--Prima che si assuma il testimone a prova di convincimento, e d'uopo che il giudice comprenda ed apprezzi la di lui _attitudine_ a percepire la _verita_ d'un fatto, a ricordarne le _modalita_, a riprodurne la _realta_. Qualunque avvenimento, circa le percezioni che di esso abbiamo, si svolge in dato spazio ed in dato tempo; son questi i due termini storici di maggiore rilievo per precisare la realta delle cose, e da queste due nozioni deve cominciare ciascuna indagine istruttoria, se non vuolsi vagare nell'incerto e nell'indeterminato. Il testimone, posto di fronte all'avvenimento, ed obbligato, per dovere morale, a riprovarne le conseguenze, comincia, con lavorio mentale inconsapevole, a plasmare le circostanze, di cui e spettatore, a seconda il suo fondo individuale sensitivo, intellettivo ed etico, obbedendo alla legge di necessita _selettiva di coscienza_, la quale consiste nella disposizione, di ciascun di noi, a scegliere e registrare tra' ricordi, tra le rappresentazioni, tra le idee tutto cio che si uniformi al nostro modo di sentire e di pensare, trascurando il rimanente. Di parecchi testimoni d'un fatto, troverete che taluno siasi fissato su di una circostanza specifica o generica e ne conservi, con evidenza, la entita storica, mentre egli abbia trascurato le altre che pur si svolsero sotto i suoi occhi con pari impressione sensibile. Credesi, da alcuni, che cio avvenga per casualita di cose; invece e l'effetto dell'opera dell'_attenzione_, la quale ha fondamento organico, da cui non si puo mai prescindere in tutti gli atti della nostra vita di relazione. La _reticenza_, tante volte, non e l'effetto di mala fede, ma d'impossibilita a scorgere, a concepire ed a ricordare il vero altrimenti. Il fondo sensitivo individuale e la causa delle attitudini accomodative al mondo esterno. La influenza delle meteore sul senso cenestetico; il sentimento di simpatia, di avversione per dati atti e persone; l'inclinazione a fissarci su taluni oggetti a preferenza che su altri; la prerogativa di percepire, di distinguere certi colori, certi suoni; la diversita di rappresentarci un oggetto con dati contorni, colorito, tono sentimentale, accidentalita piacevoli o dolorose, dipendono dalla nostra costituzione organica, soggetta a tante cause, delle quali l'individuo poco si avvede. Nella pratica della vita, generalmente, noi, parlando, operando, partiamo dal falso supposto, che tutti sentano come noi sentiamo e che tutti apprendano il mondo esterno con l'istesso grado di vivacita e di perpiscuita; ma in cio evvi grande inganno. La differenza di eta, di sesso, di coltura, di stato sano o infermo, sono le principali e piu comuni cagioni di vario sentire ed apprendere i fenomeni esterni. Ne basta; poiche il medesimo stato sensitivo e l'effetto del cumulo di energie precedenti stratificatesi in noi (fondamento dell'io), le quali, predisponendoci a plasmare diversamente la coscienza, nel flusso di atti di questa, permettono, o non, che si aggiunga la novella impressione proveniente dal tramite del senso. Come per i motivi dell'azione, in genere, altresi per la maniera, onde il testimone percepisce gli avvenimenti esteriori, molto influisce: _a_) la sinergia di azione attiva dell'oggetto sensibile e dell'organo sensitivo; _b_) la predisposizione individuale accomodativa a data specie di sensazione; _c_) la piu completa risonanza di coscienza perche le sensazioni ricevute esternamente si ripresentino e prendano un posto nella serie successiva o simultanea di stati interni. =5.=--Passando, dall'esame del fondo sensitivo del testimone, al suo lato intellettivo, il problema si rende molto piu complesso; nondimeno, siamo in grado di disporre di maggiori e piu esatti mezzi di studio; la qual cosa e conforme ad una legge filosofica formulata da Augusto Comte nell'infrascritto modo: "a misura che i fenomeni da studiare divengono piu complicati, sono nel medesimo tempo suscettibili, per loro natura, di mezzi di esplorazione piu estesi e piu vari, senza che, tuttavia, vi si possa avere una esatta compensazione tra l'accrescimento delle difficolta e l'aumento delle risorse; di guisa che, malgrado questa armonia, le scienze relative ai fenomeni i piu complessi non restano meno necessariamente le piu imperfette"[171]. Il progresso fatto, massime in questi ultimi tempi pel sussidio delle scienze sperimentali, dalla logica induttiva e deduttiva ci ha di molto agevolato il dovere di esattamente raccogliere e rettamente esaminare la prova testimoniale: pero, seguendo la legge di relativita dell'umano intendimento, si e costretti a non esagerare l'importanza di siffatte leggi logiche, le quali soffrono continue eccezioni in ragione di condizioni individuali di coloro sulla cui fede intendiamo adagiare il nostro giudizio. Il testimone vive anch'esso di bisogni, di necessita, di passioni: la sua trama intellettuale e limitata alle esigenze della sua vita personale "Esiste--scrive il Comte--in tutte le classi delle nostre ricerche e sotto tutti i grandi rapporti, un'armonia costante e necessaria tra l'estensione dei nostri veri bisogni intellettuali e la portata effettiva, attuale o futura, delle nostre conoscenze reali. Quest'armonia non e punto, come i filosofi volgari son tentati di credere, il risultato ne l'indice d'una causa finale. Essa deriva semplicemente da questa necessita evidente: noi abbiamo solamente bisogno di conoscere cio che puo agire su noi, d'una maniera piu o meno diretta; e, d'altro canto, per cio stesso che una tale influenza esiste, ella diviene per noi, tosto o tardi; un mezzo certo di conoscenza"[172]. =6.=--Fu detto, che qualunque prova possa ridursi a sillogismi, partendo da premesse di teoremi o di principi, e terminando nella constatazione della tesi a dimostrare. Questo puo esser vero nel campo delle scienze pure o affatto teoretiche; non cosi nello studio dei fatti per i quali vige la nota regola Aristotelica, che la induzione va segnatamente applicata ai casi particolari (#e gar hepagoghe dia panton#). La specialita della prova testimoniale, segnatamente in ordine all'applicazione delle leggi logiche alla medesima, dipende dalla maniera con cui ciascuno riproduce in se e riconnette alle precedenti sue cognizioni tutto cio che forma obbietto della esperienza della vita. La necessita tra i bisogni intellettuali e la portata delle conoscenze reali, di che Comte faceva motto, e uno dei lati della composizione della trama cerebrale; essa si riferisce piuttosto all'azione stimolatrice dei moventi del pensiero: ma un altro lato, ed e quello che forma la soggettivita dell'io, consiste nella preformazione mentale di metodi e di maniere di pensare, nella risonanza dinamica delle novelle onde cerebrali con le preesistenti, nel ritmo personale di coscienza, con il quale le nuove correnti di idee son necessitate a mettersi d'accordo. =7.=--Raccogliendo in sintesi le cause che influiscono a modificare, nella mente del testimone, la forma di riproduzione del fatto, con l'analogo ricordo delle circostanze, diciamo che esse sono il _temperamento_ individuale ed il _tempo_ trascorso dal momento in cui il fatto e stato percepito al momento in cui venga ad altri comunicato. Tra l'uomo impressionabile ed il flemmatico, tra un nevrastico ed impulsivo ed un equilibrato e riflessivo, evvi differenza incalcolabile di percezione d'un avvenimento: la squisita o morbosa sensibilita dei primi, esaltata da vivida fantasia, fara si che delle circostanze insignificanti e trascurabili si ripercuotano sull'animo e si fissino nella memoria con caratteri indelebili, a forti tinte; cio che non avverra per i secondi. E quando, il di del pubblico dibattimento, e gli uni e gli altri sien chiamati a deporre, difficilmente il magistrato, suo malgrado, non si sentira trasportato dal detto di chi con una mimica animata, con parola colorita, con espressioni suggestive va narrando il fatto, non secondo la esattezza delle cose, ma secondo la fisonomia e la impronta di un animo fortemente o morbosamente impressionato. Come si e fatto per i delinquenti, dovrebbe eziandio farsi con i testimoni; dividerli per categorie e studiarne l'indole e le note culminanti psichiche. Non perche tra gli uni e gli altri vi sia analogia, ma perche insieme s'integrano, tra la perpetrazione e la rappresentazione del delitto. Il testimone--mi sia concesso il paragone--e l'artista drammatico in comparazione dello scrittore: vero e che usualmente sogliamo dire, che meno arte scorgesi nel testimone e piu balza fuori la sincerita del deposto; ma e benanco vero, che niun di noi, per sforzi che faccia, perviene a cancellare la impronta personale in tutto quello che si appartenga ai propri atti. Oltre del temperamento, influisce a modificare la riproduzione del fatto, nella mente del testimone, altresi il tempo. Secondoche la impressione e prossima all'avvenimento, la rappresentazione di questo e piu vivace: poco a poco il colorito si sbiadisce, le tinte si rendono incerte, i contorni si restringono e sul registro della memoria non resta segnato che il puro necessario al ricordo della verita. Cio per avvenimenti impressionanti, a fondo passionale, riesce molto giovevole: il testimone torna meno suggestivo sull'animo del giudice, meno pericoloso nel trasmettere le sue erronee o esagerate impressioni. Ma non e parimenti in cause indiziarie, nelle quali il lungo tempo trascorso, affievolendo le impressioni, attenua il ricordo di modalita le quali, per avventura, sarebbero preziose al giudice obbligato ad integrare il fatto nella totalita del contenuto storico. =8.=--Se il testimone e l'attore o colui che rappresenta o _ripresenta_ il dramma giudiziale, il giudice n'e lo spettatore chiamato a darne l'apprezzamento. Il giudice, pero, non resta impassibile innanzi al testimone; egli, mentre ne giudica i detti, si adopera ad aiutarne l'opera, ed il Codice di rito ha per lui delle particolari prescrizioni, le quali ne dirigono e ne limitano prudentemente l'ufficio. Si crede comunemente, che dovere del giudice sia di attendere con impassibilita allo svolgimento rappresentativo dei fatti e di formarsi il definitivo giudizio col tenersi immune da qualunque influsso sentimentale o passionale. Cosi non e, ne potrebbe essere. Non vi e nozione--lo abbiamo dimostrato--che entri nella mente, la quale non contenga una energia suggestiva e motrice. Sarebbe strano concepire un uomo in cui la mente funzionasse indipendentemente dal cuore. Quel che soltanto vuolsi consigliare e, che il cuore non prenda il sopravvento sulla mente, ossia che la ragione non sia vinta dal talento. La psicologia del giudice merita anch'essa particolare considerazione ed attende tuttavia chi ne formi oggetto de' suoi studi. Noi ci limitiamo ad osservare, e cio per la lunga pratica del foro, che qualsiasi esagerazione, pro o contro l'imputato, da parte del giudice, e la conseguenza o delle preconcette preoccupazioni di minacce e di pericoli sociali, non che di convenienze morali o politiche, nel caso di istruzioni di processi; ovvero, nel caso di dibattimenti, e l'effetto deleterio della teatralita di discussione, di concorso di spettatori, di iperboleggiamenti da parte dell'accusa e della difesa. Se, durante un dibattimento, avessimo agio di interrogare ciascuno dei presenti, e di sentire l'eco dell'anima collettiva di tutti insieme, dovremmo confessare, che i cardini dell'ordine sociale, anzi della esistenza del mondo, poggino sull'esito del giudizio in attesa: eppure, oh!, tante volte, di quali futili interessi, meramente passionali, sogliamo con tanta cura occuparci!... Confesso, senza peritanza, un mio profondo convincimento: verra giorno, e forse non e lontano, nel quale il giudizio sui delinquenti sara dato cosi come quello di infermi; da uomini tecnici, non interessati di altro che di esaminare e constatare la verita nuda delle cose; con la calma possibile delle ricerche sperimentali ed induttive, col senso della equanimita, col giudizio illuminato da coltura sufficiente, da lunga pratica: la giustizia se ne avvantaggera per evitare tanti errori di che son piene le cronache giudiziarie! CONCLUSIONE =1.=--Pervenuti alla fine del nostro assunto, aggiungeremo, in conclusione, alcune riflessioni che completeranno le teorie svolte. Il delitto e un fenomeno affatto naturale, il suo evento psichico segue le leggi dinamiche onde tutti gli altri fenomeni son dominati. Il delitto, pero, ha la specialita di essere contrassegnato dal grado evolutivo di _coscienza_ della forza uomo; il che significa che esso ha d'uopo, per effettuarsi, di tutti i coefficienti i quali influiscono a ridestare e modificare, nel nostro dominio morale, talune inclinazioni poco conformi al comune stato di ordine sociale della generalita degli uomini. La legge penale, prevenendo o reprimendo il delitto, tende a riaffermare quest'ordine ed a proteggere il benessere singolo e collettivo. Ma--si domanda--essa legge e sempre consona, nelle sue prescrizioni, allo stato o grado evolutivo della nostra societa; la sua azione imperativa e in armonia con le guarentigie legali e sociali a cui ella fa supporre di riferirsi ogni qualvolta prescrive una pena per la repressione di dato delitto? La risposta non puo essere che negativa. La societa--come oggi giuridicamente e composta--e retta da un cumulo di errori e di pregiudizi contro i quali la scienza ha la missione di energicamente protestare. La cieca tradizione dell'errore, gravitando sui nostri sforzi di progresso, arresta o ritarda fatalmente il nostro cammino sulla via delle riforme legislative; l'interesse politico, quello economico o di lotta di classe, sognano pericoli inesistenti per ciascuna riforma consigliata dalla scienza, ed invano la verita, frutto di lunghe meditazioni, brilla agli occhi di uomini che aman chiudersi nella tenebra per non essere illuminati. Pochi solitari, paghi di cogliere il premio del loro lavoro nella soddisfazione di adempiere un dovere, fan sentire la loro voce per richiamare i propri simili al riconoscimento del vero scoverto; ma essi o son derisi o restano ammirati senza che altri ne ascolti i moniti preziosi! Magistrati, giurati, quanti sono addetti al funzionamento della giustizia, o per ignoranza o per malintesa boria di spirito conservatore, seguono, impassibili, teorie confinate ormai tra' ferri vecchi della scienza: se la parola di colto difensore li richiama alle ignorate verita, oh! quanti pochi di essi lo ascoltano con interesse di serena coscienza! Eppure tuttodi debbono aver la riprova degli errori commessi nei loro giudizi circa apprezzamenti di fatti i quali ben altrimenti si vengono svolgendo in realta: tanto e, dunque, a noi arduo di vincere l'errore, di infrangere gli altari di idoli della mente si deleteri al progresso sociale? =2.=--La psicologia criminale insegna il processo evolutivo e dissolutivo dell'evento psichico del delitto; ed essa non si arresta neppure di fronte ai problemi di scelta dei mezzi onde il legislatore giunga ad infrenare o a correggere la energia che del delitto e propria. E debito, nondimeno, di chi amministra la giustizia di studiare, in pratica, come le teorie debbano disposarsi alle riforme legislative; appunto perche in esso la continua conoscenza svariata dei fatti e fonte sicura per risalire alla riconferma di quei veri che dalla scienza furon proclamati. =3.=--Richiamo l'attenzione di alcun giurista sull'impegno di scrivere un lavoro, il quale contenga i dettami da seguire, nella pratica giudiziaria, per assorgere, caso per caso, ai principi della scienza; esso dovrebbe essere un lavoro di riorganizzazione dei tanti concetti teoretici ed osservazioni di fatto, che balzan fuori dallo studio dei processi, dall'esame quotidiano dei delinquenti; cio che e generalmente trascurato, quasi non avesse importanza alcuna. Mi avviso, che anche la psicologia criminale, come qualunque altra scienza, abbia un lato teoretico ed un lato pratico: essa, per acquistare la importanza che le compete, deve integrarsi nell'unico fine di non tradire la esatta notizia e valutazione del fatto: fuori del fatto, qualunque nostra conoscenza o e ipotetica o arbitraria. E desidererei che un poco piu d'interesse si destasse nel cuore dei magistrati per gli ammaestramenti impartiti da chi osa prescindere dal dettame nudo della legge ed approfondire il problema della imputabilita mediante i lumi che ci vengono dall'odierno indirizzo positivo; abbiano anche un poco piu di fiducia per verita ormai lampanti agli occhi dei meno veggenti. Nondimeno, mi e obbligo constatare, che di gia uomini insigniti di alti uffici nell'amministrazione della giustizia non si peritano, nei loro scritti, di proclamare la religione della nuova scienza, combattendo vecchie teorie[173]; ad essi, come a tutti coloro che se ne rendono seguaci, sia lieto il plauso di quanti amano che l'umano pensiero, rinnovandosi, progredisca e, progredendo, trionfi sempre contro l'errore! INDICE DEGLI AUTORI CITATI Albrecht, 94. Alfieri, 135. Alimena, 102, 103. Ardigo, 2, 3, 41, 86, 91, 111, 115, 132, 200. Aristotele, 4. Bacone, 214. Ballet, 147, 231, 233. Bain, 58, 130, 211. Baldwin, 24. Barthez, 47. Behier, 210 Benini, 187. Benedickt, 36, 94. Bergier, 157. Bernard, 204. Berner, 215, 246, 249. Bernouilli, 191. Bianchi, 34, 36, 40, 147, 154, 221, 222, 230, 236, 238. Binet, 222, 233. Block, 188. Bodio, 188. Borri, 235. Bourget, 239. Bovio, 120, 184, 185. Brierre de Boismont, 230. Brofferio, 219. Buccellati, 3. Buffon, 191. Charma, 232. Cantu, 176, 177. Carmignani, 7. Carrara, 226, 230, 237, 245. Casper, 7. Cicerone, 4. Celso, 253. Colajanni, 94, 188. Comte, 263, 264. Conti, 256. Conrad, 188. D'Auria, 271. Dallemagne, 147. Dally, 94, 236. Darwin, 220. De Blainville, 20. De Francesco, 271. De Moivre, 191. Descuret, 159. Despine, 5, 65, 116, 128, 135, 142. Drago, 36. Dumas, 83. Egger, 232. Engel, 188. Eschilo, 5, 163. Esquirol, 236. Euripide, 5, 148, 159, 163, 165. Fechner, 21, 73. Ferraris, 188. Fere, 50, 65, 147, 222. Ferri, 143, 149, 166, 193, 195. Ferrus, 5, 65. Fermat, 191. Foucault, 22. Fouillee, 112, 113, 118, 127, 225. Gabaglio, 188. Galeno, 4. Gall, 5. Gumplowicz, 187. Garofalo, 102, 140. Goethe, 134, 135. Guerry, 187. Haeckel, 21, 35, 36, 86, 87, 202, Halley, 191. Hamilton, 212, 213. Henle, 132, 133, 134. Helmholz, 221. Herschel, 190. Horwicz, 86. Hudde, 191. Hume, 201. Hunter, 47. Huyghens, 191. Ippocrate, 4. James, 78, 84, 87, 117, 127, 129, 131, 219, 228, Janet, 90, 236. Kant, 201. Kleinschrod, 216. Koeroesi, 187. Krafft-Ebing, 5, 62, 65, 94, 128, 143, 144, 146, 236, 238. Labeone, 253. Lange, 40, 84, 87, 130, 240. Laplace, 191, 195. Lavater, 5. Lasegue, 236. Lauvergne, 5. Lazarus, 228. Lehmann, 40. Leibnitz, 191. Lewes, 20, 86. Lichtemberg, 134. Lilienfeld, 187. Lippe, 8. Locke, 201. Lombroso, 5, 6, 36, 38, 50, 70, 142, 156, 161, 166, 167. Lo-Savio, 187. Lotze, 86. Lourie, 28. Lucas, 5, 65. Machiavelli, 157. Magnan, 148. Maine de Biran, 201. Mantegazza, 158. Marro, 6, 66, 67, 82, 140. Masci, 259. Maudsley, 65, 67, 68, 94, 219. Mayer, 188, 190. Meynert, 40. Metastasio, 158, 251. Mill, 86, 124. Minzloff, 94. Mittermayer, 3. Moehsen, 177. Morel, 5, 65, 147. Morselli, 86, 203. Mosso, 130, 222. Mueller, 221. Nani, 208. Nicolini, 3, 249, 251, 260. Nicolson, 5,65. Oddi, 28. Omero, 5, 100. Orazio, 161. Pagano, 195. Pausania, 151. Petrarca, 161. Pick, 222. Pitres, 147, 236. Paulhan, 126, 232. Plutarco, 167, Porta, 5. Procolo, 252. Quetelet, 191, 192, 197. Rawson, 188. Regis, 147. Remy, 177. Renazzi, 215. Ribot, 85, 90, 92, 130, 148, 217, 218. Riccardi, 94. Rivarol, 232. Romagnosi, 7, 205, 234. Rossi, 6, 175, 178. Rousseau, 134. Ruemelin, 189. Scoto, 177. Seglas, 147. Seneca, 161, 162. Sergi, 64, 85, 88, 94, 173. Shakspeare, 96, 103, 233. Sighele, 6, 173. Schiller, 103. Schuele, 128 Smith, 47. Sofocle, 5, 163, 165. Spencer, 12, 14, 17, 86, 121, 199, 201, 212, 213, 214, 225. Spina, 177. Tarde, 6, 193. Taine, 232. Tammeo, 187. Tetens, 73. Tissot, 47. Thompson, 5, 65, 128. Tommaseo, 156. Tucidide, 101. Ulpiano, 252, 253. Virgilio, 6. Wagner, 188. Weber, 21, 73. Wilson, 5, 65. Wundt, 10, 28, 29, 73, 74, 80, 118, 125, 127, 128, 132, 209, 219. Zanardelli, 71, 179, 249. INDICE-SOMMARIO DEDICA _Pag._ v PREFAZIONE " vii INTRODUZIONE 1. Contenuto scientifico della psicologia criminale.--2. Processo di _distinzione_ di qualunque fenomeno; formazione naturale del pensiero.--3. Come sorge l'evento psichico del dato giuridico punitivo.--4. Genesi della _sanzione_ sociale; concetto del _dolo_ nelle fasi evolutive della coscienza giuridica dei popoli.--5. Cenno storico dello studio psico-fisiologico del delinquente.--6. Gli odierni scrittori delle differenti discipline intorno al delinquente.--7. Stadio integrativo della psicologia criminale.--8. La teoria _dinamica criminale_ fondamento degli studi psicologici del delinquente; precedenti scientifici in Romagnosi ed in Carmignani. _Pag._ 1 a 8 CAPO I. Le funzioni psichiche criminose. 1. Concetto scientifico della parola _funzione_.--2. Funzionamento psicofisico proprio del delinquente.--3. Anormalita del medesimo: legge generale di equilibrio violata dal delitto.--4. Il concetto di equilibrio psichico e l'unico criterio di distinzione tra l'uomo normale ed il delinquente.--5. L'equivalente etico dello squilibrio psichico; suoi riflessi al dato soggettivo ed oggettivo del delitto.--6. In che consistano le funzioni psichiche criminose nel loro aspetto intrinseco ed estrinseco. _Pag._ 9 a 15 CAPO II. Gli elementi psichici criminosi. 1. Legge di _continuita_ nei fenomeni psicofisici; legge di _correlazione_ tra l'essere ed il suo ambiente.--2. La legge di continuita e di ambiente rispetto al delitto.--3. Ragioni per cui il funzionamento psicofisico anomalo del delinquente sfugge all'analisi sperimentale; norme relative alla prova della genesi fisica del delitto.--4. Gli elementi psicofisici del delitto e l'interno stato di equilibrio.--5. Stato di equilibrio psichico; forza e movimento; motivo, causa ed azione.--6. Che cosa s'intenda per impulso; duplice principio fondamentale della psicologia monistica.--7. La psicofisica ed il suo valore nei fenomeni di esquilibrio del delitto. _Pag._ 16 a 22 CAPO III. La dinamica dei motivi. 1. Centro di attivita psichica; che si intenda per motivo, impulso, movente.--2. Motivi sensitivi, rappresentativi ed ideali.--3. Che cosa s'intenda per _motivo criminoso_; differenza tra i motivi di azioni lodevoli ed i motivi di azioni riprovevoli.--4. Postulati sull'energia del motivo e sullo stadio evolutivo dei motivi criminosi.--5. La dottrina della inibizione, base dinamica della coscienza criminosa.--6. Modi onde avviene il processo integrativo psichico della energia dei motivi.--7. Assimilazione e fusione dei motivi.--8. L'addizione o la sovrapposizione del processo integrativo psichico dei motivi.--9. Stato emotivo criminoso. _Pag._ 23 a 33 CAPO IV. Cenestesi del criminale--Fisio-psicologia dei motivi. 1. Cenestesi o sensibilita generale del criminale.--2. Ontogenesi e filogenesi dell'anima del criminale.--3. Insensibilita e disvulnerabilita dei criminali.--4. La eredita.--5. L'infanzia del delinquente.--6. La teoria psico-fisiologica dei motivi.--7. Efficacia attuale e potenziale dei motivi; concomitanti somatici caratteristici del piacere e del dolore.--8. La dinamica del _motivo-idea_; specificazione della coscienza criminosa. _Pag._ 34 a 41 CAPO V. Il processo cosciente del delitto--Stadio di formazione. 1. Formazione naturale della psiche.--2. I germi malefici del delitto nei primordi della vita.--3. La genesi di forze antagoniste nella vita di relazione.--4. Il periodo primordiale di tendenze criminose nel fanciullo.--5. Il secondo periodo formativo della personalita individua del delinquente.--6. La legge di imitazione nell'infanzia del delinquente.--7. La selezione organica degli elementi integrativi del delitto.--8. Il fenomeno della _simpatia_ e le sue leggi.--9. Influenza dell'ambiente di famiglia e del fattore economico sul delitto; la educazione ed i pervertimenti ereditari.--10. Influenza delle necessita sociali.--11. Effetto degenerativo dell'azione suggestiva criminosa.--12. Influenza dei motivi sentimentali che agiscono sulla immaginazione. _Pag._ 42 a 53 CAPO VI. Le norme fondamentali della psicologia criminale. 1. Si riassumono le principali verita in precedenza svolte.--2. Norma che guidar deve la conoscenza dei rapporti interni con i fenomeni esterni; legge principale di anomalia del delitto.--3. L'ordine morale ed il processo di arresto inibitorio.--4. L'_autosuggestione motrice_; legge della risultante impulsiva al delitto.--5. Rapporti dinamici e logici tra i motivi.--6. Processo organico ed accidentale dei motivi criminosi.--7. Conservazione e sviluppo dei fattori psicofisici del delitto.--8. Legge di _atipicita_; tipo antropologico del criminale.--9. Disintegrazione dell'anima del criminale; dissoluzione della funzionalita psicofisica organica.--10. In che, psicologicamente, consiste tale dissoluzione.--11. La teoria degenerativa del delitto.--12. La fenomenologia clinica di dissoluzione della personalita.--13. Norma per constatare la ipotesi del processo evolutivo della energia criminosa e la ipotesi d'intervento di qualche affezione patologica; differenza tra anomalia ed infermita; importanza psicologica del criterio della pena.--14. Inefficacia scientifica e pratica delle perizie psichiatriche.--15. Disposizioni dell'articolo 46 e 47 del Codice penale; quali sieno le norme dei periti perche riescano a constatare le condizioni di integrita psichica necessaria alla imputabilita penale.--16. Necessita, pel perito, di una seria coltura psicologica.--17. In che consistano il metodo di _esperimento_ e quello di _osservazione_; l'indirizzo sperimentale nei fenomeni psicologici; come debbano servirsene i periti psichiatri.--18. Ragioni di antagonismo tra periti e magistrati: dovere del perito psichiatra; dovere del psicologo e del giurista. _Pag._ 54 a 77 CAPO VII. Processo cosciente del delitto--Stadio di sviluppo. 1. Le diverse classi di elementi costitutivi dell'io cosciente del criminale.--2. Sviluppo del carattere individuale; sua importanza nella psicologia criminale dell'infanzia.--3. Condizioni e modi onde si organizza la coscienza comune e quella del delinquente.--4. Le fasi di successiva integrazione della psiche del criminale.--5. Esame delle emozioni criminose; le diverse teoriche--6. Svolgimento della essenza unitaria dell'evento psichico, dalla forma monistica alla manifestazione complessa del pensiero.--7. Errori di James e di Lange intorno alla genesi delle emozioni.--8. Natura delle emozioni criminose.--9. Reazione, periodicita, antagonismo delle emozioni: la reazione.--10. La periodicita.--11. L'antagonismo.--12. La dissoluzione psicologica; teorica meccanica. _Pag._ 78 a 93 CAPO VIII. Concetto psicologico del delinquente. 1. Che cosa sia il delinquente.--2. Il prodotto psichico del delitto nello stadio di formazione, embrionale o ontogenetico.--3. Il tipo di Caliban nella _Tempesta_ di Shakspeare.--4. Il Tersite di Omero.--5. Caratteri morali dei delinquenti in formazione.--6. L'integrazione evolutiva anomala del delinquente.--7. Analisi del _Riccardo III_ di Shakspeare. _Pag._ 94 a 110 CAPO IX. La dinamica della psiche criminosa. 1. Efficacia genetica del motivo.--2. La psicologia delle _idee-forze_; stadi integrativi di coscienza percorsi dal motivo.--3. Stadio di discernimento del motivo.--4. Stadio di rappresentazione piacevole o dolorosa; conseguenze, dei due descritti stadi, nella vita psichica del delinquente; le manifestazioni istintive; meccanismo dell'attenzione criminosa.--5. La dottrina della conoscenza ed il problema del contenuto dinamico del pensiero; l'unita di legge nella natura, nel pensiero, nella storia; come agisca l'energia criminosa nell'atteggiare diversamente la psiche.--6. Influenza della immaginazione o della fantasia nel processo psichico del delinquente.--7. Analisi, della detta influenza, specialmente nel delinquente epilettico ed in quello affettivo.--8. La legge di _rassomiglianza_ e la legge di _contiguita nel tempo e nello spazio_, e la dinamica della psiche criminosa.--9. La dinamica psichica del delinquente negli atti del volere.--10. Lo stato di ansia conseguenza della polarizzazione della volonta criminosa; psicologia dell'emozione della paura; differenza tra l'atto spontaneo ed il volontario.--11. Le oscillazioni del volere ed il relativo processo meccanico-cerebrale.--12. Gli atti _alternanti_ o _intermittenti_ di azioni di motivi sopraggiunti; esempio dell'Alfieri nell'_Agamennone_. _Pag._ 111 a 138 CAPO X. Psicologia dell'azione criminosa. 1. Che cosa debba intendersi per azione criminosa.--2. Anomalie ed esquilibrio del carattere del delinquente.--3. Stato di esquilibrio psichico del delinquente nato: caratteri distintivi che accompagnano la sua azione criminosa.--4. La organizzazione psicofisica anomala del delinquente nato: le note culminanti psico-patologiche proprie della sua attivita.--5. L'azione del delinquente folle; la pazzia a forma melanconica.--6. La mania impulsiva; le ossessioni psichiche criminose.--7. Esame dell'_Ercole furente_ di Euripide, esempio di mania omicida accompagnata da allucinazione impulsiva; le _emozioni ossessive_ con impulsioni di fobia.--8. L'azione criminosa dell'epilettico.--9. La epilessia larvata o _equivalente epilettico_.--10. Il delinquente per passione.--11. Psicologia dell'_odio_.--12. Psicologia della _gelosia_: Fedra e Medea.--13. L'azione criminosa del delinquente per passione: psicologia dell'_ira_.--14. Esame di Oreste, secondo Eschilo, Sofocle ed Euripide, quale esempio di delinquente per passione.--15. Il delinquente di occasione. _Pag._ 139 a 167 CAPO XI. Psicologia degli aggregati criminosi. 1. Relazioni tra singole coscienze.--2. Leggi d'integrazione e disintegrazione della coscienza in quanto si irradia nel mondo psichico esterno.--3. Luce e calore delle energie irradiate; qualita delle correnti di riflesso.--4. Il ritmo dinamico delle psichi concorrenti.--5. L'inconscio dell'anima della folla: la specie di imputabilita dei delitti da questa commessi.--6. Organizzazione delle energie della folla.--7. Le emozioni della folla; il loro ritmo di depressione e di esaltamento.--8. L' esaltamento in forma di psicosi con influsso epidemico; il contagio passionale morboso di sentimenti e di idee.--9. L'azione dei _meneurs_ nella folla.--10. L'associazione per delinquere; germinazione e sviluppo del microbo del delitto associato.--11. La forma e l'esplicamento delle emozioni ed il complesso dei principi etici messi a base delle azioni criminose associate.--12. L'anima della folla e quella delle associazioni criminose. _Pag._ 168 a 182 CAPO XII. La vita del delitto. 1. Vita individuale e collettiva del delitto.--2. Vita storica del delitto.--3. La _necessita_ nell'apparizione del delitto; teoria del Bovio: la legge di continuita nel fenomeno del delitto.--4. Coefficiente _qualitativo_ e _quantitativo_ nel processo vitale del delitto.--5. Causalita ed uniformita di fenomeni; contenuto metodico e scientifico della statistica; psicologia criminale e statistica.--6. Obbietto della statistica criminale: valore _probatorio_ delle leggi statistiche.--7. Principio fondamentale del calcolo di probabilita applicato alla vita del delitto: norme relative ai dati numerici delle leggi statiche e dinamiche del delitto; opinione del Ferri intorno alla influenza dei vari fattori criminosi nella determinazione del delitto; confutazione.--8. Criteri da seguire nel calcolo di probabilita dei dati statistici criminosi.--9. La psicologia criminale etnografica, suo compito e suoi principali obbietti. _Pag._ 183 a 198 CAPO XIII. Teoria dinamica della imputabilita. 1. Equilibrio interno ed esterno delle forze; l'idea ed il sentimento di giustizia.--2. Che cosa s'intenda per _principio di causalita_.--3. I tre concetti onde risulta la imputabilita; intento della psicologia criminale.--4. I due problemi fondamentali della imputabilita, quello etico e quello del determinismo giuridico: significato e contenuto della morale positiva.--5. La _necessita effettuale_; il determinismo organico o determinismo vitale; conseguenze rispetto alla imputabilita.--6. Svolgimento della teoria dinamica del _dolo_.--7. Dovere, in pratica, di attenersi agli elementi propri del _dolo specifico_ di ciascun reato.--8. Dottrina del _temperamento_.--9. I due metodi per la indagine del dolo; il metodo obbiettivo.--10. Il metodo subbiettivo: principio fondamentale della _induzione_; tentativo d'una logica della psicologia.--11. Norme imposte al giudice nella indagine del dolo.--12. La prova del dolo nei processi indiziari; la _ipotesi_ del fatto imputabile.--13. Teoria della _colpa_.--14. Psicologia della _prevedibilita_ nella colpa.--15. La _disattenzione_ e la colpa.--16. Teoria del _caso_. _Pag._ 199 a 223 CAPO XIV. Di alcune forme giuridiche della psicologia criminale. I. La provocazione. 1. Origine dinamica dello stato affettivo.--2. L'azione di _arresto_ nei fenomeni affettivi.--3. Soggettivita dell'atto provocativo.--4. Forme anomale di sensibilita nella scusa della provocazione: le _illusioni_.--5. Le _allucinazioni_.--6. Il _linguaggio interiore_; sdoppiamento dell'io, esempio d'un soliloquio di Lancilotto, nel _Mercante di Venezia_ di Shakspeare.--7. Conseguenza giuridica del turbamento d'animo nello stato di agitazione allucinatola.--8. Anomalia _incosciente_ d'interno processo provocativo.--9. La provocazione e l'_isterismo_.--10. La provocazione nei nevrastenici.--11. Psicologia dell'_intenso dolore_. _Pag._ 224 a 241 II. Legittima difesa e stato di necessita. 1. Carattere di _legittimita_ o di _giustizia_, di _necessita_ e di _attualita_ nella discriminante della legittima difesa.--2. Studio fisio-psicologico del meccanismo della difesa dell'uomo: coefficienti fisici, intellettivi e morali.--3. Valutazione del _timore_ qual fondamento _naturale_ della legalita dell'offesa.--4. Psicologia del timore; esquilibrio psichico; coefficienti secondari della necessita di difesa.--5. Sistema seguito dal nostro Codice.--6. Delimitazione della legittima difesa.--7. Legittima difesa in persona degli altri.--8. Dello _stato di necessita_; suo contenuto giuridico e logico.--9. Teoria dei giureconsulti romani.--10. Differenza tra lo stato di necessita e la legittima difesa.--11. Estremi dello stato di necessita.--12. La _gravezza_ e la _imminenza_ del pericolo.--13. L'_accidentalita_ e la _inevitabilita_ del pericolo.--14. Lo stato di necessita per la salvezza degli _altri_. _Pag._ 241 a 257 CAPO XV. Psicologia della prova del delitto. 1. Dovere del giudico in materia penale; le leggi di rito e le idee teoretiche del delitto.--2. La verita storica del fatto; il criterio di verisimiglianza.--3. Necessita d'una psicologia del testimone; guarentigie logiche della prova testimoniale.--4. Qualita del testimone; importanza del suo fondo individuale sensitivo, intellettivo ed etico: il suo fondo sensitivo.--5. Lato intellettivo del testimone.--6. La relativita delle leggi logiche nella prova testimoniale.--7. Il _temperamento_ individuale ed il _tempo_, dall'avvenuto delitto, son le due principali cause modificatrici dell'opera del testimone.--8. L'ufficio del giudice, esigenze psicologiche cui egli e sottoposto. _Pag._ 258 a 267 CONCLUSIONE _Pag._ 269 a 271 INDICE DEGLI AUTORI CITATI " 273 a 274 _Errori_ _Correzioni_ _Pag._ 5 linea 22 Gasper, Ferry Casper, Ferrus " 14 " 10 ad incalcolabili ed incalcolabili " 36 " 8 di sanzioni di sensazioni " 71 " 8 quando scrisse quanto scrisse " 7 " 12 proestemi protoestemi " 86 " 30 e volutive e volitive " 105 " 26 non ha significato non hanno significato " 115(in nota) (68) _La psychologie_, ecc. (68) _Op. cit._, pag. 267 " 122 linea 10 soppravenuta sopravvenuta " 126 " 1 Dalla combinazione Nella combinazione " 132 " 6 e accompagata e accompagnata " 140 " 24 contradditorio contradittorio " 142 " 5 e dal ed al " 146 " 36 melinconia melanconia " 164 " 37 Coro Il Coro NOTE: [1] _Opere_, vol. II, pag. 45. [2] _Dell'idea e dei caratteri del dolo malo_, § 1. [3] _Della proc. pen._, parte II, § 871. [4] _Ist. di dir. e proc. pen._, pag. 158. [5] _Genesi del dir. pen._, § 510. [6] _Ivi_, § 493 [7] _Teoria delle leggi della sicur. soc._, tomo II, pag. 33-41. [8] _Elements de Psychologie physiologique_, tom. II, pag. 230. [9] _Ivi_. [10] _I primi principi_, cap. XXII. [11] _Le basi della morale_, cap. V. [12] Ved. _Il Monismo_. [13] Ved. FOUCAULT, _La Psychophysique_, pag. 1-4; HAECKEL, _I problemi dell'Universo_, pag. 128. [14] Ved. _L'intelligenza_, pag. 21. [15] _Ivi_, pag. 25. [16] Prof. R. ODDI, _L'Inibizione, ecc._ Bocca, 1898. [17] _Ivi_, pag. 112-115. [18] _Trattato di Psichiatria_, pag. 326. [19] _I problemi dell'Universo_, pag. 216. [20] _L'uomo delinquente_, vol. I, pag. 386. [21] _Ivi_, pag. 423. [22] Ved. L. M. DRAGO, _I criminali nati_, pag. 32. [23] _Trattato di Psichiatria_, pag. 334. [24] _L'Uomo delinquente_, vol. I, pag. 134. [25] _Degenerescence et Criminalite_, pag. 87. [26] _Ivi_, pag. 89. [27] L'_Unita della coscienza_, vol. VII delle _Opere_, pag. 11. [28] _Trattato di Psicopatologia Forense_, pag. 347. [29] _Le degenerazioni umane_, pag. 96. [30] _I caratteri dei delinquenti_, pag. 329. [31] _La responsabilita nelle malattie mentali_, pag. 35. [32] _Compendio di Psicologia_, pag. 17. [33] Ved. JAMES, _Principii di Psicologia_, pag. 221-225. [34] _Comp. di Psicologia_, pag. 166. [35] _I caratteri dei delinquenti_, pagg. 379-380 [36] _Principii di psicologia_, pag. 751. [37] _Principii di psicologia_, pagg. 752-753. [38] MORSELLI, _Annot. ai Problemi dell'Universo_ di Haeckel, pag. 171. [39] _Opere Filosof._, vol. I, pag. 181. [40] Ved. il mio libro _La coscienza criminosa_, pag. 49. [41] _Psicologia per le scuole_, pag. 165. [42] _La Psychologie des Sentiments_, pag. 424. [43] Non avendo potuto assistere di persona al Congresso, mi riporto al resoconto pubblicato dal _Giornale d'Italia_, n. del 30 aprile 1905. [44] ARDIGO, _La formaz. natur. e la dinam. della psiche_, pag. 285. [45] Ved. P. RICCARDI: _Teoria antropologica dell'imputabilita e dati fondamentali di antropologia criminale_, pag. 258. [46] Ved. il mio libro _La Premeditazione_, pag. 56. [47] _Iliade_ (_trad._ Monti) lib. II, vv. 283-286. [48] _Ivi_, vv. 276-282. [49] _Ivi_, vv. 322-331. [50] _Iliade_ (_trad._ Monti), lib. II, vv. 348-350. [51] _Ivi_, vv. 354-360 [52] _Delle Guerre del Peloponneso_, Lib. III. [53] _I delitti nell'Arte_, pag. 17. [54] _Ivi_, pag. 41. [55] Atto I, sc. 2. [56] _Ivi_, sc. 3. [57] _Ivi_. [58] Atto IV, sc. 2. [59] Atto IV, sc. 4. [60] Atto V, sc. 3. [61] Atto V, sc. 3. [62] _Ivi_. [63] _Ivi_. [64] Atto V, sc. 3. [65] _La formazione naturale e la dinamica della psiche_, pag. 248. [66] _La Psychologie des Idees-Forces_, tom. I, pag. ix. [67] _La Psychologie des Idees-Forces_, tom. I, pag. IX. [68] _La Psychologie des Idees-Forces_, tom. I, pag. 267. [69] _Psychologie naturelle_, tom. I, pag. 177. [70] _Ivi_, tom. II, pag. 213. [71] _Psychologie naturelle_, tom. I, pag. 215. [72] Risc. _Elements de Psychologie Physiologique_, vol. II, pag. 232. [73] Ved. _Corso di Scienza del Diritto_, pag. 114. [74] SPENCER, _Primi principi_, cap. VIII, § 66. [75] Ved. _Compendio di Psicologia_, pag. 151. [76] _La Psychologie des Idees-Forces_, tom. II, pag. 249. [77] WUNDT, _Ivi_, pag. 153. [78] _Principi di Psicologia_, pag. 791. [79] _Les Emotions_, pag. 51. [80] _La Psychologie des Sentiments_, pag. 219. [81] _La Vita e la Coscienza_, pag. 168-169. [82] _La Vita e la Coscienza_, pag. 174. [83] Atto III, sc. 5. [84] Atto IV, sc. 1. [85] Ivi. [86] _Criminologia_, pag. 99. [87] _I caratteri dei delinquenti_, pag. 352. [88] _Psychologie naturelle_, special, vol. II, pag. 336 e seg. [89] _L'uomo delinquente_, vol. I, pag. 336 e seg. [90] Ved. FERRI, _L'Omicidio_, pag. 340. [91] _Trattato di Psicopatologia forense_, pag. 82. [92] KRAFFT-EBING, _Ivi_, pag. 84. [93] _Trattato di Psicopatologia forense_, pag. 119. [94] _Trattato di Psicopatologia forense_, pag. 388. [95] _Trattato di Psichiatria_, pag. 585. [96] _Trattato di Psichiatria_, pag. 485. [97] _Dell'inv. e dell'odio_, VIII. [98] _Fisiol. dell'amore_. [99] _Medicina delle passioni_, C. VII. [100] Ved. la tragedia di Euripide intitolata _Ippolito_. [101] Ved. Euripide, _Medea_. [102] Lib. I, cap. 1 (_Trad. Serdonati_). [103] _Op. cit._, Lib. II, cap. V. [104] _Le Coefore_. [105] _Elettra_. [106] _Elettra_. [107] _L'uomo delinquente_, vol. II, pag. 491. [108] _Sociologia criminale_, pag. 184. [109] _La Coscienza criminosa_, Cap. X. [110] _I delitti della folla_, pag. 62-63. [111] PASQUALI ROSSI, _Psicologia collettiva morbosa_, pag. 25. [112] _Storia Universale_, vol. IX, pag. 355. [113] _Ivi_, pag. 358. [114] _Psicologia criminale morbosa_, pag. 108. [115] _Saggio critico del diritto penale_, pag. 61. [116] _Ivi_, pag. 73. [117] _La statistica_, pag. 167. [118] Ved. COLAJANNI, _Manuale di statistica teoretica_, pag. 65. [119] _Sulla teorica della probabilita e sulle sue applicazioni alle scienze fisiche e sociali._ [120] _Fisica sociale_, Libro I. [121] _Ivi_. [122] _Sociologia criminale_, pag. 241. [123] _Teoria analitica delle probabilita._ [124] _Logica dei probabili_, Cap. II. [125] _Fisica sociale_, Lib. I, 9. [126] _Ivi_, 10. [127] _Primi principi_, Cap. XXII, § 174. [128] _Sociologia_, vol. IV delle _Opere_, pag. 104. [129] _La Giustizia_, Capo IV. [130] _Annot. ai Problemi dell'Universo_ di Haeckel, pag. 405. [131] Ved. il mio _Trattato di Codice penale_, pag. 180-181. [132] _Ivi_, pagg. 184-194. [133] _Principi di giurisprudenza criminale_, pag. 147. [134] _Elements de Psychologie physiologique_, tom. II, pag. 391. [135] _Logique deductive et inductive_, tom II, pagg. 13-14. [136] _Op. cit._, pagg. 408-431. [137] _I Primi Principi_, Cap. IV, § 24. [138] _Op. cit._ [139] _Trattato di Codice pen. ital._, pag. 192. [140] BERNER, _Trattato di dir. pen._, § 94, pag. 138. [141] RENAZZI, _Elementa_, Lib. I, Cap. VI, § 2. [142] _Cenni sopra l'essenza e la punizione dei delitti colposi_. Ved. il mio _Trattato di Cod. pen._, pag. 193 e seg. [143] _Psychologie de l'attention_, pag. 3. [144] _Trattato di psichiatria_, pag. 226. [145] _La psychologie des idees-forces_, tom. I, pag. 46. [146] Ved. Spencer, _Le basi della vita_, Cap. II e III. [147] _Les Phenomenes affectifs_, pag. 21. [148] _Programma_, Parte spec., vol. I, § 1289. [149] _Trattato di psichiatria_, pag. 200. [150] _Le Langage interieur_, pag. 39. [151] _Op. cit._ [152] Atto II, scena 2. [153] _Genesi del diritto pen._, § 496. [154] _Trattato di Psichiatria_, pag. 608. [155] Vedi il mio _Trattato di Cod. pen._, Part. I^a, pag. 255 e seg. [156] _Programma_, Part. gen., vol. I, § 296. [157] _Op. cit._, §§ 302-303. [158] _Trattato di diritto penale_, § 85. [159] _Trattato di diritto penale_, § 86, pag. 123. [160] _Relaz. min. sul progetto del 1887_, n. CLI. [161] NICOLINI, _Questioni di diritto_, p. III, XXV, n. 8. [162] METASTASIO, _Regolo_, atto II, sc. 1. [163] _Questioni di diritto_, part. I, pag. 268. [164] Ved. il mio _Trattato di Cod. pen. ital._, part. I, pag. 271 e seg. [165] _Item Labeo scribit, si cum vi ventorum navis impulsa esset in funes anchorarum alterius_, (_et_) _nautae funes praecidissent, si nullo alio modo, nisi praecisis funibus, explicare se potuit, nullam actionem dandam. Idemque Labeo et Proculus, et circa retia piscatorum, in quae navis_ (_piscatorum_) _inciderat aestimarunt. Plane, si culpa nautarum id factum esset, lege Aquilia agendum_ (_Dig._, lib. IX, tit. II, leg. 29, § 3). [166] _Dig._, lib. XIX, tit. V, leg. 14. [167] _Dig._, lib. IX, tit. II, leg. 49, § 1. [168] _Della imputabilita e delle cause che la escludono o la diminuiscono_ (nel _Trattato completo_ del Cogliolo) pag. 149. [169] _Logica_, pag. 487 [170] _Ivi_. [171] _Cours de Philosophie Positive_, tom. II, pag. 10. [172] _Op. cit._, pag. 8. [173] Mi giova qui segnalare, a titolo di onore, due egregi magistrati da me personalmente conosciuti e pei quali l'adempimento esatto del loro ufficio e si adornatamente illuminato da larga coltura positiva e da franchezza nel proclamarne i postulati; parlo di Fortunato De Francesco, procuratore del re in Lucera, e del prof. Salvatore D'Auria, sostituto procuratore generale in Trani. ***END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK PSICOLOGIA CRIMINALE *** ******* This file should be named 46981.txt or 46981.zip ******* This and all associated files of various formats will be found in: http://www.gutenberg.org/dirs/4/6/9/8/46981 Updated editions will replace the previous one--the old editions will be renamed. Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright law means that no one owns a United States copyright in these works, so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United States without permission and without paying copyright royalties. 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It exists because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from people in all walks of life. Volunteers and financial support to provide volunteers with the assistance they need are critical to reaching Project Gutenberg-tm's goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will remain freely available for generations to come. In 2001, the Project Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure and permanent future for Project Gutenberg-tm and future generations. To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4 and the Foundation information page at www.gutenberg.org Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit 501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification number is 64-6221541. Contributions to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by U.S. federal laws and your state's laws. The Foundation's principal office is in Fairbanks, Alaska, with the mailing address: PO Box 750175, Fairbanks, AK 99775, but its volunteers and employees are scattered throughout numerous locations. Its business office is located at 809 North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887. Email contact links and up to date contact information can be found at the Foundation's web site and official page at www.gutenberg.org/contact For additional contact information: Dr. Gregory B. Newby Chief Executive and Director gbnewby@pglaf.org Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide spread public support and donations to carry out its mission of increasing the number of public domain and licensed works that can be freely distributed in machine readable form accessible by the widest array of equipment including outdated equipment. Many small donations ($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt status with the IRS. The Foundation is committed to complying with the laws regulating charities and charitable donations in all 50 states of the United States. Compliance requirements are not uniform and it takes a considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up with these requirements. We do not solicit donations in locations where we have not received written confirmation of compliance. To SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any particular state visit www.gutenberg.org/donate While we cannot and do not solicit contributions from states where we have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition against accepting unsolicited donations from donors in such states who approach us with offers to donate. International donations are gratefully accepted, but we cannot make any statements concerning tax treatment of donations received from outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff. Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation methods and addresses. 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